Luoghi Comuni, Stereotipi Sugli Italiani [605088]

INDICE

PREMESSA …………………………………………… …………… …….. ………… ……. .. 1

I. INTRODUZIONE ………………………………… …………. …… …….….….. 2
1.1 Lo stereotipo. Il luogo comune …………………………… ………… 2

II. GLI STEREOTIPI PIÙ DIFFUSI SUGLI ITALIANI ……… .……… .………. 6
2.1 La Mafia ………………………………………………… ……… ……. 6
2.2 La gestualità ………………………………. …………… ………… .…10
2.3 Il patriottismo …………………………………………………. …… 15
2.4 La cucina ………………………………………………………. ……. 17
2.5 La moda …………………………………………………………. …. 19
2.6 La famiglia …………………………………….. ………… ……….… 20
2.7 Il calcio ………………………………………………………. ……… 22

III. ALTRI STEREOTIPI …………………………………………………………. 25
3.1 Gli italiani cantano ………………………………………… …….. .. 25
3.2 Gli italiani sono cattolici …………………………………………. .. 25
3.3 Gli italiani non sanno parlare inglese ………………………… ….. 26
3.4 Gli italiani non sanno guidare …………………………………….. 26
3.5 Gli italiani sono dei latin lover .. …………………………… ….…… 27
3.6 Gli italiani vivono d’arte ………………………………………… … 27

IV. GLI ITALIANI VISTI DAGLI ITALIANI. …………………………… .……. 28

CONCLUSIONI ……………………………… ……………….. ………………… …… ….. 32

BIBLIOGRAFIA …………………………………………… ………………… …… …..…. 35

WEBGRAFIA … ………………………………… ……………….…………………………36

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PREMESSA

La mia tesi nasce proprio perché sono riuscita a conoscere le abitudini degli italiani,
potrei dire il loro stile di vita, anche se è troppo affermare questo, perché in gran parte ho avuto
contatto con italiani che vivono in Nord dell’Italia.
La mia tesi analizza gli ster eotipi diffusi sugli italiani. Ed è suddiviso in qua ttro capitoli
che presentano in modo più specifico gli stereotipi.
Nel primo capitolo ho presentato il concetto di stereot ipo, su cui si basa la mia tesi, con
varie definizioni dello stereotipo e del luogo comune . Per la psicologia sociale uno stereotipo
corrisponde a una credenza o a un insieme di credenze in base a cui un gruppo di individui
attribuisce determinate caratteristiche a un altro gruppo di persone. La ricerca nasce appunto
dall’esigenza di comprendere il variegato mondo degli stereotipi, che il più delle volte portano
al fenomeno dell’esclusione sociale.
La seconda parte del mio lavoro presenta gli stereotipi più diffusi sugli italiani , cioè le
prime idee preconcette, i primi pensieri che ognuno ha, quando dice italiano : la Mafia, la
gestualità, il calcio, la moda, la cucina ( la pizza, gli spaghetti, il caffè, il gelato ) e così via.
Anche qui ho fatto solo una presentazione per ogni stereotipo separatamente, di come sono visti
gli italiani dagli stranieri in generale.
La terza parte della tesi analizza gli stereotipi meno diffusi sugli italiani, cioè gli italiani
suonano il mandolino, sono cattolici, non sanno parlare inglese , non sanno guidare etc.
Nell’ultimo capitolo ho analizzato come si vedono gli italiani stessi. Cosa pensano del
modo in cui sono visti dai stranieri, se considerano come veri gli stereotipi o no. Ho fatto anche
una breve presentazione degli italiani secondo la regione dove vivono. E qui, parlando con
italiani dell’argomento sono rimasta sorpresa dal fatto che tanti non conoscevano questi
stereotipi, ed alcuni di loro sono persone che viaggiano tanto e fanno degli affari con persone
dall’estero.
Per questa parte del mio lavoro ho chiesto opinioni ad alcuni italiani che ho incontrato
e con cui ho fatto amicizia durante il mio lavoro in Italia .

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Capitolo I

INTRODUZIONE

L’essere umano è per natura un animale sociale che vive, cioè, all’interno di una società
nella quale cresce e si sviluppa come persona. Appartiene ad un gruppo in cui si condividono
la stessa lingua, le stesse abitudini e le stesse caratteristiche cultura li. Luoghi comuni o
pregiudizi possono pertanto esistere quando due o più culture si incontrano. Solo dopo un
contatto tra due società diverse le differenze cominciano ad essere apprezzate come tale dai loro
membri ed è questo il momento in cui si creano, o si rafforzano, gli stereotipi, delle immagini
che vengono associate ad una cultura piuttosto che all’altra. Esse necessitano di un bersaglio
(ad esempio albanesi, marocchini, rumeni, tedeschi, zingari, ecc.), attorno al quale vengono
organizzate un insie me di caratteristiche ( dall’aspetto fisico alle modalità di comportamento).
Gli italiani sono, senza ombra di dubbio, una delle popola zioni più ‘famose’ nel mondo per
la quantità di stereotipi che portan o in dote. Il mondo ha una visione precisa dell’Itali a e
dell’italiano medio, che però non sempre corrisponde alla r ealtà. Un’immagine con la quale,
però, sono costretti a convivere .

1.1 Lo stereotipo. Il luogo comune.
La presenza del concetto di stereotipo nelle scienze sociali è dovuta al giornalista Lippmann
che sostiene che “il rapporto conoscitivo con la realtà esterna non è diretto, bensì mediato dalle
immagini mentali che di quella realtà ognuno si forma, in ciò fortemente condizionato appunto
dalla stampa” 1. Secondo Walter Lippmann, gli stereoti pi sono parte della cultura del gruppo a
cui appartengono e vengono acquisiti dalle persone per poter meglio comprendere la realtà,
svolgono per l’individuo una funzione di tipo difensivo: contribuiscono al mantenimento di una
cultura e determinano forme d i organizzazione sociale. Possono essere considerati stereotipi
sociali nel momento in cui sono condivisi da un grande numero di persone appartenenti allo
stesso gruppo sociale.

1 W. Lippmann, L’opinione pubblica , Donzelli, Roma, 2004, P. 98, apud: M. Aioane, Ipostasi dello stereotipo
pubblicitario, in Relatia identitate -alteritate si stereotipurile socio culturale, Performantica, Iasi, 2015, pp. 44 –
54

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Lo stereotipo è la visione semplificata e largamente condivisa su un luogo, un oggetto, un
avvenimento o un gruppo riconoscibile di persone accomunate da certe caratteristiche o qualità.
Si tratta di un concetto astratto e schematico che può avere un significato neutral e (ad esempio
lo stereotipo del Natale con la neve e il caminett o acceso), positivo ("i francesi sono romantici")
o negativo (l'associazione tra consumo di droghe e la musica rock) e, in questo caso, rispecchia
talvolta l'opinione di un gruppo sociale riguardo ad altri gruppi. Lo stereotipo (anche quello
"positivo") è una credenza indesiderabile che può essere cambiata tramite l'educazione e/o la
familiarizzazione.2
Lo stereotipo = Modello convenzionale di a tteggiamento, di discorso e simbolo : ragionare
per stereotipi . In particolare , in psicologia, opinione precostituita, generalizzata e semplicistica,
che non si fonda cioè sulla valutazione personale dei singoli casi ma si ripete meccanicamente,
su persone o avvenimenti e situazioni (corrisponde al fr. Cliché ): giudicare , definire per
stereotipi ; situazioni individuali , se propri di individui, situazioni sociali , se propri di gruppi
sociali.3
Lo stereotipo = Concezione precostituita e sem plificata della realtà, in particolare dei
fenomeni sociali e di relazione: gli stereotipi della mentalità borghese .4
Il politologo francese, Pierre André Taguieff, definisce lo stereotipo come un’immagine
rigida che interviene nella nostra rappresentazione del sociale, un’idea fissa standardizzata
associata a una categoria: “modo di categorizzazione rigido e persistente di questo o di quel
gruppo umano, che deforma o impoverisce la realtà sociale , di cui fornisce una griglia di lettura
semplificatrice, la cui funzione consiste nel razionalizzare il comportamento del soggetto nei
confronti del gruppo categorizzato”5.
Un’altra definizione appartiene a Bruno Mazzara, psicologo, che definisce lo stereotipo
come un “insieme coerente e abbastanza rigido di credenze negative che un gruppo condivide
rispetto ad un altro gruppo”6: “Assumere pareri preconfezio nati, avvalersi di conoscenze non
verificate, accontentarsi di spiegazioni semplicistiche, lasciarsi persuadere da impressioni
superficiali: a questo in parte siamo costretti sia dalla sovrabbondanza di informazioni e
contatti, sia dalla necessità di organ izzare le nostre idee sulla realtà. Se questo è un formidabile

2https://it.wikipedia.org/wiki/Stereotipo
3http://www.treccani.it/vocabolario/stereotipo/
4http://www.grandidizionari.it/Dizionario_Italiano/parola/S/stereotipo.aspx?query=stereotipo
5 A.P. Taguieff , La forza del pregiudizio. Saggio sul razzismo e sull’antirazzismo , Il Mulino, Bologna, 1994, p.
258, apud: M. Aioane, Ipostasi dello stereotipo pubblicitario, in Relatia identitate -alteritate si stereotipurile
socio culturale, Performantica, Iasi, 2015, pp. 44 -54
6 B. Mazzara, Stereotipi e pregiudizi , Il Mulino, Bologna, 1998, p. 97, apud: Ibidem

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meccanismo di difesa, dobbiamo tuttavia guardarci dalla sua rigidità che ci conduce a
pietrificare uomini e cose, fino a rifiutarli e trasformali in nemici.”7
Talvolta lo stereotipo è una caricatura o un'inversione di alcune caratteristiche positive
possedute dai membri di un gruppo, esagerate al punto da diventare detestabili o ridicole.
Stereotipi e pregiudizi s ono genera ti da processi socio -cognitivi, quali la sistematizzazione
e la categorizzazione, che la mente umana utilizza per conoscere la realtà circostante attraverso
la costruzione di somiglianze e differenze. Questi processi attivano una semplificazione del
moltep lice. La conseguente riduzione all’unico, può causare i suddetti erronei pensieri negativi
verso chi è percepito come diverso ed estraneo alla nostra conoscenza.
Per spiegare e definire gli stereotipi, dobbiamo considerare anche le variabili che li
determ inano. Una prima variabile sarebbe il grado di condivisione sociale degli stereotipi, la
misura in cui una certa immagine viene condivisa da un altro gruppo sociale (uno stereotipo
relativo a un gruppo può risultare più ampiamente diffuso di quello relativo a un altro gruppo).
Una seconda variabile è costituita d al livello di generalizzazione , il fatto di ritenere che
le caratteristiche relative, attribuite al gruppo oggetto dello stereotipo, siano più o meno
distribuite in quel gruppo, o, data una certa immagine negativa del gruppo, si può essere
convinti che tut ti gli individui di quel gruppo possiedano le stesse caratteristiche. L’ultima
variabile riguarda la maggiore o minore rigidità degli stereotipi, cioè si può ritenere che essi
siano difficilmente mutevoli, in quanto profondamente ancorati nella cultura o n ella personalità
di una nazione. Quindi, si può dire che lo stereotipo è un’immagine standardizzata o una
categoria generalizzante e stabile di un fenomeno in realtà versatile e proteiforme.
Nella misura in cui è un prodotto culturale, lo stereotipo esprime un’immagine e
un’opinione collettiva, cioè esprime il cosiddetto “senso comune”, “luogo comune”, una sorta
di media statistica delle opinioni correnti, e così riflette tutti i giudizi e i p regiudizi di una
particolare società ed epoca storica.
Ogni tipo di stereotipo ha sempre un alto grado di astrattezza e di distanza dalla realtà:
tende alla generalizzazione delle particolarità e alla semplificazione dei significati, quindi,
emerge con c hiarezza la particolare asimmetria fra generi che caratterizza le nostre culture
patriarcali.

7 B. Mazzara, Stereotipi e pregiudizi , Il Mulino, Bologna, 1998, p. 97, apud: Ibidem

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Il termine luogo comune , in greco tόpos (luogo o argomento), indica un punto di vista
generalmente accettato, utile nel meccanismo atto alla persuasione, perché costituisce la fonte
concettuale da cui trarre le premesse di un ragionamento. 8
Il luogo comune è un' opinione (non necessariamente "vera") o un concetto la cui
diffusione, ricorrenza o familiarità ne determinano l'ovvietà o l'immediata riconoscibilità. In
letteratura è detto tòpos e indica il ricorrere di un tema in un autore o in un genere
letterario o artistico . Il termine deriva dalla locuzione latina locus communis , la piazza (il
forum ), dove le persone si incontravano e conversavano.9
Oltre a non essere stabile nel tempo, la diffusione di un luogo comu ne non è
necessariamente omogenea nella popolazione: può infatti essere limitata a gruppi in base a
culture, interessi, professioni, orientamenti politici. Se il luogo comune generalmente è uno
strumento concettuale per rappresentare il reale, esso può sco nfinare spesso nello stereotipo,
scorciatoia cognitiva con la quale tendiamo erroneamente a riconoscere i soggetti attraverso le
caratteristiche assegnate al gruppo, rendendo prevedibile la realtà attorno a noi e
l'identificazione stessa .

8http://sociologia.tesionline.it/sociologia/glossario.jsp?GlossarioID=4745
9https://it.wikipedia.org/wiki/Stereotipo

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Capitolo II

GLI STEREOTIPI PIÙ DIFFUSI SUGLI ITALIANI

“Italiano? Ahhh, pizza, spaghetti, mandolino, mafia!”.

Agli italiani si riferiscono innumerevoli stereotipi che si sono accumulati nel corso dei
secoli. Quando parliamo degli stereotipi pensando all’ Italia, al primo posto troviamo la Mafia.
Quindi inizierò proprio con essa.

2.1 La Mafia
Siccome parliamo di Mafia parliamo di Sicilia, se parliamo di Mafia e Sicilia parliamo
del film “ Il Padrino ”, film molto conosciuto anche in Romania. Diversi studi dicono che questa
è la prima associazione fatta dagli stranieri relativo all’Italia e mafia italiana.
La mafia è una realtà in Italia, è un fenomeno complesso per la molteplicità dei suoi
aspetti . La mafia è il problema più antico ed insieme più grave dell 'Italia, nel passato come oggi.
Nata nel meridione, ma estesa a tutta la penisola e quindi esportata anche all'estero, la
delinquenza di mafia è un fenomeno che accenna appena negli ultimi anni ad indebolirsi, ma
che continua a fare le sue vittime sia tra giudici e forze dell'ordine sia tra semplici cittadini .
Ogni italiano ha contatti con la mafia . All’estero i più ritengono che questa piaga che
attanaglia gran parte della penisola sia un mondo misterioso e di gran classe, più che una
pericolosa ass ociazione criminale. Il concetto di mafia che molti hanno è quello proposto dai
film americani, in cui ai mafiosi è spesso attribuito un particolare fascino. Si può dire che
all’estero l’orrore della mafia venga spesso sottovalutato, se non del tutto ignor ato.
Gran parte degli stereotipi sulla mafia rispondono a una preoccupazione fondamentale:
distinguere nettamente, e dare per scontato che tale distinzione sia non solo possibile ma
necessaria, meglio ancora “naturale”, tra una società fondamentalmente sana e u na serie di
fenomeni, prima limitati alla Sicilia e a qualche altra regione meridionale, e da qualche tempo
sempre più diffusi (si parla di “mafia” nordamericana, marsigliese, turca, cinese, giapponese,
latino -americana, russa ecc.), considerati come event i patologici, esterni ed aggressivi rispetto
alle società in cui si presentano.

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Roberto Saviano, un giovane giornalista, descrive nel suo libro Gomorra (marzo 2006),
il mondo affaristico e criminale della camorra e dei luoghi dove questa è nata e vive: la
Campania, Napoli, Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa, Casapesenna, Mondragone,
Giugliano. Un mondo fatto di corruzione e violenza, con l’obiettivo di raggiungere l’apice del
potere, un mondo dove il commercio della cocaina ha le dimensioni di una multinazionale. La
potenza economica dei clan arriva molto più lontano, la camorra è un sistema internazionale.
Il libro svela un Sistema (nome usato per riferirsi alla camorra) che adesca nuove reclute
non a ncora adolescenti, cresciuti nel culto del boss e preparati a sfidare la morte, che fa degli
affari con i rifiuti tossici, affare in quale sono coinvolti anche rumeni, che si occupa della
produzione di abiti, accessori e scarpe contraffatti, che investe i soldi sporchi in hotel, casinò o
titoli di stato in altri paesi.
In poche parole, Gomorra racconta il potere della camorra, la sua affermazione
economica e finanziaria, la sua potenza militare, la sua metamorfosi in comitato d’affari.
Di seguito riporto un a raccolta degli stereotipi più diffusi sulla mafia dalla pagina web
del Centro Siciliano per la documentazione intitolato a Giuseppe Impastato (è il primo
centro studi sulla mafia sorto in Italia. Fondato nel 1977 da Umberto Santino e Anna Puglisi, si
è formalmente costituito come Associazione culturale nel maggio del 1980 ed è stato intitolato
al militante della Nuova Sinistra Giuseppe Impastato, assassina to dalla mafia il 9 maggio 1978 ):
1.”Recrudescenza, emergenza e dintorni . Uno dei termini maggiorment e in uso,
soprattutto sulla stampa e alla televisione, è quello di “recrudescenza” del fenomeno mafioso,
impiegato ogniqualvolta, sempre più spesso, c’è un delitto addebitabile alla mafia o ad altre
forme di criminalità organizzata assimilabili alla mafia (in particolare la ‘ndrangheta calabrese,
la camorra campana, la criminalità organizzata pugliese). Se i delitti superano un certo numero,
ovviamente imprecisato, si parla di “emergenza”.
Sembrano termini innocui, ma in realtà essi sottintendono una vision e riduttiva e fuorviante,
secondo cui la mafia esiste quando spara. Essa sarebbe una mera fabbrica di omicidi, che
“sospende le attività” tra un omicidio e l’altro. Una visione che potremmo definire di tipo
“congiunturale”.
La mafia invece è un fenomeno co ntinuativo, strutturale, che svolge molteplici attività
e usa l’omicidio secondo una logica di “violenza programmata”.
Anche l’espressione “guerra di mafia” è usata ad effetto, in pratica per qualsiasi delitto
all’interno degli ambienti criminali. È indubb io che il proliferare dei soggetti e gruppi criminali
ha portato in molte situazioni ad una sorta di guerra permanente, ma non si può fare di ogni

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erba un fascio, inducendo l’immagine, se non l’aspettativa, che mafiosi e affini si distruggono
con le loro s tesse armi.

2. “Fatti loro” . Secondo affermazioni diffusissime “i mafiosi si uccidono tra di loro. Se
ti fai i fatti tuoi non ti toccano”. La morale che c’è dietro è duplice: gli omicidi dei mafiosi sono
come un fatto naturale, che non riguarda il tessuto sociale; il comportamento consigliato è il
“farsi i fatti propri”, cioè la passività, l’astensione non solo dall’intervenire ma pure dal vedere
e sentire.
In seguito alle uccisioni di magistrati, poliziotti, politici, giornalisti ecc. lo stereotipo si è d ovuto
aggiornare, ma sempre per confermare l’inazione come conformismo di massa: quelli sono del
mestiere, cioè sono professionalmente chiamati a occuparsi di mafia.
La mafia, quando uccide gli “innocenti”, è “disumana”, aggredisce l’intera “comunità uman a”,
come se uccidendo un giudice o un giornalista eliminasse un “colpevole” e desse prova di
umanità.

3. Dall’Eden al disonore. Si dice: “Una volta la mafia proteggeva i deboli, rispettava i
valori tradizionali, non uccideva le donne e i bambini, e neppur e i magistrati e gli uomini delle
forze dell’ordine, aveva un “codice d’onore”; adesso non c’è più mafia, c’è solo delinquenza”.

4. Un fossile subculturale e un prodotto dell’arretratezza . Si tratta di uno stereotipo
diffuso soprattutto tra sociologi e i nsegnanti, secondo cui la mafia è un fenomeno arcaico, un
residuo feudale, frutto del sottosviluppo, dell’arretratezza o di una modernizzazione
incompiuta.

5. La mafia antistato. “Mafia e terrorismo sono forme di eversione, attaccano lo Stato
democratico” . Sono le interpretazioni circolate dopo i grandi delitti mafiosi, dal delitto Dalla
Chiesa alle stragi del 1992 e del 1993. La mafia viene considerata come una forma di
contropotere criminale, una sorta di antistato, qualcosa di simile al terrorismo evers ivo. Si
mettono in un unico calderone fenomeni diversissimi.
La mafia è un fenomeno insieme esterno (per il suo carattere di associazione criminale)
e interno alle istituzioni (per il suo ruolo politico, le sue funzioni di controllo sociale e per le
sue at tività economiche, in parte legate al denaro pubblico). Inoltre, non c’è stato il
terrorismo, ma i terrorismi , punito quello “rosso” e impunito quello “nero”. La mafia ha
qualcosa in comune con quest’ultimo, condividendone la natura di violenza privata di classi

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dirigenti, e risulta esserci state azioni comuni tra mafiosi e neofascisti, come la strage sul rapido
904 Napoli -Milano del 23 dicembre 1984, con 15 morti e più di 200 feriti, ma la differenza di
fondo è data dalla natura strutturale, continuativa e più complessa del fenomeno mafioso,
mentre i terrorismi, nella forma italiana, hanno per lo più natura congiunturale, manifestandosi
in periodi di particolare tensione, come alla fine degli anni ’60 e negli anni ’70 e ’80.

6. Neosicilianismo e razzismo . Qualche giornale siciliano usa ripetere che la “mafia
ormai è un fatto nazionale e internazionale”, cogliendo solo una parte della realtà
contemporanea, ignorando che ciò non esclude che rimangono perfettamente in piedi le
roccaforti locali, con il proposi to più o meno celato di dire “cercate altrove, non qui”.
Siamo di fronte a un’ennesima incarnazione del sicilianismo, nel senso che le reazioni del tipo
“vogliono criminalizzare la Sicilia”, o l’intero Mezzogiorno, sono ancora molto forti.
Una forma in cui si manifesta il sicilianismo e il meridionalismo mafiofilo può essere il
collegamento che viene fatto tra mafia e sottosviluppo, inteso come mancanza di prospettive
dovuta alla carenza di risorse, per cui si chiede allo Stato di aprire il rubinetto della spesa
pubblica. In realtà la mafia cavalca sia le occasioni offerte dal sottosviluppo che quelle dello
sviluppo e il problema del sottosviluppo meridionale non è tanto la quantità di risorse ma
il controllo sulle risorse , come vicende vecchie, recenti e re centissime, a cominciare dai
terremoti, dimostrano ampiamente.
Sotterranee o in superficie, permangono nel resto d’Italia visioni secondo cui mafia,
camorra e ‘ndrangheta sono specialità regionali; si pensa e si dice, o si pensa e non si dice, che
sicilian i, calabresi e campani, meridionali in genere “sono fatti così, e non c’è niente da fare”,
come i sardi sono stati e saranno sempre banditi e sequestratori.
In tale visione non solo non hanno posto le lotte che ci sono state contro la mafia, e non
ci si ch iede perché non hanno avuto successo, ma non si considera neppure che se il
“continente” offre possibilità consistenti a soggetti criminali ci deve essere qualche ragione.
Negli Stati Uniti, per avallare la visione del corpo sano aggredito da virus esterni , si è
teorizzata l'”alien conspiracy”, il complotto straniero, mentre altri, meno nazionalisti e più
attenti a studiare la realtà com’è, hanno parlato del crimine come “american way of life”.

7. Lo stereotipo del 2000: la Piovra. Negli ultimi anni il sis tema mediale ha mandato in
onda un’immagine che si presenta sempre di più con i connotati di stereotipo del 2000: la piovra
universale, la mafia -mondo, il Male Assoluto.

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Nell’infinito sceneggiato televisivo si confrontano mafiosi onnipresenti e onnipotenti e
l’eroe positivo, il commissario Cattani o il suo erede. Abbiamo così uno scontro tra due
violenze: quella mafiosa e quella poliziesca, come nelle vecchia filmografia gangsteristica. Lo
spettatore “ben nato” farà ovviamente il “tifo” per il commissario, ma comunque può restare
solo a guardare, perché non c’è spazio per l’azione collettiva. Anzi, si può dire che essa venga
esclusa perché l’immagine finale che consegnano le piovre non stop è quella di un male
invincibile, che è ormai penetrato dappertutto. In sintesi: “tutto è mafia” e non c’è niente da
fare. E nessuno si sogna di imitare l’eroico protagonista, che sopravvive così a lungo solo per
esigenze di copione. ”10
La mafia in Italia è raggruppata in macrocartelli, ed i più famosi – di tradizione secolare –
sono:
 Camorra in Campania
 Cosa nostra e Sidda in Sicilia
 'Ndrangheta in Calabria
 Sacra Corona Unita in Puglia

Altre organizzazioni importanti sono nate nella seconda metà del XX secolo , come la banda
della Magliana a Roma.

2.2 La gestualità
Gli italiani parlano con le mani!
Per gestualità si intende “l’Insieme dei gesti di un individuo considerati dal punto di
vista espressivo e comunicativo: talvolta la g estualità è più esplicita delle parole .”11 I gesti
nascono dalla realtà quotidiana della nostra vita, dalla cultura e dalle abitudini degli uomini.
Gli italiani sono riconosciuti internazionalmente per la loro grande espressività e sono
descritti come coloro che parlano con il corpo e, soprattutto con le mani ! Ogni giorno gli italiani
coordinano mani e lingua e affrontano a colpi di gesti lunghe conversazioni.
Spesso, gesti che per gli italiani sono assolutamente d’uso comune, non vengono
compresi dagli stranieri. Anzi, ai loro occhi risultano molt o divertenti, per questo sp esso amano
imitarl i, ad esempio con il gesto accompagnato dall’espressione “cosa vuoi”, ormai di fama
mondiale!

10http://www.centroimpastato.com/
11http://www.grandidizionari.it/

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Parlano ad alta voce, con tono concitato, e sembra che hanno talmente tante cose da dire
che a volte le parole non bastano. Allora tocca servirsi dei gesti, sia per enfatizzare quanto per
aggiungere significati apparentemente veicolabili soltanto attraverso le mani. È un po' uno
spettacolo di marionette che non si comprende , solo che alla fine non applaude mai nessuno.
I gesti, la mimica, aggiungendosi all’oralità che perfezionano e arricchiscono,
costituiscono un linguaggio ricco e complesso. Chi ama parlare, il dire, il comunicare, chi è
estroverso ricorre alla gestualità. Una gestualità non fatta a caso, non disordin ata, non
incoerente, ma che ha una sua razionalità, una sua tradizione, un suo ordine, che costituisce un
proprio linguaggio. Infatti, il gesto non sostituisce la parola, ma la arricchisce, è un linguaggio
parallelo, che aggiunge sfumature o cambia il sign ificato del discorso. Possiamo dire che i gesti
sono un linguaggio codificato e preciso e hanno un significato chiaro per chi sa interpretarli.
Gli italiani dicono che con il gesto possono esprimere un’emozione meglio di molte
parole, perché il movimento è più spontaneo e sincero della parola. Possono esprimere rabbia
o gioia, indifferenza o sorpresa, e cambiare l’ampiezza e l’intensità secondo lo stato d’animo e
la situazione.
La gestualità italiana suscita interesse anche all’estero, tanto da essere oggetto di un
articolo approfondito del New York Times. L’articolo apparso in stampa i l 1 luglio 2013, scritto
da Rachel Donadio, affronta il tema della gestualità italiana, e d inizia cosi:
"In the great open -air theatre that is Rome, the characters talk w ith their hands as much
as their mouths. While talking animatedly on their cell phones or smoking cigarettes or even
while downshifting their tiny cars through rush -hour traffic, they gesticulate with enviably
elegant coordination."12
"Nel grande teatro che è Roma le persone parlano più con i gesti che con la bocca.
Mentre chiacchierano animatamente al cellulare o quando fumano una sigarette o
sempl icemente in mezzo al traffico loro gesticolano con un' invidiabile eleganza nel
coordi namento ".
“Alcuni gesti so no semplici, come la mano sulla pancia che significa fame, l’indice sulla
guancia significa che qualcosa è appetitoso, ma alcuni sono anche più complessi”, spiega
Donadio.
Sono dei gesti semplici, quotidiani che gli italiani compiano ogni giorno senza
accorgersi e che rappresentano un marchio di fabbrica ben riconoscibile all’estero.

12http://www.nytimes.com/2013/07/01/world/europe/when -italians -chat-hands -and-fingers -do-the-
talking.html?_r=0

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Nel suo articolo, Donadio menziona alcuni gesti famosi fatti dai politici e da celebrità,
come quella volta che nel 2008 il fondatore della Lega nord Umberto Bossi, mentre asco ltava
l’inno nazionale, ha alzato il dito medio in segno di disprezzo. L’ex presidente del consiglio
Giulio Andreotti era famoso per tenere le mani sempre giunte, “una specie del simbolo del suo
potere. E certamente non poteva mancare la gestualità berlusc oniana ”
Nello stesso articolo del New York Times viene citata la dottoressa Isabella Poggi,
docente di psicologia dell’Università Roma Tre e un esperto dei gesti , che ha identificato circa
250 gesti che gli italiani utilizzano nelle conversazioni di tutti i giorni. “Al di là del folklore, i
gesti hanno una lunga storia. Secondo alcuni risalirebbero a quando l’Italia era dominata da
potenze straniere dal quattordicesimo al quindicesimo secolo. E quindi il popolo usava i gesti
per comunicare e non farsi capi re. Un’altra teoria è che, nelle città molto popolose, i gesti
diventano un modo per farsi rispettare e marcare il territorio . È una ribellione contro il potere,
un tentativo di riconquistare la propria dignità. ”13
L’origine dei gesti non è certa e a tal proposito sono state elaborate due diverse teorie. I
sostenitori della prima ritengono che gli italiani abbiano sviluppato una forma alternativa di
comunicazione tra il XIV e XIX secolo, quando vivevano sotto l’occup azione di altri popoli
come spagnoli, austriaci e francesi. I gesti avrebbero permesso loro di comunicare senza essere
capiti dagli invasori.
La seconda teoria afferma che il linguaggio deriva dai greci. Andrea de Jorio , un
archeologo italiano del XIX seco lo, sembra che abbia rilevato delle somiglianze tra i gesti
impiegati dai suoi contemporanei e quelli raffigurati nelle pitture vascolari degli antichi greci
ritrovate nell’area di Napoli.
Nel corso dei secoli le lingue si sono evolute, ma i gesti rimangon o. “I gesti cambiano
meno delle parole” disse la signora Poggi.

13http://www.nytimes.com/2013/07/01/world/europe/when -italians -chat-hands -and-fingers -do-the-
talking.html?_r=0

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Di sotto alcune immagini con i gesti italiani molto diffusi14:

14 https://www.google.it/#q=la+comunic azione+non+verbale+degli+italiani

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2.3. Il patriottismo
L’articolo 52 della Costituzione dice: “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”.15
La Costituzione elenca numerosi diritti e doveri dei cittadini italiani, ma quello della difesa
della patria è l’unico che definisce “sacro”. Secondo me la dife sa della patria, cioè la
disponibilità di un cittadino di morire per difendere la propria patria, è l’esempio migliore di
patriottismo .
Senza sapersi riconoscere in eroi nazionali o in memorie storiche, l’italiano medio è
soddisfatto inconsapevolmente di essere italiano, nonostante la diffusa sensazione che l’Italia

15http://www.jus.unitn.it/cardozo/obiter_dictum/cost/art52.htm

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sia arretrata nella modernità in raffronto ad altri stati europei citati a d esempio (la cosiddetta
esterofilia italiana) o la sensibilità eccessiva nei confronti di ogni critica dall’esterno (forse
insuperato complesso di inferiorità). Ne cerca conferma nei miti: la bellezza del paesaggio e
delle città, la moda, la cucina, il de sign, i successi olimpionici, la famiglia, la religione e
soprattutto il suo modo di vita quale organizzazione sociale in grado di competere (e l’ingresso
nel G7 ne fu il simbolo). Il suo patriottismo non è eroico (salvo nell’elogiare il comportamento
delle Forze armate nelle missioni all’estero), ma si manifesta in un’identità costituita da
esperienze di vita, che affondano le proprie radici nelle mille Italie unite da un retaggio comune,
che diventa condivisione della propria italianità.
Le ragioni della debolezza del sentimento nazionale italiano sono state a lungo dibattute;
gli studiosi hanno in larga parte incolpato il ritardo con cui è avvenuto il processo di
unificazione culturale. Gli italiani sembrano avere una buona autostima come singoli ma
davve ro bassa come collettività. L’orgoglio nazionale in Italia è molto meno diffu so (3 7%) che
in Irlanda (76%), negli Stati Uniti (75%) in Gran Bretagna (52%) , ma più diffuso che in Francia
(32%) e in Belgio (26%). 16
Il sentimento patriottico è rilevato anche da un altro indicatore, la disponibilità a
combattere per il proprio paese in caso di guerra, che non coincide con l’orgoglio nazionale. Si
può infatti essere fieri di appartenere ad un certo paese, ma non essere disposti a combattere per
difenderlo, per r agioni morali, ideologiche ecc.
Un analisi effettuata da Basi li17 mostra come quasi il 90% del campione dichiara di
sentirsi parte “molto” o “abbastanza” dell'Italia, ma l'82% circa lo afferma anche per la
comunità locale. Anche in questo caso, il senso di appartenenza all'Italia degli over risulta molto
più elevato (63%) rispetto a quello dei giovani (41%), così come quello alla comunità locale
passa da un 51% dei più anziani ad un 37% dei più giovani. E anche in questo caso, i più istruiti
si dimostrano an che meno “idealisti” facendo registrare un livello di appartenenza, specie alla
comunità locale, inferiore del 24% rispetto a coloro che hanno la licenza elementare.
E per quanto riguarda la fiducia nelle istituzioni, i dati confermano un trend abbastanza
costante , vale a dire un alto livello di fiducia nelle forze dell’ordine (82,7%) e nel Presidente
della Repubblica (77,5%); un livello medio di fiducia nei Comuni (58%) e nella Magistratura
(47% anche se solo 13% dichiara di averne fiducia); un basso livel lo di fiducia nel Parlamento

16Le Goff J ., Il peso del passato nella coscienza collettiva degli italiani , in Il caso italiano , a cura di Cavazza
F.L. e Graubard S.R., cit. p545.
17 Di Gregorio L., (Dis)fare gli italiani, dal familismo all’antipolitica. Fotografia di una democrazia
dissociativa , Fondazione FareFuturo, Roma, 2007

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e nel Governo (il 60% si fida poco o per nulla del Parlamento e il 64% poco o per nulla del
Governo). Il senso di appartenenza si nutre anche di immagini e di simboli, tra questi l’inno, la
bandiera, le feste nazionali, i riti .
Interrogato sull’emozione provata quando, in occasioni pubbliche, viene suonato l’inno
nazionale, il 65% del campione dichiara una forte emozione. Tale valore medio è fortemente
condizionato dall’alta percentuale che fa registrare la componente più anzia na del campione
(78%). I più giovani si fermano al 47%.

2.4. La cucina
Gli italiani mangiano solo pizza e pasta
La pasta è un'autentica tradizione italiana, lo era ieri come lo è oggi. In particolare gli
spaghetti, conditi con moltissimi sughi diversi, sono una specialità che è difficile trovare ben
cucinata all'estero. Luogo comune, che ha un fondo di verità, è, infatti, che solo in Italia si
sappia cuocere la pasta alla perfezione. La pasta deve essere scolata al dente: non deve, cioè,
essere troppo co tta. Per gli spaghetti, ad esempio, otto minuti di cottura bastano: un minuto in
più li rovina e li rende immangiabili per un italiano. Infatti, per gli italiani è assolutamente
normale mangiare la pasta tutti i giorni , a volte persino 2 volte al giorno! Gli spaghetti e la pasta
sono sacri per gli italiani e ovviamente negli altri Paesi non sono così buoni come in Italia. La
stessa cosa si può dire anche della pizza italiana!
La cucina è senza dubbio una parte importantissima della cultura italiana. La cucina
italiana è conosciuta nel mondo soprattutto per la pasta, la pizza e i gelati, ma la varietà dei suoi
cibi è molto più ricca. Grazie all’importanza delle cucine regionali, con numerose città e anche
piccoli centri che vanno giustamente orgogliosi de lle proprie tradizioni e specialità culinarie,
ma grazie pure alle numerose influenze dei diversi popoli che si sono succeduti nella penisola,
il numero delle ricette italiane si può definire quasi illimitato.
Si tratta di una cucina ricchissima, nutriente e salutare, tramandata da secoli attraverso
la vita familiare, d’impronta soprattutto contadina e, in quanto tale, vicina alla terra e ai suoi
prodotti.
La cucina italiana è molto apprezzata nel mondo per la sua varietà. E’ ricca di splendidi piatti
unici di pasta accompagnata da verdure, ortaggi, legumi, tutti ingredienti che riportano alla
radice delle tradizioni locali; ma al tempo stesso anche d’innumerevoli varietà di ca rni e di
pesce e di formaggi.

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Agli italiani piace molto mangiare a casa propria o dagli amici ma quando d ecidono di
mangiare fuori casa, di solito il fine settimana o la sera , hanno molte alternative valide:
 il ristorante, dove è possibile scegliere tra mo lte varietà di piatti, ma generalmente a
prezzi piuttosto sostenuti;
 la trattoria, che è un ristorante più semplice, senza grande varietà di piatti, con
un’atmosfera familiare e a prezzi contenuti;
 l’osteria, frequentata soprattutto dai giovani che voglion o mangiare, ma soprattutto bere
e spendere poco;
 infine la pizzeria, dove è possibile ordinare ogni tipo di pizza.

Gli italiani bevono tanto caffè quale , in particolare l'espresso, assieme al cappuccino
sono parte della vita quotidiana degli italiani. Il caffè si beve sempre: a colazione, dopo pranzo,
dopo cena, durante le brevi pause di lavoro, a casa o al bar. La particolarità del caffè italiano è
che deve essere "ristretto", fatto, cioè, con pochissima acqua. Solo recentemente è stato
introdotto anche i l caffè "lungo", all'americana, ma non ha avuto molto successo.
Gli italiani hanno una forte cultura del caffè . In particolare, l’espresso italiano è sacro,
rappresenta il caffè per eccellenza e qualsiasi italiano sarebbe perso senza.
Infatti, all’estero, il tipico italiano cercherà sempre l’ espresso italiano e tenderà ad
evitare il più possibile qualsiasi altro tipo di caffè. Questo vale in particolare per il caffè
americano, che non può di certo reggere il confronto con il nostro espr esso e, in Italia, viene
spesso definito scherzosamente come “acqua sporca”.

E non dobbiamo dimenticare il gelato italiano, molto famoso in tutto il mondo , il gelato
artigianale che utilizza solo latte, panna ed ingredienti freschissimi!
A margine della conferenza stampa di presentazione della finale di Rimini del Gelato
World Tour , sono stati presentati alcuni dati sui consumi di gelati nel nostro paese, e sul numero
di gelaterie presenti in tutto il mondo. Da questi numeri si evince che in Italia è presente più
della metà di tutte le gelaterie del mondo .18

18http://www.ilgelatierecurioso.com/in -italia -ci-sono -piu-della -meta -di-tutte-le-gelaterie -presenti -nel-mond o/

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2.5. La moda
Gli italiani si vestono bene!

L'Italia è un punto di riferimento per tutte quello che riguarda stile, eleganza e qualità,
come avviene a proposito di abbigliamento e di moda più in generale (accessori quali borse,
scarpe, cappelli, guanti, ecc.).
La moda italiana è considerata una delle più importanti del mondo, insieme a quelle
di Francia , Stati Uniti d'America , Gran Bretagna e Giappone . La moda è sempre stata una parte
importante della cultura italiana .
I centri principali della moda italiana sono Milano , Roma (incluse tra le 30 capitali
mondiali della moda) e, in minor misura, Firenze .
In particolare, Milano è considerata la capitale della moda , con le sue vie dedicate allo
shopping di lusso, le sfilate e la Fashion Week che attraggono gli appassionati di moda di tutto
il mondo. La maggior parte delle grandi firme della moda ita liana come Valentino, Versace,
Prada, Armani, Trussardi, Moschino etc. hanno sede a Milano. L’area dove la moda milanese
è maggiormente presente è il cosiddetto quadrilatero della moda, racchiuso tra le vie Monte
Napoleone, Manzoni, della Spiga e corso Ven ezia. Altri importanti canali dello shopping sono
la galleria Vittorio Emanuele II, piazza Duomo, via Dante e corso Buenos Aires.
Anche Roma è considerata una capitale della moda, anche se di minor importanza
rispetto a Milano. Importanti case di moda di l usso, e gioielli, come Bulgari, Fendi, Gattinoni,
Renato Balestra, Laura Biagiotti e Brioni hanno sede o sono state fondate a Roma. Inoltre, altre
grandi etichette internazionali come Chanel, Dior, Prada, Dolce & Gabbana, Gucci, Max Mara,
Armani, Versace h anno boutique di lusso a Roma, soprattutto lungo la celebre via dei Condotti.
Inoltre, l’Italia vanta brand d’alta moda famosi in tutto il mondo, quali Valentino,
Versace, Trussardi, Moschino, Cavalli, Dolce & Gabbana, Gucci, Armani, Prada, Ferragamo e
molti altri.
Vestirsi non significa soltanto coprirsi; è piuttosto una questione di orgoglio e stile
personale; tanto per le donne che per gli uomini è espressione della personalità per cui tendono
ad attribuire molta importanza al proprio aspetto esteriore.
Il design tipicamente italiano non riguarda solo moda e abbigliamento, ma anche gli
articoli in pelle, l’architettura d’interni e l’oggettistica per la casa, i prodotti di ceramica,
gioielli, oro, argento, articoli di vetro o cristallo, merletti, cioccolat o, prodotti di alimentazione,
arte, scultura, artigianato del legno, strumenti musicali, per non parlare delle automobili e degli

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yacht da diporto…. tutti settori per cui l'Italia va molto orgogliosa di essere apprezzata come
uno dei migliori produttori al mondo.
Soprattutto durante l’ultimo ventennio il resto del mondo ha assistito all'esplosione della
popolarità dei prodotti e dello stile di vita italiano. Ormai il “marchio italiano” o made in
Italy non indica solamente l'origine del prodotto; è anche g aranzia di una forma e di uno stile
superiori, non solo in riferimento ai nomi più noti della moda italiana e della relativa produzione
industriale ma anche per molti altri prodotti di qualità e gusto indiscussi .
Gli italiani si vestono bene ed hanno un ot timo gusto in quanto a stile. Infatti, nelle
maggiori città italiane, l’apparenza ed il modo di vestire contano molto.
Non esiste italiano che no n usi occhiali da sole di marca, sempre, comunque e dovunque.
Sotto la pioggia, di notte, in chiesa e in discot eca, l’italiano -tipo non abbandona mai i propri
occhiali da sole, naturalmente firmati e all’ultima moda, come i suoi vestiti!
Indossan o sempre un abbigliamento fantasioso ma elegante e alla moda; il pantalone
bianco l i caratterizza moltissimo.
Le donne italiane sono sensuali e l eggono solo Vogue e Vanity Fair, sono magre e belle
fino a che non si sposano, o comunque non superano i 25 anni.
Fenomeno culturale e sociale, la moda italiana è l’emblema dello stile e dell’eleganza
del Belpaese.
In Italia esist e la Camera Nazionale della Moda Italiana, fondata in 1958, che è
un’Associazione senza scopo di lucro che disciplina, coordina e promuove lo sviluppo della
Moda Italiana. Rappresenta i più alti valori culturali della Moda e si propone di tutelare,
coordin are e potenziare l’immagine, sia in Italia sia all’estero
Di recente, la famosa attrice Sophia Loren è stata ospite d’onore al Transylvania
International Film Festival (TIFF) , Cluj, Romania ed uno dei titoli dei giornali si intitolava
“Eleganza in stile italiano a 81 anni”.
La moda italiana è da sempre sinonimo di eleganza e ricercatezza nei dettagli.

2.6. La famiglia
Gli italiani sono mammoni!
Un altro stereotipo molto diffuso è che gli italiani sarebbero tutti dei mammoni incapaci
di diventare indipendenti .

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Tutti gli uomini italiani vogliono sposare le loro madri, e quando sono giovani si fanno
crescere i baffi in modo che possano essere come loro. La tipica madre italiana è colei che rende
unita tutta la famiglia. In particolare, si dice che la relazione tra una madre e un figlio maschio
sia molto forte e, soprattutto quando un uomo è figlio unico , è molto diffuso il mito della suocera
che “odia” la fidanzata del figlio e cerca di renderle la vita impossibile!
Forse 40 anni è un po’ esagerato, m a purtroppo è vero che al giorno d’oggi sono
pochissimi gli italiani che riescono ad andarsene di casa costruendosi una propria vita e una
propria famiglia prima dei 30 anni .
Ma sono anche molto uniti con la famiglia, e tutti hanno famiglie enormi che vann o
d’amore e d'accordo. Tutti i fratelli e i padri sono estremamente protettivi nei confronti delle
ragazze.
Agli italiani piace socializzare al di fuori della propria casa, perciò spesso si incontrano
al bar, nei ristoranti e nelle pizzerie.
Tuttavia resta una caratteristica tipica della vita all’italiana riunirsi spesso nelle proprie
case con familiari e parenti per festeggiare delle occasioni speciali o semplicemente per godere
tutti insieme di un pranzo domenicale. Per gli italiani infatti riunire l’inte ra famiglia intorno al
tavolo da pranzo non significa semplicemente consumare un pasto, ma rappresenta
un’occasione conviviale privilegiata, durante la quale condividere le esperienze della giornata
e stare insieme ai propri cari. Ed è soprattutto in giorn i di vacanza o nelle domeniche di
primavera e d’estate che capita con frequenza di vedere grandi gruppi familiari al ristorante o
in pizzeria per il piacere di tenere “vivi” i rapporti, frequentandosi per quanto è possibile.
La famiglia -spesso allargata a i parenti, almeno quelli più prossimi – svolge ancora un
ruolo importante. Per esempio, molti giovani coppie fanno riferimento ai nonni per affidare loro
i figli ancora piccoli, dal momento che entrambi i genitori sono spesso impegnati fuori casa con
una pr opria attività lavorativa.
La famiglia moderna è molto diversa dalla famiglia tradizionale. Quella di oggi, infatti,
è composta prevalentemente dai genitori e da uno, massimo due figli, una volta, invece, era
molto numerosa e comprendeva genitori, 3 o 4 fi gli e nipoti. Oggi entrambi i genitori lavorano,
(non sempre, specie di questi tempi) a differenza di una volta, quando lavoravano solo gli
uomini e le donne si oc cupavano dei figli e della casa. Come in passato, anche oggi il pranzo e
la cena sono l'occas ione per stare tutti insieme e diventa un momento d i dialogo tra genitori e
figli. A volte, invece di dialogare, a tavola si finisce col litigare davanti alla tv, che da una par te
fa compagnia, ma dall'altra , con tutte le notizie che trasmettono, sia di politica che di cronaca.
Una volta al massimo, durante il pranzo si accendeva la radio e si ascoltava musica, ma sp esso

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e volentieri si parlava e si raccontavano gli avvenimenti della giornata, difficilmente si litigava,
più che altro si discuteva. Era una pausa pranzo molto più rilassante, sicuramente. Dopo cena,
tutti intorno agli anziani, che raccontavano le loro avventure, o qualche favola, prima di andare
a letto. Ogg i, dopo cena, tutti davanti al computer o alla tv e non si parla per niente.
Ad ogni modo, in Italia sono più di 7 milioni i giovani tra i 18 e i 34 anni che vivono
ancora con i genitori —diversi punti percentuali in più rispetto alla media europea. In molti casi
ciò avviene per problemi economici, visto che solo il 27 percento dei giovani nella stessa fascia
d'età dichiara di avere un lavoro a tempo pi eno.19

2.7. Il calcio
Tutti gli italiani vanno pazzi per il calcio !
“Se l’Italia diventa campione del mondo, l’intero paese si colora di bianco, rosso e
verde, in un impeto di patriottismo .”20 Si dice che gli italiani diventino patriottici solo davanti
alla nazionale italiana di calcio.
Il termine calcio fu forse inventato da Luigi Bosisio , nel 1907. Prima, il gioco in Italia
veniva chiamato foot-ball, come in originale ( in realtà il Vicenza Calcio , nato nel 1902 , ebbe da
subito l'acronimo ACIVI , ossia Associazione del Calcio in Vicenza , ndr). Nel 1907 Bosisio
propose però la sostituzione dell'anglofono foot-ball con l'italico termine calcio , che in et à
rinascimentale era un gioco con la palla con regole in parte differenti dal calcio moderno. La
proposta ebbe successo e La Gazzetta dello Sport in un articolo del 17 ottobre 1907 dal
titolo Foot -Ball o calcio? scriveva:
“Una proposta giudiziosissima ci vien posta dal nostro amico Rag. Bosisio il quale… ci
consiglia ad iniziare l'invocata italianità del football sostituendo a questo ostico titolo straniero
una parola italiana,… quella onde veniva denominato il giuoco nelle sue origini, allorquando la
gagliarda gioventù vi si dedicava al tempo dei comuni italici tra una battaglia e l'altra sulle
spianate dei dolci colli toscani. Il calcio! Questa proposta probabilmente avrà sapore di "forte
agrume" per molti. Ed è per questo motivo che noi,… intitolan do "Calcio" la presente rubrica,
intendiamo abituare le orecchie ostili e degli ignari alla nostra idea … in modo che il trapasso

19http://www.vice.com/it/read/abbiamo -chiesto -a-unillustratrice -francese -di-disegnare -e-commentare -i-
principali -stereotipi -sugli -italiani -sarah -louise -barbett -596
20http://italiadallestero.info/archives/11127

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di abitudini sia automatico e quasi non avvertito. Gli italiani, purtroppo, non si creano d'un
tratto.”21
E' uno stereotipo a ncora profondamente vero. Il calcio è lo sport nazionale d'Italia. E lo
è non solo perché è lo sport più diffuso o il gioco preferito degli italiani, ma anche perché del
calcio si parla di continuo in Italia. Il discorso sul calcio è onnipresente: è in tel evisione, alla
radio e sui giornali, ma anche al bar, sotto l'ombrellone d'estate e d'inverno a scuola. Per questo
si dovrebbe dire che il "calcio parlato", più che il "calcio giocato", è lo sport nazionale d'Italia.
Uno degli appuntamenti fissi degli appassionati di calcio è la Domenica Sportiva, una
trasmissione televisiva di servizi ed interviste sullo sport che contiene uno spazio riservato a
rivedere al rallentatore (alla moviola) le immagini degli episodi più dubbi e discutibili (in
particolare i rigori) delle partite di calcio giocate durante la giornata. E della Domenica
Sportiva, dei dubbi e delle discussioni che nascono dalla moviola, che si alimentano le eterne
discussioni sul calcio di tutta la settimana.
Una vera e propria febbre da calcio prende però gli italiani una volta ogni quattro anni,
quando si giocano i Campionati Mondiali di Calcio. Nell'anno dei Mondiali la Nazionale
diviene il centro dell'attenzione di tutti gli appassionati di calcio, che seguono le partite, si
commuovono cantan do l'Inno di Mameli all'inizio di ogni incontro, riscoprono, insomma, un
sentimento di orgoglio nazionale che li porta anche a tirar fuori le bandiere tricolori e a
prepararsi a festeggiare nelle strade ogni vittoria degli Azzurri.
Tutti gli italiani giocano a calcio, e bene. Almeno questo è quello che generalmente si
pensa. D’altro parte però il calciatore italiano è visto come quello che si butta a terra per ogni
minimo contatto, che cerca troppo spesso l’azione personale e che schiera il tipico cate naccio
difensivo non appena si trova in vantaggio.
Ecco i più grandi giocatori del calcio italiano: davanti a tutti è Silvio Piola, una leggenda
del calcio italiano. Non possono mancare i nomi mitici come Giuseppe Meazza ed il
leggendario ‘capitano’ della Roma Francesco Totti .
Tra i primi 10 goleador più importanti della storia del calcio italiano, troviamo
moltissimi giocatori moderni, ma ovviamente non possono mancare i nomi mitici che hanno
dato vita alle grandi sfide ed al grande spettacolo del Serie A fin dai suoi inizi. Ecco quindi un
mix di storia ed attualità per soddisfare la curiosità di ogni appassionato:

21https://it.wikipedia.org/wiki/Calcio_in_Italia

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1 Silvio Piola 274
2 Francesco Totti 232
3 Gunnar Nordahl 225
4 Giuseppe Meazza 216
4 José Altafini 216 6 Roberto Bagg io 205
7 Kurt Hamrin 190
8 Giuseppe Signori 188
9 Alessandro Del Piero 188
10 Gabriel Batistuta 184

In questa speciale classifica sono solo due i giocatori che al momento calcano ancora il
terreno di gioco. Stiamo parlando di du e simboli che hanno vestito i colori della stessa squadra
per moltissimo tempo: Francesco Totti ed Alessandro del Piero . Solamente il capitano
romano però gioca attualmente nella Serie A italiana, mentre il l’ex capitano nel Juventus ha
deciso di cambiare completamente la sua vita andando a giocare in Australia.

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Capitolo 3
ALTRI STEREOTIPI – MENO DIFFUSI

3.1. Gli italiani cantono
Gli italiani suonano il mandolino! Le canzoni con il famoso mandolino italiano sono
nate a Napoli, dove è stato costruito lo strumento, e da qui si è arrivato a questo stereotipo sugli
italiani.
L'Italia è famosa in camp o internazionale per la sua musica e per il bel canto: canzoni
come “ O sole mio " e arie tratte dai melodrammi romantici e veristi sono tra le melodie più
famose del mondo. Questo non significa, però, che tutti gli italiani cantino. Anzi. L'immagine
degli i taliani come allegri sfaccendati, sempre pronti ad improvvisare una canzone, è solo uno
stereotipo e la realtà è molto diversa.
A Venezia, che vive di turismo di massa, vengono offerte agli stranieri delle gite in
gondola con accompagnamento musicale e la musica è composta esclusivamente da canzoni
popolari napoletane, che con Venezia non hanno niente a che fa re!

3.2. Gli italiani sono cattolici
La stragrande maggioranza degli italiani è cattolica. Professarsi cattolico, tuttavia, è
spesso per molti italiani più un'abitudine ed una tradizione familiare che una scelta coerente di
vita. Il Battesimo, la Comunione, la Cresima ed il Matrimonio religioso sono tappe della vita
di moltissimi italiani.
Come sede del Papato l'Italia ha sviluppato un rapporto p articolare con la Chiesa,
vivendo la religione più come un fatto pubblico, sociale e politico che come una realtà spirituale.
Fino a trent'anni fa, per la vita politica e le scelte quotidiane degli italiani era importante
l'indirizzo dato dalla religione e dell'autorità del Papa e dei vescovi. Il cattolicesimo in Italia si
è poi progressivamente ridotto alla sfera privata degli individui e la Chiesa ha perso il suo
ruolodi punto di riferimento politico e non solo spirituale.
Gli italiani sono cattolici sopr attutto culturalmente , aggiunge Tony Lockefeer. “Le
grandi tappe della vita – prima comunione, matrimonio – vengono festeggiate secondo la
vecchia tradizione cattolica molto più che da altre parti”.22 Inoltre, questi eventi sono sentiti con

22http://italiadallestero.info/archives/11127

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molta più forza in Sud, un’area del Paese piena di processioni per la madonna e di feste del
santo patrono, e che conserva una moralità sociale molta conservativa. “L’unità non ha
cambiato niente di tutto ciò, i ragazzi del Sud devono tuttora combattere contro un sacco di
tabù”.23

3.3. Gli italiani non sanno parlare inglese
Questo diffuso stereotipo è vero solo in parte. Certo, in confronto all’Europa e al resto
del mondo, la media delle persone che parlano bene l’inglese in Italia è sicuramente più bassa.
Questo perché l ’Italia è un Paese molto ricco culturalmente e orgoglioso della propria
nazionalità e vuole preservarla. Inoltre, in Italia vi è anche un forte orgoglio regionale e,
soprattutto al sud, si continuano a parlare molto i dialetti , spesso anche più della stess a lingua
italiana!
Anche se da alcuni anni il numero degli italiani che parlano inglese sta notevolmente
crescendo e la maggior parte delle persone ormai sa parlare un inglese base , vi sono ancora forti
differenze rispetto ai Paesi stranieri, dove l’ingles e viene insegnato ai bambini fin da piccoli e
anche i viaggi e gli studi all’estero sono molto più comuni già in giovane età.

3.4. Non sanno guidare
Gli italiani guidano come se fossero in formula 1!

Il sito internet Zoover che si occupa di viaggi e turismo, ha svolto un indagine tra i suoi
visitatori, e pubblicato dal settimanale francese Auto Plus, chiedendo quale fosse il peggior
automobilista tra quelli delle diverse nazionalità. Gli italiani sono risultati i meno apprezzati.
“All’ini ziativa hanno risposto in 30 mila e l’esito è stato categorico nei confronti degli
automobilisti italiani: il 23,7% delle risposte ha indicato gli italiani come i peggiori
automobilisti; seguono i greci (15,6%), i polacchi (14%), i tedeschi (7,9%), i franc esi (7,7%)
poi gli olandesi (5,6%) e gli spagnoli (5%).”24

23http://italiadallestero.info/archives/11127
24http://www.alvolante.it/news/italiani_peggiori_automobilisti_europa -710376

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3.5. Gli italiani sono dei latin lover !

Di certo gli italiani sono molto passionali e non si fanno problemi a manifestare il loro
affetto in pubblico.
Infatti, in Italia, è molto comune vedere coppie che si baciano appassionatamente nelle piazza
o nei parchi delle città: le effusioni d’affetto nei luoghi pubblici non sono di certo un tabu in
Italia.
Gli italiani amano le donne, sono molto diretti e non si fanno problemi ad esprimere in
pubblico apprezzamenti sulle donne. Questo è molto strano per gli americani, infatti, spesso le
donne americane considerano gli italiani rudi, in quanto non sono abituate a ricevere
apprezzamenti in modo così brutale e diretto mentre camminano per la strada.
Gli italiani sono dei buoni amanti e sono spesso noti per essere infedeli. Infatti, in Italia,
è abbastanza comune che vi siano coppie sposate con figli che in realtà hanno relazioni segrete
con altri partner.

3.6. Gli italiani vivono d’ arte

Se è vero che g li italiani sono orgogliosi della loro storia, in particolare dei capolavori
artistici che l'Antichità romana, il Medioevo ed il Rinascimento hanno lasciato in ogni angolo
d'Italia, non è vero, tuttavia, che l'Italia sia esclusivamente una terra di artisti . L'arte non è certo
l'unica risorsa su cui possa contare l'economia italiana. Il turismo d'arte è un'importante fonte
di lavoro in Italia, ma sono altrettanto importanti l'industria, i servizi e l'agricoltura. L'Italia è
un paese occidentale industrializz ato, non una Disneyland sospesa tra folklore e turismo d'arte.
Sotto molti aspetti, economici e culturali, l'Italia non è diversa dall'America, della quale negli
ultimi 50 anni ha seguito le orme.

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Capitolo IV
GLI ITALIANI VISTI DA GLI ITALIANI

Stereotipi sugli italiani secondo la regione in quale vivono:
I siciliani sono: mafiosi, orgogliosi, religiosi, passionali e gelosissimi delle loro donne.
I veneti sono: aristocratici, tirchi (avari).
I romani sono: pigri, corrotti e volgari.
I napoletani : mangiano solo pizza e sfogliatelle, suonano il mandolino e cantano, prendono il
sole e rubano.
I calabresi : sono ignoranti, poveri e criminali.
I lombardi : lavorano tutto il giorno, sono antipatici ma ricchi.
Gli emiliani : sono comunisti (odiano il Papa), allegri, mangioni.
I toscani : sono simpaticissimi, però anche arroganti, sono gli unici a parlare bene l’italiano
Gli umbri : sono riservati e tranquilli.
I piemontesi: sono eleganti e snob, parlano tutti francese.
I sardi : sono chiusi, isolati, ignoranti.

Di seguito riporto un monologo sugli italiani di Giorgio Gaber, cantautore italiano:
“Secondo me gli italiani e L’Italia hanno sempre avuto un rapporto conflittuale. Ma la
colpa non è certo dell’Italia, ma degli italiani che sono sempre stati un popolo i ndisciplinato,
individualista, se vogliamo un po’ anarchico, ribelle, e troppo spesso cialtrone.
Secondo me gli italiani non si sentono per niente italiani. Ma quando vanno all’estero li
riconoscono subito.
Secondo me gli italiani sono cattolici e laici, m a anche ai più laici piace la benedizione
del Papa. Non si sa mai ……
Secondo me gli italiani sono poco aggiornati e un po’ confusi perché non leggono i
giornali. Figuriamoci se li leggessero!
Secondo me non è vero che gli italiani sono antifemministi. Per loro la donna è troppo
importante. Specialmente la mamma
Secondo me gli italiani hanno sempre avuto modelli i russi e gli americani. Ecco come
va a finire quando si frequentano le cattive compagnie.
Secondo me gli italiani sentono che lo Stato gli vuol ben e. Anche perché non li lascia
mai soli.

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Secondo me gli italiani sono più intelligenti degli svizzeri. Ma se si guarda il reddito
medio pro -capite della Svizzera, viene il sospetto che sarebbe meglio essere un po’ più scemi.
Secondo me gli italiani sono tut ti dei grandi amatori. Peccato che nessuna moglie
italiana se ne sia accorta.
Secondo me gli italiani al bar sono tutti dei grandi statisti. Ma quando vanno in
parlamento sono tutti statisti da bar.
Secondo me un italiano quando incontra uno che la pensa c ome lui fa un partito. In due
è già maggioranza.
Secondo me gli italiani sono i maggiori acquirenti di telefonini. E non è vero che tutti
quelli che hanno il telefonino sono imbecilli …. È che tutti gli imbecilli hanno il telefonino.
Secondo me gli italian i sono affatto orgogliosi di essere italiani. E questo è grave. Gli
altri invece sono orgogliosi di essere inglesi, tedeschi, francesi, e anche americani … e questo
è gravissimo.
Secondo me gli italiani sono i più bravi a parlare con i gesti. E quando devo no pagare
le tasse fanno … (il gesto dell’ombrello).
“Italiani popolo di combattenti”. L’ha detto Giosuè Carducci.
“Italiani popolo di pensatori”. L’ha detto Benedetto Croce.
“Italiani popolo di eroi”. L’ha detto Gabriele D’Annunzio.
“Italiani popolo di so gnatori ”. L’ha detto Gigi Marzullo

Secondo me gli italiani e l’Italia hanno sempre avuto un rapporto conflittuale. Ma la
colpa non è certo degli italiani, ma dell’Italia che ha sempre avuto dei governi con uomini
incapaci, deboli, arroganti, opportunisti, troppo spesso ladri, e in passato a volte addirittura
assassini.
Eppure gli italiani, non si sa con quale miracolo, sono riusciti a rendere questo paese
accettabile, vivibile, addirittura allegro.”25

25http://www.giorgiogaber.org/index.php?page=testi -veditesto&codTesto=318

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Sotto una mappa degli stereotipi sugli italiani secondo la regione26:

26 Ringrazio la mia relatrice, la professoressa Aioane Mirela, per la mappa fornita

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Sotto riporto varie descrizioni fatte dagli italiani sugli stereotipi :
“Boh, mi è un po’ difficile. Penso che ci vedono belli, alti, con capelli scuri e occhi
chiari, tutti con il naso grande e la pelle olivastra. Simpatici e giocherelloni, aperti e vivaci.
Secondo gli stranieri non esistono italiani tristi.
Parlando con amici dall’estero ho sentito dire che siamo considerati come i miglior
amanti del mondo, tipo dei Don Giovanni impenitenti incapaci di condurre un qualsiasi tipo di
relazione seria. Siamo donnaioli, romantici e melensi tanto da provocare il diabete.
O che siamo b ugiardi e pronti a tutto con le donne, pur di arrivare all’obiettivo
prefissato. ”27

“Oooh, per prima cosa ho sentito varie volte che conosciamo l’inglese, ma a differenza
degli altri in un modo o nell’altro riusciamo SEMPRE a farci capire; inoltre conosciamo solo i
modi più stupidi per fare i complimenti alle ragazze straniere.
Mi ricordo che un conoscente da fuori diceva di noi italiani che q uando andiamo in
vacanza ci portiamo al seguito tutta la fami glia, parenti o amici che siano, che s iamo così
rumorosi che urliamo anche nei musei. ”28

“Difficile domanda, però un tedesco mi ha detto una volta che noi gli italiani siamo
scansaf atiche, sempre pronti a evitare qualunque tipo di lavoro che implichi sforzo fisico.
Sempre quel tedesco rideva che p arliamo il "Broken Engish", facciamo abbondante uso
di telefoni cellulari (almeno due a persona), ma di solito non sappiamo usare internet.
Andiamo sempre in giro con la borsa piena di contanti perché non sappiamo cosa siano
le banche, e siamo sempre in ritardo (e se siamo in anticipo troviamo il modo di essere in ritardo
comunque). ”29

“Veramente non so cosa dicono gli stranieri di noi, però so che ci molto affettuosi. C he
ci baciamo spesso, ci abbracciamo, ci prendiamo per mano mentre parliamo e stiamo tutti
appicciati in autobus o metropolitana senza apparentemente tradire alcun fastidio “.30

27Maurizio Abati, 58 anni da Brescia
28Mario Muzzetto, 35 anni da Sardegna
29Andrea Vernier, 61 anni da Padova
30Maurizio Facchetti, 41 anni da Pordenone

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CONCLUSIONI

Prima di riassumere la tesi vogli o precisare che oltre alla tradizionale fonte costituita
dai libri, molte dalle risorse utilizzate come spunto sono state trovate direttamente dalle Rete,
su supporto elettronico. A questo scopo, sono indicati gli indirizzi Internet su di cui è possibile
consultare il materiale. L’estrema volatilità degli indirizzi, tuttavia, non assicura che questi
siano validi nel tempo.
Dopo aver scritto la prima parte della mia tesi, ho parlato con un mio amico italiano per
chiede rgli un parere sul tema e dopo averli spie gato l’argomento e gli stereotipi più diffusi sulla
loro nazionalità mi ha chiesto “ma tu veramente ce l’hai da morte con noi, gli italiani?” E allora
ho capito che lui si è sentito offeso e mi è sembrato strano che lui non conoscesse queste
affermazioni c he si dicono sugli italiani. E da lì ho cominciato a farmi le domande verso
l’autenticità di tutti questi stereotipi. Non è semplice valutare la fondatezza dello stereotipo,
alcuni sono esagerati, ma tanti hanno certamente un fondo di verità.
L’itali anità è il modo di essere italiani e di sentirsi parte dell’Italia, anche attraverso gli
stereotipi. L’Italia è mafia, uomini mammoni, sfegatati tifosi di calcio, ma è anche arte e città
ricche di storia e con una cucina eccezionale.
In seguito all’analisi conc lusa degli stereotipi sugli italiani, il mio parere e che gli
stereotipi partono da un’idea vera però alcuni sono proprio esagerati e non si deve generalizzare .
Ad esempio lo stereotipo che gli italiani sono mafiosi. È vero che la mafia in Italia è
molto sviluppata, ma questo non significa che tutti gli italiani siano mafiosi. Il popolo italiano
non ne è fiero e molti si sentono realmente offesi quando sentono nominare i l termine mafia ,
specialmente q uelli del centro e nord Italia, anche se solo per scherzo. Per la diffusione di questo
stereotipo sono colpevoli anche i film che trattano questo tema , tre ne conosciamo anche noi i
romeni molto bene, Il Padrino , Gomorra e La piovra , che hanno avuto un realmente successo.
Leggendo il libro di Roberto Saviano, Gomorra , ho cambiato totalmente le idee sulla mafia
italiana. La mafia non è presente solo in Sicilia, come si dice, ma è presente in tutta l’Italia, ed
è molte più forte di quanto si pensa. L’esempio più concreto è quello che succede al giornalista
Saviano dopo aver pubblica to il suo libro, dall’ottobre 2006 vive sotto scorta, deve nascondersi
e vivere in località segrete, in seguito alle minacce ricevute dai clan che ha denunciato. In
un’intervista, lo scrittore parla così di Gomorra: “Questo libro mi ha distrutto la vita ” 31

31 http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1249912/Saviano –Gomorra -mi-ha-rovinato -la-vita–Caro –
Roberto –anche -la-nostra.html

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Relativo alla gestualità, ques to stereotipo è autentico, anche se un po’ esagerato. Però è
vero che loro sui diversi argomenti potrebbero capirsi senza parole. Durante la mia ricerca sulla
gestualità italiana ho visionato alcuni video creati, specialmente sullo studio dei gesti italiani,
sia dagli italiani che dagli stranieri, in cui 2 o 3 italiani usano per comunicare solo con i gesti e
si capiscano perfettamente. Invece uno straniero non riusciva capire gran che. Parlare con le
mani è tipico italiano, e questo modo loro di esprimersi suscita interesse anche a livello
internazionale.
Del patriottismo italiano come stereotipo direi che è una cosa interpretabile e che
dipende molto anche dell’età della persona. Io personalmente ho incontrato italiani orgogli osi
di essere italiano, fieri di vivere in quel Belpaese , però e anche vero che la fascia d’età era più
di 50 anni. Invece i giovani, come anche da noi, sempre scontenti della loro situazione e con il
pensiero di lasciare Italia. E tutti, anziani o giovani , ce l’hanno con i politici.
Gli italiani mangiano tutt i i giorni pasta, pizza e gela ti. Sempre dalla propria esperienza
dico che si, gli italiani mangiano tanto pasta e pizza, ma mi sembra esagerato dire che tutti i
giorni e anche varie volte al giorn o. La cucina italiana ha una grande varietà di piatti e tradizioni
culinarie. In Italia dipende tanto dove vai a mangiare, per esempio la pizza e la pasta si mangia
di più nelle trattorie, se vai nei ristoranti si mangia tanto il pesce, ed è ottimo, e se si p referisce
mangiare a casa, di solito si sceglie pasta o risotto. Comunque l’Italia è il primo produttore ed
il primo consumatore di pasta al mondo. E non dobbiamo dimenticare il caffè, il loro espresso
ristretto , senza ristretto o cappuccino non cominciano il giorno, non possono lavorare.
Gli italiani si vestono bene, solo capi firmati! La moda in I talia è sicuramente
importante. Ho incontrato persone e persone, italiani molto attenti al loro modo di vestirsi ed
italiani totalmente opposti, ed anche se si dice che le donne italiane sono firmate da capo a
piedi, secondo me gli uomini accordano pi ù attenzione a questi dettagli. E poi, hanno anche
ragione di vestirsi bene, in Italia sono nati tanti brand famosi, sappiamo tutti che l’Italia è un
punto di riferi mento per la moda.
Gli italiani sono tutti dei mammoni! Anche questo uno stereotipo è uno molto diffuso.
Io direi che fosse cosi fino qualche anno fa. Adesso i giovani pensano in modo diverso, tanti
lasciano l’Italia per un lavoro migliore, e se non vanno all’estero sono disposti a lasciare i
genitori e pagare affitto in un’altra città dove potrebbe guadagnare meglio o sono altre
possibilità di trovare un buon lavoro o si sposano da giovani. E certo che sono anche quelli “il
figlio della mamma” e il “figlio di papà ”, che non l asciano il nido familiare . Anche nei giornali

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si trovano degli articoli sui figli di papa: “Siamo il paese dei figli di papà, lo stipendio è un fatto
ereditario”.32
Pazzi per il calcio! Non lo so, esagerato o no, la verità e che quasi tu tti gli uomini sono
pazzi per il calcio.
Poi ci sono anche gli altri stereotipi meno diffusi, come sarebbe che gli italiani suonano
il mandolino, sì, lo suonano però di più a Napoli e a Venezia e lo fanno solo per turisti, non tutti
gli italiani sanno suonare il mandolino. Che sono cattolici, sì ci sono , e hanno anche un buon
motivo di esserlo, con il Papa con il Vaticano proprio nel cuore del paese .
Si dice che non sanno parlare l’inglese, ed è una verità. C i sono in tanti che non lo
parlano, però lo parlano abbastanza bene gli uomini d’affari e hanno cominciato anche i giovani
a rendersi conto che parlar inglese è utile.
Tanti dicono che gli italiani non sanno guidare, da quello che ho visto personalmente
posso dire che sanno guidare ma non rispettano le regole, e amano la velocita. Che sono dei
latin lover , questo stereotipo ha qualcosa di vero, sono tanti italiani che sono sposati ma che
hanno anche l’amante, e qui non si parla solo dei giovani ma anche degli u omini più di 50 anni.
E se vogliono bene a una persona lo mostrano anche in pubblico. Gli italiani in generale sono
amanti delle belle cose, quindi anche dell’arte, ma che vivano solo d’arte, questo no, è solo
un’esagerazione.

Negli ultimi decenni l’Italia ha lavorato per migliorare l’immagine sociale e d
economica, per seppellire gli stereotipi a vantaggio di un’immagine più veritiera.

Anche se si fanno tutte queste esagerazioni sull’Italia e gli italiani, Italia rimane un posto
da vedere in questa vita, con il suo fascino pieno di arte, storia e legende, di verificare di persona
se gli stereotipi sono autentici o no, da scoprire la loro cultura, la fantasia inventiva della moda,
nell'industria, e la sofisticata e fantastica cucina.

Desidero ringraziare tutti gli insegnanti dei corsi frequentati in questi anni, in
special modo la mia relatrice, la dottoressa Aioane Mirela , per avermi insegnato nei due
anni di frequenza, con la Sua pro fessionalità e cultura hanno dato frutto a questa tesi, per
il prezioso insegnamento indispensabile, per la sua gentilezza nel darmi spiegazioni e
soprattutto per le Sue direttive, per la disponibilità e la cortesia avute nei miei c onfronti.

32 http://www.repubblica.it/economia/2010/03/03/news/figli_pap -2486444/

Pag. 35 a 36
BIBLIOGRAFIA

 Aioane, Mirela Ipostasi dello stereotipo pubblici tario, in Relatia identitate -alteritate si
stereotipurile socio -culturale , Performantica, Iasi, 2015, pp.44 -54
 Di Gregorio L., (Dis)fare gli italiani, dal familismo all’antipolitica. Fotografia di una
democrazia dissociativa , Fondazione FareFuturo, Roma , 2007
 Le Goff J ., Il peso del passato nella coscienza collettiva degli italiani , in Il caso italiano ,
a cura di Cavazza F.L. e Graubard S.R., cit. p 545.
 Lippmann, Walter, L’opinione pubblica, Donzelli, Roma, 2004
 Mazzara, Bruno M., Stereotipi e pregiudizi , Il Mulino, Bologna, 1997
 Saviano, Roberto, Gomora, cealalta mafie a Italiei , Editura Univers, Bucuresti, 2009
 Taguieff, Pierre André, La forza del pregiudizio. Saggio sul razzismo e
sull’antirazzismo , Il Mulino, Bologna, 1994

Pag. 36 a 36
WEBGRAFIA

 http://italiadallestero.info/archives/11127
 http://www.giorgiogaber.org/index.php?page=testi -veditesto&cod Testo=318
 https://it.wikipedia.org/wiki/Stereotipo
 http://www.treccani.it/vocabolario/stereotipo/
 http://www.grandidizionari.it/Dizionario_Italiano/parola/S/stereotipo.aspx?query=ster
eotipo
 http://sociologia.tesionline.it/sociologia/glossario.jsp?GlossarioID=4745
 http://www.centroimpastato.com/
 http://www.grandidizionari.it/
 http://www.nytimes.com/2013/07/01/world/europe/when -italians -chat-hands -and-
fingers -do-the-talking.h tml?_r=0
 http://www.treccani.it/enciclopedia/gestualita_(Universo -del-Corpo)/
 http://www.studiare -in-italia.it/php5/study -italy.php?lang=IT&idorizz=5&idvert=6 0
 https://it.wikipedia.org/wiki/Moda_italiana
 http://www.cameramoda.it/it/associazione/cosa -e-la-cnmi/
 http://www.fashionblog.it/post/198846/moda -italiana -marchi -famosi -made -in-italy/11
 http://www.italia.it/it/idee -di-viaggio/made -in-italy/litalia -della -moda.html
 http://www.italia.it/it/idee -di-viaggio/cultura -e-spettacolo/litalia -del-calcio.html
 https://it.wikipedia.org/wiki/Calcio_in_Italia
 https://sites.google.com/site/accogliereascuola/home/ste reotipi -1
 http://www.vice.com/it/read/abbiamo -chiesto -a-unillustratrice -francese -di-disegnare –
e-commentare -i-principali -stereotipi -sugli -italiani -sarah -louise -barbett -596
 http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1249912/Saviano –Gomorra -mi-ha-
rovinato -la-vita–Caro -Roberto –anche -la-nostra.html
 http://www.repubblica.it/economia/2010/03/03/news/figli_pap -2486444/

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