La Mafia, Fenomeno Storico E Sociale Tipicamente Siciliano
1. Le origini della mafia siciliana
1. 1. Sicilia, la terra della mafia
La Sicilia, è l’isola più grande del Mediterraneo, è situata nel sud, ed è la parte meridionale della Repubblica Italiana. Il sud dell’Italia è la zona più lontana dall’Europa ma nello stesso tempo più vicina al resto del mondo.
Nel primo Ottocento, in Sicilia si propone un’idea nuova di Stato, tutto legato alla riforma amministrativa borbonica dove si propone il tema della mafia. Nel primo Ottocento, in Sicilia si propone un’idea nuova di Stato, tutto legato alla riforma amministrativa borbonica dove si propone il tema della mafia.
Alcuni scritti di Orazio Cancila, in base alle sue teorie, colloca la genesi della mafia intorno alla metta dell’ottocento e sempre lo stesso parla di una certa connessione tra essa e l’apparizione dello Stato Unitario. Tutto quanto lo possiamo vedere in base all’evoluzione e alla trasformazione del fenomeno mafioso collegato alla situazione storica, sociale ed economica della Sicilia, e guardando il sistema amministrativo, giudiziario, rappresenta un progressivo indebolimento di certe istituzioni e che produce situazioni di anarchia, crea insicurezza dell’ordine pubblico, specialmente nelle zone periferiche.
Nel medioevo, il potere dei conti, il potere militare, dei borghesi, dei mercenari furono componenti del sistema socio-economico, dove la fonte di ricchezza e pure il potere politico l’aveva il feudo. In seguito esso compare come una forma di capitale sostenuto dalla classe politica, come d’altronde un altro passo decisivo, è stata la nascita di una serie di staterelli indipendenti, dove il disinteresse dello stato produce spazi pericolosissimi, creandosi fenomeni strani in poche parole, i baroni hanno costruito la propria ricchezza e si sono distrutto i primi anelli di una lunga catena concettuale da dove è comparsa la mafia. Ma sicuramente non possiamo parlare solo del problema economico, ma anche della morfologia del crimine presentava tanti aspetti nascosti.
Il funzionario borbonico Pietro Calà Ulloa scrisse, a proposito del fenomeno, nel 1838:
“Ci sono in molti paesi delle fratellanze, delle sette senza riunione, senz'altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una casa comune sovviene ai bisogni, ora di fare esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggerlo, ora d'incolpare un innocente….Molti alti magistrati coprono queste fratellanze di una protezione impenetrabile”.
Fig.1. La mafia in Sicilia.
Leonardo Sciascia ha concluso spiacevolmente “La storia siciliana è tutta una serie di sconfitte: sconfitte della ragione, sconfitte degli uomini ragionevoli… o di delusioni” e ancora lui dice:
“qui non ci si è accorti della caduta di Mussolini, come non ci si è neppure accorti della sua ascesa al potere, e siamo passati dall’amministrazione mussoliniana a quella dell’Amgot, senza traccia alcuna di inquietudine. Questi momenti di transizione, e dunque di rottura, ci mancano terribilmente ancora oggi, abbiamo vissuto esperienze che non hanno segnato alcun effettivo mutamento”
In una Sicilia dove le vittime non hanno denunciato i ladri, dove i ricchi hanno sempre protetto gli ingannevoli ma non solo, perché sin dai tempi di Caracciolo, le persone si sono fidati, nelle forze che si opponevano allo sviluppo economico, essendo incoraggiati da ingannevoli idee.
La mafia è un’organizzazione, territorialmente collegata alla Sicilia, con una struttura complessa, piramidale che estende i suoi tentacoli in tutti gli aspetti politici, economici e sociali del paese.
Dall’inizio che d’altronde non si sa di sicuro quando, chi e come veramente è stata creata questa società in fondo a fin di male, nessuno può vivere bene al cento per cento avendo intorno gente del genere. Se stiamo a pensare secondo me, neanche loro stessi non stanno bene avendo in vista che nessuno esce vivo da questo sistema.
La mafia sa nascondersi molto bene dietro a certe persone, intromettersi in delle situazioni, e tutto quello che fa è solo a favore dei capi mafiosi e molto poco a favore di chi rischia la pelle. Tutto e sotto forma di una piovra. Riescono ad entrare abbastanza facilmente nelle società publiche, nella politica, nell’economia. Certo tutto dipende dai soldi, c’è tanto denaro di mezzo e tutto dipende da certe regole ben create da loro, cioè dai capi e giustamente molto rispetate in base alle regole.
1. 2. I mafiosi, i rituali e i loro metodi di costrizione usati nelle operazioni mafiose
L’organizzazione mafiosa fin dall’inizio ha perfezionato la possibilità di fare del male attraverso diversi metodi, organizzati molto bene, con forme stabili e capace di usare la violenza essa essendo una qualità professionale, e come dice Salvatore Lupo molto importante è anche il giuramento mafioso che e lo stesso che usano attualmente l’organizzazione Cosa nostra siciliana, cioè il padrino procura un taglio dell’avambraccio o una puntura nel dito indice, e macchia con il sangue un’immagine sacra poi la brucia.
Giurare col proprio sangue significa il castigo sul fuoco, un rituale massonico fatti dai carbonari. Pigghiaru a santa, ci dettiru focu e nna’ misiru nna’ manu, poi ci fecero giurare: “io giuro di essere fedele alla famiglia, se io dovessi tradire le mie carni saranno bruciate come brucia questa santona”.
I simboli nella dimensione ritualistica in questo percorso hanno a che fare con simbolismi che operano nella psiche profonda e che spesso compare nell’immaginazione letteraria e cinematografica; universo delle associazioni segrete di stampo mafioso, sono ritenuti del tutto efficaci per aiutare a diventare uomini d’onore.
Un aspetto che costituisce uno dei riti mafiosi, un metodo molto usato è la rivelazione di un segreto iniziatico riguardante il codice di comportamento di un richiedente che dovrà conformarsi per sempre, facendo il giuramento e non sarà più possibile ritirarsi da vivi. Si dice di solito che si entra col sangue e se ne esce con il sangue.
In genere i mafiosi di Cosa Nostra scelgono i metodi più brevi e meno rischiosi senza avere preferenze tra una tecnica o un’altra, scelgono le vie che non lasciano tracce e che non attira l’attenzione. I mafiosi di Cosa Nostra hanno una tecnica senza colpi di arma da fuoco, senza rumore, nessuna ferita quindi niente sangue, strangolando la vittima.
Il miglior metodo che Cosa Nostra ha scelto, si tratta della “Lupara bianca”, un metodo in quale la vittima semplicemente scompare senza tracce del cadavere e neppure di sangue. Alcuni parlavano di un metodo molto brutto dove le persone venivano buttate nel cemento così non potevano essere trovate, ma senza dubbio avevano anche altri metodi che non sono stati scoperti.
Un altro metodo era l’acido, che loro mettevano da parte per le loro azioni. Sapevano che cinquanta litri servivano per disintegrare una persona in tre ore lentamente.
Di solito loro cercano di attirare le vittime nei posti strani dando appuntamenti in un garage o una casa di campagna perché cosi non si rischia di mettere in allarme i vicini. Senza dubbio non vanno mai da soli, ma sono sempre in tre o in quattro per sicurezza. E terrificante l’abilità, la freddezza di calcolo, l’astuzia con quale sono dotati per avvicinare il bersaglio ed eseguire gli ordini.
L’uomo d’onore, deve effettuare il suo lavoro senza mettere a rischio nessuno. Il sacrificio non fa parte del suo bagaglio culturale. Hanno una crudeltà gratuita, fa uscire alla luce un’abilità terrificante, una grande astuzia e una freddezza che fa ghiacciare il sangue, fanno di tutto per avvicinare la vittima ed eseguire gli ordini. Un mafioso o è in grado di eliminare la persona mirata o non lo è, non esiste una via di mezzo.
Giovanni Falcone, il servitore dello stato ci spiega che La Cosa Nostra ha un grande pragmatismo nelle modalità dell’esecuzione, il cantante Pino Marche, viene ritrovato con i genitali in bocca. Alcuni dicono che era macchiato, aveva sbagliato avendo avuto un’avventura con la moglie di un uomo d’onore, come anche Pietro Inzerillo, lo trovano nel baule di una macchina a New York con dei biglietti in bocca avendo anche un messaggio: “Ti sei voluto pappare troppi soldi ed ecco come ti ritrovi”.
La Carboneria è stata la più importante e diffusa fra le sette italiane ma non fu la sola. Altre nacquero dalla incessante attività di un rivoluzionario di professione: Filippo Buonarroti.
La caratteristica delle sette da lui create e organizzate era l'esistenza di un terzo livello rispetto ai due già preesistenti nella Carboneria. Al terzo livello di iniziazione arrivavano solo pochissimi, i più fidati e preparati, i quali erano anche i soli a sapere che, obiettivi ultimi dell'organizzazione, oltre alla conquista della costituzione erano l'uguaglianza sociale e la comunità dei beni, da raggiungere per mezzo di una legge agraria che mettesse in comune l’uso dei beni e la proprietà delle terre.
Iniziando con diverse epoche storiche, i Carbonari diventano poi “I Beati Paoli” e alla fine “Cosa Nostra”.
Si conoscono vari nomi: i Calderari, che operavano nel Regno delle Due Sicilie, le Amicizie Cristiane, di ispirazione cattolico-rivoluzionaria. Erano sette rivoluzionarie e reazionarie che servirono del segreto solo per combattere meglio i progressi delle idee liberali e democratiche nella società; esse lavoravano al servizio della polizia, del clero e dei governi e ne ottennero mezzi e protezione.
Anche la massoneria ha un legame con la mafia includendo sempre rituali di sangue, ed è sempre in base al giuramento di fedeltà. Esso era presente già nel periodo della secondo guerra mondiale.
Cesare Terranova, destinato a cadere sotto il piombo mafioso, nemico dei corleonessi disse nelle sue sentenze del sessanta, esso diceva che la mafia è una sola nè vecchia nè giovane, nè buona nè cattiva ma efficente e pericolosa, formata in gruppi o famiglie.
Questa struttura esistente è stata dimostrata al inizio degli anni ottanta dalle inchieste dei pool dei magistrati palermitani. Senza dubbio è facile cadere nella rete mafiosa non per forza se uno vuole inserirsi ma ci sono momenti in quale sei costretto per diversi motivi.
C’è un legame molto forte tra la Sicilia e la mafia e senza dubbio senza la questa bella isola sarebbe incomprensibile e forse non esisterebbe neanche quest’organizzazione o comunque cosi lo dicono in tanti. Certo che ogni società criminale nasce con un’identità ben precisa ed è unica, si sviluppa in un determinato ambiente sia storico, culturale, politico, economico.
La mafia siciliana consiste nel aver creato un impero ed aver nascosto nello stesso tempo, in una maniera originale i fatti che comunque si producevano da tempo, e come anche le altre mafie italiane hanno imparato e anche hanno comunicato imparando l’una dall’altra.
Se stiamo guardando tutto quello che succede nel mondo adesso, non e tanto lontano da quello che succedeva prima e qua mi riferisco alla violenza, agli inganni, alla cattiveria. La stessa cosa capita da quanda esiste la mafia e forse anche da prima. Queste persone pensano e svolgono il loro lavoro, se vogliamo dire cosi, a fin di male, vogliono distrugere essendo coscenti che lo fanno, per guadagnare denaro. Tutto per questi sporchi soldi e il modo in quale lo fanno, gli essere ancora più sporchi.
Certo, ogni lavoro deve essere fatto bene, e non c’è niente da dire, lo stanno facendo bene però creando a volte terrore e sanno benissimo che cadendo nella trappola del terrore, della minaccia e della paura, poi riescono a ricavare tutto.
Fig. 2. Il triangolo della mafia.
L’Italia è stata definitivamente scossa dal suo torpore, hanno avuto sempre intorno gente della malavita ma certa gente è stata capace di distinguere la mafia in tutte le sue sfaccettature. Perché essa non si manifesta solamente attraverso gli agguati o le sparatorie, ma in tanti modi come anche attraverso i ricatti, le estorsioni, gli omicidi, i sequestri, gli abusi, la lotta al potere e non finisce cosi.
Fig.3. Il percorso degli omici della mafia.
1. 3. Il significato del termine mafia e le sue origini
Nell’etimologia del termine mafia sono state individuate diverse possibili origini etimologiche, Alcuni sostengono che mafia derivi dalla parola araba Ma Hias, che sta in relazione con la spavalderia mostrata dagli appartenenti a tale organizzazione; radice a termini ed origine latina o greca. Altra derivazione possibile sarebbe sempre dalla lingua araba dalla parola mu'afak. Alcuni parlano dalla parola marfud, da cui proverrebbe il termine mafia, che nel XIX secolo.
L’avvicinamento alla lingua araba sarebbe giustificato con la presenza in Sicilia nel corso del X secolo della componente islamica. Questo certamente presupponendo un'ipotetica origine siciliana delle principali organizzazioni di questo tipo. Così secondo Diego Gambetta il vocabolo originario potrebbe provenire dall'arabo.
Si rimane sull’idea, che l’uso del termine mafia è comparso poco prima dopo l’epopea garibaldina in Sicilia, anche se la parola era già apparsa in un documento del 1658, chiamato Atto di Fede voluto dai giudici dell’Inquisizione essendo un soprannome di una strega “Catarina la Licatisa nomata ancor Maffia” scriveva Leonardo Sciascia in Appunti su mafia e letteratura.
Riguardo l'origine del termine, viene registrato anche in Sicilia nel 1863, nell'opera teatrale I mafiosi de la Vicaria, ambientata nel carcere della Vicaria di Palermo e scritta da Giuseppe Rizzotto e Gaetano Mosca. Si trattava di una serie di scene che venivano presentate nelle strade e nei teatri popolari di Palermo.
Secondo il Pitrè il termine mafioso indicava una persona "di spicco" che abbia un qualcosa si speciale, di superiore. Si tratta di un'opera di teatro popolare scritto nel 1863 in quale compare per la prima volta la parola mafia o meglio dire cosi si pensa, dove si parla di certi segreti che non dovevano essere messi in chiaro.
In un suo studio apparso nel 1972 su Storia illustrata, ricostruisce con molta attenzione l'origine del termine mafia. Riprende anche la teoria in merito all'introduzione del vocabolo nell'Isola ricondotta all'unificazione del "Regno d'Italia" espressa da Charles Heckethorn, ripresa poi dall'economista e sociologo Giuseppe Palomba, il termine ”mafia” non sarebbe altro che il sinonimo delle parole: “Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti”.
Analizzando la parola mafia possiamo scoprire un gruppo di persone che usano in un modo illegale il potere per fare danno a qualcuno o a qualcosa per ottenere il loro interesse condizionando la libertà dei cittadini, comunque un’organizzazione criminosa clandestina che esercita il controllo su certe attività.
Fig. 4. L’infiltrazione mafiosa nelle amministrazioni
Fino a che punto sia fondato questo studio, rimane però da considerare il significato antropologico non privo di valore riguardo a un'organizzazione segreta a specchi capovolti che sarebbe nata nell'isola con finalità più o meno carbonare.
Sempre con un acronimo il giornalista Selwyn Raab tenta di spiegare in un romanzo storico le origini della mafia, riallacciandosi al mito dei Beati Paoli e ai precedenti moti antifrancesi durante i cosiddetti Vespri siciliani come già fece in sede di interrogatorio Tommaso Buscetta, facendone derivare la frase "Morte Alla Francia Italia Anela".
Parlando di questa organizzazione, molto ben concepita, possiamo parlare anche delgli anelli mafiosi. Il primo anello corrisponde ad Antonio Giammona, presente nella mafia ottocentesca, a capo della cosca dell’Uditore dagli anni settanta dove nel 1860 la sua carriera si svolge e diventa capitano della guardia nazionale.
Da Giammona partono tre filli: la criminalità, gli altri capi della mafia, gli uomini che lo proteggono e che gli protegge. Il fillo della criminalità parte verso Nicolò Turrisi Colonna, senatore e sindaco di Palermo il quale porta verso il secondo anello della nostra catena che in seguito diventerà il capo della mafia. Un altro fillo è Angelo Pugliese che fa capo-brigante e anche i grandi gabellotti Guccione. Intorno a loro un sacco di ladri, guardiani, poliziotti. Tutti entrano in questo cerchio da dove forse tanto difficilmente può uscire.
Sotto il profilo della pubblica sicurezza, i centri di potere che dovevano creare tranquillità e buon ordine, in realtà si rivela molto ben diversa la situazione, viaggiavano i malfattori e la diffusione della mentalità premafiosa, era soprattutto il comportamento dei latitanti dei potere che costituiva qualcosa simile ad uno Stato nello Stato.
Prima del 1860, la mafia,(o meglio dire l’insieme dei fattori e gli accordi dal quale gli viene attribuito un nome), non era un fenomeno necessariamente creato a scopo criminale, ma era un modo di pensare, di vedere le cose, di comportarsi diversamente, non adatto alla vita democratica. Ha avuto la forza di penetrare ed entrare nel tessuto rispettabile della società siciliana.
Un’organizzazione che aveva alla basi, la forza di intimidazione, andò progressivamente verso la conquista di varie consorterie, con finalità dannose.
Il nome, questa parola “mafia”, diventata per la fortuna e la felicità dei delinquenti molto conosciuta nel mondo, La mafia, nata al sud, nella bella Sicilia, dietro a questo nome si nascondevano e si nascondono ancora tante cose, criminalità organizzata, politica e non solo. Ha una strategia di tensione, a quale sono interessate tante forze.
L’industria del terrore azionava e le vittime preferivano pagare in silenzio che rivolgersi alla polizia a quale non si fidava per niente, però avevano pure paura di raccontare a qualcuno quello che sta succedendo. Vivevano con la paura come di fatti sta capitando anche adesso nei nostri tempi.
Anche lo stato ha fatto un pò di giustizia e ha confiscato dei beni che con prepotenza i mafiosi hanno rubato. Certo essi attraverso le cose illegali si erano impadroniti e dove comunque avevano usato soldi sporchi.
I beni confiscati, la giustizia che con queste azioni ha rappresentato l’esito tangibile dello Stato contro questa organizzazione.
L’azione repressiva della magistratura ha puntato di indebolire le mafie attraverso la sottrazione delle ricchezze mettendo in crisi il loro potere economico.
I comuni hanno confiscato tanto, si sono dati da fare poi gli ha dato in uso in diverse posizioni, per diversi centri.
Da vecchi tempi, d’alinizio la mafia attraverso sotterfugi hanno ottenuto tanto, hanno preso potere, però sembra che un pò ultimamente la giustizia ha preso piede, quello che prima aveva paura di fare. Certo che anche adesso la mafia fa paura, ha il suo potere, anche adesso usa i loro metodi tremendi contro tutti per ottenere soldi.
Guardando il grafico al sud, la Sicilia è il numero uno dove sono stati confiscati tanti beni. E iniziata lì la facenda mafiosa e rimane presente anche adesso al primo posto per le cose illegali.
Fig. 5. I beni immobili confiscati alla criminalità organizzata.
Fig. 6. Le regioni dell’Italia con i beni confiscati alla mafia.
Fig. 7. Tabella e grafico del mancato utilizzo degli immobili consegnati ai Comuni.
2. Cosa Nostra
2. 1. La struttura e l’evoluzione di un’organizzazione criminale
Cosa Nostra nacque all’inizio del secolo XIX e come tutte le mafie, è apparsa per lo scarso interesse dello stato. Formato dalla classe sociale dei massari, dei fattori e dai gabellotti che gestivano i terreni della nobiltà siciliana. E un’organizzazione che conta circa cinque mila persone, quello che significa “un uomo di onore” per ogni mille siciliani.
Dal 1865 considerata ufficialmente un’organizzazione criminale pericolosa. Essa aveva come mestiere tutto quello che comprendeva situazioni o cose illegali, persone che non facevano altro che dei grossi danni, attraverso ad una grande freddezza e con il coraggio che ognuno di quest’associazione aveva.
L’organizzazione era molto violenta, di tipo mafioso-terroristico, presente e attiva in Sicilia occidentale, in sud Italia. Le provincie più importanti erano Trapani, Palermo, Agrigento ma anche Caltanissetta.
Il terrorismo è una successione di azioni criminali molto ben organizzati e molto violenti premeditate e fatte apposta provocare fracasso come attentati, omicidi, stragi, sabotaggi a diversi personaggi o istituzioni pubbliche, politiche. In realtà non esiste una definizione accettata da tutti del terrorismo, ma la definizione più corretta è stata data nel 1937 dalla Società delle Nazioni nella quale si parla di "fatti criminali diretti contro lo Stato in cui lo scopo è di provocare terrore nella popolazione o in gruppi di persone"
Un organismo democratico, forse uno dei più importanti dove si vota alzando la mano davanti a tutti, non ci sono scrutini segreti. Il capo non e cosi importante, è sempre la famiglia che decide.
La struttura della mafia è molto ben organizzata e vediamo tutti cominciando dal capo della famiglia:
Il Boss: Tutti i membri di una Famiglia scelgono per alzata di mano un proprio capo, che è solo un rappresentante, il quale nomina un sottocapo, in base alle dimensioni della Famiglia.
Il Vicecapo: il suo ruolo può somigliare a quello di un intermediario, ma è molto spesso associato anche al comando di un'operazione che non richiede l'intervento diretto del capo. Il sottocapo, in assenza del rappresentante, diviene automaticamente il reggente della famiglia.
Il Consigliere: viene rappresentato come braccio destra che viene chiamato a dare consigli al capo e a tutti i membri della Famiglia; talvolta i consiglieri sono da un minimo di uno ad un massimo di tre, a seconda delle dimensioni della Famiglia. Solitamente il "consigliere" è un affiliato anziano della Famiglia e in alcuni casi le figure del "consigliere" e del "vicecapo" coincidono.
Il Capodecine: è nominato dal capofamiglia è un tramite tra il rappresentante e i "soldati": infatti i loro coordinano gli affiliati e gli "avvicinati" alla Famiglia e hanno l'incarico di avvisare tutti gli affiliati quando si svolgono le riunioni.
Il soldato: viene chiamato anche "uomo d'onore" è un membro della Famiglia ritualmente affiliato che ha un peso indipendentemente dalla carica che può ricoprire nella Famiglia: infatti i "soldati" eleggono il rappresentante della propria Famiglia e si occupano di svolgere le loro attività (dall'esecuzione di omicidi, al traffico di droga, alle operazioni di usura, al racket delle estorsioni e la relativa riscossione dei soldi.
L’avvicinato: Sono aspiranti mafiosi non ancora affiliati solitamente chiamati con questo nome che può durare diversi anni o addirittura per sempre e quindi vengono messi alla prova per testare la loeo affidabilità, facendogli compiere numerose "commissioni" come l'estorsione, il contrabbando, e la riscossione dei soldi del racket, il trasporto di armi da un covo all'altro, omicidi o il furto di automobili e moto per compiere atti delittuosi.
In Italia, la mafia è organizzata molto bene, con precise caratteristiche fondamentali, ogni organizzazione con le proprie radicamenti regionali. Certo la più conosciuta è la Cosa Nostra. Loro condizionano molto la vita, la libertà dei cittadini e la sicurezza, perche tutti vivono nel terrore che la mafia vuole sottrare allo stato il controllo del territorio di intere provincie.
Questa catena del male è un nemico ancora non sconfito dello stato italiano, della gente, ma anche di loro stessi in certi casi, perche entrato in questo gioco, non c’è la possibilità di uscirne vivo.
Fig. 8. L’organizzazione mafiosa.
Per diventare uomini d'onore bisogna dar prova di coraggio per sino a uccidere, non si doveva avere parenti legati alle forze dell'ordine, non ci si doveva tradire il proprio coniuge né divorziare.
Pietro Grasso procuratore nazionale antimafia diceva che c’è stato creato il veleno cioè il male dopo di che è apparso pure l’antidoto dicendo che l’italiani hanno un esperienza molto ampia in materia di crimine organizzato, dove l’Italia è come una fontanella dove escono sempre i mafiosi, e certo un’esperienza nel fare del male, nel tradire.
Tommaso Buscetta racconta che nell’organizzazione chi si macchia di atrocità suscita disgusto, come per esempio Pino Greco, detto Scarpazzedda il quale taglia il braccio destro al giovane Inzerillo, sedici anni, per aver espresso l’intenzione di vendicare il padre e lo finisce poi con un colpo di pistola in testa.
Fig. 9. Cartina della Sicilia dei primi anni del Novecento che mostra la densità mafiosa dei comuni siciliani.
2. 2. La legge dell’omertà e il codice del linguaggio
L’omertà è l’atteggiamento di silenzio dovuto, atto di obbligo in quale non si possono denunciare infrazioni gravi o meno gravi di cui si sa direttamente o no, e non si divulga l’identità dell’infrattore. Questo termine è di origine incerta si trovano trace già dal 1800. La sua origine e collegata alla parola umiltà che proviene dal latino e in termine meridionale omertà.
L’omertà è diffusa nei casi gravi, connessi anche alla criminalità organizzata, alla mafia che conduce alla Cosa Nostra, in quale i mafiosi possono essere coperti e i motivi possono essere diversi, come la paura, alla connivenza o all'accettazione.
Fig. 10. La legge dell’omertà, non sentire, non vedere, non parlare.
La conferma dell’unita della Cosa Nostra era l’omertà, che continua ad essere la regola. Quando un mafioso vuol intimidire un’impresa edile, comincia facendoli saltare in aria la scavatrice, se invece c’è l’ha con un’impresa di nettezza urbana, dara fuoco a una benna. Come avertimento possono mandare anche una lettera con dentro una palotola per intimidire.
Il concetto massonico di umanità deriva da quello camorristico di umiltà che significa la sobordinazione, ma possiamo vedere che anche il cambiare della l con r del dialetto siciliano risulta la parola omertà cosi come scrive Salvatore Lupo.
Cosa Nostra, cioè questi personaggi mafiosi, hanno alla loro disposizione un arsenale completo di attrezzi di morte, seguendo l’evoluzione dei tempi anche nelle tecniche di uccisione. Loro non usavano solo le armi ma anche il veleno. Con queste strategie mafiose sono sparite tante persone tra quali persone pubbliche.
Possiamo dire che il successo della mafia è dovuto a una situazione molto importante, cioè i mafiosi sono stati dei modelli per la gente e per questo motivo sono usciti cosi tanto in evidenza. Lo stato non è riuscito ad essere esso stesso un modello per il popolo, è questo a permesso che l’intelligenza dell’organizzazione mafiosa e la loro formidabile adattabilità nel mondo moderno a ogni stile e modo di vita e anche di lavoro ma anche nelle sconfitte. Cosi sono riusciti a prendere piede e come diceva ultimamente Giovanni Falcone : “una lunghezza di avanzo su di noi”.
Giusto perché hanno dimostrato di essere molto più bravi di tanti imprenditori nei network della finanza, dell’economia e non solo, lo stato invece ha dimostrato una grande incapacità e quindi ecco che la guerra è già vinta dalla mafia che si è impegnata a evolvere ed è riuscita.
Sempre Giovanni Falcone ci parlava del linguaggio in codice. Che poco a poco ha imparato inserendosi nella mente di quello che significa la mafia. Una specie di parlata dove non si chiede mai troppo, non si parla molto, si risparmiano le parole e il verbo viene espresso con una grande carica in base al lavoro che si sta svolgendo.
E molto importante a vedere anche le inflessioni di voce in base in quale le parole cambiano colore ed è difficile rendersi conto cosa veramente si dice. E un po creato anche per i nuovi personaggi che compaiono nella grande famiglia come specie di test, ma anche per persone da fuori e non nell’ultimo per le vittime. La cultura mafiosa con il lessico delle piccole cose, dei gesti che a volte sostituiscono le parole in particolar modo nel mondo di Cosa Nostra.
Molti giovani privi di un futuro lavorativo, opure persone deboli, guardano l’avvicinamento alla mafia come una riuscita e si sottomettono alle regoli per guadagnare.
Leonardo Sciascia scrisse:
"La più completa ed essenziale definizione che si può dare della mafia, crediamo sia questa: la mafia è un'associazione per delinquere, coi fini di illecito arricchimento per i propri associati, che si impone come intermediazione parassitaria, e imposta con mezzi di violenza, tra la proprietà e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e lo Stato".
Secondo Sciascia, la mafia esisteva da tempo ma nascosta dietro ad delle superficie, o con nome diverso o meglio ancora, senza nome. Nel periodo tra il 1838 e la caduta dei Borboni, fù nominato il nome di Nicolò Turrisi Colomba
Le informazione per essere capite hanno bisogno di un certo codice che consentono la comunicazione tra due o più persone. Per la mafia è lo stesso, loro non potevano farsi scoprire e quindi sono molto cauti. Per parlare del linguaggio, esso in se è uno strumento i simboli ai concetti.
Nella mafia i segni sono usati da sempre, sono molto importanti, sono dei simboli usati come codice in diversi aspetti della vita, e di fatti nella mafia siciliana sono molto brutali. Nell’Ottocento ma anche nell’Novecento i mafiosi metteva trapole per la gente, con un chiaro significato per le vittime e tutto questo rappresentava una minaccia per la popolazione.
Un personaggio di questo tipo arriva ad essere bravo anche perche è obligato ad asserlo. E un rischio maggiore con quale convive in ogni momento. Poi a dire la verità, è sempre in pericolo, se non e bravo in quello che fa mette pericolo la sua vita stessa ma anche quella del capo forse. Allora il mafioso e un malefico, un furbo, cattivo, abile ma anche un buon attore.
La gente rimane in un certo senso proibita di fronte a tutte le tragedie o a dire la verità di fronte al terrorismo che questa struttura mafiosa ha messo in piedi, attraverso certi sotterfugi che ha addirittura impaurito la gente. Ad alcuni gli ha coinvolti intrometendosi sempre lei, la mafia, in tante cose e case per interessi, per soldi e per il potere.
La lotta contro la mafia non era soltanto un’opera di diffesa, ma un movimento culturale e morale. Tutti temevano questa gente, il movimento anche religioso, che a convolto tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza e quindi, della complicità.
Fig.11. Dove e come si infiltra maggiormente la mafia.
I mafiosi in questa regione attuano quindi, come possiamo vedere ci sono tante attivita illegali come trafico di armi, di macchine rubate, il gioco d’azzardo che inizialmente può sembrare legali oppure le scomesse e ci sono anche il traffico di sostanze stupefacenti da dove tirano via un sacco di soldi. Tutte queste cose gli fanno guadagnare tanto, gli fanno avere potere. Tutto si sviluppa attraversouna gestione di attività imprenditoriale però sotto ci sono cose non pulite, il più delle volte c’è lavaggio di soldi attraverso attività alimentati da capitali illeciti.
I protagonisti di queste scene oribili, cose spavento se, denaro sporco che lo inseriscono nel tessuto economico crea una concorrenza sleale nel mercato giusto perche loro hanno disponibilità finanziaria e in giro tutto viene squilibrato.
Se mettiamo in calcolo il metodo sviluppo del fenomeno mafioso bisogna dire che in Sicilia la mafia e al di sopra di tutti, possiamo vedere con l’occhio nudo che loro guida il mondo e che il mondo si fa guidare da loro, alcuni perche lo vogliono fare e gli altri perche hanno paura.
2. 3. La feroce famiglia mafiosa, i traditori e i pentiti
Stiamo parlando della ferocità della mafia perché a volte in certe situazioni uccide i propri figli, cioè chi entra in questa struttura, finirà ad essere ucciso da un mafioso. Possiamo vedere che quasi in tutti i casi è più o meno la stessa cosa, ognuno e avido di potere e vuole sempre di più.
Uguale ad una vera famiglia regale, arrivano ad eliminarsi tra di loro per accedere al potere assoluto. Questa cosa può diventare anche una distruzione dell’organizzazione cosi come è successo in Cosa Nostra, iniziando con gli anni novanta e l’hanno indebolita.
Certo che solo chi ci tiene alla sua reputazione di mafioso, sarà veramente affidabile. Cosa Nostra, formata da tanti piccoli gruppi, giusto per ridurre il tradimento. Può dare nascita a codici comuni cosi sono più legati tra di loro.
Avendo in vista che ogni uomo d’onore si considera importante nel gioco mafioso, della famiglia, sa di appartenere a quei doppi-giochi e ai tradimenti e certamente cerca di arrivare più in alto.
Ognuno vorrebbe arrivare sempre più avanti, e pur essendo dei traditori e svolgono attività di terrorismo sono molto fedeli al loro lavoro.
Ogni affiliato e inaffidabile e quindi la mafia cerca di trasformare i suoi amici, i parenti, in dei nemici per lui. La patologia del potere gli fanno senza dubbio a loro stessi di andare contro gli amici, decidono loro stessi di tradire per attaccarsi al carro degli vincenti.
Ci sono dei momenti in quale un mafioso tradisce perché gli e stato ordinato. Chi trasgredisce un ordine viene accusato di tradimento e quindi condannato a morte. In Cosa Nostra è permesso il tradimento verso un amico e trae pure beneficio considerando pure un arma.
Un uomo d’onore ha imparato dall’inizio che se deve uccidere, uccide, cosi come diceva Giovanni Falcone, senza porsi domande e senza farne. Chi sta a pensare davanti alla necessità di uccidere è un uomo morto. Non deve dimostrare incertezza e comunque non deve essere incerto, nel suo modo di vivere non deve provare sentimenti.
Senza nessun dubbio non possiamo considerare ignoranti gli uomini di Cosa Nostra, loro sono quelli che commettono gli omicidi e incolpano gli altri, nello stesso tempo sempre loro che convincono gli uomini d’onore a tradire altri uomini d’onore. Non so se dobbiamo considerare cattiveria o regole che devono per forza essere eseguite.
Spesso veniva fatto rinvenire il cadavere di un avversario della mafia o un mafioso che aveva “sbagliato”, con dei determinati segni esteriori, in modo che tutti sapessero il perché quella persona è stata uccisa e di fare più attenzione nel compiere certe azioni.
Fra i tanti segnali attuati sul cadavere di un uomo possiamo guardare alcuni:
la lettera di scrocco, il petrolio sulla frutta, gli animali sgarrettati erano alcuni pressanti inviti a pagare il pizzo.
se aveva una mano tagliata significava che aveva rubato, sapendo che non poteva farlo in quella zona o a quell’individuo protetto dalla mafia.
gli occhi cavati e chiusi in un pugno significava che il morto aveva ucciso un uomo legato alla mafia.
la testa di un animale nei pressi dell’abitazione, un cuore di metallo bucherellato.
una pala di ficodindia sul petto significava che il morto si era impossessato di denaro che non gli pertineva.
gli organi genitali intorno al collo significava che aveva molestato donne di mafiosi arrestati.
un fazzoletto o un sasso in bocca significavano che quell’uomo avrebbe dovuto tacere.
la lettera di scrocco, il petrolio sulla frutta, gli animali sgarrettati erano alcuni pressanti inviti a pagare il pizzo.
una bara vuota, un uccello morto erano invece avvertimenti di una “promessa” di morte.
Se dobbiamo parlare dei mafiosi, senza dubbio c’è da tremare, uno deve essere molto ordinato, e molto coraggioso ma forse anche un pò matto per riuscire a restare in vita più a lungo.
Fig.12. Attità mafiose.
Sicuramente i mafiosi sono legati al loro lavoro e lo sappiamo che in tutte le cose serve inteligenza per riuscire, e questo a loro non manca per niente. Hanno dei metodi molto strani di agire e vogliono fare di tutto per mettere paura. Certo, alcuni sono più bravi alcuni di meno ma tutti cercano di fare il loro lavoro, cioè quello che è stato ordinato dall’alto.
Il capo è senza minimo dubbio importante, ma anche chi lo consiglia e poi c’è chi esegue. In tutto ciò esiste un’interra circolazzione e la cosa più importante è il denaro. Per questo motivo tutti corrono a destra e a sinistra, per questo tutti si danno da fare per ottenere un pò di soldi. Certo non un pò, si tratta di cifre mostruose, ma è anche questo un modo di vivere che esiste da tanto.
Ma se andiamo a dare un occhio indietro, possiamo scoprire che alcuni non fanno questo lavoro solo per i soldi ma anche perche sentono di farlo, si sente importante. Alcuni si sentono molto più uomini se fanno un lavoro del genere.
In tante situazioni, nei posti importanti sono funzionari rappresentanti della mafia più preciso dalla “Cosa nostra” e a volte nella negoziazione tra lo stato e la mafia c’è tanto da dire e da nascondere.
Tutti cercano di essere all’altezza della situazione e anche se sembrano molto cattivi a volte sono proprio dei mostri, ci sono dei momenti di emozione anche per i più bravi tra di loro.
3. La strage di Capaci, attentato dinamitardo
3. 1. La strage di Capaci messo in atto da Cosa Nostra
La strage di Capaci, un atto in quale vengono ucisi Giovanni Falcone, la sua moglie Francesca Morvillo.e tre agenti di scorta Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani e due macchine che viaggiavano sulla corsia opposta.
La mafia ha fatto esplodere di tritolo in cinquecento chilogrammi in un sottopassaggio sull’autostrada Palermo’Punta Raisi che ha distrutto tutto intorno fecero saltare in aria le auto della scorta sull’A29, all’altezza dello svincolo di Capaci, nel comune di Isola delle Femmine, a pochi chilometri da Palermo.
Il massacro è stato comandato a distanza per far fuori un magistrato che è stato sempre contro la mafia, scrive La Provincia in 24 maggio 1992, ore 17.58, e ha fatto una decina di persone. Il magistrato e morto poco dopo il ricovero in ospedale e qualche oretta dopo anche sua moglie.
E quella voragine spaventosa causata dall’esplosione, vera e propria cartolina dell'orrore. Il disperato trasporto in ospedale. Falcone che spira tra le braccia del suo amico e collega, Paolo Borsellino. Il dolore, lo sdegno e la rabbia della gente. Hanno ammazzato Giovanni Falcone.
La mafia ha pianificato tutto ed è riuscita a togliere la vita ad uno dei più importanti personaggi che veramente lottava contro quest’organizzazione criminale, voleva la verità e ha pagato per questo motivo con la vita ma a quanto pare nessuno non ha dimenticato il suo ruolo benefico contro i mafiosi.
L’obiettivo di questo attentato era chiaro, legato al giudice Giovanni Falcone, cinquantadue anni, ne ha trascorso undici anni nell’ufficio bunker del Palazzo di Giustizia di Palermo a far la guerra alla Cosa Nostra. La sua vita, molto lontana dalla vita normale, che si alternava tra auto blindate e le porte sempre blindate nel Palazzo di Giustizia, dietro alle tende di una stanza superprotetta, un’atmosfera soffocante in quale continuava a leggere e rileggere le deposizioni dei pentiti. L’attentato lo avevano iniziato con la motivazione della rappresaglia contro la lotta alla mafia.
Fig. 13. L’immagine, la strage di Capaci 23 maggio 1992.
Possiamo dire che il giudice Giovanni Falcone può rappresentare un uomo devoto al suo lavoro. Nato in una famiglia borghese, residente nel centro di Palermo con la madre molto religiosa che lo ha fatto sempre partecipare alla vita della chiesa e da piccolo serviva messa e il padre funzionario alla provincia e tutte le volte che il giudice parlava del suo padre ne sottolinea: “Si vantava di non aver mai messo piede in un bar in tutta la vita”.
Per quanto riguarda l’adolescenza si era appassionato di canottaggio, poi come lavoro voleva scegliere tra medico e magistrato. Avendo accantonato il pensiero sulla medicina si era indirizzato verso una carriera di Marina e aveva fatto pure la domanda di iscrizione all’Accademia navale e contemporaneamente alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Palermo. Alla fine si decide per il diritto e supera il concorso per entrare nella magistratura. Da qui inizia la sua vita come servitore dello Stato, un magistrato in gamba che ha cercato di applicare la legge e si è trasformato in un personaggio disturbante, un giudice che dà fastidio, un eroe scomodo.
Ma il giudice non si faceva illusioni diceva:
“E vero, non mi hanno ancora fatto fuori…Ma il mio conto con Cosa Nostra resta aperto. Lo salderò solo con la mia morte, naturale o meno”
Uno dei grandi superpentiti della mafia, Tommaso Buscetta, uno dei suoi migliori amici e collega nello stesso tempo lo aveva messo in guardia fin dall’inizio delle sue confessioni:
“Prima cercheranno di uccidere me, ma poi verrà il suo turno. Fino quando ci riusciranno”.
Certo che aveva un reale intuito si può dire in base a queste parole,e in qualche modo, cosi è andata.
Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo, la sua moglie, stava accanto a lui con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua sorte. Gli uomini della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sforse potrebbero finire male ma non si sono allontanati. Giovanni Falcone non ignorava l’estremo pericolo che correva, perché troppa gente, colleghi di lavoro, tanti amici, hanno perso la vita. Non è fuggito, ha accettato questa tremenda situazione, perché stato turbato dalle tragedie che succedevano in giro. E stato sempre pronto a rispondere a chiunque aveva qualche paura poteva sperare in lui. Ha fatto tutto per amore!
La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra dove lui è nato, che tanto gli piaceva
I funerali di Falcone si svolgono in una maniera privata al 23 luglio. Tutto è andato con calma con una fotografia del giudice a fianco della figlia Fiammetta tra le lacrime. I famigliari non vogliono che si speculi su questa tragedia, ma non chiudono la porta a chi decide di andare a rendere l’estremo saluto al loro caro.
Fig.14. Strage di Capaci titoli sui giornali.
3. 2. L’impatto dell’omicidio sulla società italiana del tempo
La stage di Capaci ha coinvolto tante persone, in cui viene ucciso il giudice Giovanni Falcone, la sua moglie e i tre personaggi vicini a loro, ha messo tanta paura tra la gente. Il boss Salvatore Riina voleva vendicarsi della sua attività antimafia. L’attentato fù nominato ‘Falange Armata’ e subito il consiglio dei ministri approvò il decreto-legge ‘Scotti’Martelli detto anche decreto Falcone che significava il carcere duro per i mafiosi. Una telefona minaciosa arrivata dalla mafia ha fatto che le cose si ralentassero.
Il Quirinale, il 16 luglio 2012, in una nota in merito alla presunta trattativa Stato-mafia ed alle telefonate di Nicola Mancino al presidente della repubblica Napolitano, per chiedere un appoggio contro i giudici siciliani, Antonio Ingroia, Nino Di Matteo e altri, che stavano valutando la sua posizione processuale, scrive:
“Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva affidato all'avvocato generale dello Stato l'incarico di rappresentare la presidenza della Repubblica nel giudizio per conflitto di attribuzione da sollevare dinanzi alla corte costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo per le decisioni che questa ha assunto su intercettazioni di conversazioni telefoniche del Capo dello Stato”.
La gente spaventata, i giornalli parlavano sempe di questa situazione. Si dice che in Sicilia si combattono da sempre due grandissime guerre, due grandissime battaglie tra con i mitra e con le chiacchere, certo possiamo pensare restando un minuto in silenzio che quello che sta accadendo ai magistrati di Palermo e forse non solo, che portano avanti il processo sulla trattativa Stato-Mafia.
Falcone, quanta solitudine ha accompagnato l’ultima parte della sua vita, e anche per Borsellino è stato uguale e sicuramente non si sono fermati qua, hanno condannato a morte anche altri uomini di legge.
Possiamo pensare che un pò di responsabilità c’è l’ha anche le notizie che ci vengono dette, le informazzioni forse troppo superficiali e nessuno ha la forza di rompere questo grande silenzio. La stampa per dire, si tratto tutto di cose più o meno nascoste alla mordi e fuggi, forse per paura, forse per non allarmare la gente.
Si tratta di una situazione iniziata in Sicilia, Calabria, Campagna e ha invaso tutta l’Italia infiltrandossi da per tutto.
Nell'intervista concessa a Marcelle Padovani per "Cose di Cosa Nostra", Falcone dichiarò profeticamente:
"Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere."
Il 23 maggio 1992 rappresenta il coraggio di lottare contro il male facendossi del male, rappresenta il sacrificio di una persona onesta giusto perche ha detto no al pizzo e ha pagato per il suo coraggio. Queste persone sono troppo poche in confronto al mare mafioso.
La gente ricorda ma rimangono zitti, già dall’inizio degli anni novanta l’Italia tornava a fare i conti con le bombe, però l’impatto emotivo per la terribile morte di questo magistrato italiano meglio dire siciliano con i baffi è stato devastante. La popolazzione lo ricorda come un maestro della lotta contro la mafia, lui diceva:
“La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. “.
Seguì la stagione dei veleni con continui attacchi alla figura di Giovanni Falcone. Di una certa rilevanza e clamore le ripetute polemiche con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando (rieletto alla carica di primo cittadino palermitano appena da due giorni), e un giovane Salvatore Cuffaro, all’epoca deputato regionale siciliano.
Il futuro Presidente della Regione Sicilia (poi condannato a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa), presente tra il pubblico, prese la parola nel corso di una puntata speciale della trasmissione televisiva Samarcanda condotta da Michele Santoro in collegamento con il Maurizio Costanzo Show e dedicata alla commemorazione dell'imprenditore Libero Grassi, ucciso dalla mafia, e si accanì con veemenza contro una certa magistratura che secondo Cuffaro poteva mettere a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana.
In base alle situazione della posizione antimafia, Falcone accettò la proposta di Claudio Martelli, a dirigere la sezione Affari Penali del ministero.
Tuttavia la vicinanza di Falcone al ministro socialista fu osteggiata da molti partiti politici, in particolare del centrosinistra.
In questo ambiente nel marzo 1992 viene assassinato Salvo Lima. Con questo omicidio, Cosa Nostra alzò il tiro e affiorò la serie d’inquietanti legami tra mafia e politica. Viene il tempo della “Superprocura”che avrebbe consentito un’intensificazione del contrasto alla mafia, ma ancor prima che Giovanni Falcone fosse formalmente indicato come candidato al ruolo di “Superprocuratore”, appaiono le ennesime polemiche sulla possibilità di una riduzione dell'autonomia della Magistratura a vantaggio del potere politico.
Si arrivò a uno sciopero dell'Associazione Nazionale Magistrati di avanzare, inizialmente, la candidatura di Agostino Cordova al posto di Falcone (che ottenne i numeri per essere eletto Superprocuratore il giorno prima della sua morte).
La società ne sofri, giusto perche ci sono tanti giudici, tanti personaggi giusti, leali, che amano il loro lavoro e che lo pratticano convinti di quello che fanno, ma uno solo è stato Giovanni Falcone. Un uomo vero, potente per la sua grinta, per il suo coraggio.
La gente ne ha sofferto e ne soffre tuttora, perche almeno lui aveva il coraggio di lottare contro la mafia per cercare di diffenderci. Ha lottato e ha perso ma per tutti rimane un eroe.
3. 3. L’eco del delitto riflessi dalla stampa
Sulle prime pagine dei giornalli, appare l’incredibbile strage di Capaci dove perde la vita Giovanni Falcone, la moglie, la scorta e dove furono anche otto feriti. A Palermo una tonelatta di tritolo sventra l’autostrada, stermina tutto.
Il simbolo dell’antimafia viene ammazzato dalla mafia in piena strada. Loro sapevano chi era il grande nemico, una minaccia per loro: era Giovanni Falcone, lo dovevano far fuori per poter essere più tranquilli.
Il giudice era appena atterato a Punta Raisi, la mafia lo aspettava per ucciderlo, l’attentato delle ore 18. Senza dubbio in quel momento tra Cosa nostra e lo stato era una guera totale. Le parole mancano, la stampa, la gente, tutti sono rimasti traumatizzati dietro a questa mostruosa azione.
Le immagini, i nomi, tutto restera impresso negli occhi di tutti. Tanti si sono chiesti se si poteva far qualcosa. Gli esempi, le azzioni di Giovanni Falcone sono legati ai valori e alla battaglia contro la mafia che ha combatuto, e in qualche modo ha affidatu un po anche a noi un piccolo compito per proseguirla.
Tutti resterano nella memoria di ognuno di noi. La sua moglie Francesca Falcone è rimasta unita al giudice in questa grande guera, volendo affermare la giustizia. Non scordare tutti questi eventi può significare prendere coscienza di tutto e vuol dire anche una ribelione civile contro questa piovra, che oprime sempre di più, che tende ad ottenere tutto il controllo.
Sergio Mattarella diceva in un discorso per i giovanni:
‘La battaglia, ha avuto i suoi effetti, come le riforme adottate seguendo le proposte di Falcone e Borsellino, così pure la nascita di quell’impegno della società italiana a non vedere umiliata la propria coscienza".
"La mafia può essere sconfitta – dice, alzando la voce, Mattarella -. Siamo qui per proseguire quella promessa. La memoria di Falcone e Borsellino è un tutt’uno con l’impegno profuso per realizzare questa speranza".
Grazie a questa persona meravigliosa, a questo giudice in gamba, il quale diceva sempre che si devono trovare nuovi metodi di indagine, e di fatti ha trovato anche. Sapeva che l’azione penale era indispensabile, tra Stato e anti-Stato doveva vincere lo Stato.
Le direzioni distrettuali antimafia di quale lui parlava e la procura nazionale antimafia attraverso quali ha dato prova che questa organizzazione e un sistema unico e forte ed è una fonte di pericolo per la democrazia della Republica italiana.
La gente ha capito che non deve rinunciare ad essere costruttori di una società migliore, e per riuscire ad avere un risultato buono è inevitabile la partecipazione larga del popolo.
Senza dubbio furono presi i personaggi che hanno partecipato alla strage e secondo quanto riferito dal pentito Gaspare Spatuzza nel corso delle precedenti udienze, l'esplosivo utilizzato per l'attentato di Capaci proverrebbe da ordigni bellici recuperati in fondo al mare.
Sotto processo davanti alla corte ci sono boss e affiliati alla famiglia mafiosa di Brancaccio: Salvo Madonia, Vittorio Tutino, Lorenzo Tinnirello, Giorgio Pizzo e Cosimo Lo Nigro che dicevano che l’esplosivo l’hanno trovato nel mare:
"Dobbiamo considerare che l'esplosivo conservato in una latta in fondo al mare si conserva meglio perché sta meno a contatto con l'ossigeno e quindi è meno soggetto ad ossidazione".
Tante cose si sono scoperte dopo, tanti traditori, tanti che sono stati traditi, certo la pura verità non la sappiamo senza dubbio ma una cosa è sicura, in seguito dovremmo avere più fiduccia in noi stessi e nelle persone che cercano di lottare contro il male.
Sempre sulla stampa era uscito anche il pescatore del tritolo, il suo nome è Cosimo D’Amato, di Caltanissetta sembrerebbe un collaboratore di giustizia. Esso fù condannato a 30 anni di prigione giusto per aver aiutato le cosche a reparire l’esplosivo di alcune bombe trovate in fondo al mare, al largo delle coste palermitane esistenti dalla seconda guera mondiale. Esso ha deciso di pentirsi perche diceva che vuole cambiare vita.
Parole pesanti che sono state riferite a destra e a sinistra, appuntamenti rimandati, momenti di difficoltà, gente disperata, cosi si vede in poche parole la situazione di questra strage, una catastrofe che ha avuto un eco internazionale.
Tutti hanno manifestato solidarietà al magistrato e a tutti che sono stati coinvolti e la notizia è stata lancinante come un freddo gelido e tanti sono rimasti di pietra, ha avuto una finalità dramatica.
La famiglia mafiosa che dipende dalla provincia di Palermo, che ha fatto sparire il Falcone, che ha traumatizzato la gente del sud e non solo, tutta l’Italia è stata in diffeicoltà. Tutte queste strutture erano controllate e dirette da “uomini d'onore”. Il declino della mafia più volte annunciato non si è verificato. Le indagini di polizia giudiziaria, ormai di questo fatto tutti scrivono ma poco si risolve.
Fig.15. Ricostruzione della strage di Capaci.
La reale potenza dei mass-media, televisione, giornali, hanno aiutato a non dimenticare dei personaggi che hanno dato un contributo tangibile all’Italia. Tutti hanno commemorare il più grande magistrato.
La televisione e i giornali hanno veicolato una serie di messaggi visivi, in qualche modo universali. L’autostrada divelta, il rumore delle sirene, polvere e macerie ovunque, ma non solo. Per i funerali delle tre personalità si ricordano gli applausi della folla rivolti ai feretri, ma anche i fischi e gli insulti all’indirizzo dei politici presenti alle funzioni religiose. Grande tristezza nella scorta di Falcone come se quel momento potesse fare in qualche modo comprendere ai lettori e ai telespettatori il dolore di quelle famiglie, vittime a loro volta della mafia; si vuole far intendere di una collusione tra mafia e politica.
In televisione va in onda l'edizione straordinaria del Tg1-Rai1, condotta da Angela Buttiglione, che annunciava la morte di Giovanni Falcone e di almeno tre uomini della scorta , oltre ad una ventina di feriti.
Le stesse raffigurazioni furono riproposte come fotografie a supporto degli articoli apparsi sui quotidiani italiani all’indomani dell’agguato. “La Stampa” è un grosso esempio. La sua prima dove scrive ‘’Falcone ammazzato dalla mafia’’.
A dare la notizia una scritta in sovrimpressione trasmessa dalle reti. Poche righe che gettano l’intera penisola nello sconforto, ma soprattutto una regione in particolare, la Sicilia. Una Sicilia che negli ultimi anni era stata devastata da una serie di omicidi di matrice mafiosa che avevano avuto come vittime politici, magistrati, giudici, nonché gli stessi mafiosi. In modo particolare, come è elementare presupporre, la città maggiormente colpita fu il capoluogo regionale, Palermo. La notizia viene letta da milioni di italiani, ma in questi numeri sono compresi, purtroppo, anche i famigliari delle vittime.
Il giornale “La Stampa” per tanti giorni di fila, hanno scritto dell’omicidio del grande magistrato è usciva sempre su le pagine principali di tutti i giornali.
La prima pagina era un rimando a quelle interne che trattavano in maniera più approfondita l’argomento del giorno, cioè la strage di Capaci. Ciò che si può vedere dalla lettura di certi articoli è che il loro racconto è stato affidata a dei giornalisti che avevano conosciuto molto bene Giovanni Falcone. La sua storia e parte della sua vita privata, curando quest’aspetto, la “La Stampa” abbia operato una scelta oculata: tale linea editoriale ha infatti permesso alla gente che seguono le informazioni, ai lettori, di conoscere non solamente quanto avvenuto il 23 maggio 1992, ma anche chi era realmente il giudice Falcone.
Nel maggio del 1993 Papa Paolo Giovanni Paolo II intraprende un viaggio in Sicilia e addirittura a Caltanissetta, Trapani e Agrigento. Qui proprio in questa città grida il suo sfogo nei confronti della strage avenuta un anno prima. Chiede ai mafiosi di convertirsi e dichiara martiri della fede i giudici siciliani uccisi dalla mafia.
Sulle cinque campagne inaugurate vengono scritti i nomi delle vittime della strage di Capaci e sicuramente con ogni suono di queste campagne possa riccordarci del sacrifucio che queste persone hanno subito e cosi, noi, la gente non dovremo dimenticare.
Fig.16.Le vittime dells strage di Capacci.
L’isola del terrore
“C’è un isola grande nel Mediteraneo,
Lì la l’organizzazione mafiosa è il nucleo,
Tutto sucede nel sud Italia,
Quel posto meraviglioso chiamato Sicilia.
La violenza è una qualità professionale,
Se non sei cattivo niente vale,
Alla grande famiglia tutti giurano fedeltà
Nessuno sa cosa in futuro gli accadrà.
Il termine mafia significa potere,
Non guardano a niente tutto gli appartiene,
Per i delinquenti è una fortuna,
Per loro è la strada più opportuna.
La Mafia, un nemico ancora non sconfito,
Lo Stato, troppo crenulo o troppo piccolo,
Guardando intorno c’è silenzio, sembra tutto finito,
Sognamo ad un mondo bello ma invece eccolo !
Se un mafioso deve uccide allora uccide,
Con i suoi metodi esegue e decide,
Niente lo trattiene, niente lo interrompe,
Con tanta crudeltà riesce e corrompe.
Mile kili di tritolo, tante macchine distrutte,
Il massacro di Capaci, cose brutte accadute,
Sull’autostrada della morte, perdù la vita Falcone,
Rimane un vincitore anche perà caduto nel burrone.
La mafia è forte e colpisce ancora,
Adesso e perfettamente uguale come allora,
Ognuno di noi abbiamo una ferita,
Mi guardo intorno e rimango alibità.
La stampa parla ma non dice tutto,
C’?solo la mafia o c’è anche lo Stato?
Falcone diceva: La mafia pu?essere sconfita !
Resta a noi il compito ma in un’Italia unita”.
Conclusioni
In questo documento ho cercato di approfondire e dimostrare come è nata la più importante organizzazione del sud Italia e come si è svilupata questa fabrica del male e quali sono state le cause che hanno dato tutto questo potere a quelli che non hanno mai saputo cosa significa l’umiltà o l’educazione verso il bene.
Ho scoperto una Sicilia in lacrime, molto bella ma anche molto triste, schiava a delle persone che sapevano manipolare. Questo meraviglioso posto, che sembra lontano dal mondo ma molto vicino al male, sembra che ad ogni angolo può comparire qualcosa di brutto. Questo ha portato povertà di tanta gente e alla richezza di certe persone.
Dal punto di vista umano sono stata più colpita dalla visione dei film e delle fiction, dove spesso ho piacevolmente riscontrato delle analogie con i testi letti a riguardo; si tratta a mio giudizio di un aspetto rilevante, in quanto sinonimo di fedele trasposizione della realtà.
Secondo il mio punto di vista, la strage di Capaci rappresenta una svolta. Una sorta di spartiacque tra la vecchia e la nuova mafia, quella che prima colpiva a volto scoperto uccidendo in mezzo a una strada a colpi di fucile e che ora preferisce nascondersi dietro il tasto di un detonatore. Non proiettili ma tritolo, non più assassini che affrontano la loro vittima ma esecutori che spiano da lontano i movimenti del loro bersaglio e colpiscono a distanza, come per Falcone e per Borsellino.
La strage di Capaci ha anche cambiato il modo di fare notizia, per quanto attiene i delitti mafiosi. Scompaiono i sotto pancia, le notizie delle edizioni notturne dei telegiornali per fare spazio alle edizioni in diretta di questi ultimi: ai cittadini vengono spesso fornite notizie sommarie, appena reperite da agenti di polizia presenti sul posto o dai passanti, ma esse sono supportate da immagini molto eloquenti destinate a rimanere indelebili nella memoria e nel tempo.
Nello studio abbiamo parlato di questa nuova idea di Stato in Sicilia, legato alla riforma amministrativa borbonica dove si propone il tema della mafia. Nel medioevo, il potere dei conti, il potere militare, dei borghesi, dei mercenari furono componenti del sistema socio-economico, dove la fonte di ricchezza e pure il potere politico l’aveva il feudo.
Se dobbiamo parlare della mafia, essa è un’organizzazione, territorialmente collegata alla Sicilia. Questa organizzazione hanno i loro metodi per spaventare la gente, per terrorizzare e per ammazzare delle persone da quali possa ottenere un beneficio.
La mafia un’organizzazione molto ben concepita, parlare delgli anelli mafiosi concepiti già dal ottocento e poi hanno sempre più perfezionato la possibilità di fare del male attraverso diversi metodi, cominciando con il giuramento che serve per ogni persona che entra in questa catena. Fa una grande impressione tutti il loro modo, perche i mafiosi di Cosa Nostra scelgono i metodi più brevi e meno rischiosi senza avere preferenze tra una tecnica o un’altra, scelgono le vie che non lasciano tracce e che non attira l’attenzione. Nel lavoro abbiamo svolto abbiamo visto che questa gente hanno anche un loro alfabeto proprio per parlare, per comunicare tra di loro.
Il capo è senza minimo dubbio importante, ma anche chi lo consiglia e poi c’è chi esegue. In tutto ciò esiste un’interra circolazzione e la cosa più importante è il denaro. Le caratteristiche della presenza mafiosa in Sicilia dove ci sono pure rapporti con il mondo politico e soprattutto instituzionale, territoriale e di fatti tutti ciòsi tratta di attività criminale. Per le caratteristiche del concetto mafioso e del suo modus operandi, loro si sono infiltrati in tanti campi, pure nell’economia, nella politica ma pure il controllo del territorio.
Organizzazioni criminale di stampo mafioso si tratta pure dei così deti uomini-cerniera e la presenza mafiosa c’è pure qua ed essi sono coloro che forniscono le informazioni importanti alla mafia e fanno da ponte tra le cose legali e quelle illegali.
I mafiosi in questa regione attuano quindi, come possiamo vedere ci sonotante attivita illegali come trafico di armi, di macchine rubate, il gioco d’azzardo che inizialmente può sembrare legali oppure le scomesse e ci sono anche il traffico di sostanze stupefacenti da dove tirano via un sacco di soldi. Tutte queste cose gli fanno guadagnare tanto, gli fanno avere potere. Tutto si sviluppa attraversouna gestione di attività imprenditoriale però sotto ci sono cose non pulite, il più delle volte c’è lavaggio di soldi attraverso attività alimentati da capitali illeciti.
Ho sempre guardato le notizie, le scritte sulla mafia, sono sempre presente quando c’è qualcosa legato a questo suggetto e soprattutto nei film. E un mondo affascinante, è pure una linea di interesse nazionale.
Spesso compare nell’immaginazione letteraria e cinematografica universo delle associazioni segrete di stampo mafioso, sono ritenuti del tutto efficaci per aiutare a diventare uomini d’onore.
Un aspetto che costituisce uno dei riti mafiosi, un metodo molto usato è la rivelazione di un segreto iniziatico riguardante il codice di comportamento di un richiedente che dovrà conformarsi per sempre, facendo il giuramento e non sarà più possibile ritirarsi da vivi. Si dice di solito che si entra col sangue e se ne esce con il sangue.
Infatti, i mafiosi con tutto quello che fanno producono uno squilibrio in tutto, non solo che occidono, prendono tasse di protezzione ma fanno fallire tanti imprenditori. Certi giusto per stare a galla chiedono prestiti, perdono avvantaggiando i mafiosi. C’è da capire che la mafia è qualcosa che non riguarda solo il mondo meridionale ma colpisce tutti.
Copyright Notice
© Licențiada.org respectă drepturile de proprietate intelectuală și așteaptă ca toți utilizatorii să facă același lucru. Dacă consideri că un conținut de pe site încalcă drepturile tale de autor, te rugăm să trimiți o notificare DMCA.
Acest articol: La Mafia, Fenomeno Storico E Sociale Tipicamente Siciliano (ID: 117293)
Dacă considerați că acest conținut vă încalcă drepturile de autor, vă rugăm să depuneți o cerere pe pagina noastră Copyright Takedown.
