Hugvísinda svið [615042]

Hugvísinda svið

Il vero, i vinti e il dramma attraverso gli
occhi di un narratore impersonale

Analisi della teoria letteraria ‘V erismo’e la sua rappresentazione
in quattro novelle di Giovanni Verga

Ritgerð til B.A. -prófs

Hrefna María Eiríksdóttir

September 2010

Háskóli Íslands

Hugvísinda svið
Ítalska

Il vero, i vinti e il dramma attraverso gli
occhi di un narratore impersonale

Analisi della teoria letteraria ‘Verismo’e la sua
rappresentazione in quattro novelle di Giovanni Verga

Ritgerð til B.A. -prófs

Hrefna María Eiríksdóttir
Kt.: 100678 -5279

Leiðbeinandi: Stefano Rosatti
September 2010

Indice
Sintesi ………………………….. ………………………….. ………………………….. …………………….. 1
Introduzione ………………………….. ………………………….. ………………………….. ………………. 2
1 In Italia nasce il Verismo ………………………….. ………………………….. …………………… 3
1.1 Protagonisti della teoria verista ………………………….. ………………………….. ………………. 4
2 Descrive la realtà, dipinge il vero ………………………….. ………………………….. ……….. 5
2.1 Lo stile impersonale ………………………….. ………………………….. ………………………….. …. 5
2.2 Gli argomenti e il mondo verista ………………………….. ………………………….. …………….. 7
2.3 Pessimismo generale ………………………….. ………………………….. ………………………….. … 9
3 Il concetto di vinti ………………………….. ………………………….. ………………………….. .. 10
4 Anal isi ………………………….. ………………………….. ………………………….. ………………. 12
4.1 Nedda ………………………….. ………………………….. ………………………….. …………………… 12
4.1.1 Lo stile ………………………….. ………………………….. ………………………….. …………… 12
4.1.2 La condizione dei vinti ………………………….. ………………………….. ………………….. 13
4.1.3 I poteri condizionanti ………………………….. ………………………….. ……………………. 14
4.2 Rosso Malpelo ………………………….. ………………………….. ………………………….. ………. 15
4.2.1 Lo stile ………………………….. ………………………….. ………………………….. …………… 16
4.2.2 La condizione dei vinti ………………………….. ………………………….. ………………….. 16
4.2.3 I poteri condizionanti ………………………….. ………………………….. ……………………. 18
4.3 Il canarino del N. 15 ………………………….. ………………………….. ………………………….. .. 18
4.3.1 Lo stile ………………………….. ………………………….. ………………………….. …………… 19
4.3.2 La condizione dei vinti ………………………….. ………………………….. ………………….. 20
4.3.3 I poteri condizionanti ………………………….. ………………………….. ……………………. 21
4.4 In piazza della Scala ………………………….. ………………………….. ………………………….. .. 22
4.4.1 Lo stile ………………………….. ………………………….. ………………………….. …………… 23
4.4.2 La co ndizione dei vinti ………………………….. ………………………….. ………………….. 23
4.4.3 I poteri condizionanti ………………………….. ………………………….. ……………………. 24
Conclusione ………………………….. ………………………….. ………………………….. ……………… 26
Bibliografia ………………………….. ………………………….. ………………………….. ……………… 28
Sitografia ………………………….. ………………………….. ………………………….. …………………. 29

1 Sintesi
Intorno agli anni ‟70 dell‟Ottocento, in un‟ambiente pessimistico e disastroso socio –
economicamente, nasce in Italia, una corrente letteraria nominata Verismo . Trae
ispirazione soprattutto dal Naturalismo francese, che, in un modo politico e scien tifico,
studia e analizza la società e l‟ambiente degli umani , anc he quello negativo e di degrado .
Il Verismo, invece, si sviluppa in una direzione diversa. Si distacca dal contesto politico,
e diventa più un‟osservazione che dipinge la realt à, che un‟anal isi. Gli autori veristi sono
pessimisti ci e privi di speranza per quanto riguarda cambiamenti sociali e economici in
Italia, e da tali premesse, senza abbellimenti o comunicazione d‟insegnamento, si
aspirano a descrivere la vita come veramente è. Attravers o uno stile impersonale, che
consiste principalmente del principio dell‟impersonalit à dell‟autore, dipinge soprattutto
la realtà dei poveri popolari, la loro vita umile, e la lor o situazione misera di sconfitta
nella lotta per la sopravvivenza. Il rappr esentatore e creatore principale della teoria
verista è Giovanni Verga, un intellettuale siciliano. Scrive entrambi romanzi e novelle,
che possono essere divisi in due grandi blocchi, rappresentativi di due mondi, uno
siciliano e uno milanese. Si cercher à, qui, di analizzare quattro delle sue novelle, due per
ciascuna delle ambientazioni . Si cercher à di individuare i temi principali veristi, di
decifrare la dura condizione di vita dei personaggi protagonisti, e di osservare il potere
condizionante che su di essi ha la societ à, con le sue tradizioni e i suoi valori.

2 Introduzione
La teoria letteraria detta Verismo , nata in Italia intorno agli anni ‟70 dell‟Ottoce nto, si
sviluppa in un contesto storico caratterizzato da una situazione s ocio-economica
disastrosa del paese . Da questa condizione , deriva una visione pessimist ica del presente e
del futuro, da parte dei rappresentanti del Verismo, il cui esponente di mag gior spicco è
Giovanni Verga . Verga verista è autore di romanzi e novelle il cui denominatore comune
è la dura realt à della vita e del lavoro, e la lotta e la sconfitta dei personaggi,
generalmente appartenenti agli strati sociali più bassi del mondo rural e e cittadino. In
questo lavoro si osserveranno le caratteristiche del V erismo, lo stile, le tematiche e i
concett i principal i. In particolare, questa trattazione si propone, inoltre , di analizzare
come certi elementi tipici del Verismo si presentano in quattro fra le più conosciute
novelle di Verga, appartenenti a due ambien tazioni diverse.

3 1 In Italia nasce il Verismo
Il Verismo nasce in Italia i ntorno agli anni ‟70 dell‟Ottocento . È una corrente letteraria
che deriva soprattutto dal Naturalismo fr ancese, il cui teorico principale era Émile Zola,
ma che è anche influenzata da altre teorie filosofico -letterarie diffuse in Italia nel
periodo: il realismo, il positivismo, l‟evoluzionismo . Il Verismo s i diffonde nel Nord
Italia, più precisamente a Milan o, la capitale economica e il centro culturale più vivace
del periodo. Uno dei motivi principal i che portano alla nascita il Verismo e alla sua
diffusione , è la disastrosa condizione socio -economica in cui versa l‟Italia, dopo l‟unità
del Paese realizzatas i nel 1861. Molti fra gli ambienti artistici e intellettuali pi ù
illuminati sono pervasi da un pensiero pessimista nei confronti della classe dirigente
italiana; nasce la cosiddetta “questione meridion ale” (cioè il grave problema riguardante
la condizione di sottosviluppo economico, sociale e culturale del Sud d‟Italia ), che è
effettivamente , in campo letterario, per la prima volta messa in risalto proprio dagli
scrittori veristi.
Come su mmenzionato, il V erismo trae ispirazione soprattutto dal Na turalismo
francese , e da concetti relativamente nuovi, come l‟evoluzione, la lotta per la
sopravvivenza, e il condizionamento dell‟ambiente sul comportamento umano. S i
studiano la società e l‟ambiente dell‟uomo, anche nei loro aspetti umili, negativi e d i
degrad o1. Il romanzo naturalista è un documento impersonale d‟analisi scrupolos a, e
l‟argomento principale è l‟essere uma no nel mondo contemporaneo. Il V erismo si muove
nello stesso ambito teorico, ma, influenzato da un lato dal contesto socio -economico e
culturale italiano, e dall‟altro dalle opinioni personali degli scrittori veristi, si sviluppa in
una direzione diversa. Il Verismo si distacca dal contesto politico e dall‟analisi
scientific a, e diventa più un‟osservazione, un documento , della realtà sociale del periodo,
in cui la “ verità psicologica non è più descritta [e analizzata] ma rappresentata.”2 Come
gli scrittori naturalisti, anche i veristi si ispirano al principio del reale, e al principio
dell‟impersonalità dell‟autore. Ma, mentre i naturalisti analizz ano le situazioni
„allontanandosi‟ dal testo , i veristi si „immergono ‟ nel mondo osservato, e considerano il
testo un organismo che si deve sviluppare da sé. Gli autori veristi sono pessimisti, pieni
di sfiducia e privi di speranza per quanto riguarda camb iamenti sociali e economici. Essi

1 Carnazzi 1996, p. 10.
2 Scuderi 1950, p. 82.

4 generalmente considerano l a realtà della condizione sociale italiana come qualcosa che è
quasi impossibile da migliorare. Da tali premesse, diversamente dai naturalisti, si
aspirano a descrivere la vita come veramente è. L a narrativa verista, invece di
comunicare una morale, un insegnamento o di abbellire la realtà, cerca di essere popolare
e quotidiana, e come si è detto, fedele alla realtà.
1.1 Protagonisti della teoria verista
Le teorie veriste si sviluppa no sopratt utto per merito dei due intellettuali e scrittori Luigi
Capuana e Giovanni Verga, e ntrambi siciliani , considerati i rappresentanti principali del
Verismo italiano. Luigi Capuana, influenzato dalle concezioni naturaliste,
successivamente le critic herà e le svilupper à, creando la base della teoria verista.
Condivide le sue idee con l‟ amico Giovanni Verga, il creatore della poetica verista.
Capuana è noto come il teorico primario, mentre Verga è l‟autore più produttivo, e
conosciuto come il rappresentante pi ù significativo del Verismo.

5 2 Descrive la realtà, dipinge il vero
Spesso la critica tende a identificare la letteratura verista con l a letteratura verghiana
cosiddetta „matura‟ . Con l ‟espressione „ letteratura matura ‟ si intende l ‟opera di Verga
succe ssiva al la novella Nedda , scritta nel 1874, che è considerata un a tappa
fondamentale nello “svolgimento spirituale ed artistico del Verga”3, cioè un passo
decisivo verso un tipo di scrittura che ha dietro di sé una determinata teoria, la teoria ,
appunto, verista. L‟obiettivo principale che si pongono gli scrittori veristi è quello di
dipingere il vero di una realtà misera , attraverso l‟osservaz ione e la presentazione
precisa , soprattutto delle classi popolari. Nella narrazione è importante essere fedele al
„vero‟ delle situazioni e dei fatti, al „vero‟ dell‟ambiente e al „vero‟ dei personaggi.
Bisogna rappresentare e rispecchiare la realtà come realmente è, senza alterazioni . Tra
gli scritti teorici pi ù not i e importanti di Verga sono la prefazione alla sua novella
L’amante di Gramigna , del 1880, e, nell‟anno seguente, la prefazione al suo romanzo I
Malavoglia . In queste prefazioni, l‟autore garantisce racconti di fatti veri, presentati con
l‟impersonalità e l‟invisibilità della mano dell ‟artista . Spiega che la narrativa è come un
organismo naturale che si dovrebbe sviluppare internamente e secondo un proce sso
naturale , che deve sembrare di “ essersi fatta da sé”4, ovvero il lettore non deve percepire ,
nella narrazione, la presenza d ell‟autore. Successivamente il termine „verista‟ si riferisce
al Verismo di Verga.
2.1 Lo stile impersonale
Lo stile del Verismo, attraverso cui l‟autore cerca di essere più fedele possibile al vero, è
caratterizzato soprattutto dall‟idea dell‟impersonalità e dell‟oggettività d ell‟autore stesso .
Consiste nell‟ „immer sione‟ del n arratore dentro il mondo che vuole rappresentare,
nonché nell‟uso di un linguaggio adatto al suo scopo, in questo caso nell‟uso frequente
della tecnica del discorso indiretto libero, e della tecnica di st raniamento.
Poiché il Verismo si propone di narra re una realtà oggettiva , lo scrittore deve
cercare di non essere presente nel testo, di essere invisibile e impersonale, in tal modo
rendendo la narrativa più reale. Deve essere oggettivo, e non dare spiega zioni, commenti
o giudizi personali sulla vicenda. I personaggi, la loro personalità, i loro atteggiamenti, e
i loro pensieri non vengono descritti o spiega ti, ma rappresentati e comunicati attraverso

3 Verga 2009, p. 69.
4 Ibid., p. 157.

6 le loro azioni e i loro comportamenti. Invece di essere onnisciente e raccontare la storia
da un punto di vista esterno, il n arratore si immerge nella realtà sociale che descrive,
assume la cultura e la prospettiva dei personaggi rappresentati, e „regredisce ‟ al loro
livello di parlato popolare. I fatti vengon o espressi e giudicati dal punto di vista dei
personaggi, e non secondo la visione dell‟autore. Per farlo, il narratore, pur mantenendo
la terza persona, si trasforma in uno dei personaggi stessi delle storie che narra.
È ovvio che Verga deve adatta re il linguaggio in cui scrive ai su oi soggetti.
Un‟oggettività totale avrebbe infatti comportato l‟adozione d el dialetto siciliano, in cui si
sarebbe dovuta esprimere in realtà la maggior parte dei suoi personaggi , ma ciò non era
proponibile perché sarebbe stat o “incomprensibile alla stragrande maggioranza dei
lettori”5. Quindi, per essere il più possibile fedele al vero possibile, per rispecchiare la
cultura della società descritta, Verga adotta le espressioni e le strutture libere e irregolari
della sintassi d ialettale , cerca di eliminare dal linguaggio ogni raffinatezza, di renderlo
semplice e vivo, e più vicino ad una lingua parlata che scritta. L‟impersonal ità
dell‟autore è data anche e soprattutto dall‟uso del linguaggio popolare adatto .
Il disco rso indir etto libero è una sorta di fusione tra le strutture letterari il
discorso diretto e il discorso indiretto . Esso c onsiste nell‟inserire direttamente nel testo
le espressioni dei personaggi, senza usare le virgolette o altri segni che rappresentano il
discor so diretto, e senza usare i verbi reggenti, come „dire‟, „chiedere‟ e „rispond ere‟,
tipici del discorso indiretto. Con l‟adozione del discorso indiretto libero l‟autore toglie
punti di riferimento al lettore, cosicché, diventa effettivamente difficile dist inguere quali
sono le voci dei personaggi e qual e è quella del narratore. In ta l modo la storia sembra
essere rac contat a dai personaggi stessi e non da un narratore specific o, e anche così si
rinforza l‟invisibi lità dell‟autore.
La tecnica di straniament o è, in sostanza, la rap presentazione di ciò che è
anomalo come se fosse normale. Si tende a ribaltare il senso dei fatti racconta ti, e a
turbare così la coscienza morale del lettore .6 In questo modo viene e videnzia ta la
differenza fra il punto di vista d ella vicenda e il punto di vista del lettore. Nel Verismo,
la tecnica di straniamento si realizza, soprattutto, nella presentazione dei fatti attraverso
il punto di vista della società protagonista, cioè lo sfondo sociale in cui si muovono i
protagonisti p rincipali, e questo è un punto di vista sempre privo di una morale comune,
borghese e „benpensante‟ . Inoltre, poiché ad ogni personaggio o punto di vista è data una

5 Carnazzi 1996, p. 50.
6 Luperini 1975, p. 246.

7 „ragione ‟, diventa , in quel senso, anche difficile distinguere i „buoni ‟ dai „cattivi ‟, il
morale dall‟immorale .
2.2 Gli argomenti e il mondo verista
Complessivamente il V erismo affronta e rappresenta il duro mestiere di vivere. Presenta
l‟immagine d i un‟Italia contemporanea povera e misera . Lo sfondo principale della
narrazione è la realt à avversa che infierisce su uomini umili, semplici e veri, sulla loro
condizione di vita, spesso già di per sé cruda e degradante e fatta di una continua lotta
per l‟esistenza e per la sopravvivenza. Verga dipinge la dura realtà di vari person aggi di
diver se condizioni socia li, ma il soggetto primario è la vita del pove ro, che appartiene
alle classi social i più basse. Le novelle di Verga , in particolare, si possono dividere in
due gruppi , rispetto all‟ambiente che rappresentano. Da un lato l‟ambientazione
primitiva e rurale del Meridione d‟Italia , in particolare del la Sicilia, dipinta come una
terra dura e carnale, e dall‟altro lato l‟ambientazione cittadina di Milano , moderna e
industriale. Le due diverse aree di ambientazion e sono ben conosciute da Verga, Sicilia
essendo la sua terra d‟origine e il luogo in cui ha trascorso la maggior parte della sua
vita, e Milano essendo l‟altra sua „ casa‟, dove ha vissuto per circa vent‟ anni.
L‟idea del destino fisso, alla quale base c‟è l‟ideale dell‟ostrica, di cui s i tratterà
più avanti, è forte nella narrativa verista. Per chi nasce in una determinata si tuazione, un
cambiamento è impossibile, non solo, ma anche ogni tentativo mirato al cambiamento
non è accettabile. Quelli che si ribellano finiscono sconfitti. I per sonaggi veristi sono
vittime di emarginazione, di perdizione o di aspirazione al miglioramento economico , e
sono sempre degli sconfitti. Inconsapevolmente , mostrano tutti, in vari modi, una certa
accettazione della sorte asp ra a loro assegnata dalla vita , e spesso anche una certa
rassegnazione .
Il mondo degli umili del Meridione è condizionato e dominato dall‟ambiente
aspro e selvaggio, e dalle leggi dure e immutabili della natura . I personaggi rappresentati
sono sventurati pescatori, contadini, pastori, m inatori, braccianti, e anche piccoli
borghesi della campagna. Il loro mondo è ricco di tradizione, credenze e vecchi valori, ai
quali la società aderisce fortemente. I legami famigliari e la sopravvivenza della famiglia
sono più importanti delle esigenze e dei voleri dell‟individuo, e il pensiero dell‟etica del
sacrificio e della dedizione è forte. Ci si dedica e ci si sacrifica per la famiglia, per il
lavoro, per sopravvivere e per i l rispetto dei valori sociali. La credenza nel destino fisso è
forte nella massa della società meridionale. Quella credenza assieme a quella nella
tradizione e nei valori sociali , fornisc e un ruolo potente e decisivo alla società . Poiché è

8 proprio attraverso tali credenze che nella società si crea, si forma , il potere di
condizi onare la vita dei singoli , soprattutto di quel li che sono in qualche modo diversi
dalla maggioran za.
Anche a Milano, nel centro culturale del Nord Italia, la vita delle classi più basse
è misera. Il mondo rappresentato è quello della città e delle sue periferie , moderno e
industriale. L‟ambiente in cui si muovono i personaggi è uno spazio commerciale e /o
industriale , essi svolgono mestieri generalmente re legati a i margini del vero „progresso‟
cittadino : si tratta infatti di sfortunati operai, portinai, mi litari, erbivendoli, vetturini,
camerieri, sarti e così via. Con l‟espansione della città e dell‟industria, l‟individualismo e
la solitudine dell‟individuo aumentano . La società è cambiata ed è caratterizzat a dalla
solitudine, da una visione distorta dei valori morali , e le tradizioni sono scarse. Qui nel
mondo industrial e milanese, il modo ancora più evidente rispetto agli ambienti e alla
società del mondo meridionale , il potere condizionante è nel denaro. La sua presenza o
assenza ha un‟influenza enorme s ulla vita dei protagonisti. Non è il denaro ad essere
protagonista della vicenda, ma le conseguenze che ha la sua assenza nella vita dei poveri
personaggi . L‟idea positiva della città è che è piena di possibilità, lì tutti sogni si possono
realizzare, ma i protagonisti verghiani ne sono come esclusi. Essi v ivono una vita
difficile e se osano a sognare, o cercare un miglioramento, restano delusi e sconfitti .
A parte l‟ambiente, la differenza tra i due gruppi di opere sta nei tipi di
personaggi, e nelle lor o sconfitte. Mentre le novelle di ambientazione meridionale
trattano soprattutto di contadini e pescatori di passioni intense , che svolgono un duro
lavoro fisico, e sono fedel i alla famiglia e alla tradizione, quell i milanesi trattano
generalmente di una p lebe misera, individui , spesso privi di „sani‟ valori morali, che
cercano di migliorare la loro condi zione di solitudine e povertà , in qualsiasi modo
possibile. In oltre, le oper e meridionali tendono ad essere vicende cupe e fisicamente
tragiche, mentre que lle milanesi sono forse meno intense ma in esse è più evidente la
tragedia morale dei personaggi .7
I personaggi verghiani , in generale, sono persone comuni, e lontane da essere
eroi, nel senso tradizionale della parola. Non si distinguono per coraggio o paura, per
bontà o malv agità, al contrario sembrano essere delle persone soltanto comuni,
abbastanza limitate e rassegnate. Sono anche personaggi , dal punto di vista letterario,
piuttosto pia tti, nel senso che in loro non c‟è, o avviene raramente, uno svil uppo men tale

7 Squarotti 1982, p. 189 -190.

9 o emozionale. Per il fatto che essi sono battuti dalla vita , Verga de finisce questi suoi
personaggi dei vinti. Le due ambientazioni diverse , milanese e siciliana, forniscono la
possibilità di un confronto sociale, sia per quanto riguarda la di fferente condizione di
vita fra Nord e Sud d‟Italia, sia per quanto riguarda la differenza tra le classi. Ma il vero
interesse dello scrittore non è per la differenza sociale tra due mondi, ma per il tragico
dell‟esistenza in sé.8
2.3 Pessimismo gener ale
La visione verghiana della realtà è pessimist ica e tragica. È una visione, come detto,
derivata dal contesto social e, culturale e economico dell‟epoca . Verga vive in un‟Italia in
crisi, spaccata in due dalle enormi differenze tra il Nord e il Sud , e la condizione delle
classi proletarie e contadine è drammatica . È una r ealtà dominata dall‟interesse
economico, dai problemi dell‟industrializzazione, e da una classe dirigente immobile,
carente di azioni . Tuttavia, l‟opera di Verga non si sviluppa su un pia no di denuncia
„politica‟ , così neanche la visione pessimist ica dello scrottore è legata a asserzioni
politiche. Verga non cerca di comunicare nessun messaggio, osserva soltanto e dipinge il
vero, la condizione sociale umana reale. È convinto che nessun ca mbiamento sia
possibile ed è inutile cercarlo, tanto che la realtà è dominata dalla legge scientifica e
immutabile della sopravvivenza del più forte. Nonostante la posizione sociale, l ‟uomo
rappresentato nelle opere verghiane , è condannato alla sua posizio ne, al suo des tino
immobile e alla sofferenza . É importante specificare, tuttavia, che quella di Verga non è
una posizione conservatrice , cioè lo scrittore non sostiene „politicamente‟ che chi si
ribella è destinato a fare una brutta fine. Piuttosto, egli sostiene questo da un punto di
vista storico, filosofico e psicologico. In altre parole, la sua è una visione molto
pessimistica della realtà in generale . Tanto è vero che nel suo progetto del “ciclo dei
vinti” (ved. 3.1.), rimasto interrotto, Verga si pro poneva di descrivere non solo la
situazione immutabile dei poveri contadini siciliani, ma anche quella, ugualmente
immutabile, della nobiltà cittadina. Il tema dei vinti avrebbe dovuto attraversare, cioè,
tutte le classi sociali. È in questo fatto che è po ssibile cogliere l‟aspetto sostanzialmente
tragico dell‟opera verghiana.

8 Rosatti, appunti.

10 3 Il concetto di vinti
Il concetto d i vinti è per la prima volta presentato nella novella Fantasticheria , scritta da
Verga nel 1879. Poi, esso è chiarito e pienamente applica to soprattutto nel romanzo I
Malavoglia , del 1881. Alla base d i questo concetto c‟è il cosiddetto „ ideale dell‟ostrica ‟,
presentato nella novella Fantasticheria , che racconta del breve soggiorno di un signore e
di una dama dell‟alta società del Nord, nel p iccolo paese siciliano Aci -Trezza. La donna,
affascinata dal paesino che aveva visto per la prima volta dal finestrino del treno, decide
di ritornarvi, con lo stesso signore e di soggiornarvi un mese . Ma dopo solo due giorni la
dama si stanca e s‟annoia de lla vita del paese, apparente mente semplice e monotona.
Partir à senza aver capito il significato dei sacrifici, delle sofferenze e degli stenti
dell‟esistenza dei paesani. Il signore, che è anche il narratore dell a vicenda, presen ta
l‟ideale dell‟ostrica , cioè “il tenace attaccamento di quella povera gente allo scoglio sul
quale la fortuna li ha lasciati cadere ”9. Il signore, sotto le cui funzioni di personaggio si
può intravedere la presenza di Verga stesso, continua, affermando che “questa
rassegnazione c oraggiosa ad una vita di stenti, questa religione della famiglia che si
riverbera sul mestiere, sulla casa, e sui sassi che la circondano, mi sembrano […] cose
serissime a rispettabilissime anch‟esse.‟10 La novella è importante per il contrasto fra
l‟atte ggiamento superficiale e sofisticato della dama, che non capisce “come si pos sa
vivere qui tutta la vita”11, e quello del suo interlocutore -narratore, che è invece
pienamente consapevole del dramma e della sofferenza degli abitanti di Aci Trezza. In
questo contrasto c‟ è il distacco di Verga da tutta la sua precedente narrativa, legata agli
ambienti di una Milano raffinata ed estetizzante, una narrativa piena di donne fatali,
ballerine, artisti malati di tisi, drammi interiori, ecc. Questo distacco è definiti vamente
affermato dal narratore nel momento in cui dice alla donna, quasi annunciando la stesura
dei Malavoglia : “ho cercato di decifrare il dramma modesto e ignoto che deve aver
sgominati gli attori plebei che conoscemmo insieme. Un dramma che qualche vol ta forse
vi racconter ò”.12
L‟ideale dell‟ostrica è una metafora. L‟ostrica che resta attaccata allo scoglio
dove è nata è sicura. Quando si stacca viene mangiata dal pesce vorace. Così l‟uomo di

9 Verga 2009, p. 108.
10 Ibid., p. 108.
11 Ibid., p. 104.
12 Ibid., p. 108.

11 Verga vive protetto e sicuro nella sua data condizione , nell‟ambiente i n cui è nato e
cresciuto, finché rispetta i valori tradizi onali della società e della famiglia. Nel momento
in cui si stacca dal proprio contesto socio -economico, e comincia a desiderare un
cambiamento, non può evitare un destino negativo, un de stino, appunto, di „vinto‟. È
impossibile integrarsi e riconciliarsi con un ambiente diverso. Ogni uomo è destinato a
rimanere legato alla posizione sociale in cui è nato, al suo “ scoglio” . Bisogna accettare la
dura legge che governa il mondo e il destino, vivere come uno è nato e non ribellarsi o
sognare di altro .
Nella prefazione a i Malavoglia , Verga chiarisce il concetto , spiegando come si
diventa un vinto . Alla base c‟è la presa di coscienza del fatto che si potreb be stare
meglio, quindi si cerca di re alizzare un cambiamento.13 Tutti lottano per l‟esi stenza in
un modo o in un altro: “Ciascuno, dal più umile al più elevato, ha avuta la sua parte nella
lotta per l‟esistenza, pel benessere, per l‟ambizione – dall‟umile pescatore al nuovo
arricchito”14. Anch e qui, non si tratta di una visione conservatrice della realtà. I
personaggi che tentano di cambiare la propria condizione, che tentano di ribellarsi, lo
fanno perché percepiscono il proprio malessere, la propria insoddisfazione personale. Ma
proprio perch é la loro condizione iniziale, quella che li fa „agire‟, è negativa, le
conseguenze saranno sempre peggiori, fino a conclusioni tragiche. I vinti, quindi, sono
effettivamente tutti coloro che sono destinati a finire sconfitti da questa lotta, e si trovano
in tutte le classi sociali. Verga aveva l‟intenzion e di dimostrare la sua teoria , come detto,
in un‟opera composta da cinque romanzi, cosiddetta il “ciclo dei vinti” . Voleva
presentare i vinti nelle varie condizioni sociali, iniziando dalla vita più sempli ce delle
classi basse, dei pescatori e contadini, e via via scalando i gradini delle classi sociali,
fino ad arrivare alla vita agiata e lussuosa dell‟alta borghesia e della nobiltà. Lo scrittore
non riesce ad adempiere al suo obiettivo, porterà a termine solo i primi due romanzi del
ciclo; il primo, I Malavoglia , l‟opera più conosciuta di Verga, descrive la vita dura e
piena di sfortuna di una famiglia di poveri pescatori, che, nel tentativo di migliorare la
propria condizione, fallisce e si ritrova, infin e, ancora più misera e completamente
disgregata; il secondo, Mastro Don Gesualdo , tratta della vita di un muratore in cerca di
un‟ascesa economica e sociale, ma che finisce la sua vita nella solitudine e nel disprezzo
generale.

13 Gherarducci, Ghidetti 1994, p. 102.
14 Ibid., p. 104.

12 4 Analisi
Com e accennato, le novelle di Verga (circa quaranta, in totale) si possono dividere in
due grandi blocchi, rappresentativi di due mondi, quello siciliano e quello milanese. Si
cercher à, qui, di analizzare quattro di queste novelle: Nedda , scritta nel 1874 e Rosso
Malpelo , del 1878, che sono di ambientazione siciliana e fanno parte della raccolta Vita
dei campi , uscita nel 1880, e Il canarino del N. 15 e In piazza della Scala , entrambe
scritte nel 1882, che fanno parte della raccolta di ambientazione milanese Per le vie ,
uscita nel 1883. Nell‟analisi di queste quattro novelle si cercher à di individuar ne i temi
principali, di decifrare la condizione di immutabilit à dei personaggi, la loro condizione
di vinti e si cercher à inoltre di osservare il potere condiziona nte che su di essi ha la
societ à, con le sue tradizioni e i suoi valori.
4.1 Nedda
La novella Nedda descri ve la vita misera di una contadina siciliana, una ragazza
semplice e innocente. Nedda è senza di padre e cura la madre malata. Lavora dovunque
trova lavoro, per pagare, con difficoltà, le medicine per la madre, che in seguito muore.
La sua unica gioia è l‟amore che ha per Janu, un ragazzo povero come lei, ma anche lui
muore , lasciandola in vergogna, incinta e senza niente. Dai co mpaesani è rimpr overata e
trattata con sem pre più disprezzo. Totalmente sola, d à alla luce una bambina fragile .
Rifiuta di portarla alla Ruota, un convento per i bambini illegittimi, e viene perciò ancora
più duramente criticata. La bambina perde la vita presto per malnut rizione. Il racconto si
conclude con le parole di Nedda che esprime gratitudine per la morte della bambina:
“Oh, benedetta voi, Vergine Santa! che mi avete tolto la mia creatura per non farla
soffrire come me.”15
4.1.1 Lo stile
Come gi à detto , Nedda è la novella che in qualche modo anticipa la narrativa verista
verghiana. Nella narrazione sono presenti, infatti, alcuni „indizi‟ degli elementi
caratteristici dello stile verista che poi verr à sviluppato dallo scrittore. In questa novella
comunque , “il V erga non ha conquistato definitivamente il suo mondo poetico”16. La
struttura e la scrittura del testo sono ancora piuttosto tradizionali , e l‟argomento di tipo
„campagnolo ‟ non è innovativo. La novità più radicale è la gestione dell‟argomento, c ioè

15 Verga 2009, p. 33.
16 Scuderi 1950, p. 69.

13 l‟assoc iazione dell‟argomento con il tema dei vinti e la rappresentazione drammatica e
realistica , da una parte della situazione economica e d esistenziale, e dall‟altra degli
atteggiamenti del mondo popolare siciliano17. Il metodo non è ancora quello
impersonale , non c‟è una totale immer sione nel mondo rappresentato . All‟inizio si ha un
punto di vista esterno, il narratore parla di un‟esperienza personale, e si riferisce a se
stesso in prima persona. Rivolgendosi anche al lettore , il narratore tratta la materia con i
commenti personali nell a narrazione. Il linguaggio è ancora ricco di toscanismi, e g li
elementi popolari e dialettali consistono di nomi e sopranomi siciliani, e di qualche
proverbio dialettale, dentro inseriti in un lessico fondamentalmente letterario e
tradizionale. Tali elementi s ono anche evidenziati dal corsivo, un fatto ch e li distingue e
mette in rilievo la presenza dell‟autore. Nel testo si trovano comunque i primi segni del
discorso indiretto libero, a nche questo, tuttavia, evidenziato con il co rsivo. Le virgolette
del discorso diretto sono scomparse , ma l‟uso dei verbi reggenti è abbastanza forte.
4.1.2 La condizione d ei vinti
Nedda vi ve di stenti e di lavori fisicamente duri, che le hanno alterato la forma umana e
indurito l‟anima. É p iù povera e più piccola delle altre lavoratrici, ed a vvezza a mangiare
la minestra senza il pane. È una persona altruista , che non si spinge avanti e non si
lamenta, tuttavia viene rimproverata, giudicata e condannata dalla società. Non si ribella
contro i rimproveri, anzi li accetta come se le fossero rivolti giustamente, per esempio
quando la signora la rimprovera per esser si messa in fondo alla fila e d essere arrivata per
ultima a ricevere la minestra. Nedda è un‟anima fondamentalmente buona, di un cuore
gentile, timida, anch e abbastanza ottimista; quando i lavoratori si lamentano del fatto di
non poter lavorare a causa della pioggia, Nedda indica le nuvole che si distaccano dal
mare all‟orizzonte e dice: “[…] sul mezzogiorno forse il tempo cambierà”18. Il suo
carattere si mostra nella gentilezza e nel l‟affetto con cui cura la madre, nel suo amore
delicato e tenero per Janu, nei suoi sforzi di tenere viva la sua bambina, e nel rapporto
umile che ha con lo zio Giovanni, l‟unica persona che le offre un po‟ di carità. Nedda
non cerca di cambiare la sua posizione soci o-economica, né cerca di migliorare la sua
condizione. È piuttosto vittima dell a vita e della propria ingenuità. Si „permette‟, molto
timidamente, di godersi l‟emozione d ell‟amore con Janu, di sogna re un futuro insieme a

17 Verga 2009, p. 17 (nota 16).
18 Ibid., p. 20.

14 lui, e quando nasce la bambina, rifiuta di portarla al convento. La sua ribellione è proprio
qui, in questa situazione sta il suo opporsi alle idee della società e della tradizione.
Accetta tuttavia con rassegnazione e senza un pensiero „amaro ‟ le condanne e i
giudizi della società, e nella sua umiltà è grata di avere delle braccia forti per poter
lavorare.19 Accetta persino la morte della sua bambina , anzi è anche grata per questa
morte, perché i morti stanno meglio di lei, non soff rono più. Finisce da sola , senza niente
e senza speranza, però, non disperata. L‟accettazione di Nedda degli stenti della propria
vita è assolut a. Nedda stessa d à la colpa delle sue disgrazie a se stessa, alla propria
povertà, al proprio immutabile destino . Nedda è una persona vinta a causa d ell‟estrema
povertà, d ell‟ingiustizia che la colpisce , ma soprattuto a causa della propria umiltà e
ingenuità.
4.1.3 I poteri condiziona nti
Nella s ocietà in cui vive Nedda sono presenti elementi che mostrano la forza delle
credenze popolari e la condanna di ogni trasgressione. L‟intera società si unisce contro la
protagonista, situata “sull‟ultimo gradino della scala umana”20. I membri della comuni tà
rimproverano Nedda perché non sta con la madre malata, l a condan nano perché non
mostra il lutto, e perché non rispetta la tradizione de l corteggiamento e le convenzioni
del matrimonio. E quando finalmente prepara l‟abito a lutto, il cu rato la rimprovera
violentemente perché lo fa di domenica, gio rno in cui non si deve lavorare. In aggiunta a
ciò, la peccatrice viene d isprezza ta anche per la sua „vergognosa ‟ povertà, povertà di cui
Nedda, che tira su la coperta di sua madre morente, “perché non si vedesse che
mancavano le lenzuola”21, è cosciente. In ultimo , vi è la conda nna per non aver scelto di
dare in affidamento la propria bambina illegittima . I compaesani r idono e fanno battute
su di lei , le voltano le spalle, aproff ittano della sua debolezza e della sua remissivit à,
rifiutandole anche la giusta paga . Alla fine le viene rifiuta to completamente il lavoro.
L‟unico personaggio che le mostra gentilezza è lo zio Giovanni. Egli mette in guardia
Janu ( avvertimento ignorato da l giovane) sul fatto che una ragazza povera e sola come
Nedda , non sta bene insieme a un bravo giovin otto come lui22. Dopo questo episodio,
tuttavia, il personaggio di zio Giovanni non entra più nella vicenda .

19 Verga 2009 , p. 26.
20 Ibid., p. 18.
21 Ibid., p. 23.
22 Ibid., p. 29.

15 Il trattamento e l‟atteggiamento della società è crudele, ma anche rappresentativo
della vittoria del più forte su l più debole. Le azioni più poten ti della società non
rappresenta no o rispecchia no tanto gli antichi v alori e la tradizione, invece, mostrano
un‟ingenuità e un‟ignoranza che diventa no una forza crudele nella massa. Mostra la
potenza d ella massa contro l‟individuo. Nell‟accettazione remiss iva di Nedda si trovano
quelle idee di destino fisso e di impossibili tà di cambiamenti che caratterizzanno
soprattutto il primo romanzo di Verga . Essere povera e torturata dagli stenti è il destino
di Nedda, “così era stato di sua madre, così di sua nonna, così sarebbe stato di sua
figlia”23. Nelle ultime parole di Nedda, è anche presente la credenza popolare nella morte
come liberazione dalla sofferenza.
4.2 Rosso Malpelo
Rosso Malpelo, il protagonista principale della novella , è un ragazzo ino dai cape lli rossi,
che fa il duro lavoro di minatore e vive una vita di stenti. Nel le credenze popolar i
sicilian e, i capelli rossi sono considerati un segno di malvagità, perciò egli è emarginato
e disprezzato da tutti, temuto e trattato con violenza, anche da sua madre e sorella. Suo
padre, con cui all‟inizio del racconto Rosso Malpelo lavora nella miniera, è l‟unico che
gli mostra qu alche tipo di affetto, ma quando muore in un incidente sul lavoro, Malpelo
resta solo e indifeso. Dopo la morte del padre , nel ragaz zino aumentano la cattiv eria, il
rancore e il risentimento. Si sfoga su tutti quelli con cui può sfogarsi , per lo più
sull‟asino grigio usato per il lavoro nella miniera. E quando in miniera arriva a la vorare
un ragazzo piccolo e debole, soprannominato Ran occhio, apparentemente diventa lui
l‟oggetto di sfogo di Malpelo. Quest‟ultimo l o picchia, lo insulta, lo tormenta, tuttavia
egli lo fa con l‟obiettivo di rinforzare l‟altro e di fargli imparare come funziona la vita. In
realtà Malpelo vuole bene al ragazz ino nuovo arrivato e a modo suo si prende cura di lui.
Infatti, quando Ranocchio è incapace davanti alle f atiche della miniera, Malpelo lo aiuta,
e quando si ammala non sopporta di vederlo soffrire. Anche il ragazzino muore , e
Malpelo si ritrova ancora completamente solo. Nel frattempo sua madre si è risposata, la
sorella ha trovato un marito, e neanche loro lo vogliono più vedere. Alla fine , Malpelo
accetta un pericoloso compito nella miniera, come aveva fatto suo padre, e scompare per
sempre nelle viscere della terra .

23 Verga 200 9, p. 18.

16 4.2.1 Lo stile
In Rosso Malpelo c‟è un a presenza di elementi tipici dello stile verista maturo , rispetto
alla novella Nedda . Ad esempio, qui è più sviluppata la tecnica dell ‟impersonalità del
narratore. Il narratore s i „nasconde ‟ dentro il processo naturale, cioè non vi è una voce
accentuata che narra la vicenda, la quale sembra veramente di „essersi fatta da sé‟. Il
mondo e i personaggi si presentano direttamente al lettore senza nessuna intermediazione
da parte del narratore. Il punt o di vista è quello della società che sta intorno al
protagonista . Non ci sono interventi, commenti, o giudizi, i fatti sono narrati in una
maniera oggettiva, e sempre in terza persona. La tecnica di straniamento consiste
nell‟esercitare il punto di vista della società, che vede il ragazzo come un essere strano e
cattivo perché diverso dalla massa. Malpelo è presentato , nella narrazione, come l‟unico
elemento cattivo, ma il lettore concluder à „da sé‟, al termine della lettura, che i veri
cattivi sono gli al tri membri del la società.
Il lessico e il linguaggio appa rtengono in gran parte alla parlata popolare
siciliana. I discorsi e i pensieri dei personaggi sono presentati indirettamente, ovvero
attraverso il discorso indiretto libero, senza verbi reggenti e segni distintivi grammaticali.
Sono presenti elementi dialettali come abbreviazioni dei nomi (esempio: „Misciu‟
rappresenta il nome Domenico, „Mommu‟ rappresenta Gerolamo), espressioni sicil iane
legat e ai nomi (esempio: „mastro‟, „zio‟) e proverbi .
4.2.2 La condizione d ei vinti
Il mondo nella miniera, con il lavoro duro e pericoloso e l‟ambiente rozzo e disumano
che lo caratterizza , è talmente orribile che uno dei personaggi , evaso dalla prigione e
capitato lì, preferisce tornare in prigione, perch é essa, in confronto, è un paradiso.
Malpelo è temuto, disprezzato, e fatto oggetto di ogni sorta di angheria e violenza, sia
mental e che fisica. Le caratteristiche di scontros ità e violen za del suo carattere si sono
acuite per i maltrattament i patiti. È una vittima di pregiudizi, emargina zione e
superstizione popolare: “Malpelo è rosso, è diverso, quindi è cattivo, portatore di male
per sé e per gli altri.”24 E Malpelo non solo acetta l a posizione di cattivo e socialmente
inferiore , ma recita fino in fondo la parte che gli viene assegnat a per far credere a tutti di
essere veramente come gli altri si aspettano che sia: “si acconciava ad esserlo il peggio
che fosse possibile”25. Si comporta in maniera crudele verso gli altri, se condo il concetto

24 Verga 2009, p. 10.
25 Ibid., p. 137.

17 della lotta di tutti contro tutti. In questo modo esegue la propria lotta per l‟esistenza. N on
si lamenta, si lascia sfruttar e per duri lavori, non si ribella verso coloro che lo maltrattano
e non si giustifica mai, anzi , si prende i castighi , anche quando non è stato il colpevole,
perché “se non era stato lui sarebbe stato capace di esserlo”26. Invece di ribellarsi ,
Malpelo si sfoga su quelli che sono più deboli e non possono difendersi, cioè l‟asino e
Ranocchio. In questo senso non mostra tant o una rassegnazione da „vint o‟, ma piuttosto
una ribell ione e una rivincita indiretta sfogandosi sui più deboli di lui . Ma Malpelo prova
anche affetto per l‟asino e Ranocchio, probabilmente proprio perché sono più deboli di
lui e gli forniscono l‟unico elemento della sua vita che può controllare, o su l quale può
avere un effetto attivo, dal quale può ottenere una qualche considerazione .
Malpelo, che vorebbe sentire ancora l‟affetto del padre morto , non cerca
cambiamenti n ella propria condizione . Sa che fuori dal suo mondo ne esiste uno diverso,
fatto di lavori e ambienti più piacevoli , e non avrebbe voluto lavorare sotto terra, “ma
quello era stato il mestiere di suo padre, e in quel mestiere era nato lui.”27 Non crede che
siano possibili cambiamenti , per lui, qui ndi non li desidera. Accetta l‟eredità del suo
mestiere e quando un operaio esprime un commento sulla debolezza di Ranocchio
ammalato, e dice che bisogna nascere al lavoro della miniera, Malpelo si sente
addirittura o rgoglioso di essere, lui sì, nato proprio per quel lavoro . In tutto q uesto, anche
in questo orgoglio, sta la tipica condizione del „vinto‟, ma a differenza di altri vinti
verghiani, indifferenti al proprio come all‟altrui destino, Malpelo cerca di migliorare la
condizione di Ranocchio, cerca di rinforzarlo e cambia rlo, cerca a suo modo di
emanciparlo dal suo destino, anche se non ci riuscirà. Sotto terra , da solo , Malpelo si
sente più tranquillo e più vicino a suo padre , che lì è morto . Per questo , e dato che non lo
rimpiangerà nessuno, accetta anche la sua sorte di morire dentro la cava . Assieme
all‟accettazione, c‟è qualcosa di ammirevole nella partenza di Malpelo. Sereno, prende
con sé gli arnesi, il pane e il vino, e come se stesse andando a trovare suo padre, si dirige
sotto t erra per l‟ultima volta. Diversament e dal padre, lui sparisce senza lasciare traccia,
e in un certo senso muore senza morire. Lascia così una leggenda, un mito negativo , di
cui i ragazzi della miniera avrann o sempre paura. In questo senso, Malpelo può essere
considerato il personaggio ver ista probabilmente più vinto di tutti, perché neanche nella
morte trova pace e liberazione , ma continua ad essere disprezzato.

26 Verga 200 9, p. 138.
27 Ibid., p. 139.

18 4.2.3 I poteri condiziona nti
Nella società in Rosso Malpelo , il potere condizionante più forte è dato dal la
superstizione , dalla credenza che la cattiveria sia legata alla diversità. Rosso Malpelo è
vittima di questa c onvinzione, che è così forte da condiziona re tutti gli aspetti della sua
esistenza : il suo nome, la sua vita famigliare, il suo rapporto con la società e pure il suo
atteggiamento verso se stesso. Il potere di tale credenza coinvolge anche sua madre e sua
sorella . Infatti anch‟esse l o vedono come lo vede il resto della società, lo maltrattano allo
stesso modo e la madre quasi non si ricorda il suo nome di battesim o.
Malpelo è un reietto posto allo stesso livello delle bestie, ma di quelle selvatiche
e inutili, e tr attato come tale. È picchia to, “accarezzato coi piedi”28, sfruttato in modo
disumano. Sul lavoro è colpevole per tutto ciò che va male e, sostanzialmente , è
posizionato sotto l‟ultimo gradino della scala sociale umana, ovver o fuori da ogni
relazione umana; è continuamente assimilato alle bestie e „bestie‟ sono anche coloro con
cui ha dei rapporti : suo padre, chiamato mastro Misciu Bestia , e Ranocchio, il c ui nome
non lascia dubbi. Dopo la morte d el padre, Malpelo subisce un‟altra trasformazione
„disumana‟, sempre imposta da lla società: diventa diavoloso . Anche se la società lo ha
relegato al di fuori del consorzio umano, il potere della credenza socia le non è assoluto.
Infatti l‟elemento umano è mantenuto in lui, sebbene debole, dalla memoria del padre, e
dalla consolazione che forniscono i vestiti del padre trovati nella rena e dati a Malpelo.
Altro elemento umano, non secondario, di Malpelo, sta nella sua „filosofia della morte‟,
nella credenza che la morte è una liberazione dal mal e e dalla sofferenza. Malpelo lo
dice a Ranocchio malato; “Se devi soffrire in tal modo, è meglio che tu crepi!”29, e
quando commenta sul la morte dell‟asino grigio, divorato in mo do brutale dai cani,
afferma che sarebbe stato meglio se non fosse mai nato, ma almeno adesso non soffr iva
più.
4.3 Il canarino del N. 15
Il canarino del N. 15 racconta della vita poco movimentata di Màlia, una giovane
disabile, figlia di portinai di un palazzo a Milano. Màlia è paralizzata dalla cintola e giù,
e passa tutto il giorno seduta nel vano di una finestra, guardando la gente e la vita fuori.
Un giovane passa sotto la finestra, nota la ragazza dai begli occhi che lo guarda, e tra i

28 Verga 2009 , p. 134.
29 Ibid., p. 143.

19 due nasce un amore a prima vista. Ma, appena il giovane scopre l‟ infermità della giovane
cambia idea. Màlia aspetta se mpre eccitata di vederlo, finché un giorno lo vede
accompagnare sua sorella a casa. A desso , il ragazzo, di nome Carlini , si è innamorato
proprio de lla sorella di Màlia . Egli i nizia a frequentare la casa e diventa quasi come un
membro della famiglia. Inizialmen te la sorella di Màlia è contenta, ma dopo poco le
viene a noia e inizia a maltrattarlo. Alla fine, lei si trova un altro, con una posizione
economica migliore, e non vuole più avere da fare con Carlini. Lui, turbato, si sfoga
ripetutamente con Màlia del maltrattamento della sorella, mentre lei s‟innamora sempre
di più di lui. Una sera , ubriaco , durante il suo sfogo , le dà un bacio, senza scopo . È la
fine: d a quel momento, Màlia inizia a struggersi per il suo amore impossibile , lasciandosi
morire a poco a poco. La famiglia si rende conto della sua condizione di moribonda, e si
prepara alla sua morte. Perfino la sorella che si era scappata da casa, nonostante
l‟atmosfera di disapprovazione, viene per rivedere sua sorella malata. Mentre il padre sta
nell‟osteria, la madre dorme e la sorella e Carlini parlano sottovoce, Màlia muore, senza
che nessuno se ne accorga . Il giorno dopo i genitori si rend ono conto che anche se la sua
presenza passava sempre inosservata, ora si sarebbero sentiti soli. M a almeno lei aveva
finito di penare.
4.3.1 Lo stile
In questa novella, il narratore si immerge nella cultura e nella prospettiva della vita de gli
operai milanesi; il giovane corteggia la sorella accompagnand ola a casa, non venendo
mai „colle mani vuote‟ , un fatto per cui la madre gli vuole bene. La sorella cerca di
assicurarsi il futuro, cerca la „fortuna‟ in un uomo ricco, e la trova. Boccia il giovane c he
non è abbastanza ricco e scapp a da casa. Per scappare dai dolori della sua vita, il padre
spende i pochi soldi che ha, bevendo in o steria, u n „passatempo‟ piuttosto comune in
questo periodo. Il testo è caratterizzato dall‟uso frequente del disco rso indi retto libero, e
il narratore mantiene la sua posizione di carattere impersonale. Egli s i nasconde tra le
vicende della vita della famiglia di Màlia, ma ogni tanto ne „scappa fuori ‟ attraverso
l‟uso di verbi reggenti del discorso indiretto . Inoltre, entra c on un commento sulla
protagonista che chiama “poveretta”: “La poveretta non si stancava mai di aspettare che
quel giovane tornasse ad alzare il capo”30. Il punto di vista della narrazione si alterna tra
la pr otagonista e il giovane. Vengono espressi in alcu ni casi pensieri e sentiment i di

30 Verga 2009, p. 284.

20 Màlia, ma per lo più la narrazione racconta delle azioni del giovane , del suo rapporto con
la sorella e dei suoi atteggiamenti . Il giovane è il rappresentante del punto di vista e della
visione della società. La tecnic a del lo straniamento consiste nel rappresentare
l‟atteggia mento della società verso Màlia, che viene considerata, dal punto di vista del
suo mondo interiore, allo stesso modo con cui viene considerata dal punto di vista fisico,
cioè come una mezza persona, senza sentimenti e pensieri e senza scopo nella vita . Il
disinteresse quasi assoluto della società verso Màlia non è amorale, anzi, è „ragionevole ‟,
perché Màlia non è buona per niente.
4.3.2 La condizione dei vinti
La pr otagonista Màlia appartiene a u na classe sociale bassa , nell‟ambito cittadino , i suoi
genitori sono portinai, ma ella resta vinta più dalla natura, dalle emozioni e
dall‟atteggiamento della società, che da lla sua situazione di povertà. È vinta dalla natura,
perché è pa ralizzata dalla ci ntola e giù , non è capace di muoversi . Per quello non è buona
per niente altro che stare seduta alla finestra, dove infatti viene lasciata tutto il giorno dai
suoi genitori . In sostanza, non ha la possibilità di cercare di migliorare la sua situazione
perché, non le è dato il permesso di partecipare alla vita, né a quella fuori casa, né a
quella famigliare. È condannata al ruolo di spettatrice , che soltanto guarda, sente e
ascolta. Màlia fa parte della categoria dei vinti in quanto ac cetta la sua condizione fisica
(sa che tanto non c‟è niente che può fare ), e accetta soprattutto l‟atteggiamento di
disinteresse dalla società che le sta intorno. Non chiede mai di essere portata o
semplicemente „ messa ‟ da qualche altra parte, non chiede attenzioni o cure. Ma la
tragedia di Nedda, che è la stessa, a ben vedere, di Rosso Malpelo e di altri vinti
verghiani, sta nel fatto che in queste condizioni di assoluta passività verso se stessi, si
insinua il tarlo della speranza. Così anche Màlia, ogni tanto, senza dire nient e, pensa con
speranza ad un cambiamento : “Alle volte le moriva sulle labbra la domanda se nei
giornali non ci fosse un rimedio per lei.”31
Màlia inoltre, nonostant e la sua condizione di inferma, che non ha le possibilità
d‟amore e di una vita „normale‟ com e gli altri, „si permette‟ di innamorarsi, in ta l modo
ribellandosi contro la sua co ndizione fisica e contro la sua posizione sociale.
L‟innamoramento di Màlia ha, pur nel rispetto delle differenze ambientali e sociali, la
stessa valenza del rifiuto di Ned da di dare la propria bambina in affidamento, è una sfida,

31 Verga 2009, p. 284.

21 inconscia, alla società che la condanna e la esclude. Inconscia, perché nel proprio intimo,
Màlia, come Nedda, accetta la condizione di emarginazione in cui la società e la famiglia
la pongono. Inf atti, f a la civettuola, desidera lo sguardo del giovane e se lo gode, ma di
nascosto, “tanto nessuno la guardava mai!”32. La passività arriva fino al martirio,
all‟autodistruzione. Nedda viene uccisa dalla fame e dagli stenti, Màlia, rifiutata dal
giovane, si lascia uccidere dall‟amore . Con rassegnazione , accetta la costante presenza
del giovane, inizialmente amoroso con la sorella, senza esprimere i p ropri sentimenti,
senza sfruttare la posizione di suo ascoltatore personale , e senza cercare di avere più
attenzione da lui o da nessun‟altro . Ascolta con pazienza lo sfog o del giovane
riguardante il rapporto adesso doloroso con la sorella, e su sua richiesta cerca addirittura
di migliorare la loro situazione, tentando di ragionare con la sorell a. Inconsapevolme nte,
continua la sua piccola ma tragica ribellione , che consiste nel god ere della presenza del
giovane, e dei momenti in cui lui si dimentica della sua condizione e le parla come fosse
una persona „normale‟. Il bacio che lui le dà , è comunque la goccia che fa traboccare il
vaso. Lei non riesce più a reggere il gioco , e le sue emozio ni iniziano a consuma rla,
finché muore.
Per accentuare la condizione di persona vinta, Màlia, la cosìdetta protagonista, è,
in un certo senso, anche spettatore d ella propria storia, infatti l a vicenda narrativa si
sviluppa per lo più intorno a Carlini, alla sorella vanarella e ambiziosa e al rapporto tra di
loro. È solo verso la f ine, quando Màlia sta morendo senza rendersene conto, che le
viene data l‟attenzione de lla vicenda, anche se non interamente. In questo modo si
potrebbe dire – come di Malpelo, che rimane vinto anche dopo la morte – che anche
Màlia è doppiamente vinta , perché non le viene dedicata neppure l‟attenzione degna di
una protagonista.
4.3.3 I poteri c ondizion anti
La vita di Màlia è assolutamente condizionata dalla sua condizione fisica, assegnata a lei
dalla natura. La natura è più potente dell‟uomo e condiziona la tradizione e la credenza
della societ à umana . Questa credenza sociale, che poi governa e condiziona la vita della
protagonista, è rappresentata dall‟atteggiamento della disattenzione, dell‟indifferenza e
dell‟idea della mezza persona. Nessuno cerca di migliorare la sua situazione o di farla
sentire bene. È effettivamente ignorata.

32 Verga 200 9, p. 283.

22 Questo è chiaro quando , ad esempio, Carlini , emozionato, le prende la mano,
“dimenticando che era mezzo morta su quella seggiola”33, come fosse un atto brutto e
sbagliato: o quando sempre Carlini , reso allegro dal vino, arriva a baciarla, senza che la
madre di Màlia stia „in guardia ‟, poiché non c e n‟è bisogno. Solo a tratti pare che Carlini
dimentichi di vederla come una mezza p ersona, come fa la società, e pensa a lei e le
parla come fosse una persona „normale‟. Per esempio quando dice che è un peccato che
lei non possa andare a vedere la sua casa nuova , quando le prende la mano, quando le
dice che la sorella dovrebbe avere il suo buon cuore, quando la bacia, e per ultimo
quando le porta dei fiori dalla campagna. Comunque, questo comportamento da parte di
Carlini, è sempre funzionale ai sentimenti di lui, è egoistico, non c‟è mai in lui nessun
vero interesse personale per Màlia , e questo costituisce per lei una continuna ferita.
Màlia è chiamata il canarino del N. 15 (dal numero di casa sua) perchè è vista
continua mente alla finestra , e i vicini dicono che morir à anche come tale. N el testo ci
sono diversi riferimenti all‟uccellino , ed è proprio come a un canarino, che pa ssa la sua
vita in gabbia, dalla quale non può scappare. Vengono date a Màli a solo l‟atten zione e la
cura essenziali, nulla più . I genitori mostrano più emozioni, quando parte la sorella che
quando Màlia sta per morire. In effetti, lei muore proprio come un canarino , che chiude
gli occhi e non canta più.
4.4 In piazza della Scala
Ambientata nel centro di Milano, la novella racconta le vicende della vita di Bigio e le
sue riflessioni di persona semplice, incolta, riguardant i le ingiustizie sociali . Bigio è un
conducente di carrozze pubbliche, che da giovane “senza moglie né figli, né pensieri”34,
spendeva i soldi allegramente con gli amici. Aveva sposato la Ghita, che lo aveva
sedotto. Adesso Bigio è un povero padre che deve occuparsi di una moglie inde bolita e
di parecchi figli. La vita è dura e ingiusta. Bigio, nelle pause del lavoro tra un cl iente e
l‟altro, r iflette sulla vita che vede intorno a sé , sulla ricchezza dei nobili mil anesi, in
contrasto con la vita d‟umiltà dei poveri, e legge le proposte di giustizia sociale sui
giornali. A nche lui si mette a predica re l‟eguaglianza , ma poi capis ce che non serve a
niente.

33 Verga 2009, p. 285.
34 Ibid., p. 275.

23 4.4.1 Lo stile
La novella è atipica, nel senso che non ha una vera e propria trama. È il racconto della
situazione di Bigio e della sua famiglia , ed è una descrizione della vita cittadina che
ruota intorno al personaggio p rincipale, nonché un resoconto della sua situazione sociale.
Lo stile è compiutamente verista , con una narrazione impersonale in terza persona .
L‟autore non interviene né con commenti personali, né con spiegazioni. Il punto di vista
e la prospettiva sono c ompletamente del protagonista Bigio. La rappresentazione della
realtà è quella che vive e vede lui, e le emozioni e i pensieri espressi, sempre e
unicamente attraverso il discorso indiretto libero, sono i suoi. La vicenda di Bigio è
rappresentativa della r ealtà d i una categoria di poveri operai milanesi . L‟argomento
dell‟ingiustizia e dell‟ineguaglianza sociale , che è una situazione non mutabile , è un
elemento caratteristico per il V erismo.
4.4.2 La condizione d ei vinti
Bigio è un conduttore di carozze, ma è soprattutto lo spettatore di una vita , quella
cittadina, controllata e governata dai soldi. Prima, quando si doveva occupare solo di se
stesso, Bigio poteva spendere i soldi e partecipare a quella vita che adesso può solo
guarda re dall‟esterno . Sposato e diventato padre di tanti figli, la condizione di vita si è
fatta dura, piena di stenti, di poche gioie, con nessuna possibilità di cambiamenti. Ma
Bigio non accetta quella sua vita da pochi soldi. Frustrato e agitato, guarda attentamente
la vit a dei benestanti , e rimugina sull‟ ingiustizia che è insita nel grande distacco fra le
persone come lui , e le persone che non sanno cosa fare del loro denaro . Rimugina
sull‟ingiustizia economica e sociale di cui si sente vittima. Condanna anche il forte
potere che ha il denaro nel suo mondo, e a capo danno, mentre nelle trattorie la gente
festeggia allegra mente, Bigio impreca contro l‟anno che se ne va, e in cui non è riuscito
a cambiare la sua situazione economica.
Infiammato dai giornali che legge, che pa rlano dell‟ineguaglianza che lui guarda
e sente ogni giorno, e rinvigorato dalla sua voglia e ingenuità di credere nella possibilità
di cambiamenti, si mette a predicare anche lui della ingiustizia sociale che deve essere
abolita: “Aveva ragione il giornal e. Bisognava finirla colle ingiustizie e le birbonate di
questo mondo! Tutti eguali come Dio ci ha fatti!”35 Ma predica soltanto durante l‟estate,
perché è il periodo più facile dell‟anno nella lotta della sopravvivenza . Nel periodo

35 Verga 2009, p. 277.

24 invernale, lungo e diffi cile, le attività sono limitate, anche quelle della protesta sociale .
Bigio s i sposta allora dai discorsi animati alle riflessioni e osservazioni in solitudine. Poi
capisce che non può confidare negli agitatori, nelle dimostrazioni , o negli scritti dei
giornali. Si rende conto che sono tutte parole vuot e, scritte senza convinzione o
intenz ione di realmente cambiare la situazione. Servono solo agl i scopi personali di
quelli che scrivono , per difendere i loro interessi economici o per esaltar li.
La mogl ie è indebolita e scontenta, i figli cercano la fortuna dovunque pos sono, e
non vogliono avere troppo a che fare col padre, come il figlio che “non avrebbe guardato
in faccia suo padre che l‟aveva fatto.”36 Bigio non è contento neppure della posizione
sociale dei suoi figli, soprattutto di quella di sua figlia Adelina, che, nonostante si
vergogni , trotta «nel vestitino nero» per le strade in cerca di un‟amante ricco. Bigio cerca
di convincersi che bisogna “aver pazienza, perché quello era il mestiere dell‟Adelina ”37,
e effettivamente, prima, anche di sua moglie. Appena l‟Adelina trova „la fortuna‟, la
posizione di una signora, scappa da casa e non si fa più vedere. Bigio non riesce ad
accettare la situazione e cerc a continuamente la sua faccia tra la folla.
Sostanzialmente, Bigio è vinto in tutti gli aspetti di sua esistenza. Non partecipa
più alla vita, non riesce a guadagnare abbastanza per far sopravvivere se stesso e la
famiglia, sua moglie non è contenta con lui e la famiglia non rappresenta un‟unità.
Inoltr e, è vinto dalla sua rinuncia a credere a gli scritti dei giornali, e dalla rinuncia alla
speranza di cambiamenti . In un certo senso è anche vinto dalla natura, che con i
cambiamenti delle stagioni condiziona le sue attività. Per ultimo, Bigio è infatuato d i una
condizione , quella borghese, che con i suoi discorsi e le sue convinzioni combatte, ma
che nel suo intimo vorrebbe raggiungere; questa condizione non è sua e non sarà mai
sua, perciò è anche vinto dai suoi desideri e dal suo contrddittorio atteggiame nto mentale
e continua, da sconfitto, la sua vita di conduttore e spettatore.
4.4.3 I poteri condizionanti
La società cittadina milanese in cui vive Bigio è una società priva di solidarietà, di ideali
e di val ori famigliari, condizionata dal denaro . Lo stacco tra le classi sociali è
ovviamente enorme . I nobili, borghesi e benestanti stanno sullo sfondo , e la loro
presenza è funzionale nel mostrare il contrasto con la classe sociale a cui appartiene il

36 Verga 2009 , p. 277.
37 Ibid., p. 276.

25 protagonista. Per gli altri , i soldi non sembran o essere così importanti, perché ne hanno
in abbondanza , ma nell‟esistenza di coloro che non ne hanno, diventano un potere
forte mente influente , e l‟obiettivo giornaliero diventa guadagnarne abbastanza per la
sopravviven za. Bigio guarda a ttentamente il fun zionamento del denaro, vede il potere
che dà alle persone ed è irritato; “Denari! Tutto sta nei denari a questo mondo!”38
Siccome i poveri vedono e desiderano la vita e la posizione dei ricch i, la lotta per la
sopravvivenza si trasforma nel desiderio per la vita co stantemente al caldo, ovvero per il
denaro.
La società diventa una società di individui e la solidarietà scompare, assieme ai
valori e alle tradizioni famigliari. I famigliari di Bigio non sono uniti nelle loro difficoltà,
anzi, ognuno agisce per conto proprio, isolato dagli altri . In questa lotta individuale , che
riguarda tutti, ricchi ma anche poveri, i valori morali non hanno più troppa importanza, e
in questa novella, in sostanza, riguardano soprattutto il fatto che Bigio non è contento di
sapere che sua figlia va „trottando ‟ per strada, e nel fatto che lei si vergogna di questo .
Ma, nella società cittadina questo è il modo per le ragazze di cercare la fortuna, e quelle
più fortunate trovano un‟amante ricc o e diventano signore. Se riusciranno in ciò, anche
la vergogna sarà superata. L‟enfasi d ella lotta per la s opravvivenza , si sposta dal favorire
il più forte, al favorire il più furbo. E la morale è condizionata non dall‟agire, ma dal
risultato.
Bigio è un reietto emarginato, perché in una soc ietà priva di solidarietà, tutti
soffrono da soli, e in un certo modo tutti sono reietti emarginati. L‟esistenza della massa
scompare e così anche il suo potere di condizionare la v ita dell‟individuo. Quindi, a
differenza delle altre novelle fin qui analiz zate, non sono la credenza, le tradizioni o le
convinzioni della „massa ‟ a condizionare l‟individuo, ma l‟individuo appare,
paradossalmente, condizionato da una società spezzata , divisa e influe nzata dal desiderio
e dall ‟individu alismo . Infatti Bigio rifl ette sulla situazione e ne parla animatamente, ma
non fa molto più di questo . Condizionato dalla vita e dalla lotta per la sopravvivenza,
allo stesso tempo ne è frenato, e non ha più la capacità di agire . Anche i giornali che
predicano eguaglianza e giusti zia sociale , alla fine vengono percepiti come meccanismi
dello stesso ingranaggio, dello stesso sistema. Bigio capisce di non avere la forza, né il
potere, né l‟abilità di combattere veramente tale sistema, in cui non può cambiare niente ,
in cui la situazi one è destinata a rimanere immutabile .

38 Verga 2009 , p. 277.

26 Conclusione
In questa analisi si sono osservate le caratteristiche storiche e letterarie del Verismo di
Giovanni Verga, attraverso l‟analisi di quattro novelle dello scrittore siciliano.
Nonostante l‟ambien tazione diversa, le vicende narrate in queste novelle sono
accomunate da elementi ricorrenti. Si è cercato perciò di individuarne i tratti comuni e
gli elementi stilistici che le caratterizzano come novelle „veriste‟. Le novelle prese in
considerazione rac contano di povera gente, di personaggi situati sui gradini più bassi
della scala sociale. Le novelle siciliane sono ambientate in un ambiente asp ro, dominato
dalla potenza della natura, la quale spesso influisce anche sulla cultura dei personaggi.
Le novel le milanesi tratteggiano la cultura cittadina di un mondo caratterizzato da
individualismo e solitudine, e condizionato dal denaro.
La tradizione e i vecchi valori dominano le novelle siciliane , come l a rilevanza
del lutto e le idee su matrimonio e bambin i illegittimi in Nedda , o come il legame
inscindibile con il „mestiere‟, che di fatto è anche una condanna, in Rosso Malpelo
portata alle estreme conseguenze. Nelle novelle milanesi l a tradizione e i vecchi valori si
legano alle idee sul corteg giamento e sulle „buone maniere‟, come si vede nei rapporti
del giovane con la sorella di Màlia e con la sua famiglia , ne Il canarino del N. 15 .
Altrim enti, i valori morali sono piuttosto distorti , ad esempio nell‟abitudine delle ragazze
di cercare la fortuna, come fa nno la moglie e figlia di Bigio in In piazza della Scala . Ma
l‟elemento caratterizzante delle vicende milanesi è soprattutto il potere influente del
denaro come valore che va oltre la morale . Ne Il canarino del N. 15 tale elemento si
presenta nella scelta del fidanzato, interessata e opportunista, da parte della sorella di
Màlia, e in In piazza della Scala è il tema principale che governa tutto il pensiero e i
desideri del protagonista. Le vicende siciliane sono appassionate e tragiche, riguardano
estrema p overtà, e realtà dura di violenza fisica e menta le e lavori difficili , mentre quelle
milanesi sono meno intense , ma p iù drammatiche , anche p iù sgradevoli, forse, proprio
per la distorzione dei valori morali che caratterizza i personaggi. I protagonisti siciliani si
sacrificano per i propri famiglia ri, mentre nelle situazioni famigliari milanesi non c‟è
affetto né unità. Diversamente da quelle siciliane, nelle novelle milanesi la società non
agisce come un insieme , è soltanto composta da individui solitari, dove l‟enfasi della
lotta per la sopravvivenza si è spostata da favorire il più forte, a favorire il più furbo .
Tutti i protagonisti sono dei vinti , non tanto perché tutti sono vittime di
emarg inazione e tutti sono fondamentalmente soli, ma perché pur n on cercando

27 sistematicamente e consapevolmente di cambiare la situ azione, tutti si ribellano
inconsapevolmente attraverso il sognare , e il desiderare di piccoli cambiamenti, quasi
impercettibili, ma che comportano o la condanna della società o il lasciarsi andare alle
emozioni, laddove c iò non è lecito. Perc iò la sconfitta . E ancora più tragica della
sconfitta vi è, alla fine, da parte di tutti questi personaggi, l‟accettazione della loro real tà,
della loro sorte e dell‟immutabilit à della loro condizione.
Le novelle di Verga costituiscono un documento letterario che pone in evidenza
soprattutto la debolezza e fragilit à umana . Aldil à della loro collocazione storica, tali
novelle sono applicabili a qualsiasi tempo dell‟esistenza degli u omini, anche al giorno di
oggi.

28 Bibliografia
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Beneventata Tipografica Editoriale).
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Wikipedia, l’enciclopedia libera . “Opere e poetice di Giovanni Verga ”. Sito internet:
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