Specializare: Franceză – Italiană [615043]
UNIVERSITATEA CREȘTINĂ DIMITRIE CANTEMIR DIN
BUCUREȘTI
FACULTATEA DE LIMBI ȘI LITERATURI STRĂINE
Specializare: Franceză – Italiană
Lucrare de licență
Coordonator științific:
Conf. univ. dr. Otilia Doroteea Borcia
Absolvent: [anonimizat]
2019
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UNIVERSITATEA CREȘTINĂ DIMITRIE CANTEMIR DIN
BUCUREȘTI
FACULTATEA DE LIMBI ȘI LITERATURI STRĂINE
Specializare: Franceză – Italiană
GIOV ANNI VERGA E IL VERISMO
ITALIANO
Coordonator științific:
Conf. univ. dr. Otilia Doroteea Borcia
Absolvent: [anonimizat]
2019
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Materia
INTRODUZIONE
CAPITOLO I
La vita di Giovanni Verga1
1.1. I primi anni vissuti a Catania e il soggiorno fiorentino
1.2. Il soggiorno a Milano
1.3. Il ritorno alla terra d ’origine e la morte
CAPITOLO II
Il Verismo2
2.1. I protagonisti del movimento verista
2.2. Il mondo verista e i suoi argomenti
2.3. Il pessimismo
2.4. I vinti
CAPITOLO III
Le tecniche narrative verghiane
3.1 Il ruolo del narratore
3.2. L ’impersonalità
3.3. Natura e società
3.4. Lo spazio
3.5. Il pensiero verghiano
CAPITOLO IV
Le opere di Giovanni Verga
4.1. Vita dei campi
Fantasticheria
il pastore
Rosso Malpelo
Cavalleria rusticana
La lupa
L’amante di Gramigna
Guerra di Santi
1 G. Ferroni, Storia della letteratura italiana: Dall ’Ottocento al Novecento , Einaudi scuola, Milano, 1991, pp. 413 -421
2 G. Ferroni, op. cit., pp. 403 – 408
4
Pentolaccia
4.2 Novelle rusticane
Il reverendo
Cos’è il re
Don Licciu Papa
Il Mistero
Malaria
Gli orfani
La roba
Storia dell ’asino di San Giuseppe
Pane nero
I galantuomini
Libertà
Di là del mare
CONCLUSION I
BIBLIOGRAFIA
Dizionari
Sitografia
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INTRODUZIONE
La seguente tesi di laurea si propone di presentare il Verismo, un movimento letterario della
seconda metà dell ’Ottocento, derivato dal naturalismo francese e la personalità e la poetica di
Giovanni Verga, uno dei più grandi scrittori italiani dell ’Ottocento e il maggior esponente del Verismo.
Questa corrente letteraria si è sviluppata dopo l ’unificazione dell ’Italia in un momento in cui
la situazione socio -economica del paese era disastrosa, fatto che determinò la visione pessimista dei
rappresentanti del Verismo sia sul presente sia sul futuro della società italiana.
Un problema critico dell ’Italia unita lo rappresentava il Meridione, in particolare la Sicilia,
un’isola che era sempre stata separata dalle altre regioni del paese e molto lontana dallo sviluppo d i
questo . Giovanni Verga , che era siciliano, dipinse nella sua produzione verista che iniziò a scrivere
verso la fine degli anni 70, la realtà della società dell’isola , distaccandosi dalla situazione politica , ma
avendo una visione pessimistica sul miglioramento delle condizioni di vita dei suoi concittadini .
Lo scrittore presentò la vita dei personaggi delle sue opere con obiettività, usando uno stile
impersonale e mostrand o ai lettori la condizione umile, la povertà delle persone comuni, e la loro
sconfitta nella lotta per la sopravvivenza. In questo lavoro verranno presentate la vita dell ’autore, le
caratteristiche della corrente letteraria alla quale egli aderì, il Verism o, le tecniche narrative usate
nelle opere, facendosene una breve presentazione dei contenuti delle due raccolte di novelle Vita dei
campi e Novelle rusticane .
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CAPITOLO I
La vita di Giovanni Verga3
“I romanzi di Verga e soprattutto I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo sono veri documenti umani,
manifesti di una vita misera che ci si presenta come tale, senza via d ’uscita, e come documenti sono perfetti ,
perché le passioni primitive e una simile esistenza sono prese fedelmente dal vero, con tutto il rischio del senso
tragico dell ’umanità che provocano. E ’ reso noto pure l ’animo semplice, schietto, d ’ingenua moralità degli
uomini di una società primordiale, genuina, indifesa; si vedano, per esempio, le novelle rusticane, e fra queste
la ben nota Cavalleria rusticana, oppure Per le vie, Vagabondaggio, Dal tuo al mio, ecc. Il li nguaggio usato
è altrettanto semplice e modesto poiché è quello dell ’anima collettiva. ”4
Giovanni Carmelo Verga, che nacque il 2 settembre 1840 a Vizzini, vicino a Catania, fu uno
scrittore e senatore italiano, considerato il maggior esponente del verismo. Figlio di Giovanni Battista
Catalano e di Caterina Di Mauro , terminò gli studi alla scuola di Antonio Abate, un letterario e patriota,
dal quale prese la passione per la letteratura romantica. Grazie a questo professore conobbe :
“le opere di Dante, Petrarca, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Vincenzo Monti, Manzoni e pagine
dell'Estetica di Hegel , si leggevano anche pagine dal romanzo storico -patriottico I tre dell'assedio di Torino
(scritto nel 1847) del poeta catanese Domenico Castorina, un lontano parente di Verga che a quei tempi era
considerato dai contemporanei il miglior poeta e scrittore catanese della prima metà dell'Ottocento. ”5
All’età di sedici anni Verga scrisse il romanzo d ’ispirazione risorgimentale Amore e Patria ,
sotto la guida di Antonio Abate, romanzo che non pubblicò e che rimase inedito. Abbandonò i corsi
alla facoltà di legge all ’Università di Catania nel 1861 per dedicarsi alla letteratura e al giornalis mo,
e pubblicò a sue spese il romanzo I carbonari della montagna (1861 -1862), in cui raccontava la storia
dei carbonari che lotta vano contro il regime francese.
Verga amò i romanzi storici italiani , e nel suo terzo romanzo Sulle lagune si possono vedere
le influenze degli autori romantici. Il romanzo narra la storia di un ufficiale austriaco innamoratosi di
una giovane veneziana, i due personaggi arrivando ad una morte comune.
3 G. Ferroni, op. cit., pp. 413 – 421
4 George Lăzărescu, Italia – Cultura e civilt à, Editura Pro Universitaria, București, 2007, p p. 201 – 202.
5 Sarah Zappulla Muscarà, Invito alla lettura di Verga , Mursia, Milano, 1984, p . 37.
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1.1. I primi anni vissuti a Catania e il soggiorno fiorentino
A Catania dove l’autore visse, c’era una terra piena da violenze e rivolte popolari, descritt e
più tardi nella novella Libertà insieme ai suoi sentimenti legati a quest ’esperienza . Si arruolò nella
Guardia Nazionale, istituita con l ’arrivo di Garibaldi in Sicilia, prestò servizio per diversi anni , ma
non continuò perché non era app assion ato dalla disciplina militare. In questo periodo lavorò
nell’ambito giornalistico e fondò insieme ad un suo amico , diverse riviste, ma tutte ebbero una vita
breve. In una di queste riviste pubblicò Casa da thè che fu la sua prima novella verista.
Abbandonando gli studi di legge nel 1865, si spostò a Firenze, la capitale del Regno d ’Italia,
dove ebbe la possibilità d ’incontrare molti intellettuali dell’epoca, tra qui Luigi Capuana. Nel suo
breve soggiorno a Firenze pubblicò Una peccatrice , un romanzo autobiografico e melodrammatico ,
in cui si r accont a la storia di un borghese catanese che , dopo aver ottenuto tutto quello che desiderava:
il successo, la ricchezza e la donna dei suoi sogni, ritornò nella mediocrità , togliendosi poi la vita per
amore.
Gli anni trascorsi a Firenze furono fondamentali per la formazione del giovane Verga, che
frequentò i salotti letterari più conosciuti dell ’epoca e incont rò musicisti, artisti e letterati. Qui f u
introdotto da Francesco Dall ’Ongaro e iniziò ad avere una vita mondana , andando spesso ne i locali e
nei teatri di prestigio.
Nel 1870 ottenne il successo letterario e cominciò a guadagnare i suoi primi soldi con il
romanzo Storia di una capinera , che narra la vicenda di una ragazza rinchiusa dalla sua famiglia in
un monastero come una “capinera in una gabbia ”.
1.2. Il soggiorno a Milano
Nel 1872, s i trasferì a Milano e fu introdotto a Salvatore Farina dal suo amico Luigi Capuana ,
attraverso una lettera. Qui frequentò il salotto Maffei, dove ebbe contatto con i maggior i
rappresentanti del secondo romanticismo lombardo e con gli scapigliati. La personal ità di Verga si
sviluppò dal punto di vista poetico e culturale , poiché conoscendo molti intellettuali di quell ’epoca,
lo scrittore ebbe la possibilità di comunicare con loro e di esprimere i propri giudizi sulla letteratura
contemporanea e sul verismo.
In questo periodo pubblicò Eva e Tigre reale , opere che possono essere incluse nella sua fase
romantica. Apparse anche Nedda nel 1874, una novella che anticipò la fase verista dell ’autore, infatti,
si avvicinò di più alla poetica di Zola, Flaubert o Balzac e iniziò un bozzo per I Malavoglia .
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Rosso Malpelo uscì nel 1878 e dette inizio alla fase verista verghiana, due anni dopo essendo
pubblic ato anche Jeli il pastore, queste due novelle sono dalle più conosciute di Verga e fanno parte
dalla raccolta Vita dei campi .
Risale a questo periodo il progetto di cinque romanzi Il ciclo dei vinti . Nel 1881 vide la luce
della stampa il primo di questi, I Malavoglia . L’autore era molto convinto dell ’importanza di
quest ’opera, che gli doveva portare a nche lo sperato successo all ’estero. A Parigi e Londra ebbe
contatto con altri letterati , tra cui il maestro del naturalismo , Émile Zola. Presentò il tema della “roba”
nella raccolta Novelle rusticane nel 1883 e un anno dopo ebbe l ’esordio teatrale con la messa in scena
della novella Cavalleria Rusticana. Molto deluso di non aver finito Il ciclo dei vinti , dopo qualche
anno ritornò in Sicilia e passò una crisi psicologica dovuta ai problemi finanziari.
1.3. Il ritorno alla terra d ’origine e la morte
Nel periodo 1886 e 1890 si spostò tra Roma e Sicilia e nel 1889 pubblicò Mastro don Gesualdo,
il romanzo ebbe grande successo ; ma la sua opera più acclamata rimase Cavalleria Rusticana con
rappresentazioni in Italia e all ’estero. Ebbe una crisi creativa in questo periodo e abbandonò Il ciclo
dei vinti.
Tornò a vivere definitivamente a Catania nel 1893 essendo molto deluso della sua carriera e
riducendo sempre di più l ’attività letterari a. Si occupò del suo patrimonio in una maniera ossessiva e
lavorò di tanto in tanto al romanzo La duchessa di Leyra che restò incompiuto.
La prima guerra mondiale era alle porte e Verga prese posizione tra gli interventisti e più tardi nel
dopo guerra si a vvicinò al movimento fascista. Fu nominato senatore nel 1920 e due anni più tardi
morì a Catania, nel 1922. Alcune delle sue ultime novelle vennero pubblicate postume.
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CAPITOLO II
Il Verismo6
In Italia, verso la fine dell ’Ottocento nacque il Verismo , una corrente letteraria influenzata dal
realismo e dall ’evoluzionismo, ma specialmente dal Naturalismo francese dal quale derivò, il
rappresentante principale di questo essendo Émile Zola.
Con l’aiuto delle scienze dedicate allo studio della società, questa corrente cercò di dipingere
la realtà psicologica e sociale e rifiut ò i soggetti storici , mettendo in evidenza l ’uomo, l ’ambiente e la
connessione tra questi . Il principio del Naturalismo era quello di esprimere la realtà esatta, l ’autore
non essendo presente nell ’opera , ma adotta ndo uno stile impersonale.
In Italia, si poteva parlare di Verismo già dagli anni ’60, il cui maggior propagatore fu
Salvatore Farina (1846 -1918), ma lo sviluppo più grande del movimento si ebbe negli anni ’70,
quando le idee del Naturalismo entrarono a far parte anche da lla letteratura italiana. Dagli anni ’80,
grazie a Giovanni Verga e Luigi Capuana, il Verismo arrivò al suo apice.
Esso nacque a Milano, il centro culturale dell ’epoca. L a situazione sociale ed economica molto
disastrosa dell’Italia di quell ’epoca, aiutò questa corrente letteraria a diffondersi , poiché molti
intellettuali erano diventati pessimist i, vedendo la crisi del paese specialmente nel Sud, che per la
prima volta era descritto nella letteratura dagli scrittori veristi .
Questi presentavano un mondo arretrato, povero e molto tradizionalista, in cui non c ’era
speranza di sviluppo per la gente che continuava, a vivere rassegnata . Così che d ecisero di offrire ai
lettori l ’immagine del la realtà siciliana piena di fatica e sofferenze dei suoi abitanti. Il Verismo portò
dei nuovi concetti nel campo letterario italiano come: la lotta per la sopravvivenza, l ’evoluzione o il
ruolo dell’ambiente nel comportamento umano.
I veristi studi arono la società, il quotidiano, l ’uomo anche negli aspetti più umili, creando delle
opere che possono essere definit e come un ’analisi scrupolosa dell’identità drammatica dell’uomo
nella sua quotidianit à.
6 G. Ferroni, op. cit., pp. 403 – 408.
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2.1. I protagonisti del movimento verista
Le idee sulle quali si fondò il verismo si svilupparono grazie a due intellettuali ovvero Luigi
Capuana e Giovanni Verga, entrambi provenienti dalla Sicilia. Capuana fu considerato il principale
teorico del Verismo, poiché critic ò il naturalismo ch e influenz ò il Verismo italiano , le sue concezioni
essendo condivise con Verga, il suo amico.
Verga fu un rappresentare molto importante del Verismo, perché fu l’autore più prolifico della
corrente e perché creò la poetica di questa, mentre Capuana aveva aiutato all ’apparizione della
corrente in Italia.
2.2. Il mondo verista e i suoi argomenti
L’immagine presentata dal Verismo e quella dell ’Italia povera e senz a la minima speranza di
cambiare in bene. I racconti delle opere veriste si basa no sulla realtà delle persone umili e semplici,
sulla loro condizione di vita degradante che fu caratterizzata dalla dura e continua lotta per la
sopravvivenza. Il soggetto pri ncipale nelle opere di Verga è la vita povera della persona che appartiene
ad un ceto sociale basso. Il luogo dove lo scrittore abitò e scri sse le sue novelle, ebbe degli influssi
che si notano nelle sue opere, solitamente divise in due gruppi: da una parte ci sono quelle che
evocano un contesto primitivo dell ’Italia Meridionale, più particolarmente della Sicilia, rappresentata
come un posto duro e privo di speranza e dall’altra parte c ’è la città di Milano, un ambiente moderno
e industrializzato, dove Verga visse per quasi vent ’anni.
Nella narrativa verista, “l’ideale dell ’ostrica ” ha un ruolo importante, nel senso che si pensa
che se qualcuno abbia avuto sin dalla n ascita una certa condizione, tentare di cambiarla sarà
impossibile e ogni tentativo di farlo sarà fallito. Chi si ribella finisce sconfitto e perciò tutti i
personaggi veristi perdono sempre la lotta con l ’esistenza perché aspirano ad un miglioramento della
loro condizione umana e sociale che non si può avere. Alla fine tutti si devono rasseg nare accettando
il loro destino prestabilito.
Nel mondo verista del Sud d’Italia i personaggi sono degli umili come: minatori, pescatori o
contadini. Essi sono dominati dalla loro vita aspra e dalle leggi altrettanto aspre della natura.
In quest ’ambiente la famiglia, i vecchi valori e la tradizione sono le cose più importanti che
l’individuo debba rispettare . Le pe rsone devono sacrificar si per il lavoro e per la famiglia e devono
credere che le cose impost e dalla società sono giuste conservando sempre fiducia nel loro destino. La
società, attraverso queste credenze si crea e ha il potere di condizionare la vita dei singoli individui,
e anche di quelli che sono diversi dalla massa.
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Il mondo verista dell’Italia settentrionale ovvero Milano, si concent rò sempre sulle classi
sociali basse e sulla loro vita misera. Qui l ’ambiente è quello delle periferie con personaggi co n
mestieri umili come: operai, camerieri o portinai. In quest ’ambiente industrializzato e commerciale
c’è una grande solitudine che aumenta, pure se gli individui cercano in ogni modo la comunicazione .
Qui, i valori e le tradizioni sono quasi inesistenti e il mondo è condizionato da l denaro, la cui presenza
o assenza ha un ruolo molto importante nella vita dei personaggi . Le conseguenze di una vita senza
denaro sono il nocciolo della questione in quest ’ambiente. A Milano si può sognare e il pensiero
positivo che ogni sogno sia realizzabile grazie alla città che offre all ’uomo la possibilità d’una vita
migliore è escluso nei personaggi di Verga. La vita di questi è una dura, e se cercherann o di migliorar la
verranno subito sconfitti.
La differenza tra i due gruppi, a parte quello dell ’ambiente, consiste nel tipo di personaggi che
ognuno presenta e delle loro sconfitte. Al Sud troviamo persone come contadini o pescatori che sono
molto legat e alla famiglia e alla tradizione, che fanno un lavoro duro. Nel Nord troviamo personaggi
senza valori morali che cercano più che altro di migliorare la loro condizione di solitudine , ma anche
quella economica.
Verga ci presenta persone comuni e non eroi nelle sue opere , persone rassegnate che non
mostrano qualcosa di speciale per essere messe in una buona luce ; questi personaggi non evolvono
sul piano emozionale o mentale e sono sempre “dei vinti ” o come li definisce Verga.
Grazie a lle due ambientazioni diverse delle opere – il Nord e il Sud, Milano e Sicilia – si può
fare un confronto tra le condizioni di vita specifiche ad ognuna di queste region i.
2.3. Il pessimismo
Verga v ide la realtà della vita dei suoi personaggi, tragica, perché senza speranza. Questa
visione che egli ebbe si deve alla situazione sociale, economico e culturale dove visse . In quell ’epoca
l’Italia si era divis a in due parti: il Nord e il Sud e la condizione sia dei co ntadini , nel sud, sia dei
proletari , nel nord, fu drammatica e disastrosa.
La classe dirigente non f aceva nulla e rimase quasi immobile , la vita essendo dominata
dall’interesse economico; tuttavia nelle opere verghian e le persone al governo non sono criticate e la
visione pessimistica dell’autore non fu collegata alla politica.
Quello che Verga scrisse non fu per trasmettere un messaggio, ma per mostrare la condizione
umana reale, che non poteva cambiare in bene, perché i l mondo era dominat o dalle leggi della scienza
e della sopravvivenza del più forte. I suoi personaggi sono condannati al loro destino di sofferenza.
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Tuttavia, egli non sost enne l’idea che chi si ribella al suo destino farà una brutta fine dal punto
di vista personale e soggettiva , ma da un punto di vista psicologico , filosofico o storico. Verga visse
notando un pessimismo generale in tutto, ad esempio nel progetto rimasto incompiuto Il ciclo dei
vinti, egli voleva mostrare non solo la real tà e il destino fisso dei contadini siciliani, ma anche quello
dei cittadini nobili; questo progetto doveva prendere in considerazione tutte le classi sociali,
ugualmente condannate alla stessa fissità drammatica esistenziale . Qui si può vedere la visione
pessimistica e in generale tragica che Verga aveva sulla vita.
2.4. I vinti
Giovanni Verga usa il concetto dei vinti per la prima volta, nella novella Fantasticheria ,
nell’anno 1879. L ’idea di ciò che vuol dire “vinto ” è spiegata pienamente più tardi, co n il romanzo I
Malavoglia . Alla base di quest ’idea sta “l’ideale dell ’ostrica ”. In Fantasticheria l’autore narra il breve
soggiorno trascorso nel paesino Aci Trezza da due persone dell ’alta società del Nord. La donna vide
il paesino dal treno e ne rimase affascinata, decidendo di ritornarci e di rimaner ci per un mese, insieme
allo stesso signore. Però il suo sogno di vivere in campagna tra quei bellissimi paesaggi s ’infranse, la
signora si stancò subito di quella vita e la considerò semplice e monotona. Non capì le sofferenze
della gente e i sacrifici che questa faceva per sopravvivere. Il signore, che è anche il narratore della
vicenda, presentò l ’ideale dell ’ostrica . In questo personaggio si può riconoscere Verga stesso .
E’ evidente il contrasto che c ’è tra i due personaggi, da una parte la signora che non capisce
come gli abi tanti sono in grado di vivere lì tutta la loro vita e dall ’altra si vede il signore consapev ole
della lotta di questi per la sopravvivenza e della sofferenza che essi provano. In quest ’ambiente si può
vedere un distacco dell ’autore dalla sua produzione precedente.
Il personaggio verghiano vive con un senso di sicurezza lì dove è nato e cresciuto finché
rispetti i valori famigliari e sociali di quest ’ambiente . Quando si stacca dal suo luogo, dalla sua
condizione e quando sogna ad un miglioramento socio -economico della sua vita , questa avrà sempre
una conclusione negativa ed egli diventerà un vinto. La conclusione dell ’autore è che o gnuno deve
rimanere attaccato alle sue origini, al suo “scoglio ”, e deve rispettare la legge del destino, senza
desiderare aver di più dalla vita , perché sarà sempre uno sconfitto.
Nel romanzo I Malavoglia, Verga spiega come si possa diventare un vinto. Alla base di
quest ’argomento si trova l ’idea che uno possa voler eleva rsi la condizione di vita. I personaggi che
tentato un cambiamento in bene o meglio e ch e sono coscienti della loro condizione di vita, sono
frustrati e provano un forte malessere. Il loro punto di partenza è negativo e per questo il loro
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cambiamento non sarà in meglio, ma in peggio e la loro situazione diventerà tragic a. I vinti si trovano
in tutte le classi sociali e sono quelli condannati alla sconfitta per loro destino.
Questa teoria dell ’autore doveva essere presentata e dimostrata ampiamente nel progetto
letterario Il ciclo dei vinti , che purtroppo non fu terminato . La sua visione fu di presentare i vinti d elle
varie classi sociali, salendo da quelle basse, come i pescatori o contadini, fino a quelle più alte della
nobiltà, caratterizzate da una vita lussuosa. Da questo ciclo furono scritti solamente i primi due
romanzi : I Malavoglia e Mastro don -Gesualdo .
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CAPITOLO III
Le tecniche narrative verghiane
3.1 Il ruolo del narratore
Verga applicò la sua poetica influenzata dall ’oggettività del naturalismo francese per la prima
volta in Vita dei campi . Egli presenta le vicende dei suoi personaggi in modo reale e oggettivo senza
giudizi e punti di vista da parte dei personaggi ; per fare tutto questo presentò un nuovo tipo di
narratore.
Nella letteratura ottocentesca il più u sato era il “narratore omnisciente ”, la sua caratteristica
principale essendo la narrazione della vicenda da diversi punti di vista personali , facendo anche dei
commenti . Verga us ò questa maniera di raccontare principalmente nel suo primo periodo letterari o,
in opere come: Amore e Patria (1857) o I carbonari della montagna (1863). In Vita dei campi il
“narratore omnisciente ” appare poco , in delle novelle come la Nedda :
“Adesso, quando cercava del lavoro, le ridevano in faccia, non per schernire la ragazza colpevole,
ma perché la povera madre non poteva più lavorare come prima ”7
L’autore riesce a immergersi nella mente del protagonista ed a descrivere al lettore ciò che
egli vede. Pure in Jeli il pastore si possono osservare i sentimenti espressi della maniera :
“Le idee non gli venivano nette e filate l ’una dietro l ’altra, che di rado aveva avuto con chi parlare e
perciò non aveva fretta di scovarle e districarle in fondo alla testa, dove era abituato a lasciare che
sbuccias sero e spuntassero fuori a poco a poco, come fanno le gemme dei ramoscelli sotto il sole. — Anche
gli uccelli, soggiunse, devono buscarsi il cibo, e quando la neve copre la terra, se ne muoiono. ”8
Le altre novelle della raccolta Vita dei campi sono divers e da Nedda e da Jeli il pastore , poiché
queste due appartengono alla prima fase verista.
L’autore decise di cambiare il suo stile narrativo e questa intenzione venne descri tta in una
lettera inviata al suo amico Salvatore Farina. Verga vol le presentare una storia che potesse riflett ere
la realtà, con luoghi e p ersone comuni. Per realizzare tutto ciò dovette cambiare il tipo di narratore e
7 Nedda, da G. Verga , Novelle, Fratelli Treves Editori , Milano, 1 887, p. 54.
8 Jeli il pastore, da G. Verga, Vita dei campi , Fratelli Treves Editori , Milano, 1 881, p. 31.
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cominciò ad usare uno nuovo, un narratore con un punto di vista popolare. Nella novella Rosso
Malpelo , egli usò per la prima volta questa tecnica :
“aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di
birbone. Sicché tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano Malpelo; e persino sua madre, col sentirgli dir
sempre a quel modo, aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo. ”9
Sparito l ’autore implicito , il narratore non giudica più la situazione , ma presenta la società alla
quale appart iene il protagonista , avendo la mentalità di questo ceto soc iale. Infatti, il protagonista
viene descritto com’era visto dalla comunità, in modo negativo poiché diverso nell ’aspetto fisico ,
quello che spiega i l suo brutto comportamento . Tramite l ’uso del pronome personale “voi” o l’uso del
deittico, l ’autore si riv olge al pubblico.
Il narratore era dallo s tesso ambiente del protagonista e in Rosso Malpelo, egli po teva essere
ognuno dei personaggi semplici della novella. Usando i paragoni , l’autore ha descritto l ’aspetto fisico
strano del protagonista, specialmente gli occhi. Il suo comportamento era tipico della società rurale,
dove erano molto importanti la religione e la famiglia. Questi valori sacri erano trasmessi di
generazione in gen erazione per secoli e chi non li rispettava ed accettava , veniva escluso dalla società.
La tecnica dell ’impersonalità d iede il valore alle opere veriste di Verga, poiché grazie al
narratore popolare, la storia si costru ì da sola. Il narratore rimas e invisi bile e, come g li altri personaggi
si mimetizzò nell’ambiente. Questi l i descri sse senza implicarsi emozionalmente , avendo il loro
stesso modo di ragiona re, quello che aiuta il lettore a comprendere meglio la trama alla quale diventa
partecipe .
3.2. L’impersonalità
Cercando di restare più attaccato all ’idea del vero, lo stile verista è caratterizzato soprattutto
dall’impersonalità e dall ’oggettività dell ’autore. Egli e ntra nel mondo che de scrive e usa un
linguaggio migliore in quella o in questa situazione, l’aiuto del discorso indiretto libero e della tecnica
dello straniamento.
Nel verismo si cerca di rendere la narrativa , la più reale possibile e per questo, l ’autore
mantiene una realtà oggettiva e resta invisibile e impersonale. Non dà giudizi per sonali sulla vicenda
o certe spiegazioni. Tutto quello che si riferisce al personaggio (il suo atteggiamento, la sua
personalità, i suoi pensieri) non è spiegato nell ’opera verista, ma è comunicato tramite le sue azioni.
9 Rosso Malpelo, da G. Verga, Vita dei campi , Fratelli Treves Editori , Milano, 1 881, p. 91.
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Lo scrittore crea un narratore imme rso nella società , si arretra al livello dei personaggi popolari e usa
il loro linguaggio. Egli si trasforma addirittura in uno di questi e giudica i loro fatti dal punto di vista
dei personaggi e non d al suo punto di vista.
Verga dovette adattare il suo linguaggio poiché se avesse avuto un’oggettività totale, il
linguaggio si sarebbe trasformato in un dialetto siciliano, perché i suoi personaggi comunicavano solo
cosi. Non fu possibile una cosa del genere perché tutto ciò sar ebbe stato “incomprensibile alla
stragrande maggioranza dei lettori ” 10. Egli r ispecchiò la società descritta adottando le strutture della
sintassi dialettale siciliana ed eliminò la raffinatezza del linguaggio, in questo modo rendendolo
semplice e popolare , molto simile alla lingua parlata.
Il discorso indiretto consiste nell ’inserire i dialoghi o le espressioni dei personaggi senza usare
le virgolette o i verbi reggenti, cosa tipica per i l discorso diretto. Diventa quindi difficile distinguere
le voci dei personaggi da quella del narratore nel discorso indiretto libero , perché rimuove i punti di
riferimento al lettore. Questo aiuta all ’invisibilità dell ’autore perché d à l’impressione che la storia è
raccontata dai personaggi stessi e non da un narratore.
Lo straniamento rappresenta “la normalizzazione dell ’anomalo ”. Si fa una differenza tra il
punto di vista della storia e quello del lettore, spesso si altera il senso delle azioni raccontate.
Nell’opera verista è difficile distinguere i “buoni ” dai “cattivi ”, il punto di vista è quello della società
protagonista, ed è senza una morale comune, inoltre ad ognuno dei personaggi viene dato un motivo
o una ragione per cui egli si trov i in quel contesto o in quella vicenda.
3.3. Natura e società
Verga si stancò di Milano e dello stile di vita borghese, e i personaggi delle sue novelle furono
collocati nel sud dell'Italia. La sua Sicilia viene ricordata e dipinta come un posto magnifico, dove il
tempo si ferma. L’autore n on dimentic ò mai le sue rad ici e i bei ricordi della sua terra madre .
La Catania divent ò, per Verga , l’origine di nuove ispirazioni, sostitu endo i salotti milanesi, le
strade e lo spazio ristretto d ella città, con i campi, i prati e gli spazi aperti specifici del Sud.
Anche i person aggi furono sostituiti, ora non trovan dosi più i cavalieri o le ballerine come nei
romanzi della produzione romantica , ma persone semplici : contadini, pescatori, raccoglitori di olive,
pastori, minatori. La lotta di questi per la sopravvivenza si fa spazio nella produzione verghiana
invece dei caprici della società borghese. Per i personaggi “nuovi ” conta solo la terra, la loro unica
fonte di reddito perché essi hanno una vita vuota e noiosa con qualche pizzico di dramma quotidiano
10 G. Carnazzi, Verismo, Editrice Bibliografica, Milano, 1996 , p. 50 .
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della singola persona. I loro sentimenti sono reali, e i protagonisti agiscono in modo spontaneo,
d’istinto senza dubbi e a causa di queste azioni si arriva a compo rtamenti estremi, qualche volta
causando la morte ( Jeli il pastore). Essi sono strettamente legati al luogo di nascita e alla natura, e
proprio come qui, dove le leggi non possono essere violate, nella società domina il valore per la
famiglia e per le trad izioni. Chi non rispetta le regole ed è diverso , non può fare parte della società.
I personaggi di Verga sono diversi, quelli che non si possono integrar e nella società o non
hanno il valore della tradizione , o quello della famiglia. Non possono entrare a far parte della
comunità per via della loro fisionomia o del loro comportamento (La lupa).
La comunità contadina è mescolata dalle credenze cristiane e pagane, e agli individui diversi
o estranei si attribuiscono forze sovrannaturali dalla società. Ad esem pio La lupa è percepita come la
personificazione del diavolo, più precisamente a causa dei suoi occhi. La gente attribuisce a loro
un’etichetta di persone mitiche e attraverso i loro poteri o la semplice esistenza riescono ad attrare le
persone comuni e indurle nella tentazione. Sono esclusi dalla società perché sono visti come un
potenziale per icolo, ad esempio Nanni uccide la lupa per evitare la tentazione ( La lupa).
In Rosso Malpelo o Jeli il pastore , i personaggi sono esclusi per via della morte di uno dei
genitori, e cercando di ritrovare una nuova famiglia trovano un muro da parte della soc ietà che li
emargina. Gli eroi di queste novelle guadagnano il loro pane da sol i pur essendo molto giovani, sono
abbandonati dalla loro famiglia e sono obbligati a cercare una nuova strada nella loro vita. Jeli trova
un nuovo cammino nel lavoro, sorveglian do le vacche, invece Rosso Malpelo trova l’amicizia con
Ranocchio , quello che rappresenta un inizio per il ragazzo. Però, nel verismo i personaggi sono dei
vinti e Jeli è costretto a vedere l ’uccisione di uno dei suoi animali e Rosso Malpelo è obbligato a d
essere testimone alla morte del suo amico Ranocchio e a quella dell’asino. La società non li aiuta e
resta indifferente.
I personaggi sono messi davanti ad un fatto crudele, quello di essere orfani e hanno un
complesso d ’inferiorità che cercano di superar e. Il matri monio può essere una soluzione per integrarsi
nella società. In questo caso Jeli, prende come sua sposa la figlia di Agrippino, Mara. Però Mara è
infedele e tradisce Jeli con il suo amico d ’infanzia, Alfonso.
Nella sua pro duzione, Verga dà una posizione speciale alle donne. Le definisce come roba
interessata e attratta dagli uomini ricchi e più intriganti dei loro mariti . Poiché gli uomini hanno l ’idea
che la donna sia il loro possesso, cercano di difendere la famiglia. Spesso questi confli tti si potrebbero
risolvere facilmente, con un duello ma nella campagna i rivali vengono uccisi d ’istinto. Ad esempio,
Jeli uccide il suo amico don Alfonso all ’improvviso . In Rosso Malpelo si possono notare problemi
d’integrazione nella società da parte de l protagonista, il quale abbandonato dalla famiglia, perde il
padre e anche l ’amico Ranocchio. Lavorare in miniera rappresentava per lui la perdita delle persone
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che amava. Nonostante tutto ciò accetta un lavoro pericoloso e segue il padre, compiendo la tr adizione
di chi essendo nato con un lavoro, deve morire sempre con quel lavoro.
Vita dei campi è una raccolta di novelle piena di sentimenti che ogni persona vive
istintivamente, che è una cosa naturale . Un grosso accento è messo sul valore della famiglia e del
matrimon io. Nella natura, il più debole muore e per questo la persona cerca di integrarsi nella società,
fondando una famiglia, che ha un valore altissimo. Sono gli uomini che creano la famiglia, e la
difendono dalle diverse minacce.
Nelle novelle d i Verga si può osservare l’influenza delle idee del “darwinismo sociale ”, cioè
della teoria basata sulle leggi di Charles Darwin, che spiega va come sono fondate le comunità s ulla
lotta per la sopravvivenza, in cui il più forte vince il più debole11. I personaggi di Verga vivono in
questo mondo, pieno di sconfitte , ma pieno anche d’onore e di dignità. La natura è quella che crea il
carattere dell ’uomo.
3.4. Lo spazio
Per il verismo, lo spazio dell ’azione è un elemento importante. Esso porta i lettori d entro il
mondo descritto e fa vedere l ’ambiente reale dei personaggi. La posizione geografica dove avvengono
le vicende, gioca un ruolo importante, poiché la dignità e l ’importanza dei personaggi sono
condizionate da essa. Nella produzione di Verga non esi stono molte descrizioni dello spazio, ma ci
sono descrizioni delle circostanze, che hanno uno scopo preciso. C’è un collegamento tra i personaggi
e lo spazio e così la vicenda diventa più reale. Lo spazio rappresenta il personaggio e viceversa.
In Rosso M alpelo si nota un esempio in questa direzione. L ’ambiente è la cava dov e il
protagonista lavora, ed è legato a questa perché i suoi capelli hanno lo stesso colore del la rena che si
trova nella cava, e questi suoi capelli lo rendono una persona diversa, conside rata dalla società; mitica.
A sua volta anche la cava si può definire come mitica , poiché molti lavoratori si sono persi dentro,
essa ha tolto la vita a tante persone. Tra queste sono stati anche il padre e l ’amico del protagonista, il
quale rimasto solo al mondo , vede come questo mito si compie. Le due entità si collegano e anche
per il protagonista la cava diventa fatale.
In questa novella si può vedere una contrapposizione tra il mondo di dentro e quello il fuori, i
due in cui il protagonista vive: da una parte il mondo interiore è quello dentro la cava, dove vive
Rosso Malpelo, che trova la sua tranquillità nel buio, dall ’altra parte c’è il mondo esterno in cui si
trovano la madre e la sorella, ma dove egli prova un sentimento di solitudine che non riuscendo a
11 Dizionario enciclopedico italiano , Istituto dell ’Enciclopedia Italiana, il terzo volume, Roma, 1970
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superare, tenta il suicidio pensando di ritrovare le persone a lui più care. Da queste azioni nasce una
leggenda e la cava prende il nome del ragazzo. “La cava di Malpelo ”12.
3.5. Il pensiero verghiano
In Fantasticheria, Verga descrive con molta precisione la so cietà italiana del meridione e il
suo ambiente. Nella mente e nell ’anima dell ’autore ci sono due mondi paralleli che sono molto
importanti nella sua visione, quello rurale e quello cittadino. Egli presenta entrambi nella novella
sotto la forma di personaggi, la signora rappresentando il mondo cittadino, mentre il signore quello
rurale. In questo mondo rurale la mentalità degli abitanti è quella dell’ideale dell ’ostrica.
Le leggi create dall ’uomo in base al suo luogo di nascita s ono rispettate da tanto tempo e sono
diventate immutabili e la cosa più important e che un individuo deve sapere è che questa mentalità si
trasmette di generazione in generazione. Fino a quando l ’uomo non infrange queste leggi e i valori
della famiglia, egli è protetto dall ’ambiente morale. Ogni persona deve vivere come i suoi antenati,
come lo impone la tradizione. Se qualcuno prova a cambiare la sua vita predestinata dalla nascita ,
verrà sconfitto. Quest ’idea è pessimistica e tragica, perché l’uomo deve continuare a soffrire senza
opporsi al suo destino.
I personaggi sono sempre rassegnati nella loro corsa verso un miglioramento, non sono capaci
di cambiare il loro destino imposto. Il pensiero di Verga era influenzato da molti fattori e correnti
filosofiche, non credeva in Dio e nel cambiamento dell ’uomo. Se la fede in Dio non esiste , prevalgono
la selezione naturale e le leggi della natura, in cui solo il più forte sopravvive, perché il più debole
viene sconfitto e umiliato.
Verga pensava che ogni uomo sia stato umiliato dalla vita se avesse cercato di cambiare la sua
situazione sociale o economica, poiché in quest ’universo non esistono sentimenti o grandi sogni. La
società è divisa in vari livelli, da quello più basso dei poveri a quello più alto dei ricchi. Questi livelli
sono caratterizzati da uno stile diverso di vita, perciò è impossibile passare da un livello ad un altro.
La produzione verghiana influenzò il pensiero dei politici di suo tempo , la descrizione della
Sicilia povera e dei contadini in cerca della sopravvivenza fatta dall ’autore nelle sue opere , suscitò
l’interesse della classe dirigente , che cercò di superare il distacco socio -economico del paes e. Ma
Verga non ebbe interesse per la politica. Più che altro egli pensò di farsi diventare uno strumento dei
politici per poter annunciare progetti di riparazione della situazione italiana . Si fece il portavoce dei
12 Rosso Malpelo, da G. Verga, Vita dei campi , Fratelli Treves Editori , Milano, 1 881, p. 93.
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suoi personaggi mostra ndo i veri problem i del paese attraverso le sue novelle: la povertà del sud,
l’arroganza e superficialità della classe ricca o i politici senza interesse per il popolo.
L’autore iniziò ad elevare molto il tradizionalismo, fu disgustato dalla politica e dalle proposte
di inc ludere le sue novelle in quell ’ambito e trovò la sua via di fuga nella produzione letteraria e
nell’evidenziare in esse l ’anima umana, il valore delle persone rurali e i sentimenti che danno il
benessere de lla vita.
Il pensiero verista di Verga si basa su tre concetti chiari. Il primo è la teoria dell ’evoluzionismo,
in altre parole la lotta del più forte con quello più debole e la sconfitta di quest ’ultimo. Il
comportamento umano cambia in situazioni di emergenza, secondo le leggi della natura , dove il più
forte vince. Un’altra idea è quella dell ’arretratezza del sud, questa realtà ha aiuta to Verga ad orientarsi
verso quel ceto sociale e scoprire la vita umile di questo . L’ultima idea è che il Naturalismo francese
i cui influssi son o evidenti nella sua opera, giocò un ruolo importante nello sviluppo letterario
dell’autore, che riuscì a dipingere in modo obiettivo un quadro perfetto della società italiana di suo
tempo.
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CAPITOLO IV
Le opere di Giovanni Verga
La produzione letteraria di Verga può essere divisa in tre fasi, legate al luogo in cui si trovava
l’autore :
• L’esordio – la fase storico -patriottica
• La fase mondana
• La fase verista
Il suo esordio letterario, che si produsse quando si trov ò in Sicilia , con opere come: I carbonari
della montagna o Amore e patria arrivò con i l romanzo storico , genere che non era più di moda.
Queste opere le dedicò ai suoi professori o agli scrittori che egli apprezz ò allora.
La svolta nella sua produzione si prod usse con il trasferimento a Firenze , dove scrisse: Una
peccatrice, Eva, Eros, Storia di una capinera . Questi romanzi fanno parte della sua fase mondana,
della città fiorentina in cui Verga si stabilì e dove s ’interes sò alla vita borghese, ai sentimenti e a lle
figure femminili. In quest ’ambiente si avvicinò alla vita mondana e alle persone considerate speciali,
come risulta dalle opere sopraelencate.
Il trasferimento a Milano cambiò di nuovo le idee letterarie di Verga, nel 1872 quando
raggiunse la città considerata ad essere la capitale degli intellettuali di allora, ebbe contatto con gli
scapigliati e con Luigi Capuana. Quest’ultimo condivise le idee veriste con Verga e lo pro pulsò sulla
strada del verismo. In Nedda , pubblicato ora, si notano i cam biamenti fatti sull ’ambiente (che qui è
quello rurale della Sicilia) e sui protagonisti, che adesso sono i contadini che ci vivono. La vicenda
di quest ’opera non è una sentimentale , ma una tragica e ben definita. A questa fase appartengono
anche le raccolt e Vita dei campi e Novelle rusticane, dove si trovano capolavori come Rosso Malpelo,
La lupa o Cavalleria rusticana. La fase verista di Verga fu caratterizzata anche da Il ciclo dei vinti , il
progetto letterario che doveva avere cinque romanzi, dai quali solo I Malavoglia e Mastro don
Gesualdo furono pubblicati.
Verga rimase deluso dall’insuccesso di questo progetto e abbandonò la scrittura ritirandosi a
Catania, dove più tar di riprese a scrivere di nuovo.
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4.1. Vita dei campi
La raccolta di novelle Vita dei campi fu pubblicata per la prima volta nel 1880 ed è composta
di otto novelle: Fantasticheria, Jeli il pastore, Rosso Malpelo, Cavalleria rusticana, La lupa,
L’amante di Gramigna, Guerra di santi e Pentolaccia. In alcune edi zioni è inclusa anche la novella
Nedda . Furono molte le influenze che Verga ricevette per creare questa raccolta , una di esse essendo
la questione meridionale o la differenza tra il nord e il sud del paese. La lettura dei naturalisti francesi,
Balzac e Zola ma anche i vari incontri che l ’autore ebbe con gli scapigliati e con l’amico Luigi
Capuana giocarono un ruolo molto importante nell o sviluppo dell ’opera.
L’autore s crisse le novelle nel suo periodo di aderimento alla poetica verista ma ci si possono
notare anche delle influenze romantiche del suo periodo giovanile. L ’ambiente in cui si svolgono le
vicende è quello rurale, siciliano. Verga pensava che i bei sentimenti si potevano ancora rintracciare
nell’ambiente umile e rurale della Sicilia. Questo pensiero appartiene al romanticismo, notabile di più
in I Malavoglia , di meno nella prossima raccolta Novelle rusticane e completamente sparito in Mastro
don Gesualdo.
I personaggi della Vita dei campi sono persone ingenue e pure, con un destino tragico e infelice.
Verga spesso li mette in un contrasto con le altre persone del paese, caratterizzate da una certa
maliziosità. Essi s i confronta no con l ’amore, con l’inganno, la gelosia o il tradimento e hanno un a
fine tragic a, molte volte arrivandosi al l’uccisione di qualcuno. Ad esempio per Jeli, che agisce
secondo un codice imposto dalla tradizione e dalla società, l ’uccisione dei rivali è legittima.
Nella raccolta ci sono alcuni aspetti romantici , ma le novelle di Verga introducono delle novità.
Esiste un punto di vista interno del racconto e si può notare anche una tecnica composta. Il narratore
non è più una persona “dall’alto”, ma qualcuno dallo stesso stato sociale, con le credenze e la
mentalità dei personaggi, con una cultura umile ed ingenua. Dunque, l a novella campagnola è
cambiata. Non è più tradiz ionale e l ’ambiente non è utilizzato per far spostare l ’attenzione sulle plebi
e sullo sfruttamento che essi subiscono, come accadde nella prima. Vita dei campi è un mondo per sé,
chiuso senza contatti con l ’esterno e la lotta per la sopravvivenza è l ’unica condizione che Verga ci
mette davanti.
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Fantasticheria
Questa novella è presentata in una specie di lettera scritta dal protagonista, maschio. Dietro
questo personaggio pare che si nasconda l ’autore. Una donna del Nord e quest ’uomo trascorrono un
periodo molto breve in Sicilia, più precisamente ad Aci Trezza. In quest o periodo, per la prima volta
nella vita della donna si nota che questa è interessata ad osservare i paesaggi e la bellezza che la
natura offre. Presa dall ’euforia di vi vere qualcosa di nuovo, decid e di restarci per un mese, ma
rendendosi conto della monotonia del paese e della società , dopo solo due giorni decide di andarsene .
Jeli il pastore
Il protagonista di questa novella, Jeli vive la sua infanzia come guardiano d i animali, e con un
rapporto speciale con la natura. Stringe un ’amicizia con Don Alfonso, un ragazzo figlio dei signori
del posto, e con Mara, di cui s ’innamora.
Dopo un po ’ di tempo quando Jeli cresce, riesce a sposarsi con Mara, grazie a varie circostanz e.
Durante la prima parte del loro matrimonio, Mara è la sposa migliore che ogni uomo vorrebbe avere,
molto dolce e innamorata del suo marito. Con il passare del tempo, Jeli nutre dei sentimenti di dubbio
nei confronti della fedeltà della sua amata sposa. Durante una festa, Mara è invitata a ballare
dall’amico di Jeli, Don Alfonso. Il protagonista arriva al culmine della gelosia, e preso dalla rabbia
nel vedere sua moglie ballando con un altro uomo, uccide il suo miglior amico in cui vede un rivale.
Rosso Malpelo
Il protagonista di questa novella è un ragazzo emarginato da tutti, persino da sua madre. Il suo
lavoro si svolge in una cava di sabbia, che lo consuma fisicamente. Il suo affetto famigliare viene dal
padre, i due lavorandoci insieme. Purtroppo, il genitore viene a mancare sul posto di lavoro sotto la
sabbia. Tutte le difficoltà per le cui passa questo ragazzo lo rend ono una persona dura e spi etata; ma
il suo vero carattere umano si nota solo nei confronti del padre e di Ranocchio, un ragazzo che lavora
nella stessa cava e che è suo amico. A causa della fatica di questo lavoro duro, Ranocchio muore e
Rosso Malpelo non ha più nessuno, rimane da solo in questo mondo. Accetta una proposta di esplorare
un nuovo passaggio nella cava e muore sotto la sabbia. La cava ha preso le person e che amava e anche
lui.
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Cavalleria rusticana
Il giovane Turiddu Macca è il protagonista di questa novella. Finito i l servizio militare , torna
nel paese d ’origine e tutte le ragazze sono interessate di lui. Turiddu però, si era è innamorato prima
di essere partito per il servizio militare , della giovane e bellissima Lola, figlia di Angelo , un massaio.
La ragazza è fidan zata con Alfio, e dopo enormi tentativi di dimenticarla, la gelosia di Turiddu scoppia
quando i due si sposa no. Il protagonista riesce a rendere gelosa Lola iniziando a corteggiare una
ragazza di nome Santa, tantoché è proprio Lola a c oncedersi al giovan e Turiddu e a diventare e la sua
amante. Santa scopre la loro relazione e riferisce tutto ad Alfio che provoca Turiddu al duello e lo
uccide.13
La lupa
La lupa o la gnà Pina, è una donna di mezz ’età con il seno vigoroso. Il suo soprannome, “la
lupa”, deriva dal suo appetito molto grande , che fa i suoi compaesani di considerarla sempre affamata.
Nel paese in cui vive , ha una reputazione di donna seduttrice, quando la v edono passare le sue
coetanee si fanno il segno della croce poiché i loro mariti o figli non cadano in peccato con lei.
La lupa h a una figlia di nome Maricchia , che soff re a causa della mala fama che ha sua madre,
e pensa che non si sposerà mai . Nanni, un giovane del paese s ’innamora di Maricchia e chiede alla
Lupa la mano della figlia. Lei accetta , ma pone una condizione : quella di vivere insieme a loro dopo
che si sposeranno. L’intento della Lupa è quello di sedurre Nanni, perché si era già innamorata di lui.
Lo corteggia anche dopo il matrimonio e il giovane cede. Maricchia si stanca della situazione che
vive e chiede aiuto al brigadiere per allontanare la madre dal nido famigliare che i due giovani hanno
creato. La Lupa non se ne vuole andare e un giorno mentre Nanni lavorava alla vigna, cerca di
avvicinarsi a lui. L ’uomo prende la scure e deciso di ucciderla le va incontro.
L’amante di Gramigna
Peppa e Finu si stanno per sposare, lei, una ragazza provenie nte da una buona famiglia e lui,
considerato un ragazzo brillante da tutti, persino dalla madre della futura sposa.
13 Cavalleria rusticana è stata messa in musica da Pietro Toscani, su un libretto di Giovanni Ta rgioni -Tozzetti e Guido
Menasci. Questi composero un melodramma di un atto, che riassume magnificamente bene la tragica storia dei personaggi
dalla novella di Verga , nota del autore.
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Nel paese e nei dintorni, le forze dell ’ordine accompagnate dai contadini danno la caccia al
brigante Gramigna. Questo terribile personaggio , molto abile nel fuggire dai carabinieri e che si è
guadagnato una fama con le sue imprese, è così p opolare nel paese che le sue vicende sono giunte
anche alle orecchie di Peppa. La ragazza , che si è innamorata del brigante senza neanche vederlo,
perde la testa per lui a tal punto di rompe re il fidanzamento con Finu. Per questo “tradimento ” viene
punita da sua madre arrabbiata che la rinchiude in casa. La ragazza trova un metodo per scappare e
va alla ricerca di Gramigna. Dopo averlo trovato, decide di rest are con lui e di aiutarlo a non farsi
catturare dai carabinieri . E lo fa cercandogli acqua e cibo. Dopo qualche tempo i due veng ono catturati.
L’uomo è mandato in carcere e la ragazza rimasta incinta, torna a casa d alla madre dopo un processo.
Quest a però muore e Peppa abbandona suo figlio e va a visitare Gramigna in carcere ; qui scopre che
lui è stato trasfer ito altrove. Non vedendo una via di scampo, decide di restare a fare certi lavoretti e
sopravvive grazie alla pietà degli altri. Rimasta l’ossessione per Gramigna , riceve il soprannome di
“L’amante di Gramigna ”.
Guerra di Santi
La vicenda di questa novella inizia con la processione di San Rocco. Per fare le cose in grande,
i devoti di San Rocco hanno speso molto soldi, tantoché da suscita re l’invidia dei devoti di San
Pasquale. Inizia così una rissa tra le due fazioni con tanto di sangue e di legnate. In questa zuffa sono
presenti anche Nino, che è devoto a San Rocco, Turi e sua sorella Saridda , la futura sposa di Nino. I
due fratelli però sono devoti di San Pasquale. Si arriva ad un certo punto alla carestia e il colera appare
tra la folla. Nino, Turi e Saridda si ammalano. Con il finire della carestia termina anche la storia, tutt i
i problemi creati che hanno dato inizio alla rissa vengon o dimenticat i e tutti fanno festa insieme
Pentolaccia
Il protagonista di questa novella è Pentolaccia , un povero bracciante siciliano . Il suo sogno è
di sposare “la Venera ”, anche se sua madre lo aveva sempre avvertito del carattere della donna,
dicendogli che questa l’avrebbe tradito. Ma i due si sposano pure e subito dopo il matrimonio , le voci
girano nel paese, che l ’amante della moglie del protagonista sarebbe Don Liborio, il medico.
Pentolaccia, però cerca di non vedere la realtà che ha davan ti e non d à retta a quello che i suoi
compaesani dicono di lui. Un giorno sente due contadini che lo definiscono cornuto e si arrabbia
molto. Torna a casa preso dalla collera dove trova Liborio , che è molto sorpreso della gelosia di
Pentolaccia. I due aman ti non danno molta importanza alle minacce del bracciante, sono convinti che
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non sia in grado di far nulla a nessuno tantoché il giorno dopo Venera e Liborio cercano di vedersi di
nuovo. Questa volta Pentolaccia si nasco nde sull’uscio d ella casa e rima ne fermo fino all ’arrivo di
Liborio. Quando quest ’ultimo entra in casa, lo colpisce forte nella nuca e lo uccide subito. La novella
si chiude con il protagonista che finisce la condanna ed esce dal carcere.
4.2 Novelle rusticane
La raccolta Novelle rusticane che venne pubblicata per la prima volta nel 1883, è composta di
dodici novelle: Il Reverendo, Cos ’è il re, Don Licciu Papa, Il mistero, Malaria, Gli orfani, La roba,
Storia dell ’asino di San Giuseppe, Pane nero, I g alant uomini, Libertà, Di là del mare.
I primi scritti nascono in un periodo molto creativo di Verga, dopo che pubblic ò Vita dei campi,
l'autore si dedic ò alla revisione del romanzo I Malavoglia . Infatti egli vol le inserire queste prime
creazioni come un ’integrazione alla Vita dei campi , ma l’editore rifiutò questa sua proposta e gli
suggerì di creare una nuova raccolta. Il progetto finito non fu pubblicato dallo stesso editore , ma da
un altro.
Le Novelle rusticane sono ambi entate nella campagna siciliana; l’autore fa una vera e propria
analisi della società ottocentesca e i personaggi non sono più contadini come in Vita dei campi , ma
appartengono ad un livello leggermente più alto nella piramide sociale, come i nobili del clero arrivati
alla povertà o attori principali della borghesia. Qu i, il pessimismo verghiano è radicale, non ci sono
più piccoli aspetti romantici nel mondo dominato dai valori autentici. I personaggi sono egoisti e
pensano solo a guadagnare “la roba ”. Ad esempio Meno, nella novella Gli orfani cerca di trovare un
modo pe r ricavare qualcosa da un asino moribondo e non prova pietà per l ’animale quando pensa di
scuoiarlo per vendere la sua pelle.
I protagonisti di questa raccolta sono concentrati sul guadagno personale, sul non perdere mai
nulla e sullo sfruttamento di qualunque cosa o essere da cui loro poss ano trare un vantaggio. Nella
precedente raccolta di Verga, si può vedere che i personaggi hanno un comportamento esemplare, con
tanto di sentimenti umani. In questa rac colta invece, i personaggi vengono dalla mediocrità sociale e
pensano solo al proprio “io”.
Il reverendo
In un piccolo paese siciliano, ad un uomo sorge un ’idea: diventare sacerdote. Egli vuole
abbracciare questa carriera solo per i benefici che essa por ta. Riesce a realizzare questo suo sogno e
si arricchisce tanto che inizia a controllare i suoi compaesani in ogni modo che egli desidera. Non
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teme nulla e nessuno , nemmeno il vescovo del paese o il Papa. Un reverendo con una vita totalmente
opposta a que lla ch e egli dovrebbe condurre. Inoltre, il suo comportamento è uno scandaloso: convive
con sua nipote che poi diventerà la sua amante. Gli unici pensieri che lo tormentano sono quelli legati
alla morte e alle tasse che dovrebbe pagare.
“Non c'è più reli gione, né giustizia, né nulla! – brontolava il Reverendo come diventava vecchio. –
Adesso ciascuno vuol dir la sua. Chi non ha nulla vorrebbe chiapparvi il vostro. – Levati di lì, che mi ci metto
io! – Chi non ha altro da fare viene a cercarvi le pulci in casa. I preti vorrebbero ridurli a sagrestani, dir messa
e scopare la chiesa. La volontà di Dio non vogliono farla più, ecco cos'è! ” 14
Cos’è il re
Al compare Cosimo viene affidata una missione. Deve condurre da Caltagirone a Catania la
regina. Questo compito è trasmesso proprio dal re in persona, e il protagonista inizia a preoccuparsi
terribilmente nei minimi dettagli. Pensa che non sarà in grado di svolgere questa missione e a causa
del suo fallimento sarà condannato a morte. Tuttavia, c on moltissima fatica riesce a portare ad un
buon fine il suo compito ed ora, facendo un favore al re, rimane con il pensiero che ormai sono
diventati amici e che avr à dei privilegi. Anni dopo, le autorità del paese iniziano un ’espropriazione
forzata dei suoi beni materiali e impongono al figlio Orazio il servizio militare. Cosimo era rimasto
per tanti anni convinto d i essere amico del re, senza pensare che i sovrani c ambiano , mentre gli umili
continuano ad essere trattati molto male. Così l ’uomo che credeva di aver alcuni privilegi per il favore
fatto e di conservarsi i beni, sbalordito , rimane a vedere come perde tutto.
Don Licciu Papa
Questa novella narra delle vicende collegate all ’amministrazione della giustizia, i protagonisti
essendo le persone più benestanti e forti di un piccolo centro. Lo zio Masi si scontra con delle donne,
mentre sta cercando di svolgere il suo compito, dato da l sindaco, quello di prendere tutte le galline e
i maiali lascati liberi per strada. Dall ’altra parte c ’è la comare Santa, proprietaria degli animali che
prende una multa e riesce a non andare in galera grazie al barone.
Don Licciu Papa vuole espropriare la mula di Mastro Vito. Quest ’ultimo è il rev erendo che
vuole ingrandire la sua casa, e che aiutato dal barone riesce a far perdere l ’immobile al curatolo
Arcangelo , scoprendo la relazione di sua figlia con un ragazzo che abita va proprio di fronte a lui. N on
14Il Reverendo da G. Verga, Novelle rusticane , F. Casanova Editori e C. , Torino , 1885, p. 20.
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avendo a chi rivolgersi, cerca aiuto da Don Licciu Papa per convincere la ragazza di lasciare la casa
e anche il ragazzo. Non ci riesce e ferisce gravemente il giovane con una randellata, finendo in carcere.
Il Mistero
Il mistero della “Fuga in Egitto ”15 viene messo in scena durante la vigilia del venerdì santo. Il
compare Nanni fa la parte della Madonna, Janu e mastro Cola sono i ladri. Proprio un anno dopo che
era stata messa in scena la fuga di Gesù e la sua famiglia verso l ’Egitto, Nanni si apposta lì dove
faceva la parte della Madonna, per scoprire che, la sua amata Venera lo tradisce e che l ’uomo con il
quale lei si vede è proprio Cola. Preso dalla rabbia, il compare Nanni cerca di uccider e Cola e lo
ferisce gravemente. Per questo suo scatt o d’ira finisce in prigione.
Malaria
A causa della malaria tutti e cinque figli d el compare Carmine muoiono, insieme a loro
vengono a mancare anche tutte le mogli che egli aveva preso man mano dopo ogni vedovanza. Dalla
malaria si può anche salvare, ad e sempio Cirino lo scimunito, ri esce a salvarsi e guari sce dalla grave
malattia. Avendo una grave depressione dopo quello che gli era success o nella sua vita, il compare
Carmine non riesce ne mmeno a pagare l ’affitto dell ’osteria che egli gesti va. Non sapendo cosa fare
ed essendo senza soldi, è costretto a lasciare l ’attività e diventare un semplice impiegato della ferrovia.
Gli orfani
Mentre le donne del paese stanno impastando il pane, la figlia di Meno arriva per farsi
preparare una focaccia. Lei deve dare l ’ultima comunione a sua matrigna, Nunzia. Non ci riesce
perché quest ’ultima muore prima che la ragazza arrivi con il pane. A ques to punto, Meno è molto
disperato e le altre donne cercano di consolarlo raccontando il dramma di Angela, che vide morire
suo figlio e suo marito. Il triste caso si amplifica perché adesso c’è anche il suo asino in fin di vita. A
Meno spunta un ’idea e va su bito dalla donna. Sentendo che l ’asino sta per morire le consiglia di
scuoiarlo subito per poter guadagnare qualcosa , vendendogli almeno la pelle dell ’animale.
15 Episodio dell ’infanzia di Gesù.
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La roba
Dopo lunghi anni di lavoro come bracciante da un barone, Mazzarò riesce finalmente co n
lunghi sacrifici ad arricchirsi e ad acquisire tutte le terre del barone. Ora che non ha più nulla da fare,
tutte le sue giornate le passa stando sorvegliando le sue terre, senza mai lasciare giù la guardia.
Mazzarò è ossessionato dalla sua “roba” e dive ntando vecchio, invidia i giovani e teme il giorno della
sua morte, quando dovrà perdere tutte le sue proprietà e tutta la sua “roba”. Questo pensiero inizia ad
impazzirlo e in ogni momento cerca di avere un ’idea per non essere obbligato a lasciare tutto q uello
che ha. A causa di questa sua ossessione per la “roba” cerca di distruggere tutto quello che ha per non
dover diventare proprietà di qualchedun altro dopo la sua morte. Pensa di percuotere i suoi animali,
così essi lo seguiranno nel mondo dell ’al di là.
Storia dell ’asino di San Giuseppe
Al compare Neli, che partecipa ad una fiera, gli viene in mente l ’idea di comprare un asino.
Ne trova uno dal pelo nero e bianco e lo acquisisce per trentadue lire e cinquanta, dandogli il nome
di asino di San Giuseppe. Neli vuole che l ’asino valga i soldi con cui è stato comp rato e lo fa lavorare
moltissimo, cosi tanto che la sera l ’asino non vuole neanche magiare. Pian piano, la bestia
s’indebolisce dal duro lavoro e Neli decide di venderlo a Massaro Cirino , il Licodiano. Anche
quest ’ultimo lo usa tantissimo , arando i campi t utto il giorno. Non avendo un buon profitto , il suo
nuovo proprietario decide di venderlo di nuovo . Per quindici lire lo acquista, che il povero animale
tirare il carro con le sue ultime forze . Vedendo che l ’asino era arrivato allo sfinimento , decide di
venderlo ancora a qualcun altro. Per cinque lire lo prende un nuovo compare e non essendogli utile
lo rivende a d una lavandaia , che lo usa per trasportare la legna. Il figlio di quest ’ultima ad un certo
punto è preso mentre sta rubando e la vittima lo prende a legnate. La donna per pagare le cure del
figlio, decide di caricare un mandorlo sull ’animale e andare a venderlo. La bestia non ci riesce a
completare il tragitto e cade a terra sfinito. Un uomo lo vede moribondo e decide de comprare solo la
legna in qu anto l’asino non vale più nulla nella sua condizione.
Pane nero
Il capo di una famiglia prende la malaria sul posto di lavoro e per curarlo i membri di questa
usano tutti i loro risparmi e poi cadono in disgrazia. L ’uomo no n riesce e sopravvivere e muore e con
lui finiscono anche tutti i beni che la sua famiglia a veva . Uno dei figli va a lavorare nei campi mentre
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l’altro, Santo che è sposato con una ragazza che non ha nulla, va a vivere nella casa del padre insieme
a sua madre ed alla sorella Lucia. Lei perde il ragazzo che la corteggia e non sapendo cosa fare, va
da Don Venerando a lavorare. L ’uomo le promette tan ti regali e una dote ma Lucia s ’innamora di
Brasi , lo sguattero del paese. Brasi non le chiede di sposarlo sapendo delle dif ficoltà economiche che
entrambi hanno. La ragazza allora senza soluzioni cede a Don Venerando , anche se l ’uomo era già
sposato e rimane incinta con lui. Sapendo questa cosa l ’uomo benestante le re gala tanto oro e riesce
a farle una dote. La famiglia di Luc ia si mostra all’inizio molto scettica della relazione che lei potesse
avere con l ’uomo benestante già sposato. La criticano per le scelte che ha fatto nella sua vita
amorevole, dicendo le sempre che ha portato disonore alla famiglia. Ma d opo aver visto la grande dote
ottenuta dalla ragazza , i membri della sua famiglia accetta no la situazione , facendo un compromesso
per il bene di tutti quanti . Ed ora Lucia può finalmente sposare Brasi, poiché la dote fa il matrimonio
garantito .
I galantuomini
In questa novella sono narrate delle vicende di vari galantuomini che sentono sulla loro pelle
come può cambiare la fortuna nel loro sfavore. Questi uomini pur essendo galantuomini si trovano
molto impreparati nelle vicende della vita, più impreparati dell e persone semplici. Tra le storie c ’è
anche quella di Don Piddu, uomo travolto da tanti problemi come: la moglie sofferente di una grave
malattia, debiti che non è in grado di pagare o i suoi animali che muoiono. Inoltre le sue figlie hanno
raggiunto l ’età del matrimonio, ma nessuna è in grado di sposarsi. Avendo molti debiti che non può
pagare , un giorno vengono espropriati i suoi mobili e d egli cerca di guadagnare dei soldi trovando un
lavoro come sorvegliante. La sua seconda figlia, Marina crea a Don Pid du altri problemi che l ’uomo
deve affrontare , come la sua relazione con il ragazzo della stalla. Il padre è molto arrabbiato scoprendo
questa cosa e cerca di trattenersi e va da un sacerdote a confessarsi. Quest ’ultimo gli dà un consiglio
dicendogli di affidare a Dio questi problemi che lo travolgono. In realtà quello che Don Piddu fa
(senza rendersi conto), andando dal sacerdote a confessarsi, è la cosa che ogni persona dovrebbe fare
quando le sia successa una disgrazia del genere. Molti invece:
“stanno z itti perché son poveri, e non sanno di lettera, e non sanno sfogarsi altrimenti che coll'andare
in galera. ”16
16 I galantuomini, da G. Verga, Novelle rusticane , F. Casanova Editori e C. , Torino , 1885, p. 228.
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Libertà
“Libertà ” è una novella ispirata alle rivolte contadine del 1860, di Bronte. Queste scoppiarono
con l ’arrivo dei garibaldini in Sicilia, infatti , la scena di apertura dell ’opera è quella della folla
collerica, andando contro i nobili, e anche contro donne o bambini innocenti. Per cercare di fermare
tutta questa rivolta, il generale Nino Boxio condu sse una repressione violenta riusc endo a fare
giustizia contro i rivoltosi. Per procedere secondo la legge , s’istitu ì un processo dai giudici, processo
che dur ò per ben tre anni. Molti uomini che erano tra i rivoltosi spera vano di ottenere con il versare
del sangue , terre e libertà. Però, con le violenze e i massacri fatti per la strada , loro hanno solo
contribuito ad ottenere una punizione molto più dura. Infatti, alla fine del processo, i giudici sono
arrivati alla conclusione che devono essere incarcer ati molti di quegli uomini che lottavano per la loro
libertà. Il momento della rivolta fu molto drammatico:
“E il sangue che fumava ed ubbriacava. Le falci, le mani, i cenci, i sassi, tutto rosso di sangue! ”17
Di là del mare
Questa è la storia d ’amore di due ragazzi partit i per la Sicilia, che incontran dosi sulla nave
s’innamorano. Passano una serata indimenticabile , però si devono lasciare perché lei è sposata. Dopo
vari mesi è sempre lei che cerca lui e gli scrive una lettera, dicendogli di venire a trovarla. Sceglie
una casa in mezzo alle vigne, con un segno particolare, perché lui la possa trovare e riconoscere.
Finalmente i due innamorati s ’incontrano di nuo vo e passano tante giornate insieme promettendo uno
all’altro di non lasciarsi mai più, creando l’illusione di un amore che durerà per sempre. Ma u na
notizia arrivata ad un certo momento , costringe i due ragazzi di dividere le loro strade e di allontanarsi .
Il loro grande amore rimane solo nei loro ricordi.
17 Libertà da G. Verga, Novelle rusticane , F. Casanova Editori e C. , Torino , 1885, p. 232.
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CONCLUSION I
Il verismo ha avuto come tema principale l ’arretratezza del Sud, sotto un ’analisi priva di
sentimenti, trattata in modo oggettivo. Si può dire che il verismo abbia col legato gli ideali degli
Scapigliati con il naturalismo francese , creando un nuovo concetto letterario.
Giovan ni Verga fu il primo scrittore a svelare la situazione tragica del l’Italia meridionale in
modo obiettivo , usando una maniera artistica molto originale . La sua produzione verista è
caratterizzata dai seguenti elementi principali: l ’impersonalità, creata con l’aiuto di un narratore
popolare ed empatico con i contadini ; i personaggi proven endo dall’ambiente dove si svolge la
vicenda , cosicché tutti sono delle persone umili ; l’uso de i dialetti delle zone dove si svolgono le azioni
narrate.
Verga non fu apprezza to solo per questo suo atteggiamento nei confronti dei personaggi dei
suoi racconti. L’autore ebbe grande empatia per questi e mise su un piedestallo la vita umana.
Il personaggio verghiano è di solito vinto non perché è solo ed emarginato, ma perché non
cerca e non osa di cambiare consapevolmente la sua condizione di vita .
Inconsapevolmente egli si ribella sognan do e desiderando molto di più di quello che è reale.
Ciò porta ad una sua condanna da parte della società , oppure ad una sua sco nfitta naturale per aver
coinvolto nella sua ragione le emozioni. Quello che d à l’aspetto tragico a questi racconti è il fatto che
i personaggi di Verga finiscono per accettare il loro destino di “vinti”.
Con la sua grande opera preversita e verista, Giovan ni Verga ha portato un importante
contribu to allo sviluppo della lettera tura n ovecen tesca , mettendo in primo piano la fragilità del
carattere umano . Il realismo dei suoi romanzi, ma specialmente delle sue novelle, rende la sua opera
ancora valida ed univer sale, nonostante i gran cambiamenti sociali e politici intercorsi in Italia e in
tutto il mondo, perché lo scrittore resta:
“il più grande rappresentante del “verismo ” con le sue narrazioni d ’ispirazione tardoromantica –
Una peccatrice, Storia di una capinera, Eva, I Malavoglia – progettato come ciclo balzachiano e zoliano -,
Master -don Gesualdo. I suoi personaggi, di condizione modesta e misera (Nedda), o dalla società mondana,
di lusso (Tigre reale), si confrontano con i miti dell ’umanità elementare, in un mondo dove le vicende sono
condotte dalla Provvidenza. Le altre opere – Vita dei campi, Ro sso Malpelo, Novelle rusticane -, il romanzo
psicologico Il marito di Elena e l ’adattamento per il teatro delle novelle Cavalleria rusticana, si collocano tra
i migliori scritti realistici del secolo. ”18
18 Otilia Doroteea Borcia, Limba italian ă – curs intensiv, editia a II -a, Editura universitară, București, 2006, p. 339.
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Dizionari
*** Dizionario enciclopedico italiano , Istituto dell ’Enciclopedia Italiana, il terzo volume,
Roma, 1970 .
Sitografia
Wikipedia, l ’enciclopedia libera “Giovanni Verga ”
http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Verga (24 aprile 2019)
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