MONETA CREDITIZIA IN UN REGIME DI MONETA FIAT FIDUCIARIA SPURIA. [307256]

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA

Dipartimento di Economia e diritto

Corso di laurea magistrale

Consulenza e Direzione Aziendale

classe LM-77 [anonimizat], BANCHE E CREAZIONE DI MONETA: UN SISTEMA INSOSTENIBILE?

Relatore Laureando

chiar.mo/a prof. [anonimizat]. Marco Morelli

Anno Accademico 2017/2018

“La dominazione che gli istituti bancari hanno ottenuto sulle menti dei nostri cittadini … deve essere spezzata, o essa spezzerà noi.”

Thomas Jefferson

“Potrete ingannare tutti per un po’. Potrete ingannare qualcuno per sempre. Ma non potrete ingannare tutti per sempre.”

Abraham Lincoln

“Chi controlla il denaro controlla il Mondo”

Henry Kissinger

“È un bene che gli abitanti della nazione non capiscano abbastanza il nostro sistema bancario e monetario, perché [anonimizat].”

Henry Ford

“Il ricco domina sul povero e chi riceve prestiti è schiavo del suo creditore” [anonimizat], cap. 22, versetto 7

“Uno Stato che non ha il denaro per costruire un ospedale, è come un ingegnere che non ha i chilometri per costruire una strada”

Ezra Pound

“Per risolvere le contraddizioni contabili che derivano dall'errata o mancante contabilizzazione della creazione del denaro a favore della banca che lo crea (sia esso sotto forma di banconote che di denaro elettronico), la soluzione più semplice consiste nell'affidare l'emissione del denaro ad una tesoreria di stato (tesoreria sovrana) e lasciare che siano le banche a prendere in prestito tale moneta emettendo esse titoli di debito propri. La Tesoreria emetterà [anonimizat]. Viceversa se la Tesoreria replicasse l'[anonimizat]è l'omissione della messa all'[anonimizat] e costringerebbe lo Stato a tassare i cittadini per riempirlo. Errore che oggi fa la banca centrale.”

Marco Saba

“Le banche sono state concepite nell’ingiustizia e sono nate dal peccato. I banchieri sono i padroni della Terra. [anonimizat], con un tratto di penna avranno tutto il denaro per ricomprarsela. [anonimizat] i [anonimizat] è giusto che sia. Allora questo sarà [anonimizat]à più bello vivere. Ma se volete rimanere schiavi dei banchieri e pagare il costo della vostra schiavitù, continuate a permettergli di creare denaro.”

Sir Josiah Stamp vecchio governatore della banca d’Inghilterra

“Il debito nazionale è una frode perpetrata verso gli Usa dagli interessi dei banchieri internazionali. La migliore soluzione per il debito nazionale e per la sicurezza sociale è che gli Usa smettano di permettere ad una società privata di stampare la moneta e di caricarci sopra gli interessi. La Federal Reserve dovrebbe essere abolita come un punto di partenza per liberare gli Usa da una falsa dipendenza.”

Andrew Jackson, 7mo Presidente USA

“Se gli Americani consentissero mai a [anonimizat] l’inflazione e [anonimizat] e [anonimizat]à finché i loro figli si sveglieranno senza tetto nel continente conquistato dai loro padri. Il potere di emissione va tolto via dalle banche e restituito al popolo, al quale esso appartiene propriamente.”

Thomas Jefferson (1776)

“Con l’emissione di carta moneta strutturata come falsa cambiale o falsa fede di deposito, si induce la collettività a dare merce, che ha un costo, contro oro carta, che costo non ha.”

Giacinto Auriti, L’ordinamento internazionale del sistema monetario, pag. 43.

“Oggigiorno la moneta scritturale, di cui gran parte è creata dalle banche commerciali concedendo crediti alle aziende e alle famiglie, rappresenta quasi il 90% dei franchi svizzeri.”

Banca Nazionale Svizzera

“Effettivamente con la concessione di crediti da parte di una banca viene sempre creata nuova moneta scritturale. L’idea molto diffusa che una banca possa <<intermediare anche denaro vecchio>>, per cui la massa monetaria nell’economia non aumenti, non è corretta.”

Deutsche Bundesbank

“Ogni volta che una banca concede un credito essa crea simultaneamente un deposito corrispondente sul conto bancario del debitore, creando in tal modo nuovo denaro.”

Bank of England

“I disordini non avranno mai fine, non avremo mai una sana amministrazione della cosa pubblica, se non acquisteremo una nozione precisa e netta della natura e della funzione del denaro.”

Ezra Pound

“Permettetemi di emettere e controllare la moneta di una nazione e non mi importa chi fa le sue leggi.”

Mayer Amschel Rothschild

INDICE

CAPITOLO 1

LA BANCA E IL SUO POTERE

CHE COS’E’ LA BANCA?

IL BILANCIO BANCARIO E LA SUA RICLASSIFICAZIONE

1.3 CENNI STORICI: I PRIMI BANCHIERI LE PRIME BANCHE E IL SISTEMA LAW

1.4 FUNZIONI DELLE BANCHE ORDINARIE E BANCHE CENTRALI

1.5 LA BANCA D’ITALIA E IL SUO CONFLITTO INTERNO

CAPITOLO 2

LA CREAZIONE DI MONETA DA PARTE DEL SISTEMA BANCARIO

2.1 LA FINE DEGLI ACCORDI DI BRETTON WOODS DAL 1971 IN POI

2.2 COME VIENE CREATO IL DENARO?

2.3 LA CREAZIONE DI MONETA TRAMITE L’EROGAZIONE DEL CREDITO IN CONTO CORRENTE

2.4 LA FAR-FALLA MONETARIA

2.5 IL SIGNORAGGIO SECONDARIO

2.6 CONTABILITA’ DELLE BANCHE DEI FLUSSI DI CASSA OPERATIVI

2.7 LA CREAZIONE DEL CREDITO BANCARIO

2.8 SHADOW BANKING E LA FINANZA OMBRA

2.9 LA MANCATA CONTABILIZZAZIONE DEL DENARO CASO UNICREDIT CARIGE E BANCA NAZIONALE SVIZZERA

2.10 IL REFERENDUM IN SVIZZERA MONETA INTERA

2.11 GLI STUDI DI RICHARD WERNER

CAPITOLO 3

GLI ACCORDI DI BASILEA

3.1 LA NASCITA DEGLI ACCORDI DI BASILEA (BASILEA I)

3.2 BASILEA II

3.3 BASILEA III

CAPITOLO 4

LA SEPARAZIONE DEI POTERI BANCARI IL GLASS-STEAGALL ACT E LA LEGGE BANCARIA DEL 1936

4.1 L’INCHIESTA DI FERDINAD PECORA SUGLI SCANDALI DELL’ALTA FINANZA DURANTE LA CRISI DEL ’29

4.2 IL GLASS STEAGALL ACT

4.3 LA LEGGE BANCARIA DEL 1936

4.4 LE CRITICHE AL GLASS STEAGALL ACT

4.5 I DISATRI ANNUNCIATI DELLA RIFORMA BANCARIA DEL 1992

4.6 L’ABOLIZIONE DEL GLASS STEAGALL ACT E L’APPROVAZIONE DEL GRAMM-LEACH-BLILEY ACT

CONCLUSIONI

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

RIFERIMENTI WEB-GRAFICI

RINGRAZIAMENTI

INTRODUZIONE

Il mio elaborato si basa si basa sul tema del signoraggio secondario, banche e creazione di moneta e mi sono appassionato su tale argomento quando ho visto il convegno del 4 novembre 2016 che parlava di tale argomento.

I media e molti economisti trascurano tale fenomeno dandone una spiegazione ufficiale e trascurando le dinamiche di tale fenomeno.

Interessato a tale argomento ho analizzato ed approfondito la nascita delle banche, la creazione di moneta, gli accordi di Basilea e la separazione dei poteri bancari con la famosissima legge Glass-Stagall act.

Nel primo capitolo andremo a parlare della banca e del suo potere, analizzando cos’è la banca, come la banca deve redigere il bilancio secondo i principi IAS/IFRS, la nascita dei primi banchieri e le primi banche con alcuni cenni sul Sistem Law.

Inoltre analizzeremo anche le funzioni delle banche ordinarie e centrali, il ruolo della banca d’Italia ed del suo conflitto interno.

Nel secondo capitolo parleremo della creazione di moneta analizzando la fine degli accordi di Bretton Woods nel 1971 e delle nascita della moneta fiat cioè creata dal nulla.

Di come viene creato il denaro dalle banche commerciali analizzando il bollettino della banca d’Inghilterra del 2014.

Della creazione di moneta tramite l’erogazione di credito in conto corrente, della far-falla monetaria cioè della mancata contabilizzazione della moneta creata dal nulla.

Delle prime ammissioni del signoraggio secondario da parte del tribunale di Bolzano sul signoraggio secondario e successivamente della contabilità dei flussi di cassa operativi da parte delle banche.

Della creazione del credito bancario e dello Shadow Banking e della finanza ombra.

Inoltre analizzeremo anche la mancata contabilizzazione del denaro nei bilanci bancari di Unicredit, Intesa San Paolo, Carige, e Banca Nazionale Svizzera.

Parleremo anche dell’iniziativa in Svizzera di moneta intera e sul referendum che riguarderà la creazione di moneta da parte delle banche commerciali sottraendo il potere a tali banche ed ispirandosi al narrow banking e che la BNS oltre a detenere la creazione di monete metalliche e banconote, detenesse anche la creazione della moneta elettronica o scritturale che ora è sotto il controllo delle banche commerciali.

Ed infine andremo a parlare degli studi dell’economista Richard Werner che critica i principali modelli macroeconomici in quanto considerano le banche come inintermediari finanziari, quanto nella realtà non lo sono.

Nel terzo capitolo andremo a parlare degli accordi di Basilea e della sua evoluzione storica da Basilea I fino a Basilea III.

Nel quarto ed ultimo capitolo andremo a parlare della legge di separazione dei poteri bancari, il famoso Glass-Steagall act e della legge bancaria del 1936, che furono introdotti dopo la crisi del ’29 ed hanno consentito di frenare le speculazioni finanziarie separando le banche commerciali dalle banche d’investimento.

E di come l’abolizione di queste norme abbia portato al disastro finanziario della crisi del 2008 con i mutui sub-prime.

CAPITOLO 1

LA BANCA E IL SUO POTERE

1.1 CHE COS’E’ LA BANCA?

La banca è un istituto che svolge attività di raccolta del risparmio e di erogazione del credito utilizzando il capitale proprio o quello dei depositanti.

Per quanto riguarda l’attività bancaria si fa riferimento al T.U.B. (Testo Unico Bancario) del D.lgs. 385/1993, il quale recepisce la seconda direttiva di coordinamento della UE.

Con il recepimento di queste nuove direttive europee si è avuta una forte evoluzione del sistema bancario, in quanto si vuol raggiungere l’Unione Bancaria Europea.

In maniera particolare si fa riferimento all’art. 10 del T.U.B. il quale definisce la banca come un impresa e le attività bancarie sono riservate alle banche.

La banca svolge pertanto un'attività di intermediazione finanziaria esercitando essenzialmente due funzioni:

La funzione di deposito: consiste dunque nella possibilità resa dalla banca ai singoli clienti privati di depositare i propri risparmi per motivi di praticità e con il vantaggio di un interesse da corrispondere a questi sotto forma di tasso di interesse passivo;

La funzione creditizia: questa consiste nella tradizionale attività di erogazione dei prestiti (es. mutui) ad un tasso di interesse attivo, attraverso la quale avviene l'allocazione del risparmio dei depositanti verso quei soggetti richiedenti (privati o aziende) ritenuti meritevoli ovvero con opportune coperture finanziarie.

E la principale differenza tra gli altri intermediari finanziari è che i fondi devono essere rimborsati a chi li hanno depositati.

Ed i clienti utilizzano le loro somme depositate sotto forma di conto corrente con il quale effettuano pagamenti tramite assegni e bonifici bancari e carte di debito come il bancomat.

Quindi la principale caratteristica della banca è che le sue passività cioè i suoi depositi in c/c vengono accettati come mezzo di pagamento.

E questa accettazione non deriva quindi come nel caso delle monete emesse dalla Banca Centrale da norme imperative ma bensì su un rapporto fiduciario che si crea tra i partecipanti allo scambio e la banca, in poche parole svolgono attività bancaria in quanto il pubblico da la fiducia alla moneta bancaria.

E con ciò ne deriva che la gestione del sistema dei pagamenti e la natura monetaria dei depositi sono le principali caratteristiche delle banche di deposito.

La principale entrata delle banche sono i guadagni sui servizi offerti quali ad esempio gli interessi attivi sui prestiti nei confronti dei debitori, che sono garantiti da una percentuale di riserva obbligatoria dei depositi forniti invece dalla clientela ovvero i creditori cui spettano interesse passivi inferiori.

Alla banca commerciale si affianca la banca centrale; l'insieme delle banche, regolate e coordinate dalla banca centrale, dà vita al sistema creditizio-bancario che è parte o sottosistema del sistema economico.

La particolarità della banca, come intermediario necessario al finanziamento esterno degli operatori economici, sta nella possibilità della banca di acquisire informazioni a carattere riservato che permettono di ridurre quelle problematiche di finanziamento legati all'esistenza di asimmetrie informative che esistono nei mercati finanziari a informazione pubblica.

Le banche moderne offrono inoltre servizi accessori, come la gestione diretta degli investimenti (gestioni patrimoniali), il cambio di valute straniere, il credito all'esportazione, l'emissione di titoli di credito (assegni, carte di pagamento), la custodia di valori in cassette di sicurezza, il supporto per operazioni come la compravendita di titoli di stato, obbligazioni, azioni, fondi comuni di investimento, SICAV, SICAF .

Per consentire alla clientela di svolgere operazioni informative e dispositive anche a sportelli chiusi, in Italia dalla seconda metà degli anni '70, nel resto d'Europa verso la fine degli anni '60, sono stati creati sportelli automatici Automated Teller Machine o anche ATM.

Oggi intervengono nelle transazioni fra i clienti e con le banche i computer (grazie alla rete Internet o a linee dedicate, attraverso il servizio di banca virtuale), i servizi telefonici (call center) o il digitale terrestre. La raccolta del risparmio fuori sede ed altre operazioni sono svolte dai promotori finanziari.

Sebbene le banche, e con esse la figura dei banchieri, siano spesso viste con sospetto e risentimento in quanto imprese private nate a scopo di lucro, esse rivestono dunque una funzione economica di importanza notevole: il ricorso al credito ovvero al debito è una pratica molto diffusa dai privati nell'economia moderna per sostenere i propri investimenti alla ricerca costante di innovazione e quindi la propria espansione e/o la propria sopravvivenza nel mondo concorrenziale del libero mercato: si suole dire infatti che l'economia moderna è fondata sul debito.

La funzione delle banche è dunque anche una funzione sociale, al pari di una qualsiasi impresa pubblica e/o privata, in quanto promotrici di investimenti e quindi di nuova ricchezza, oltre alla garanzia sui depositi, alla loro praticità, ai pur minimi interessi offerti sui depositi dei creditori/clienti come stimolo al deposito stesso e la non trascurabile possibilità offerta sotto forma di transazioni telematiche con moneta elettronica.

In virtù di ciò le banche, in quanto gestori almeno in parte del bene o interesse pubblico oltre che di quello privato, rispondono a normative e controlli particolari e godono di coperture finanziarie che un semplice privato cittadino non possiede: se una banca dovesse fallire, dichiarando appunto bancarotta, la rispettiva banca centrale nazionale spesso interverrebbe con misure di salvaguardia dei depositi dei singoli cittadini quali il rifinanziamento della banca stessa oppure forzando l'acquisto della banca in crisi da parte di un'altra banca in salute.

Giudizi di tipo etico vengono a volte espressi sul differenziale (spread) tra i tassi attivi e tassi passivi, che è essenzialmente la misura del profitto della banca considerando anche l'inevitabilità dei depositi, per ovvi motivi di praticità, da parte dei clienti privati.

1.2 IL BILANCIO BANCARIO E LA SUA RICLASSIFICAZIONE

Secondo quando emanato dal regolamento CE 1606/2002, entro il 2005 tutte le società quotate devono adottare i principi contabili internazionali IAS/IFRS ai bilanci individuali e/o consolidati.

Il quale in Italia sono stati recepiti con il d.lgs. 38/2005.

Per quanto riguarda il bilancio bancario il documento fondamentale per la redazione del bilancio bancario è la circolare 262/2005 di Banca d’Italia, 4° Aggiornamento del 15 dicembre 2015: “Il bilancio bancario: schemi e regole di compilazione”, il quale detta le regole con cui sia le banche singole e le banche capogruppo devono attenersi per la relazione del bilancio.

I documenti contabili che le banche devono possedere sono:

Stato patrimoniale;

Conto economico;

Nota integrativa;

Conto delle variazioni del patrimonio netto;

Rendiconto finanziario;

Relazione degli amministratori sulla gestione.

I quali i primi tre sono i documenti essenziali, e gli altri quattro sono comunque obbligatori.

Qui di seguito verranno riportati gli schemi di bilancio dello Sato Patrimoniale e del Conto Economico:

Stato Patrimoniale Attivo

Stato Patrimoniale Passivo

Conto Economico

Mentre per quanto riguarda la nota integrativa è un documento di tipo analitico al contrario di stato patrimoniale e conto economico che sono sintetici, ed è la parte più ricca di informazioni per quanto riguarda i fatti di gestione e serve ad ottenere il quadro complessivo attraverso una lettera integrata di stato patrimoniale e conto economico.

Ed è un documento sia qualitativo che quantitativo al contrario dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico che sono sintetici.

E per quanto riguarda le regole per la redazione sono stabilite con estrema precisione le informazioni che devono essere fornite ed anche il modo di elaborazione, aumentando la comparabilità con le altre banche.

La Nota Integrativa contiene tre tipi di informazione che sono:

Gli elementi di dettaglio che sono informazioni sotto forma tabellare delle voci di stato patrimoniale e di conto economico.

Ulteriori informazioni sulle voci già presenti di stato patrimoniale e di conto economico, con lo scopo di evidenziare i principali rischi.

Informazioni non presenti né sullo stato patrimoniale né sul conto economico come ad esempio le operazioni fuori bilancio ed il numero di dipendenti.

Oltre a queste tre principali tipi di informazioni nella nota integrativa vengono descritti i criteri di valutazione utilizzati per stimare il valore delle attività con il criterio del fair value, flussi di cassa e attualizzazione e vengono inoltre commentate e spiegate le informazioni quantitative.

La struttura della nota integrativa:

Parte A – Politiche contabili;

Parte B – Informazioni sullo stato patrimoniale;

Parte C – Informazioni sul conto economico;

Parte D – Redditività complessiva;

Parte E – Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura;

Parte F – Informazioni sul patrimonio;

Parte G – Operazioni di aggregazione riguardanti imprese o rami d’azienda;

Parte H – Operazioni con parti correlate;

Parte I – Accordi di pagamento basati su propri strumenti patrimoniali;

Parte L – Informativa di settore.

Una riclassificazione dello Stato Patrimoniale può essere effettuata per grado di onerosità, andando a relazionare gli investimenti effettuati con le fonti a cui si è fatto ricorso, evidenziando la loro natura e il contributo alle voci del Conto Economico.

Facendo riferimento alla classificazione esposta da Roberto Ruozi, le voci dell’attivo vengono suddivise in tre categorie:

– attività fruttifere: ovvero quelle che generano direttamente ricavi, aventi il peso maggiore e collegate alla gestione tipica della banca;

– attività non fruttifere: solitamente costituite da crediti non finanziabili e voci contabili;

– attività reali: comprendono gli investimenti in capitale fisico e gli investimenti immateriali, ma costituiscono una risultato marginale.

Il passivo a sua volta risulta suddiviso in tre categorie:

– passività onerose: comprendono i debiti di natura finanziaria e rappresentati da titoli e costituiscono la voce con peso maggiore nel passivo;

– passività non onerose: fanno parte di esse le voci relative a debiti di natura non finanziaria, quindi le voci di natura contabile e i fondi;

– patrimonio: nella sua accezione contabile.

Schema di riclassificazione Stato Patrimoniale:

La riclassificazione del Conto economico contiene dei margini gestionali, che spiegano il formarsi del risultato d’esercizio.

Gli schemi di riclassificazione del Conto Economico che sono proposti sono molti, ma risultano tutti tra loro simili. Il primo passo è la determinazione del margine di interesse, andando a confrontare ricavi e costi di carattere finanziario direttamente imputabili all’attività di intermediazione creditizia. Sommando a questo il totale dei ricavi da servizi viene calcolato il margine di intermediazione; detratti da esso i costi generali della struttura e le potenziali perdite sui crediti si ottiene il risultato di gestione; considerando quindi le componenti straordinarie del reddito si ottiene il risultato lordo, che modificato in base alle imposte restituisce il risultato netto dell’esercizio.

Schema di riclassificazione Conto Economico:

1.3 CENNI STORICI: I PRIMI BANCHIERI LE PRIME BANCHE E IL SISTEMA LAW

Le prime attività bancarie nacquero nel 1096 durante la prima crociata sotto la guida del feudatario belga Goffredo da Buglione.

In quanto i pellegrini che si recavano a Gerusalemme per visitarla venivano spesso rapinati e saccheggiati.

Per difendere i pellegrini nel 1119 nacquero i primi ordini religiosi, ed uno dei più famosi fu proprio quello dei templari, il quale avevano un doppio ruolo quello di combattenti e di monaci, e grazie alle loro spedizioni in Terra Santa anche se come combattenti subirono delle pesantissime sconfitte riuscirono a diventare ricchissimi grazie a donazioni e per le gestioni di sistemi finanziari ed economici.

Per quanto riguarda il settore agricolo crearono un grandissimo sistema produttivo in Toscana, Puglia, Sicilia, Lombardia e Piemonte.

E grazie alla gestione dei beni dei pellegrini riuscirono a stabilire immensi traffici, promuovendo i primi prodotti bancari attraverso la loro fittissima rete di depositi ed alle agenzie che avevano sede in Terra Santa e in tutta Europa, spostavano il denaro come se fossero lettere di cambio.

E con i mercanti veneziani crearono un sistema e grazie alla distruzione ed al saccheggio di Costantinopoli, i templari divennero i principali commercianti di oro ed argento con l’India.

Con lo scopo di ricevere dall’Europa pagamenti in argento per poi scambiare con oro indiano con un rapporto doppio rispetto a quello europeo.

Ed è per questo che il medioevo vede un crescente sviluppo commerciale per l’uomo, il quale era seguito da un forte fabbisogno di moneta per gli scambi, tra i diversi operatori economici.

Ed è per questo motivo che la parola “signoraggio” trova la sua etimologia nel periodo medioevale, in quanto nell’epoca medioevale il potere bancario prendeva forma.

I principali agenti di cambio dell’ epoca erano:

I Prestatori su pegno: Il quale si trovavano al livello più basso della piramide, e furono i successori degli usurai altomedioevali;

I Mercanti Banchieri: Fra gli agenti di cambio si trovavano nelle posizioni più alte, ed erano i principali di papi e monarchici e molto spesso erano imparentati con loro;

I Cambiatori di Monete o Cambiavalute: I quali si occupavano all’inizio solo del cambio manuale, ed in seguito aggiunsero altre funzioni tra le quali l’accettazione dei depositi e la concessione di prestiti che fecero di loro dei veri e propri banchieri.

Mentre per quanto riguarda la nascita dei primi banchi pubblici in Italia vennero creati nel 15 secolo ed erano in stretta relazione con il debito pubblico delle città medioevali.

Il quale erano costituite da prestiti volontari i quali venivano concessi a persone singole o associate in consorzi di creditori. e da prestiti obbligatori che veniva concessi ai cittadini più facoltosi.

Nella seconda metà del 1300 ci furono i primi tentativi di una creazione di un banco pubblico e le prime istituzioni di tale tipo nacquero in Spagna a Barcellona dove venivano depositate i fondi dei privati presso le “Tavole di cambio” che venivano chiamate le Taules de Canvi.

Altri banchi pubblici si formarono in Italia nel 1405 a Genova con la Banca di San Giorgio, a Firenze.

Successivamente nel 1661 fu creata la banca di Stoccolma, il quale fu autorizzata a chi depositava rame, certificati di deposito ma dopo due anni, a seguito di una forte crisi che portò ad una massiccia conversione di titoli cartacei, dove l’incapacità del Sovrano e la forte svalutazione delle moneta e la forte crescita del rame, in quanto il rame In Svezia era la principale risorsa e ne diventò il primo produttore mondiale di rame al mondo, e per si basò su un sistema monetario sul rame, portarono nel 1664 al fallimento la banca di Stoccolma.

Nel 1694 nasce la Banca d’Inghilterra, il cui fondatore era William Paterson, banchiere londinese e massone ed i suoi fratelli crearono la prima banca centrale al mondo, stampando le famose “le notes of bank”, per un importo pari a 1.200.000 sterline, prestandole ed addebitandole alla Corona con lo scopo di recuperare un debito di 700.000 sterline-oro con la Corona Inglese, facendo innescare quel circolo vizioso di indebitamento statale con il debito pubblico perpetuo e perverso che conosciamo oggi.

Ed è per questo che Karl Mark scrisse nel 1885: “Fin dalla nascita le grandi banche agghindate di denominazioni nazionali non sono state che società di speculatori privati che si affiancavano ai governi e, grazie ai privilegi ottenuti, erano in grado di anticipar loro denaro. Quindi l’accumularsi del debito pubblico non ha misura più infallibile del progressivo salire delle azioni di queste banche, il cui pieno sviluppo risale alla fondazione della Banca d’Inghilterra (1694). La Banca d’Inghilterra cominciò col prestare il suo denaro al governo all’otto per cento: contemporaneamente era autorizzata dal parlamento a batter moneta con lo stesso capitale, tornando a prestarlo un’altra volta al pubblico in forma di banconote. Con queste banconote essa poteva scontare cambiali, concedere anticipi su merci e acquistare metalli nobili. Non ci volle molto tempo perché questa moneta di credito fabbricata dalla Banca d’Inghilterra stessa diventasse la moneta con cui la Banca faceva prestiti allo Stato e pagava per conto dello Stato gli interessi del debito pubblico. Non bastava però che la Banca desse con una mano per avere restituito di più con l’altra, ma proprio mentre riceveva creditrice perpetua della nazione fino all’ultimo centesimo che aveva dato. A poco a poco essa divenne inevitabilmente il serbatoio dei tesori metallici del paese e il centro di gravitazione di tutto il credito commerciale. In Inghilterra, proprio mentre si smetteva di bruciare le streghe, si cominciò a impiccare i falsificatori di banconote. Gli scritti di quell’epoca, per esempio quelli del Bolingbroke, dimostrano che effetto facesse sui contemporanei l’improvviso emergere di quella genia di burocrati, finanzieri, rentiers, mediatori, agenti di cambio e lupi di Borsa”.

Dunque appare chiara la destinazione e la ragione dei profitti della Banca d’Inghilterra che è simile all’odierno funzionamento delle banche centrali moderne, dove lo Stato emette Titoli di Stato o bond, che sono promesse di pagamento e restituzione del denaro più gli interessi.

Dove lo Stato devo onorare i suoi titoli e bond e il cittadino deve pagare gli interessi sulla moneta emessa ma anche sulle emissioni che crea nel mercato, cioè sull’inflazione.

Nel 1716 l’economista e finanziere di origine scozzese, John Law, fondò la Banque Gènerale in Francia con un capitale finanziario di 6 milioni di lire tornesi con lo scopo di far fronte, ai debiti delle guerre condotte da Luigi XVI.

In un saggio scritto da Law, “Moneta e commercio”, veniva spiegato il sistema Law, che aveva lo scopo di risanare le finanze pubbliche Francesi attraverso l’immissione della carta-moneta, con lo scopo di fronteggiare la scarsità di moneta in circolazione.

Tale sistema prevedeva quattro fasi:

La creazione della Banque Générale, la quale era una banca privata che diventerà una banca centrale come la Banca d’Inghilterra dove la sua funzione era l’emissione di moneta cartacea al posto della moneta metallica.

I quali furono accettati dallo Stato francese per il pagamento della tasse con un sistema di raccolta razionalizzato dallo stesso Law.

Le compagnie coloniali francesi vennero centralizzate in un’unica società, con lo scopo di controllare le risorse agricole e minerarie della Lousiana e gli veniva implicata la gestione del debito pubblico, allungandone le scadenze e riducendo i tassi d’interesse.

Cooperazione tra Banca e compagnia con lo scopo di aumentare la massa monetaria, e dall’altro lato la liquidità monetaria veniva utilizzata per l’acquisto delle azioni della compagnia con valori che erano al rialzo. Infetti nel biennio 1718 – 1720 il valore delle azioni della compagnia passarono dalle 500 lire tornensi a 10000 lire tornensi.

Il tasso interno di cambio veniva utilizzato per incentivare i detentori di monete metalliche a sostituirle con la carta moneta ed il sistema si resse nella fragilità del rapporto moneta-azioni.

Ma quando il circuito moneta-azioni cessò la moneta cartacea venne utilizzata per comprare monete e beni, il sistema crollò nell’inflazione.

Ed in questo caso Law, provò a svalutare le monete metalliche con lo scopo di rivalutare la carta-moneta ma tale operazione fallì miseramente.

Quindi nel 21 maggio del 1720, il sistema law fallì e per tutto il secolo XVIII, a causa di tale fallimento, i francesi diffidarono della carta-moneta.

Da queste analisi storica sulla nascita dei banchieri risulta in maniera molto chiara la causa delle crisi secolari, in cui l’uomo cade sempre sugli stessi errori che sono l’impoverimento, guerre, carestie e distruzione, in quanto il non controllo della moneta e l’alto aggio, il quale viene definito da Einaudi “il flagello di Dio”, sono la principale causa del caos e del disordine.

Per quanto possa assumere diverse forme la moneta non può superare mai il suo valore reale per la quale è pensata e preposta.

Einaudi definisce la carta-moneta nel seguente modo: “Quella della carta-moneta fu una delle maggiori invenzioni tecniche che mai si siano compiute; precisamente equivalente a quella di una macchina, la quale riesca con metà sforzo (costo di un miliardo di oro) ad ottenere lo stesso risultato che prima si otteneva con sforzo doppio (costo di due miliardi d’oro). Ma si dice acqua non tempesta. Finché lo Stato o le banche di emissione che si possono considerare come un tutt’uno con lo stato, si contentano di emettere due miliardi di carta al posto di due miliardi di oro che prima erano in circolazione, dal cambio il Paese non può che ricavare altro che benefici”.

Oggi a causa di un capitalismo parassitario e finanziario si generano sofferenze su molti uomini per il godimento di pochi, ed è per questo che grazie alla legge di Gresham: “la moneta cattiva scaccia la moneta buona” dal mercato e circa il 94 % dalle massa monetaria è costituita da depositi.

FUNZIONI DELLE BANCHE ORDINARIE E BANCHE CENTRALI

Nel paragrafo precedente abbiamo visto che nella realtà le funzioni della moneta non assolve più alla sua funzione pubblicista in quanto il 94% della moneta creata dal sistema bancario è sotto forma di depositi e quindi è privata.

Le banche di “deposito” che si possono distinguere in banche “ordinarie” o “commerciali” come quelle di emissione ai propri depositanti consegnano i propri segni di debito, dimostrando di avere la stessa natura della moneta.

Come afferma il Professor Loddo: “rectius, acquistano moneta legale, merce pregiata da esse non riproducibile, pagandola con moneta di propria contestuale creazione. Questa pur non vantando (ovviamente, altrimenti lo scambio non avrebbe fondamento economico) potere liberatorio legale ha conquistato diffusione così ampia da surrogare nella quasi totalità la moneta emessa dall’organismo che ne ha la privativa: istituto di emissione, ieri, banca centrale, oggi”.

Negli anni ‘90 con la legge Amato-Carli, venne realizzata la privatizzazione degli Istituti bancari, dove le banche non sono più delle semplici imprese ma devono assolvere anche alle funzioni di carattere pubblicistico, anche se dovrebbero rimanere estranee alle logiche dei privati.

Adesso, andiamo ad analizzare le funzioni delle banche ordinarie che sono:

La funzione Monetaria: la quale assieme alla moneta legale concorrono alla formazione ed alla creazione di strumenti mezzi liquidi con il quale il nostro sistema economico regola la funzione di debito-credito le quali nascono in maniera costante al loro interno;

La funzione Creditizia: che ha la funzione di trasferire le risorse dai settori che sono in surplus a quelle in deficit;

La funzione di Intermediazione: che ha lo scopo di tramite finanziario tra i vari soggetti del sistema economico;

L’offerta di servizi bancari: i quali vanno da quelli tradizioni che sono per esempio i servizi di pagamento e le cassette di sicurezza a quelli più innovativi che possono essere l’intermediazione o la consulenza finanziaria a quelli di finanza straordinaria per esempio aumenti di capitale, leveraged buy-out, fusioni ecc. .

Mentre per quanto riguarda le principali funzioni della banca centrale sono:

La politica monetaria e l’emissione di banconote: Perdendo la sovranità monetaria Bankitalia deve occuparsi solo di quel quantitativo di banconote che la BCE (Banca Centrale Europea) gli ha assegnato, perdendo anche la possibilità di poter agire in modo libero ed indipendente sulle politiche monetarie;

Promuove il regolare funzionamento del sistema dei pagamenti: la quale ha lo scopo di favorire la stabilità del sistema finanziario favorendo l’efficacia della politica monetaria attraverso la supervisione dei mercati ed alla gestione diretta dei principali circuiti grazie alla funzione di sorveglianza;

Gestisce servizi per conto dello Stato: che sono i compiti di tesoreria, gli incassi e i pagamenti del settore pubblico, nell’ attività di contrasto all’usura bancaria, nel comparto del debito pubblico;

Analisi di ricerca nel campo giuridico ed economico-finanziario;

Vigilanza finanziaria e creditizia sugli intermediari: che ha lo scopo di far funzionare in maniera corretta il sistema finanziario;

– Partecipazione ai comitati internazionali: che ha lo scopo di coordinarsi con le altre Autorità di controllo collaborando al miglior funzionamento del sistema finanziario internazionale.

Nel paragrafo successivo andremo a parlare in maniera più dettagliata della Banca D’Italia e del suo conflitto interno.

LA BANCA D’ITALIA E IL SUO CONFLITTO INTERNO

Con la legge n. 499, del 10 Agosto del 1893, è stata costituita la Banca d’Italia tramite la fusione della Banca Toscana di credito per le industrie ed il commercio d’Italia, la Banca Nazionale nel regno d’Italia e la Banca Nazionale Toscana, con lo scopo di riordinare gli Istituti di emissione.

Dopo questo riordino gli unici istituti che potevano emettere moneta erano solo tre istituti che erano: il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia e la Banca d’Italia.

Ma nel 6 maggio del 1926 grazie al decreto n.812 si assegnò definitivamente alla Banca d’Italia il monopolio dell’offerta di moneta alla Banca d’Italia trasformandola in una Banca Centrale.

Durante il periodo fascista con la legge bancaria del 1936 si trasformò definitivamente la Banca d’Italia in una vera e propria Banca Centrale con poteri sulle politiche monetarie e sulle competenze del sistema bancario.

E gli viene anche riconosciuta anche la qualifica di Istituto di diritto pubblico, anche se nasceva sotto forma di società anonima che l’equivalente ad oggi della società per azioni, creandone una funzione pubblicistica per funzione che essa doveva svolgere.

Ciò che abbiamo scritto sopra è molto fondamentale per capire il conflitto d’interesse che si sviluppa all’interno della Banca d’Italia, perché nella forma apparente è un istituto di diritto pubblico, mentre dall’ altra parte è posseduta da privati, modificandone le funzioni per cui la Banca d’Italia nasce.

Grazie alla scoperta dell’ingegner Argo Federigo si è scoperto che il sistema bancario italiano ricicla denaro pubblico grazie ai conti di banche centrali nelle Isole Cayman, qui di seguito riportiamo il numero del conto corrente:

“700 26891 A01 N BANCA D’ITALIA

UFFICIO RISCONTRO

VIA NAZIONALE,

7009 27154 A01 N BANCA D’ITALIA

SERVIZIO RAPPORTI CON L’ESTERO, UFFICIO

RISCONTRO 2484 VIA NAZIONALE

91 I-00184 ROMA ITALIA”.

Il quale tramite l’Ufficio italiano cambi (Uic) la Banca d’Italia nel 1994 è entrata con 100 miliardi di dollari in una società controlla dall’Hedge Fund Ltcm che aveva sede nel paradiso fiscale delle Isole Cayman.

Tutto ciò ci fa ricordare la “Favola delle Api” dove si spiegavano i vizi del privato e le virtù del pubblico.

Anche Adam Smith evidenzia che nelle Teorie dei Sentimenti Morali, che il senso privato è proprio del sé economico, mentre il senso pubblico fa parte del sé etico;

senza mai separali, perché sarebbe la fine del sistema.

Abbiamo scoperta di tutto ciò grazie ad una scoperta svolta nel 2003 dal centro di

Ricerche & Studi di Mediobanca condotta da Fulvio Coltorti, la quale attraverso gli studi dei bilanci bancari scopre che il 95% degli azionisti partecipanti al capitale della Bankitalia s.p.a. sono detenute da enti privati, ed il restante 5% è detenuto da enti pubblici INPS e INAIL.

Quindi per riguarda la funzione di vigilanza possiamo riscontrare un anomalia in quanto le banche commerciali, possiedono il capitale interno e con ciò sono in grado di portare forti pressioni in quanto chi apporta maggior capitale potrà avere maggior potere decisionale.

Qui di seguito riportiamo i partecipanti al capitale della Banca D’Italia al 17 febbraio 2018:

Anche il Presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo Giovanni Bazoli, riscontra la stessa anomalia che abbiamo descritto sopra ed afferma che: “Qualcuno ha ravvisato una grave anomalia nella singolarità dell'assetto istituzionale che vede il capitale della banca centrale detenuto da istituti soggetti alla sua vigilanza". Inoltre, la presa delle quote avvenne contra legem perché l’art. 3 dello Statuto del 45’ disponeva: “Il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro rappresentato da quote di partecipazione di 0,52 euro ciascuna . Le dette quote sono nominative e non possono essere possedute se non da:

a) Casse di risparmio;

b) Istituti di credito di diritto pubblico e Banche di interesse nazionale;

c) Società per azioni esercenti attività bancaria risultanti dalle operazioni

di cui all’ art. 1 del decreto legislativo 20.11.1990, n. 356;

d) Istituti di previdenza;

e) Istituti di assicurazione.

Le quote di partecipazione possono essere cedute, previo consenso del Consiglio superiore, solamente da uno ad altro ente compreso nelle categorie indicate nel comma precedente. In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici”.

Dopo la pubblicazione di questi studi il 28 Novembre del 2006, con delibera dell’Assemblea generale straordinaria dei partecipanti al capitale, Mario Draghi fece approvare un Nuovo Statuto che andò a rimuovere quella parte che abbiamo citato precedentemente con lo scopo di rendere legale quello che era illegale.

A causa degli errori e della corruzione della classe politica dell’epoca nel corso degli anni ci fu l’indipendenza e la privatizzazione della Banca d’Italia.

Nel 1981 ci fu la separazione tra la Banca d’Italia e il Tesoro dello Stato Italiano, voluta su decisione di Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi.

Come spiegava Nino Galloni la separazione tra la Banca d’Italia e il tesoro era del tutto immotivata perché dopo il divorzio il debito pubblico italiano salì dal 57,7% del 1980 al 124,3% del 1994.

Da come possiamo osservare il debito pubblico italiano dopo il divorzio fu generato da un forte aumento dagli alti tassi d’interessi composti chi i finanziatori privati ed esteri ponevano sul costo del denaro.

Infatti nel 1993 i tassi di interessi italiani erano del 13% rispetto alla media UE che era del 4.3%.

E da ciò possiamo dedurre che nel giro di 7 anni circa il debito pubblico italiano sarebbe raddoppiato superando il PIL.

CAPITOLO 2

LA CREAZIONE DI MONETA DA PARTE DEL SISTEMA BANCARIO

2.1 LA FINE DEGLI ACCORDI DI BRETTON WOODS DAL 1971 IN POI

Noi abbiamo una maggiore consapevolezza rispetto a decenni fa di come funziona il sistema bancario e di che cos’è la moneta, non dobbiamo stare attenti a non proporre delle riforme che invece di migliorare il sistema lo peggiorino.

È su questo che dobbiamo confrontarci e vedremo perché.

Gli antichi romani non avevano il debito pubblico, ma quando si fermò il rapporto di classe non avevano i soldi per mandare le flotte dall’altro lato della costa e l’impero fu perso, perché i romani non avevano più oro, semplicemente perché a posto di produrre a casa loro il grano e quant’altro, lo andavano a comprare dal Medio-Oriente e dall’Africa pagando oro quindi loro ad un certo punto rimasero senza oro.

Duecento anni dopo circa l’impero romano venne la rivoluzione islamica la quale si appropriò di questo oro e lo utilizzò bene, poi vedremo che lo risputarono nel corso dei millenni perché per accaparrarsi gli schiavi di cui aveva bisogno per vivere la società islamica risputò fuori l’oro dei Romani e l’Europa ritornò al suo massimo splendore.

La seconda cosa che non avevano i Romani era il credito come lo conosciamo noi, c’erano i prestiti e c’era il mutum, il mutum era semplicemente un prestito senza interessi e quindi si prestava una certa quantità di moneta e tu me la ridavi, il prestito che non è il credito ed è questo il punto ma era denaro vero che veniva dato a chi aveva bisogno ad un piccolo tasso di interesse annuo più o meno del 60% ed è chiaro che queste sono state le due ragioni che hanno fatto crollare l’impero Romano, non si il perché ci hanno imbottito la testa sul fatto che l’impero romano fosse caduto a causa della schiavitù.

Già da 2000 anni fa, fu annunciata la fine della schiavitù, ma formalmente è stata superata un secolo fa, fino al 1900 si commerciavano gli schiavi a go-go, ma oggi la schiavitù è diversa ma per fortuna abbiamo la libertà, distinguendola da quella formale e sostanziale.

Allora possiamo al Medioevo e passiamo ai grandi investitori di tutto che sono stati i templari, allora cosa è successo questi templari si sono resi conto ed hanno annunciato in un certo punto che era inutile far viaggiare l’oro con le monete e si faceva una lettera, in quanto loro avevano migliaia di postazioni in tutta Europa e non solo quindi chi viaggiava non viaggiava con 10 Kg d’oro.

Da Roma ad Amsterdam si poteva viaggiare tranquilli senza che ti deturpassero l’oro, a un certo punto è questa la questione, questi stessi templari si accorsero che tutti quelli che avevano messo l’oro e poi avevano ottenuto una lettera di cambio con la quale riprendevano il loro oro, ma si accorsero di una cosa molto importante che la lettera di cambio viaggiava a prescindere dall’oro; ed il risultato fu che l’oro era 10 ma le lettere di cambio erano 100, siccome ad un certo punto il re Filippo il bello in combutta con il vaticano che poi ritrattò, in quanto aveva bisogno di soldi, disse prendiamoci tutto l’oro dei templari, i templari furono ammazzati e bruciati e scoprirono che l’oro dei templari non c’era.

Semplicemente perché loro erano talmente organizzati che se in un posto arrivava una persona con la lettera di cambio da 10 Kg d’oro e non c’è li avevano ed in pochi minuti mandavano un cavaliere a prenderla dalla piazza vicino e la riportavano, quindi correlativamente al poco riuscivano a gestire un sistema che corrisponde al nostro sistema di credito.

Dopo hanno preso posto i banchieri italiani che avevano le monete le quali avevano un valore intrinseco come quelle ai tempi dei Romani, quindi di oro e di argento, ovviamente il valore intrinseco con il valore dell’oro doveva essere di meno del valore della moneta e la differenza fra l’oro e l’argento contenuto nella sua moneta e il suo valore facciale e la sua credibilità costitutiva il signoraggio ma la vera moneta non era quella aurea, ma era la parte del signoraggio come dice la parola stessa il signore ci metteva la faccia ed era credibile quindi chiaramente aveva una possibilità di circolare e le banche fecero lo stesso con le note di banco, ciascuna nota di banco riportava un quantitativo di monete che il banchiere doveva dare in cambio della nota di banco a un certo punto guarda caso incominciavano a girare molte più monete e molte più note di banco ovviamente e le monete non c’è ne erano in abbondanza, se il banchiere indovinava di quanto poteva far circolare la corta rispetto alla conversione delle monete aveva un grosso guadagno se si sbagliava si andava a chiedere le monete e non c’era bancarotta gli rompevano il banco e gli rompevano la testa, e avevano incominciato a fare la banca moderna.

Allora praticamente non è cambiato molto da allora, tutto sommato fino ad un certo punto vedremo che nel 1971 ci dovevano essere le monete che avevano copertura aurea a garanzia dei crediti e dei depositi della carta-moneta delle note di banco, delle banconote e/o direttamente oltre a qualcosa del genere, in realtà nel 1971 quando i francesi e i britannici chiesero agli americani di convertire in base agli accordi di Bretton Woods del 1944, un certo quantitativo di dollari in oro gli americani gli risposero che non c’è li avevano, e lo stesso gioco c’è un soggetto sottostante dietro la moneta che se è reale allora aveva il diritto a richiedere la conversione se era previsto, ma se tutti andavano a chiedere la conversione non c’è n’era per tutti, perché la quantità di sottostante di garanzia era molto di meno, allora il punto fondamentale è che entra in gioco lo stato e come fa a stampare la sua moneta che si chiamano biglietti di stato che non ha nulla a vedere con le banconote, quando ancora i soldi si dovevano fare ancora con l’oro, si doveva avere la quantità di oro a disposizione pari almeno al suo disavanzo commerciale e comunque doveva pagare gli eserciti con le altre cose internazionali in oro , ma emetteva molto di più di biglietti e questi biglietti che erano prerogativa degli istituti di emissione, potevano essere convertiti in oro solo per i non residenti quindi lo stato emetteva biglietti cioè emetteva moneta perché questa moneta non potesse essere ricambiata in oro dai residenti dai cittadini questo si chiama moneta a corso legale che serve a pagare le tasse, quindi le tasse servivano per dare alla moneta una sua ragione, ma intanto questa era una moneta e quando si sgancerà completamente dall’oro nel 1971 comincerà a circolare a quel punto però abbiamo la moneta fiat ed elettronica e possono autorizzare fino a quando vogliono tutti questi prezzi monetari.

Allora chi è il titolare dell’emissione di moneta a corso legale è lo stato perché è quello che chiede le tasse, ma tutti possono emettere moneta, moneta fiduciaria, il miracolo economico in Italia non lo abbiamo fatto con le lire e non con le cambiali era moneta fiduciaria e quanto è servita allo sviluppo economico di questo paese che è la settima potenza manifatturiera al mondo.

Ma quello che conta è che la banca emette moneta che si chiama credito bancario la quale non dovrebbe essere moneta a corso legale è un imbroglio perché se fosse com’era all’inizio delle banche preunitarie e all’inizio dell’unità d’Italia che ogni banca faceva la sua moneta e le sue banconote non ci sarebbe questa confusione invece le banche accreditano e indebitano in euro e non si può distinguere anche perché i nostri stipendi tutte le nostre pensioni sono accreditate le pensioni, per esempio non possiamo effettuare pagamenti sopra i 3.000 €, ai tempi di Monti era di 1.000€.

Allora la banca cosa fa, la banca in realtà la creazione di moneta è che incredita se stessa e indebita l’imprenditore, mentre quando noi emettiamo la nostra moneta fiduciaria indebitiamo noi stessi e diamo un possibile credito e chi emette la cambiale.

Quindi quando torna indietro la carta io la cambiale emessa la devo pagare, la banca fa il contrario incredita se stessa dal nulla e indebita l’imprenditore.

Negli anni ‘90 le banche decidono di abbandonare la legislazione degli anni ’30 che aveva assicurato un sessantennio di equilibrio e di evitare le crisi bancarie quindi viene eliminata la Glass-Steagell-act negli Stati Uniti, e viene eliminata la legge bancaria del 1936 in Italia, ovviamente chi sono i paladini di queste evoluzioni in Italia un certo Mario Draghi ma negli Stati Uniti un certo Bill Clinton e quindi è chiaro che i conti tornano.

Quindi si riunifica nella banca universale l’attività creditizia e l’attività finanziaria.

Quindi le banche entrano pesantemente nel mercato finanziario, si quotano in borsa emettono titoli azionari e obbligazioni, impongono ai loro clienti di comprare i loro titoli e addirittura le banche di fronte a un imprenditore che richiede un prestito di 200 milioni la banca lo obbliga a comprare 200 milioni dei suoi titoli per concedere il prestito e così facendo la banca gli da un prestito di 400 milioni e i 200 milioni li mette in garanzia e poi ti si valorizzano perché negli anni ’90 la borsa andava in aumento del 5% e tutto sommato l’imprenditore andava bene perché li aveva messi in garanzia e prendeva i suoi 200 milioni di euro per far funzionare l’azienda.

A un certo punto nel 2011 si scopre che questo sistema finanziario non poteva più funzionare ed incomincia la crisi delle borse.

Nelle borse operano due tipi di personaggi ci sono le famiglie finanziarie classiche che sono quelle guadagnano sempre in guerra, in pace, genocidi, carestie e sviluppo economico aumento dei salari, morte per fame, quindi se la borsa va su guadagnano e se va giù hanno perdite su cui guadagnare, poi ci sono gli altri operatori tra cui le banche il quale guadagnano anche se le borse vanno su.

A quel punto i titoli bancari non erano più buoni e quindi giù con i derivati, perché il derivato nel breve tempo io prendo il capitale dai soggetti sottoscritti e ci pago l’interesse dei vecchi sottoscrittori e ci pago l’interesse dei vecchi sottoscrittori.

Quindi entrano in campo i premi Nobel, i grandi economisti, i centri studi, i centri di ricerca, tutti sotto i loro libri paga ovviamente.

I quali affermano dalla tarda primavera del 2001 il prossimo trimestre ci sarà la ripresa e nessuno spiega mai il perché e in 15 anni 800 miliardi di dollari di derivati che non potevano essere sostenuti quindi dovevano emettere derivati di secondo e terzo grado per altri 3200 mila miliardi di dollari, totali 4 milioni di miliardi di dollari che sono 54 volte in più il valore del PIL mondiale.

Allora perché ci allarmiamo se il debito pubblico di una volta il PIL e nessuno non dice niente, che il debito del pianeta è 54 volte il suo PIL evidentemente ci stanno prendendo in giro.

Anche questo sistema nel 2008 va in crisi perché non c’è liquidità disponibile, le banche non si fidano tra di loro e fallisce la Lehman Brothers e dovevano fallire tutte e invece no, entrano in campo le banche centrali che da prestatori di ultima istanza diventano prestatori di prima istanza, autorizzando mezzi monetari illimitati senza chiedere alle banche di smetterla.

Quindi si continua a fare derivati e titoli tossici, possiamo definire questo capitalismo ultra finanziario colleratizzato che si basa sulla massimizzazione dei titoli e siamo governati da algoritmi matematici che servono a massimizzare le emissioni ovviamente per massimizzare al meglio le emissioni occorre che i debitori stiano male, perché se stanno bene, pagano la cedola ti restituiscono il capitale è ovvio che una persona si tiene il titolo, è ovvio che per farlo girare il debitore deve stare male, ed ecco la spending rewiev, i tagli alla spesa e l’austerity non servono per migliorare i conti pubblici servono per devastarli per rendere schiavi i paesi e i popoli.

Oggi le banche italiane sia nel 2007 che nel 2008 nel famoso libro “Il Grande Mutuo” aveva scritto già cosa fanno le banche italiane e per non far vedere che hanno troppe sofferenze le cartolarizzano, siccome la crisi c’è ancora soprattutto nel campo immobiliare ed è sempre il più sensibile per misurare l’andamento economico nel bene e nel male.

Blackrock arriverà con miliardi di dollari per comprare i mutui deteriorati alle banche ad un tasso del 15% , facendo le aste dei nostri immobili del 25% e loro ci guadagneranno enormemente e la gente sarà rovinata, allora la domanda che ci poniamo è voliamo fare qualcosa per poter affrontare questa situazione ? Voliamo smuovere le grandi potenze finanziarie nazionali per fare un piano sociale che ci consentono di salvare queste cose?.

2.2 COME VIENE CREATO IL DENARO?

La maggior parte di moneta nell’economia moderna è creata dalle banche commerciali che concedono prestiti.

Il processo di creazione di moneta, in pratica, avviene in modo diverso rispetto a quanto comunemente ritenuto da alcune errate opinioni popolari – le banche non agiscono semplicemente come intermediari, prestando depositi che i risparmiatori versano presso di loro e non moltiplicano i soldi della banca centrale per creare nuovi prestiti e depositi.

L’ammontare della moneta creata nell’economia ultimamente dipende dalla politica monetaria della banca centrale.

In tempi normali, questo è effettuato con la fissazione dei tassi di interesse.

La Banca centrale può anche influenzare l’ammontare di moneta direttamente attraverso l’acquisto di attività o tramite l’«allentamento monetario».

Nell’economia monetaria attuale, la maggior parte della moneta assume la forma di depositi bancari, ma spesso viene travisato quale sia il percorso di creazione di questi depositi bancari: il modo principale di creare depositi è attraverso i depositi delle banche commerciali.

Ogni volta che una banca fa un prestito, crea simultaneamente un corrispondente deposito nel conto bancario del mutuatario, creando così nuova moneta.

La modalità di creazione di moneta oggi è diversa dalla descrizione che troviamo in alcuni manuali di economia:

– Le banche piuttosto che ricevere depositi quando le famiglie risparmiano e poi concedere loro prestiti, creano depositi, prestando denaro;

– In tempi normali, la banca centrale non fissa l’ammontare di moneta in circolazione, né è la banca centrale a moltiplicare denaro in più prestiti e depositi.

Sebbene le banche commerciali creino moneta attraverso i prestiti, questi non possono essere erogati senza limiti.

Le banche sono limitate circa le quantità che possono prestare, perché devono rimanere profittevoli rispetto alla competitività del sistema bancario.

La regolamentazione prudenziale agisce anche come limite alle attività bancarie per assicurare la stabilità del sistema finanziario.

Le famiglie e le aziende che ricevono il denaro creato dai nuovi prestiti possono influenzare la consistenza di moneta, infatti possono distruggere rapidamente il denaro, se ad esempio lo utilizzano per ripagare i loro debiti esistenti.

Quindi la politica monetaria agisce come un ultimo limite alla creazione di moneta, come nel caso della Banca d’Inghilterra, la quale mira ad assicurare che l’ammontare di creazione di moneta nell’economia sia coerente con un’inflazione bassa e stabile.

In tempi normali, la Banca d’Inghilterra realizza la politica economica, fissando il tasso di interesse sulle riserve della banca centrale.

Questo poi influenza un intervallo di tassi di interesse nell’economia, inclusi quelli sui prestiti bancari.

In circostanze eccezionali, quando i tassi di interesse sono al loro livello più basso, la creazione di moneta e la spesa nell’economia può ancora essere troppo bassa per la coerenza rispetto agli obiettivi della politica monetaria della banca centrale.

Una possibile risposta è intraprendere una serie di acquisti di attività o un «allentamento monetario» (quantitative easing), con cui si intende dare impulso all’ammontare di moneta nell’economia, direttamente con l’acquisto di attività, principalmente da società finanziarie non bancarie. L’«allentamento monetario» (quantitative easing) inizialmente aumenta l’ammontare dei depositi bancari che quelle società detengono (al posto delle attività che hanno venduto).

Quelle società poi vorranno bilanciare i loro portafogli di attività comprandone altre con rendimento superiore, aumentando il prezzo di quelle attività e incentivando la spesa nell’economia.

Come effetto secondario dell’«allentamento monetario» (quantitative easing), sono create nuove riserve della banca centrale, ma queste non sono una parte importante del meccanismo di trasmissione.

Questo spiega come, proprio in tempi normali, queste riserve non possono moltiplicarsi in maggiori prestiti e depositi e come queste riserve non rappresentino «moneta libera» per le banche.

La grande maggioranza di moneta è detenuta dal pubblico (ad esempio famiglie, agenti economici etc.) sotto forma di depositi bancari, ma da dove provenga la consistenza dei depositi bancari è spesso frainteso.

Una comune opinione sbagliata è quella secondo cui le banche agiscono semplicemente come intermediari, prestando i depositi che i risparmiatori versano presso di loro.

In questa visione i depositi sono tipicamente creati dalle decisioni delle famiglie di risparmiare e le banche poi prestano quei depositi esistenti ai mutuatari, per esempio alle aziende che cercano di finanziare l’investimento o a singoli che vogliono comprare casa.

Infatti, quando le famiglie scelgono di risparmiare più denaro nei conti bancari, quei depositi sostituiscono i depositi che altrimenti sarebbero stati usati per il pagamento di beni e servizi alle imprese.

Il risparmio non aumenta di per sé i depositi o i «fondi disponibili» per le banche ai fini del prestito. Infatti, guardando le banche semplicemente come intermediari si ignora il fatto che, nella realtà dell’economia moderna, le banche commerciali sono creatori di depositi.

Quindi spiega come è l’atto del prestare che crea depositi e non il fatto che le banche prestano i depositi che vengono depositati presso di loro, quindi il contrario di quanto è tipicamente descritto nei manuali.

Un’altra comune concezione sbagliata è che la banca centrale fissi la quantità di prestiti e depositi nell’economia, controllando la quantità di moneta della banca centrale – il cosiddetto approccio del moltiplicatore di moneta. In questa visione, le banche centrali attuano la politica monetaria, scegliendo una quantità di riserve.

Poiché si assume che esista un rapporto costante dell’aggregato monetario più ampio rispetto alla base monetaria, queste riserve poi si moltiplicano fino a un cambiamento molto più rilevante di prestiti e depositi.

Per la teoria che prendiamo in considerazione, l’ammontare delle riserve deve essere un vincolo obbligatorio per i prestiti e la banca centrale deve direttamente determinare l’ammontare di riserve.

Mentre la teoria del moltiplicatore di moneta può essere un modo utile per spiegare la moneta e l’attività bancaria nei manuali di economia, non rappresenta un’accurata descrizione di come la moneta è creata nella realtà.

Piuttosto che controllare la quantità di riserve, le banche centrali oggi attuano la politica monetaria fissando il prezzo delle riserve, che è il tasso di interesse (in questo caso il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale).

In realtà, né sono le riserve a imporre un vincolo obbligatorio sul prestito, né la banca centrale fissa un ammontare di riserve disponibili.

Come con la relazione tra depositi e prestiti, la relazione tra riserve e prestiti tipicamente opera in senso inverso rispetto a come descritto in alcuni manuali di economia.

Le decisioni di prestare determinano la quantità di depositi bancari esistenti nel sistema e l’ammontare dei depositi bancari a sua volta influenza la quantità di riserve che le banche desiderano detenere, per esempio per adempiere alle richieste di liquidità del pubblico, per fare pagamenti alle altre banche o per adempiere ai requisiti di liquidità richiesti dalla regolamentazione. Le riserve normalmente vengono accreditate dalla banca centrale quando sono richieste delle banche.

Come spiegato, l’aggregato monetario più ampio è la misura dell’ammontare totale di moneta detenuta dalle famiglie e dalle aziende nell’economia.

L’aggregato monetario ampio è costituito da depositi bancari – che sono essenzialmente i pagherò delle banche commerciali alle famiglie e alle aziende – e da moneta – principalmente i pagherò della banca centrale. Di questi due tipi di aggregati monetari ampi, i depositi bancari ne costituiscono la stragrande maggioranza – il 97% dell’ammontare attualmente in circolazione (in Inghilterra).

Nell’economia moderna, quei depositi bancari sono per lo più creati dalle stesse banche commerciali.

Le banche commerciali creano moneta sotto forma di depositi bancari, concedendo nuovi prestiti. Quando una banca concede un prestito, per esempio a qualcuno che prende un mutuo per comprare una casa, non lo fa tipicamente dandogli migliaia di sterline in banconote, ma accredita nei loro conti bancari un deposito bancario pari all’ammontare del mutuo.

A quel punto, è stata creata nuova moneta.

Per questa ragione, alcuni economisti hanno equiparato i depositi bancari a una «penna stilografica», creata da un tratto di penna dei banchieri quando approvano i prestiti. Questo processo è illustrato nella figura 1, che mostra come i nuovi prestiti influenzino il bilancio patrimoniale dei differenti settori dell’economia.

Come mostrato nella terza riga della figura, il nuovo deposito aumenta le attività del consumatore (qui preso a rappresentanza di famiglie e aziende) – i riquadri in rosso – e il nuovo prestito aumenta le loro passività – i riquadri in bianco.

È stata creata nuova moneta.

In modo simile, entrambi i lati del bilancio patrimoniale del settore delle banche commerciali aumenta dal momento in cui la nuova moneta e i prestiti sono stati creati (seconda riga del grafico).

È importante notare che sebbene il diagramma semplificato di figura 1 mostri come l’ammontare di nuova moneta creata (depositi) sia identico all’ammontare dei nuovi prestiti, in pratica ci saranno diversi condizioni che potranno far divergere l’aumento dei depositi dall’ammontare dei prestiti, come meglio descritto nella prossima sezione.

Mentre la nuova moneta è stata creata sul bilancio patrimoniale del consumatore, la prima riga della figura 1 mostra che questo – almeno in un primo momento – avviene senza alcun cambiamento nell’ammontare di moneta della banca centrale o nella base monetaria.

Come già anticipato, la più alta consistenza di depositi può significare che le banche vogliono detenere, o è richiesto loro di detenere più riserve presso la banca centrale per soddisfare i prelievi dei clienti o per fare pagamenti alle altre banche.

Le riserve, in tempi normali, vengono fornite su richiesta dalla Banca d’Inghilterra alle banche commerciali in cambio di altre attività nei loro bilanci patrimoniali.

In nessun modo la quantità aggregata di riserve limita direttamente l’ammontare dei prestiti bancari o la creazione di depositi.

Questa descrizione di creazione di moneta contrasta con l’opinione secondo cui le banche possono solo prestare denaro preesistente, come delineato nella sezione precedente.

I depositi bancari sono semplicemente una registrazione contabile di quanto la banca stessa deve ai suoi clienti, tanto che rappresentano una passività della banca, non un’attività che può essere prestata.

Ne consegue che l’idea che le banche possano prestare le loro riserve e’ errata. In realtà, le riserve possono essere prestate solo tra banche, dal momento che il consumatore non ha accesso ai conti delle riserve presso la Banca d’Inghilterra.

Come un nuovo prestito crea moneta, così il rimborso di prestiti bancari distrugge moneta.

Per esempio supponiamo che un consumatore abbia speso soldi al supermercato per tutto il mese, usando la carta di credito.

Ciascun acquisto fatto con la carta di credito aumenterà i prestiti pendenti sul bilancio patrimoniale del consumatore e i depositi sul bilancio patrimoniale del supermercato (in modo simile a come visto nella figura 1).

Se poi il consumatore ha pagato completamente il conto sulla sua carta di credito alla fine del mese, la sua banca avrà ridotto l’ammontare dei depositi sul conto del cliente per il valore del conto della carta di credito, così distruggendo tutta quanta la nuova moneta creata.

La concessione dei prestiti da parte delle banche e il pagamento effettuato dai consumatori per saldarli sono i modi più importanti attraverso cui i depositi bancari sono creati e distrutti nell’economia moderna, ma sono lontani dall’essere gli unici modi.

La creazione o distruzione di depositi si verifica anche in qualsiasi momento in cui il settore bancario (inclusa la banca centrale) compra le attività esistenti dai clienti o le vende ai clienti, o, più spesso, compra o vende dalle aziende o dal governo (come ad esempio nel caso delle operazioni di mercato aperto).

L’acquisto e la vendita da parte delle banche dei titoli di Stato è un modo particolarmente importante attraverso cui l’acquisto o la vendita di attività esistenti crea e distrugge denaro.

Le banche spesso comprano e detengono titoli di Stato come parte del loro portafoglio di attività liquide che può essere venduto velocemente per ottenere riserve dalla banca centrale se, ad esempio, i depositanti vogliono prelevare contanti per grande ammontare.

Quando le banche acquistano titoli di Stato dal settore privato non bancario accreditano ai venditori i depositi bancari.

Come si dirà dopo in questo articolo, la banca centrale compra attività, come «alleggerimento monetario» (quantitative easing) con implicazioni simili per la creazione di moneta.

La moneta può anche essere distrutta attraverso l’emissione di debiti a lungo termine e strumenti di capitale da parte delle banche.

In aggiunta ai depositi, le banche detengono altre passività nei loro bilanci patrimoniali.

Le banche gestiscono le proprie passività per assicurarsi di avere almeno un po’ di capitale e passività sotto forma di debiti a lungo termine per mitigare alcuni rischi e rispettare le regolamentazioni normative.

Poiché le passività diverse dai depositi rappresentano investimenti a lungo termine nel sistema bancario da parte di famiglie e imprese, non possono essere convertite in moneta così facilmente come i depositi bancari, e ciò aumenta la solidità della banca.

Quando le banche emettono debiti a lungo termine e capitale avendo come controparti società finanziarie non bancarie, quelle società le pagano con i depositi bancari.

Il fatto di comprare le obbligazioni che le banche emettono con i depositi bancari come mezzo di pagamento, fa sì che si riduca l’ammontare di depositi e moneta, che sono passività sul bilancio patrimoniale del settore bancario e che aumentino le passività che non sono rappresentate da depositi.

L’acquisto e la vendita di attività esistenti e le passività emesse a lungo termine potrebbero portare a un divario tra prestiti e depositi in un’economia chiusa.

In aggiunta, in un’economia aperta come quella della Gran Bretagna, i depositi possono passare dai residenti nazionali a quelli esteri, o i depositi di sterline possono essere convertiti in depositi di moneta estera.

Queste transazioni non sono in grado, da sole, di distruggere moneta, ma i depositi dei non residenti e i depositi in moneta estera non sono sempre considerati come parte dell’offerta di moneta di un paese.

Anche se le banche commerciali creano moneta attraverso le loro attività di prestito, nella pratica questo non può essere fatto senza limiti.

In particolare, il prezzo dei prestiti – cioè il tasso di interesse (più tutte le imposte) richiesto dalle banche – determina l'importo che le famiglie e le aziende vorranno prendere in prestito.

Un certo numero di fattori influenza il prezzo dei nuovi prestiti, inclusa la politica monetaria della Banca d'Inghilterra, che ha effetti sul livello di molti tassi di interesse nell'economia.

I limiti alla creazione di moneta da parte del sistema bancario sono stati discussi in un articolo di un economista vincitore del premio Nobel, James Tobin, e questo tema è stato recentemente oggetto di dibattito tra un numero di commentatori di economia e bloggers.

Nell'economia moderna esistono tre insiemi principali di vincoli che limitano la quantità di moneta che le banche possono creare.

Le banche stesse sono vincolate rispetto a quanto possono prestare. In particolare:

• Le forze di mercato limitano i prestiti perché le banche individuali devono essere in grado di prestare proficuamente in un mercato competitivo.

• L’attività di prestito è vincolata anche perché le banche devono intraprendere azioni per mitigare i rischi associati al fare prestiti aggiuntivi.

• La politica regolamentare agisce come un vincolo nei confronti dell’attività delle banche, al fine di mitigare un accumulo di rischi che potrebbero costituire una minaccia per la stabilità del sistema finanziario.

La creazione di denaro è anche vincolata dal comportamento dei detentori di moneta – le famiglie e le imprese.

Le famiglie e le aziende che ricevono la moneta di nuova creazione potrebbero rispondere intraprendendo operazioni che la distruggono immediatamente, ad esempio con il rimborso di prestiti in sospeso.

Il vincolo ultimo sulla creazione di moneta è la politica monetaria.

Influenzando il livello dei tassi di interesse nell’economia, la politica monetaria della Banca d'Inghilterra ha effetto su quanto famiglie e imprese vogliono prendere in prestito. Ciò si verifica direttamente, attraverso l'influenza dei tassi sul prestito applicati dalle banche, ma anche indirettamente attraverso un effetto generale della politica monetaria sull'attività economica nell’economia.

Di conseguenza, la Banca d'Inghilterra è in grado di garantire che la crescita della moneta sia coerente con il suo obiettivo di un’inflazione bassa e stabile.

Qui di seguito spieghiamo come ciascuno di questi meccanismi funziona nella pratica.

Limiti su quanto le banche possono prestare

Forze di mercato che vengono affrontate dalle singole banche.

La figura 1 mostra come, per il settore bancario aggregato, i prestiti sono inizialmente creati con depositi corrispondenti.

Ma questo non significa che qualsiasi singola banca può liberamente prestare e creare moneta senza limiti.

Questo avviene perché le banche devono essere in grado di prestare con profitto in un mercato competitivo e assicurarsi che possano gestire adeguatamente i rischi associati alla concessione di prestiti.

Le banche ricevono pagamenti di interessi sulle loro attività, come i prestiti, ma in genere devono anche pagare interessi sulle proprie passività, come i conti di risparmio.

Il modello di affari di una banca si basa sul ricevere un tasso di interesse più elevato sui prestiti (o altre attività) rispetto al tasso che paga sui suoi depositi (o altre passività).

I tassi di interesse sia sulle attività che sulle passività delle banche dipendono dalla politica dei tassi stabilita dalla Banca d'Inghilterra, che agisce come il vincolo ultimo alla creazione di moneta.

La banca commerciale utilizza la differenza, o spread, tra il ritorno atteso sulle loro attività e passività per coprire i propri costi operativi e per fare profitti.

Per fare prestiti extra, le singole banche dovranno, in genere, abbassare i propri tassi di prestito rispetto ai propri concorrenti per indurre le famiglie e le imprese a prendere di più in prestito.

E una volta che una banca ha concesso un prestito essa può ben 'perdere' i depositi che ha creato a favore delle banche concorrenti.

Entrambi questi fattori influenzano il profitto per una banca individuale dall’attività di prestiti e influenzano la quantità di prestiti che viene concessa.

Ad esempio, supponiamo che una singola banca abbassi il tasso che addebita sui suoi prestiti, e che questo induca una famiglia a prendere un prestito per comprare una casa.

Nel momento in cui il prestito ipotecario viene stipulato, il conto della famiglia viene accreditato con un nuovo deposito.

E una volta acquistata la casa, la famiglia gira il loro nuovo deposito al venditore della casa.

Questa situazione è mostrata nella prima riga della Figura 2.

Il compratore ha una nuova attività, la casa, e una nuova passività, un nuovo debito.

Il venditore ha un deposito bancario invece di una casa.

È più che probabile che il conto del venditore sia presso una banca diversa da quella dell’acquirente.

Cosi quando l'operazione avviene, i nuovi depositi saranno trasferiti alla banca del venditore, come indicato nella seconda riga di Figura 2.

La banca del compratore allora avrebbe meno depositi rispetto alle attività.

In primo luogo, la banca dell'acquirente regola i conti con la banca del venditore trasferendo le riserve.

Ma questo lascerebbe la banca del compratore con meno riserve e più prestiti, relativamente ai suoi depositi, rispetto a prima.

Questo potrebbe creare problemi alla banca perché aumenterebbe il rischio di non essere in grado di soddisfare tutti i suoi impegni di pagamento.

E, in pratica, le banche fanno molti di questi prestiti ogni giorno.

Quindi se una data banca finanziasse tutti i suoi nuovi prestiti in questo modo, esaurirebbe presto le sue riserve.

Le banche cercano, quindi, di attirare o mantenere ulteriori passività per accompagnare i loro nuovi prestiti.

Nella pratica anche le altre banche fanno nuovi prestiti e creano nuovi depositi, quindi un modo in cui possono farlo è cercare di attirare alcuni di quei nuovi depositi creati.

In un settore bancario competitivo, questo può implicare un aumento del tasso che offrono alle famiglie sui loro conti di risparmio.

Attirando nuovi depositi, la banca può aumentare la quantità di prestiti senza che le sue riserve scendano, come mostrato nella terza riga di Figura 2.

In alternativa, una banca può prendere in prestito da altre banche o emettere altre passività, almeno temporaneamente.

Ma sia attraverso i depositi che con altre passività, la banca avrebbe bisogno di assicurarsi di conservare alcune fonti di finanziamento per mantenere la crescita dei prestiti.

E il costo di ciò deve essere misurato rispetto agli interessi che la banca si aspetta di guadagnare sui prestiti che sta facendo, che a sua volta dipende dal livello di tasso bancario fissato dalla Banca d'Inghilterra.

Ad esempio, se una banca continua ad attirare nuovi mutuatari e ad aumentare l’attività di prestito riducendo i tassi ipotecari e cerca di attirare nuovi depositi aumentando i tassi che paga sui depositi dei clienti, potrebbe ben presto diventare non redditizio continuare ad espandere i suoi prestiti.

La concorrenza per i prestiti e i depositi, e il desiderio di ottenere un profitto, limita la creazione di moneta da parte delle banche.

Le banche devono anche gestire i rischi connessi alla realizzazione di nuovi prestiti.

Un modo in cui lo fanno è assicurarsi di attirare depositi relativamente stabili da abbinare al loro nuovo prestito, cioè depositi che non è probabile che vengano ritirati in grandi quantità.

Questo può agire come un ulteriore limite a quanto le banche possono prestare.

Ad esempio, se tutte i depositi presso una banca fossero depositi a vista, come i conti correnti, la banca potrebbe andare incontro al rischio che molti di questi depositi vengano ritirati in un breve periodo di tempo.

Poiché le banche tendono a prestare per lunghi periodi come molti mesi o anni, potrebbero non essere in grado di rimborsare tutti questi depositi – quindi sarebbero esposte ad un rischio di liquidità elevato.

Al fine di ridurre il rischio di liquidità, le banche cercano di assicurarsi che alcuni dei loro depositi siano vincolati per un certo periodo di tempo, o scadenza.

I consumatori potrebbero richiedere un compenso per l'inconveniente di tenere i depositi a lungo termine, così è probabile che questi siano più costosi per le banche, limitando l'ammontare di prestiti che le banche desiderano fare.

E come discusso in precedenza, se le banche si proteggessero dal rischio di liquidità emettendo passività a lungo termine, ciò potrebbe distruggere moneta direttamente quando le aziende pagano per esse usando i depositi.

L’attività di prestito delle singole banche è limitata anche da considerazioni relative al rischio di credito.

Questo è il rischio, per la banca, di emettere prestiti a mutuatari che si rivelano non essere in grado di rimborsare i prestiti.

In parte, le banche possono proteggersi dal rischio di credito avendo un capitale sufficiente ad assorbire eventuali perdite impreviste sui loro prestiti.

Ma dal momento che i prestiti includeranno sempre un certo rischio di perdite negative per le banche, il costo di queste perdite sarà preso in considerazione al momento del calcolo del prezzo dei prestiti.

Quando una banca effettua un prestito, il tasso di interesse che applica includerà tipicamente la copertura per il livello medio delle perdite di credito che la banca si aspetta di subire.

La dimensione di questa componente del tasso di interesse sarà tanto più grande quando le banche stimano di subire perdite più elevate, ad esempio quando emettono prestiti a mutuatari con un alto rapporto tra prestito concesso e prezzo dell’immobile.

Poiché le banche espandono i prestiti, la loro perdita attesa media per prestito probabilmente aumenterà, rendendo tali prestiti meno redditizi.

Questo limita ulteriormente l'ammontare di prestito che le banche possono concedere in modo redditizio, e la moneta che possono quindi creare.

Le forze di mercato non inducono sempre le singole banche a proteggersi sufficientemente contro i rischi di liquidità e di credito.

Di conseguenza, la regolamentazione prudenziale mira a garantire che le banche non assumano rischi eccessivi quando fanno nuovi prestiti, richiedendo il rispetto dei requisiti di capitale e di liquidità per le banche.

Questi requisiti possono quindi agire come un ulteriore freno su quanta moneta le banche commerciali possono creare tramite i prestiti.

Il quadro normativo prudenziale, insieme a più dettagli sul capitale e sulla liquidità, è descritto in Farag, Harland e Nixon (2013).

Finora questa sezione ha esaminato il caso di una banca individuale che concede prestiti aggiuntivi offrendo tassi di interesse competitivi sia sui prestiti che sui depositi.

Ma se tutte le banche decidessero contemporaneamente di provare a fare più prestiti, la crescita della moneta non potrebbe essere limitata nello stesso modo.

Sebbene una singola banca può perdere depositi verso altre banche, è più probabile che riceva nuovi depositi che derivano all’attività di prestito delle altre banche.

Ci sono molte ragioni per cui molte banche possono scegliere di aumentare significativamente i loro prestiti allo stesso tempo.

Ad esempio, la redditività del prestito a determinati tassi di interesse potrebbe aumentare a causa di un generale miglioramento delle condizioni economiche.

In alternativa, le banche possono decidere di prestare di più se percepiscono che i rischi associati alla concessione di prestiti alle famiglie e alle imprese sono scesi.

Questa sorta di crescita è spesso considerata uno dei motivi per cui i prestiti delle banche si sono espansi così tanto fino a condurre alla crisi finanziaria.

Ma se questa percezione di un ambiente meno rischioso fosse ingiustificata, il risultato potrebbe essere un sistema finanziario più fragile.

Una delle risposte alla crisi nel Regno Unito è stata la creazione di un’autorità macro prudenziale, il Comitato per la politica finanziaria, per individuare, monitorare e intraprendere azioni per ridurre o rimuovere i rischi che minacciano la stabilità del sistema finanziario complessivamente inteso.

Vincoli derivanti dalla risposta delle famiglie e aziende.

Oltre alla serie di vincoli affrontati dalle banche che agiscono nel limitare la creazione di denaro, il comportamento delle famiglie e delle aziende in risposta alla creazione di moneta da parte del settore bancario può essere importante, come sostenuto da Tobin.

Il comportamento del settore privato non bancario influenza l'impatto ultimo che la creazione del credito da parte del settore bancario ha sullo stock di moneta perché la creazione di moneta può essere sia maggiore che minore della domanda di moneta, che dipende dalla composizione desiderata dei portafogli.

Se le famiglie e le aziende chiedono prestiti lo fanno perché vogliono spendere di più, quindi il denaro preso a prestito passerà rapidamente ad altri.

Lo stock di moneta nell'economia dipenderà dalla reazione delle famiglie e delle imprese, e potenzialmente avrà implicazioni per la spesa e l'inflazione.

I depositi appena creati possono essere usati in due modi diversi.

In primo luogo, come suggerito da Tobin, la moneta può essere distrutta rapidamente se le famiglie o le aziende che ricevono il denaro dopo il prestito lo utilizzano per rimborsare i propri prestiti bancari precedentemente chiesti (dunque debiti contratti in precedenza). Questa è talvolta indicata come la "teoria del reflusso" .

Ad esempio, un acquirente di una casa per la prima volta può prendere un mutuo per acquistare una casa da una persona anziana che, a sua volta, deve ripagare il proprio mutuo già esistente.

Come discusso in precedenza, il rimborso dei prestiti bancari distrugge denaro proprio come fare i prestiti lo crea. Quindi, in questo caso, il bilancio dei consumatori nell'economia sarebbe tornato alla posizione in cui era prima che il prestito fosse stato fatto. Il secondo risultato possibile è che la creazione di moneta extra da parte delle banche possa portare a maggiori spese nell'economia. Affinché la moneta appena creata venga distrutta, questa deve passare alle famiglie e alle imprese che hanno contratto debiti nel passato e che vogliono estinguerli.

Ma questo non sarà sempre il caso, in quanto gli stock di attività e passività tendono a variare notevolmente tra gli individui nell'economia.

Invece, la moneta potrebbe inizialmente passare alle famiglie o società con posizioni patrimoniali nette positive per quanto riguarda le attività finanziarie: la persona anziana può aver già ripagato il proprio mutuo, o una società che riceve soldi come pagamento può disporre già di sufficienti risorse liquide per coprire le possibili spese.

Possono quindi trovarsi nelle condizioni di detenere più moneta di quanto vogliano e cercare di ridurne la parte "in eccesso" aumentando la loro spesa per beni e servizi. (Una società invece può acquistare attività negoziabili).

Questi due scenari per ciò che accade alla moneta appena creata – viene rapidamente distrutta o viene spesa – hanno implicazioni molto diverse per l'attività economica.

In quest'ultimo caso, la moneta può continuare ad essere passata tra le diverse famiglie e le imprese ciascuna delle quali può a sua volta aumentare la propria spesa.

Questo processo – talvolta indicato come effetto "patata bollente" – può portare, se tutto il resto rimane immutato, ad aumentare la pressione inflazionistica sull’economia.

Al contrario, se la moneta venisse rapidamente distrutta come nello scenario precedente, non si avrebbero ulteriori effetti sull’economia.

Questa sezione ha finora discusso come le azioni delle banche, delle famiglie e delle aziende possono influenzare la quantità di moneta nell'economia e quindi la pressione inflazionistica.

Ma il determinante ultimo delle condizioni monetarie nell'economia è la politica monetaria della banca centrale.

Politica monetaria – l’ultimo limite alla creazione di moneta.

Uno degli obiettivi principali della Banca d'Inghilterra è garantire la stabilità monetaria mantenendo l'inflazione sui prezzi al consumo entro l'obiettivo del 2% fissato dal governo.

E, come discusso nella casella delle pagine 22-23, in alcuni periodi di tempo, diversi aggregati monetari sono cresciuti ad un tasso simile a quello della spesa in termini nominali, la quale determina la pressione inflazionistica nell'economia a medio termine.

Quindi impostare politiche monetarie adeguate per soddisfare l'obiettivo di inflazione dovrebbe alla fine assicurare un tasso stabile di crescita del credito e una creazione di moneta coerente al raggiungimento di tale obiettivo. Questa sezione spiega il rapporto tra politica monetaria e i diversi tipi di moneta.

In tempi normali, il comitato per la politica monetaria (MPC), come la maggior parte dei suoi equivalenti in altri paesi, implementa la politica monetaria fissando i tassi di interesse a breve termine, in particolare fissando il tasso di interesse pagato dalla banca centrale sulle riserve detenute dalle banche commerciali.

È in grado di farlo per via della posizione della Banca Centrale come produttore in regime monopolistico della moneta nel Regno Unito.

Ed è perché esiste una domanda di moneta della banca centrale – mezzo ultimo di pagamento per le banche, creatori di moneta allargata – che il prezzo delle riserve ha un impatto significativo sugli altri tassi di interesse nell'economia.

Il tasso di interesse che le banche commerciali possono ottenere sul denaro depositato presso la banca centrale influenza il tasso al quale esse sono disposte a prestare a condizioni analoghe nei mercati monetari in sterline – i mercati in cui la Banca Centrale e le banche commerciali si prestano 16 riserve l'un l'altro e alle altre istituzioni finanziarie.

Gli esatti dettagli su come la banca centrale utilizza le operazioni sul mercato monetario per attuare la politica monetaria sono cambiati nel corso del tempo e le procedure operative della banca centrale oggi differiscono da un po’ da paese a paese, come discusso in Clews, Salmon e Weeken (2010).

Variazioni dei tassi d'interesse interbancari passano a una gamma più ampia di tassi di interesse in diversi mercati e a diverse scadenze, compresi i tassi di interesse che le banche fanno pagare ai mutuatari per i prestiti e che offrono ai risparmiatori per i depositi.

Influendo sul prezzo del credito in questo modo, la politica monetaria influenza la creazione di moneta allargata. Questa descrizione del rapporto tra politica monetaria e moneta differisce dalla descrizione di molti libri di testo introduttivi, dove le banche centrali determinano la quantità di moneta allargata attraverso il 'moltiplicatore monetario', variando per iniziativa propria la quantità di riserve che offrono.

In tale prospettiva, le banche centrali attuano la politica monetaria scegliendo la quantità di riserve.

E, poiché si suppone che vi sia un rapporto stabile tra moneta allargata e base monetaria, queste riserve vengono poi "moltiplicate" inducendo un aumento molto maggiore dei depositi bancari in quanto le banche aumentano sia i prestiti che i depositi.

Nessuna fase descritta in questa narrazione rappresenta una descrizione accurata del rapporto tra moneta e politica monetaria nell’economia moderna. Le banche centrali non scelgono di solito una certa quantità di riserve per far realizzare il tasso di interesse a breve termine che hanno come obiettivo.

Piuttosto, si concentrano nel fissare i prezzi.

La Banca d'Inghilterra controlla i tassi di interesse offrendo e remunerando le riserve in accordo con le decisioni di politica monetaria.

L’offerta sia di riserve che di circolante (che insieme costituiscono la base monetaria) è determinata dalla domanda di riserve da parte delle banche sia per il regolamento dei pagamenti che per soddisfare la domanda di moneta da parte dei propri clienti – domanda [delle banche] che la banca centrale in genere soddisfa.

Questa domanda di base monetaria è quindi più probabile che sia una conseguenza piuttosto che una causa della concessione di prestiti da parte delle banche, le quali così facendo creano moneta allargata.

La creazione di moneta dipende perciò dalle decisioni delle banche di estendere il credito, le quali si basano sulla possibilità di concedere prestiti redditizi in ogni momento.

La profittabilità dei prestiti concessi dipenderà da una serie di fattori, come discusso in precedenza.

Uno di questi è il costo dei finanziamenti che le banche si devono procurare, che è strettamente 17 connesso al tasso di interesse pagato sulle riserve, il tasso espressione della politica monetaria della banca centrale.

Al contrario, la quantità di riserve già presenti nel sistema non vincola la creazione di moneta allargata attraverso la concessione di prestiti.

Questa parte del moltiplicatore monetario è a volte motivata dalla riserva obbligatoria che le banche devono detenere presso la banca centrale, per cui le banche sono tenute a detenere un importo minimo di riserve pari a una quota proporzionale ai depositi.

Ma i coefficienti di riserva obbligatoria non sono un aspetto importante dell’attuazione della politica monetaria nelle economie odierne più avanzate.

Un orientamento più accomodante della politica monetaria potrebbe aumentare lo stock di moneta allargata riducendo i tassi sui prestiti e aumentando il volume dei prestiti.

È un’offerta abbondante di un aggregato monetario ampio, accompagnata da un aumento del livello di spesa nell’economia, può portare le banche e i loro clienti a domandare rispettivamente più riserve e più moneta.

Quindi, in realtà, la teoria del moltiplicatore monetario funziona in modo opposto rispetto a quello che viene comunemente affermato.

Mostrando come la politica monetaria possa essere vista come il limite ultimo alla creazione di moneta.

Ma le banche possono creare anche troppo poca moneta cosicché diventa difficile per la banca centrale raggiungere il suo obiettivo d’inflazione.

In tempi normali la banca centrale può rispondere abbassando il tasso di interesse per far aumentare l’offerta di moneta, ma per contrastare la crisi finanziaria la banca centrale ha portato il tasso di interesse fino allo 0.5% – e questo viene considerato un valore soglia minimo effettivo.

Una volta che il tasso di interesse ha raggiunto il tasso minimo effettivo non è possibile per la banca centrale stimolare più l’economia abbassando il tasso a cui remunera le riserve.

Un altro modo di stimolare l’economia è attraverso gli acquisti di attività, il cosiddetto allentamento quantitativo.

Come il taglio del tasso di interesse anche gli acquisti di titoli possono stimolare l’economia.

I due meccanismi non operano alla stessa maniera.

L’ allentamento quantitativo comporta uno spostamento della politica monetaria verso la quantità di moneta.

La banca centrale acquista una quantità vasta di attività, finanziando questi acquisti con la creazione di moneta allargata e un aumento corrispondente delle riserve.

I venditori delle attività alla fine del processo deterranno i depositi addizionali che sono stati creati al posto dei titoli di stato venduti.

Probabilmente avranno più moneta di quella che desiderano detenere rispetto ad altre attività. Essi vorranno dunque riequilibrare i loro portafogli acquistando attività più redditizie quali i titoli, azioni e obbligazioni, emessi dalle imprese.

Ciò farà aumentare i loro prezzi e diminuire il costo del finanziamento per le aziende.

Questo a sua volta dovrebbe far aumentare la spesa aggregata.

Il modo in cui l’ allentamento quantitativo agisce dovrebbe smentire due luoghi comuni:

Che le banche ricevano riserve gratis;

Che il fine principale dell’ allentamento quantitativo sia quello di aumentare le riserve affinché le banche possano prestare di più.

Descrivendo il rapporto tra moneta e allentamento quantitativo per sfatare queste assunzioni errate. L’ allentamento quantitativo ha effetti diretti sulla quantità di base monetaria e di moneta allargata per il modo in cui la banca centrale effettua i suoi acquisti di attività.

Questa politica ha come scopo l’acquisto di titoli per lo più titoli di stato da compagnie di assicurazione e altre istituzioni finanziarie come i fondi pensione.

Si consideri l’acquisto di un miliardo di titoli da un fondo pensione.

Un modo per effettuare questo acquisto sarebbe stampare 1 miliardo di banconote e scambiarle direttamente con il fondo pensione.

Ma effettuare tali operazioni in contanti è molto poco pratico cosicché si ricorre ai pagamenti elettronici.

Visto che il fondo pensione non ha un conto di riserva presso la banca centrale, la banca presso la quale ha un conto servirà da intermediario.

Tale banca accrediterà il conto del fondo pensione di 1 miliardo in cambio della cessione del titolo. La banca centrale paga i suoi acquisti accreditando delle riserve sul conto della banca del fondo pensione.

Il bilancio della banca del fondo pensione si espande perché aumentano sia le attività (nuove riserve) che le passività (nuovo deposito).

Due idee sbagliate molto diffuse:

Perché le riserve extra non sono moneta gratis data alle banche.

Benché gli acquisti di attività influenzino il bilancio della banca commerciale, la banca stessa è interessata da questa politica solo in quanto intermediario tra la banca centrale e il fondo pensione. Il primo scopo della banca centrale è di effettuare gli acquisti non di aumentare le riserve.

Le riserve addizionali che si vedono nella Figura 3 sono semplicemente un effetto collaterale degli acquisti.

A volte viene asserito che essendo le riserve attività che fruttano un interesse l’ allentamento quantitativo crea attività redditizie per le banche.

Ma visto che le nuove riserve sono accompagnate dalla creazione di nuovi depositi su cui le banche pagano interessi i due flussi si compensano.

In altre parole l’ allentamento quantitativo lascia le banche con un pagherò da parte della banca centrale nei loro confronti ma anche con un pagherò della stessa entità che esse hanno sottoscritto nei confronti dei depositanti e il tasso di interesse su entrambi dipende dalla politica monetaria della banca centrale.

Perché le nuove riserve non si moltiplicano generando nuovi depositi e prestiti.

Come già discusso in precedenza gli effetti dell’ allentamento quantitativo dipendono dalla moneta allargata creata tramite ciò non dalla base monetaria creata.

L’inizio del movimento di trasmissione dipende dalla creazione di nuovi depositi nel conto corrente del venditore del titolo.

Le riserve create nel settore bancario (Figura 3, terza riga) non svolgono un ruolo importante.

Infatti le riserve non possono essere prestate dalle banche.

Esse sono promesse di pagamento della banca centrale nei confronti delle banche commerciali.

Esse possono essere utilizzate per effettuare pagamenti tra le stesse banche, ma non possono essere prestate ai consumatori che non hanno un conto di riserva.

Quando le banche concedono nuovi prestiti questi ultimi sono affiancati da nuovi depositi – la quantità di riserve non varia.

Inoltre le nuove riserve non vengono moltiplicate creando nuovi prestiti e depositi come dovrebbe avvenire secondo al teoria del moltiplicatore monetario.

L’ allentamento quantitativo fa aumentare gli aggregati monetari allargati senza causare o aver bisogno di un aumento dei prestiti.

Mentre il primo gradino della teoria del moltiplicatore vale durante l’ allentamento quantitativo – la politica monetaria determina meccanicamente la quantità di riserve – le riserve aggiuntive così create non cambiano gli incentivi a prestare delle banche.

Può darsi che l’ allentamento quantitativo cambi indirettamente la disponibilità delle banche a prestare riducendo i costi di finanziamento per le banche o aumentando l’attività reale che condurrebbe a una maggiore domanda di prestiti.

Allo stesso modo tuttavia l’ allentamento quantitativo potrebbe indurre le imprese a restituire i prestiti bancari emettendo azioni e obbligazioni, il cui ricavato potrebbe essere usato per ripagare i prestiti.

Alla fine si può concludere che l’ allentamento quantitativo può sia aumentare che diminuire la quantità di credito nell’economia.

Comunque questi effetti sul credito non erano parte del meccanismo di trasmissione previsto dell’ allentamento quantitativo. Esso dovrebbe operare influenzando direttamente la spesa del settore privato senza passare per le banche.

Tutto ciò ci fa capire come la moneta viene creata nell’economia moderna.

La maggior parte della moneta in circolazione viene creata non dalle macchine stampatrici della Banca d’Inghilterra ma direttamente dalle banche.

Essa viene creata direttamente dalle banche stesse quando concedono un prestito a qualcuno nell’economia o comprano un titolo da un consumatore.

Contrariamente a quanto scritto in molti manuali la banca centrale non controlla né la base monetaria né l’aggregato monetario allargato.

La banca centrale nondimeno può influenzare la quantità di moneta nell’economia.

Normalmente lo fa fissando il tasso di interesse che paga sulle riserve depositate dalle banche commerciali presso di essa.

Più recentemente, tuttavia, dato che il tasso ha raggiunto il suo livello minimo effettivo, il programma di acquisti di attività della Banca d’ Inghilterra ha mirato ad aumentare la quantità di moneta allargata in circolazione.

Questo a sua volta influenza i prezzi e i rendimenti di un insieme di attività nell’economia inclusa la moneta.

Tutto ciò viene ulteriormente confermato non solo dal bollettino della Banca d’Inghilterra ma anche dal Professor Luciano Galdino il quale afferma: “Sebbene vada contro una credenza comune e persino a quanto insegna ancor oggi all’università qualche economista, le banche non concedono affatto in prestito denaro a famiglie e imprese, prendendolo dalla massa di depositi a vista e di risparmi a termine che hanno in bilancio. In massima parte lo creano di volta in volta nella misura che esse stesse decidono, senza togliere un euro dal conto del cliente. Le banche e altre istituzioni finanziarie creano denaro dal nulla concedendo crediti: ovvero prestiti, in misura decine di volte superiore ai depositi che hanno in registro e al capitale che realmente possiedono.”

E fu anche uno dei maggiori dibattiti tra gli economisti nel 900 quali Maurice Allais, Joseph A. Shumpeter, John Maynard Keynes, Hyman P. Minsky il quale quest’ultimo afferma che “la moneta che la banca presta è moneta che essa stessa crea”.

Anche Dell’Amore conferma che: ““mentre i volumi dei depositi e soprattutto dei conti correnti subivano crescenti maggiorazioni in virtù dello sviluppo dell’attività economica, le banche non avevano convenienza ad aumentare parallelamente il capitale proprio, onde lasciare inalterate le relazioni quantitative che esso in precedenza presentava con quello del credito”

Ed infine ad incalzare la dose c’è anche Rothbard che afferma: “La banca crea nuova moneta dal nulla e non deve, come tutti, guadagnarla producendo e vendendo servizi. La banca è già ed in ogni momento in una condizione di insolvenza, ma la sua condizione si rivela solo quando i risparmiatori si insospettiscono e corrono agli sportelli”.

2.3 LA CREAZIONE DI MONETA TRAMITE L’EROGAZIONE DEL CREDITO IN CONTO CORRENTE

Il nostro sistema bancario è basato sulla fiducia, noi portiamo i soldi in banca e la banca ha fiducia in noi che c’è li presta e ci da dei finanziamenti donandoci fiducia e sperando che noi li restituiamo, ecco proprio per questo fatto si è avuta una grande espansione monetaria e per questo fatto vi sono parecchi problemi nel sistema bancario visto che molti soldi non tornano indietro, vogliamo parlare di creazione di moneta attraverso c/c , ribadendo con un esempio dove vengono erogati 1200 miliardi di € di finanziamento a fronte di 1400 miliardi di € di depositi, quindi noi abbiamo in mente che i finanziamenti si facciano grazie ai depositi e quindi come si spiegano il fatto che siano stati impiegati più soldi di quelli depositati? E già questo è un fatto che potrebbe allarmarci un pochino.

Pensiamo a una cosa se le due quantità di depositi e gli impieghi fossero della stessa cifra se avessero la quantità anche li, ci sarebbe pure un problema perché se poi tutti andassimo in banca a ritirare i nostri soldi ecco che questi soldi non li troveremo, perché sono stati prestati a qualcun altro e da qui ci rendiamo conto che il sistema non è basato sulla moneta contabile, ma sulla moneta vera è tutto ovviamente creato da algoritmi informatici e matematici e il tutto grazie ai depositi che vengono creati dai cittadini e imprese che depositano nelle banche nei loro averi, le banche utilizzano i soldi dei cittadini e bene ma prestano la stessa quantità di soldi o no ? .

Sicuramente ne prestano molti di più e noi ci chiediamo ma quante volte di più prestano questi soldi? Tante volte e com’è possibile ? Grazie allo strumento chiamato riserva frazionaria.

Spieghiamo in dettaglio di cosa si tratta, tramite questo meccanismo una parte dei depositi va tenuta in riserva.

In Europa il regolamento 1145/2003 (art. 4) della BCE ha fissato la percentuale al 2% per ogni passività compresa nell’aggregato soggetto a riserva.

Data la riserva del 2% tramite una semplicissima formula scopriamo che cos’è il moltiplicatore monetario ossia l’inverso.

Quindi dalla riserva frazionata del 2% deriva il moltiplicatore monetario = ½ = 50 volte.

Adesso vediamo come con una riserva frazionaria del 2% ai cittadini ed imprese che depositano 100 € in banca , la banca si mette 2 € a riserva e ne riprestano 98 € ad altri cittadini, i cittadini li riporteranno ad altre banche e da questi 98 € queste banche ne metteranno il 2% a riserva , quindi 1.96 € e ne presteranno 96,04 andando avanti così con altri depositi ed altre riserve, fino a quando non si raggiungerà quel coefficiente che abbiamo detto prima cioè di 50 volte se la riserva frazionaria è del 2% , arriveremo a 5000 € partendo esclusivamente da 100 € e qui iniziamo a capire cosa vuol dire l’espansione della base monetaria.

Facciamo due esempi prendendo le attività più semplici di una banca.

Banca X

01/01/2018 – Costituzione della Banca X con capitale interamente versato 1.000.000 di euro;

01/02/2018 – Asta BTP prezzo alla pari, acquisto 1.000.000 € nominali;

01/03/2018 – Apertura del C/C a nome Verdi – versati 70.000 €;

01/04/2018 – Apertura del C/C a nome Zeta Immobiliare – versati 30.000 €;

01/05/2018 – Erogazione, mutuo in C/C a favore Bianchi per 100.000 € ammortamento 5 anni capitale costante, rata semestrale;

01/05/2018 – Erogazione mutuo in C/C a favore Rossi 120.000 €;

02/05/2018 – Assegni circolari a debito in C/C Bianchi 80.000 € ;

02/05/2018 – Assegni circolari a debito in C/C Rossi 70.000 € ;

02/05/2017 – Assegni circolari a credito C/C Zeta Immobiliare per 80.000 € ;

01/11/2018 – Addebito rata Mutuo Bianchi 11.000 € (10 capitale + 1 interessi) ;

01/11/2018 – Addebito rata Mutuo Rossi 13.400 € (12 capitale + 1,4 interessi) ;

31/12/2018 – Bonifico a credito in C/C Rossi per 80.000 € ;

31/12/2018 – Rimborso anticipato parziale mutuo signor Rossi con addebito in C/C per 71.900 € (71,4 capitale + 0.5 interessi).

Banca Y

È simile a Banca X solo notiamo che si può osservare che l’erogazione dei mutui viene effettuata su C/C di altre banche e poi l’attività è molto simile alla Banca X.

01/01/2018 – Costituzione Banca Y – Capitale interamente versato 1.000.000 € ;

01/02/2018 – Asta BTP prezzo alla pari, acquisto 1.000.000 € nominali ;

01/03/2018 – Apertura C/C a nome Verdi – versati 70.000 € ;

01/04/2018 – Apertura C/C a nome Zeta Immobiliare – versati 30.000 € ;

01/05/2018 – Erogazione mutuo su altra Banca in C/C a favore di Rossi per 120.000 € ;

02/05/2018 – Assegni circolari a credito in C/C Zeta Immobiliare per 80.000 €

01/11/2018 – Incasso da altra banca rata mutuo Rossi per 13.400 € (12 capitale + 1.4 interessi) ;

31/12/2018 – Incasso da altra banca rimborso parziale anticipato mutuo Rossi e rateo interessi 71.900 € (71.4 capitale + 0,5 interessi).

Facendo le scritture in partita doppia e i rispettivi bilanci delle due banche, possiamo notare che in modo emblematico ci siamo accorti che Banca X e Banca Y , dove nella Banca 1 sono stati creati i finanziamenti su C/C della stessa banca, notiamo che la banca non va in crisi di liquidità anche se eroga più soldi di quelli che non ha in cassa, ebbene visto che i C/C sono sulla stessa banca dove i due clienti chiedono il mutuo, quella banca nel giorno li non ha crisi di liquidità.

Invece in Banca Y si può notare che erogano finanziamenti sul C/C di un’altra banca, e in questo caso la banca avrebbe crisi di liquidità e dovrebbe fare ricorso al mercato overnight dei finanziamenti e riuscire ad andare avanti nella sua attività bancaria.

Andando avanti parliamo ancora di riserva frazionaria, in Europa con il regolamento 1745/2003 (art.4) della BCE ha fissato la percentuale al 2 % per ogni passività compresa nell’aggregato soggetto a riserva.

Tale aggregato non comprende i depositi a scadenza superiori ai 2 anni.

E poi è arrivato Basilea 3 che ne andremo a parlare in maniera più dettagliata nel capitolo successivo, che ha rinnovato questi requisiti patrimoniali introducendo un coefficiente di leva finanziaria minimo del 3% e due coefficienti di liquidità obbligatori e il primo è il coefficiente di liquidità a breve termine, il quale impone che una banca disponga di attivi liquidi di qualità elevata in misura sufficiente a coprire il suo fabbisogno di liquidità per un periodo di 30 giorni.

Il secondo è il coefficiente di liquidità a lungo termine che impone alla banca di detenere un ammontare minimo di finanziamenti stabili superiore al fabbisogno di liquidità in un anno.

Ebbene Basilea 3 ha praticamente creato delle regole che grazie a degli accordi internazionali sono diventate delle vere e proprie leggi a livello europeo , poi a livello italiano e di tutti gli stati membri.

Da Basilea 2 a Basilea 3 la regolamentazione bancaria è diventata più severa, però dobbiamo chiederci chi ha deciso questi regolamenti bancari e perché ?

Ebbene Basilea 3 praticamente ha creato delle regole che sono avvenute con l’ emanazione:

Del regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (CRR), che disciplina i requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese e le regole sull’informativa al pubblico;

Della direttiva 2013/36/UE del 26 giugno 2013 (CRD IV) che riguarda fra l’altro, le condizioni per l’accesso all’attività bancaria, la libertà di stabilimento e le libere prestazione di servizi, il processo di controllo prudenziale, le riserve patrimoniali addizionate.

Tali disposizioni si completano a livello nazionale con quelle emesse dalla Banca d’Italia la circolare n.285 del 17 dicembre del 2013, che raccoglie le disposizioni di vigilanza prudenziale applicabili alle banche e a gruppi bancari italiani; la circolare n.286 del 17 dicembre 2013, inerente la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare.

La domanda è chi è Basilea ? Chi è costui? È un organizzazione internazionale istituita dai governatori delle banche centrali dei dieci paesi più industrializzati (G 10) alla fine del 1974, a causa della crisi bancaria di una banca tedesca, che opera sotto il patrocinio della banca dei regolamenti internazionali (BIS).

Il suo scopo era quello di promuovere la cooperazione fra le banche centrali ed altre agenzie equivalenti allo scopo di perseguire la stabilità monetaria e finanziaria.

I membri del comitato provengono da Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Stati Uniti e da altri 14 stati del mondo.

Il comitato coordina la ripartizione delle responsabilità di vigilanza fra le autorità nazionali, per attuare la supervisione dell’attività bancaria a livello mondiale.

Ha sede a Basilea e si riuniscono quattro volte all’anno e ci fa capire che vengono fissate regole che impattano a livello significativo sulla nostra economia e non dobbiamo esserne molto contenti perché ogni nazione ha una sua economia che dovrebbe essere tutelata dalle leggi dello stesso e questo ci fa capire che forse una certa autonomia monetaria ogni paese dovrebbe averla purtroppo non è così.

Gli effetti del comitato di Basilea con l’introduzione di nuovi parametri di solidità patrimoniale.

Come abbiamo già detto queste norme sono diventate più severe e lo si può vedere attraverso i coefficienti che hanno creato ed impongono alle banche di rispettare parametri sempre più stringenti.

In Italia vista la particolare situazione bancaria in questa era in crisi non è stata in grado di rispettare i requisiti imposti da Basilea.

E nel nostro paese abbiamo avuto una stretta del credito, in quanto le nostre banche che emettevano credito con estrema facilità poi però sono arrivati dei requisiti più stringenti, strette del credito in quanto le banche non hanno avuto la stessa capacità di emettere credito come prima e quindi meno investimenti e di conseguenza è scattata la crisi economica e le strutture più piccole hanno incominciato a cedere come ad esempio le piccole imprese.

Un’altra causa della crisi sono stati i crediti deteriorati in quanto anche le banche hanno erogato i crediti senza alcuna garanzia e il molte più delle volte non sono mia rientrati e le banche si sono trovate in difficoltà di fronte a questi requisiti bancari e abbiamo visto molte banche chiudere come per esempio le 4 banche salvate in modo finto dal governo nel 2015 ci ha fatto capire come quelle banche che emettevano credito in un certo modo e ad un certo punto sono arrivati dei regolamenti che dicevano che questi crediti non potevano essere erogati in quel modo e che bisognava chiudere a quei coefficienti e così le banche più in crisi e quelle più piccole hanno iniziato a chiudere e ci hanno portato al potere bancario su pochi.

Quindi dobbiamo riflettere che il regolatore non ha avuto solo il compito di dare iniziativa finalizzata a mantenere un certo potere sull’erogazione del credito e della moneta.

2.4 LA FAR-FALLA MONETARIA

Come afferma Nicoletta Forcheri la farfalla della moneta creditizia nasce perché, è un battito di ali della far-falla che sta provocando una serie di catastrofi nel tempo e nello spazio, un semplice battito di ali di una farfalla perché fa fallimenti e fa fallire, e sta facendo fallire con i suoi finti fallimenti delle banche, facendo fallire il nostro paradigma sociale, cos’è questa falla che fa farfalla? È il fatto che fa praticamente sin dalla nascita delle scritture contabili con il sorgere dei banchieri mercanti in quel di Firenze, Venezia e Genova si ha a che fare con delle scritture appunto che fanno si che la moneta, ponga l’attenzione sullo scambio crediti-debiti e come se la moneta non esistesse, dove la moneta è un fantasma, e siamo come gli eschimesi che circondati dalla neve da mattina e sera, non hanno le parole per citare e scrivere la neve, ora sappiamo che gli eschimesi hanno 10 parole per descrivere 10 tipi di neve, e noi non abbiamo una parola contabile, antologica, filosofica, semantica, giuridica, per definire la moneta.

Perché sin dall’epoca del 1360 fino al 1400 in Italia nasce con la nota di banco travestita da titolo, quindi la contabilità non prevede la nascita della moneta dal nulla, quindi siamo in quel che si diceva allora e si chiamava il regime della moneta merce.

Ma che moneta-merce non fu mai totalmente, anche perché loro non ebbero mai il valore intrinseco, perché il valore intrinseco non è mai intrinseco.

Già all’epoca dei fatti le monetine di oro e di argento, depositate nei caveau delle banche o nei banchi, erano praticamente delle monetine il cui valore era collegato al valore marginale.

Come scriveva Luigi Einaudi nel suo saggio scritto nel 1930 che la moneta era immaginaria sin dai tempi di Carlo Magno fino alla rivoluzione francese, quindi anche quando avevamo il bimetallismo con l’oro e l’argento, il valore della moneta era sempre convenzionale.

La nostra moneta nasce come unità di conto come una scrittura contabile e la copertura in oro serve solo a garantire fiducia ed è solo putativa, e la dove si dice copertura si dice fallimento, perché laddove si dice copertura non è che poi come successe nella storia che questa copertura fosse tale, nel senso è sempre automaticamente, sistematicamente superata e infatti ad esempio lo fu con il grande crack di una compagnia bancaria della storia come ad esempio la prima di una lunga serie il crack di Baldi, Peruzzi, Acciauoli, i quali fallirono non già per il credito deteriorato, incagliato del re d’Inghilterra, fallirono perché i veneziani i quali avevano prestato ai Baldi ritrovarono le loro Biglie esattamente come sta succedendo adesso con le nostre banche che falliscono perché i veneziani di adesso che si nascondo dietro a società di comodo nella EUR, i quali controllano il cartello delle banche.

E quando questi decidono di svendere o vendere allo scoperto, comunque decidono, di ritirare le biglie perché decidono che quelle banche devono fallire.

Perché quelle lì? Perché quelle popolari e di credito cooperativo, la quale cooperazione è sancita dalla costituzione? Perché danno fastidio per la concezione della persona, questa mano visibile che agisce dai comodi paradisi fiscali preferisce l’ anonimato della società per azione (s. p. a.).

Perché indicano una timida strada di quello che dovrebbe essere, quindi questa piccola falla che la moneta sia invisibile ci porta ad altre due fasi la prima quella contabile e la seconda quella giuridica cioè all’illiceità.

La comparsa dei sofismi giuridici del tipo che la BCE definisce gli aggregati monetari come liabilites, quindi tutte passività con un grado “alcolico” cioè un grado di “maines” cioè si inventano persino la parola.

Sono passività con un grado più o meno di monetabilità, cioè la moneta deve sparire, perché la moneta è l’unica che io posso avere in tasca nella borsa in una cassa o anche nella mia cassa che deve essere il mio deposito e che appartiene a me e non deve appartenere a nessuno e quindi qua c’è un’ attacco alla proprietà privata.

Ed ecco allora che queste due falle contabili sono da una parte la mancata iscrizione appunto della moneta creata spiegando come si può fare, ed dall’altra falla è quella di mettere il deposito al passivo che è praticamente un resto di quella abitudine di copertura nella quale in un sistema completamente fiat, dove va la riserva, perché noi siamo in un regime fiat spurio che vuol dire che dal 15 agosto del 1971 è stato eliminato l’aggancio all’oro della moneta, però in realtà contabilmente noi siamo in un regime di moneta – merce perché è così essenziale cambiare la contabilità e nella ricerca svolta da Nicoletta Forcheri viene spiegato quello che differenzia la moneta dal titolo, in quanto nel Codice Civile non c’è la definizione di moneta, però fa come se la moneta fosse sottointesa come una cosa fungibile.

Dalla lettura del Codice Civile traspare che la moneta è un diritto reale oggettivo, soprattutto un diritto erga omnes, non scade come il titolo, mentre il titolo invece è relativo e scade.

Nello IAS 7.6 si definiscono i cash e i cash equivalent che in Italia sono stati tradotti in un modo perfido, perché cash e cash equivalent sono stati tradotti disponibilità liquide ed equivalenti, ora cash è cassa o contante, ma noi abbiamo le parole contante, e poi abbiamo inventato la contabilità e adesso ci mettiamo a fare gli inglesismi di tradurre cose che poi vengono dalla nostra cultura e tradurle in un senso supino ai banchieri, quindi cash e cash equivalent stanno per contanti e affini, il quale sono stati tradotti e definiti nello IAS 7.6 cioè dalle norme che si trovano delineando e imponendo senza passare dal parlamento, cosa gravissima, i contanti strettamente alla mano cioè le monetine e banconote e poi i depositi a vista, i quali ammettono moneta bancaria che sono creati dal nulla sono cash sono contante.

Guardando la circolare 162 ci dice come redigere un bilancio bancario ed alla voce 10 dello stato patrimoniale c’è la cassa e le disponibilità liquide e dice come vanno le valute a corso legale, monetine e banconote, anche straniere e i depositi presso la banca centrale, e come mai i depositi a vista che come tutti i depositi sono definiti in cash oppure mi viene a dire che questi depositi sono cash per gli uni e passività per debito per gli altri, quindi per il contante non è quella cosa che rimane erga omnes, la gira non scade che è assoluta e di godimento immediato ma allora ci stanno imbrogliando e ci stanno imbrogliando con le virgole con le sottigliezze semantiche a cui tutti apparentemente siamo abituati.

E tutto ciò non è normale e bisogna assolutamente differenziare la funzione monetaria dalla funzione creditizia perché questo è l’origine della nostra confusione, e Luca Pacioli diceva che dove le cose non sono in ordine c’è confusione, ecco che Luca Pacioli le cose c’è le aveva dette tutte, ha fatto un po’ di confusione perché ha insistito troppo sul capitale e il capitale quando lui faceva la correlazione tra scritture contabili cassa e capitale diceva Tizio deve per contanti e per cassa deve tot., al capitale di tale diceva così cioè il capitale era del tale cosa che certa cultura anglosassone ha dimenticato.

Quando Luca Pacioli ha scritto nella partita doppia ha inventato un linguaggio figurativo perché nella partita doppia è la persona che è chiamata cash che da che deve alla persona capitale sottointesa come cassa di qualcuno capitale di qualcuno, questo cosa è tramandata e tradotta nei secoli alla lettera e diventa sempre una persona come diciamo che si ha un cambiamento di lingua e Luca Pacioli la cosa deve tot al capitale vitale, adesso il dare è diventato il credito cioè l’attività mentre l’avere è diventato la passività cioè ci è stato un cambio è passato dalla personificazione all’oggetto quindi il capitale che in verità era un complemento d’oggetto indiretto è diventato un complemento oggetto la base deve al capitale a chi? E chi è la banca ? e chi è il chi? .

E c’è un principio nella contabilità che è equivalso con gli anglosassoni quello dell’ente persona, quello di persone sestante come persona giuridica restante e non con una composizione di persone fisiche cioè il titolare del conto deve essere per togliere qualsiasi ambiguità e per umanizzare la contabilità nelle nostra economia deve essere una persona fisica oppure un gruppo di persone fisiche le quali solo, possono godere della proprietà del patrimonio, invece con questa contabilità infilando una persona anonima una personalità giuridica si è creato un grande problema e si è creato il fatto che si può stampare nella possibilità del patrimonio netto al passivo allora, adesso mostriamo una prima scrittura contabile di un c/c bancario.

Dal 1211 questa è la prima scrittura in assoluto tratta dal libro di Jony Free che è lo sviluppo della partita doppia in Italia, e si vede che qua il legame con la cassa è immediato, cosa cui si è persa con il tempo praticamente si opponeva il dare con l’avere ma il dare con l’aver dato e li c’era direttamente il collegamento con la cassa e l’avere con l’abbiamo dato perché comunque la persona titolare del conto è chi parla, poi già li nel 1211 per andare a compensare i crediti e i debiti si metteva a compensazione il dare e l’avere.

Se il deposito è definito cash dallo IAS 7.6 come mai questi depositi si creano e non si mettono nella cassa alla voce 10 dello stato patrimoniale?.

La risposta è semplice perché le banche non sono società come le altre, in quanto non partono dai flussi di cassa, ma le banche partono dallo stato patrimoniale, perché li fanno la magia di creare moneta dal nulla dopo di che aggiustare il conto economico e man mano aggiustano i flussi di cassa, solo che nell’aggiustare i flussi di cassa si arriva a degli assurdi come la cassa in negativo cosa che diceva Luca Pacioli ha dato la risposta a tutto questo.

“Quando ricevi un tesoro ricevi un dono o ricevi un’eredità, farai debitrice la cassa e creditore te medesimo. Se invece un amico ti presta denari tu farai debitrice la cassa e creditore l’amico”.

Debitrice alla cassa nel linguaggio attuale significa attivo di cassa e comunque diceva anche questo Luca Pacioli, la cassa deve essere sempre debitrice o pari a zero sempre e quindi vuol dire che la cassa ha sempre soldi a zero non può avere più contante non è più moneta e non è neanche più cassa.

Quindi noi dobbiamo ritornare a questo concetto di cassa e fare il collegamento tra creazione monetaria e visto che ci hanno detto che chiaramente che la moneta deposito è contante e non solo.

È contante ma è anche moneta a corso legale perché nei fatti noi cittadini paghiamo le tasse, le multe, non solo ogni anno ci restringono il contante che possiamo utilizzare, il quale sarebbe la moneta a corso legale, che ci tolgono da trattato quindi poi dobbiamo ritornare a questo criterio di cassa.

Ora analizziamo come KPMG si è interessata della questione, portandola addirittura nel parlamento olandese.

Si stanno occupando di questa situazione, però bisogna affrontare bene il problema e chiarire la creazione monetaria in questo sistema:

MONETA CREDITIZIA IN UN REGIME DI MONETA FIAT FIDUCIARIA SPURIA.

La cosa che tutti devono sapere è che quando la banca crea moneta dal nulla e crea credito e il debito è il deposito ed è qua che c’è già l’inganno, perché il deposito non deve essere al passivo, perché se tu mi fai un mutuo e mi consegni il debito non deve più esserci e quindi qua siamo di fronte ad una partita doppia, cioè si è raddoppiato la partita doppia è quando il cliente rimborsa si annullano i crediti e i debiti, e quando spende il suo mutuo il debito della banca va a zero, e rimane il debito del cliente e nell’attivo il credito dalla banca, quando rimborsiamo annullano le scritture e il debito e il credito e rimane solo l’interesse negli utili del conto economico, qual è il problema?

Questo lo spiega KPMG, dove ad ogni creazione monetaria ed erogazione di credito c’è un espansione del bilancio della banca, e allora ha pensato a questo la creazione di moneta e il fatto di creare moneta potrebbe essere paragonato alla questione di trovare un tesoro che diceva Fra Luca Pacioli, quindi se io trovo un tesoro io banca che trovo un tesoro è tesoro e me ne avvantaggio ed allora che cosa fa ? .

Crea la moneta la metto in cassa, facciamo che creò 60 milioni, facciamo che al posto del tesoro c’è la BC io creo dal nulla 60 milioni e li metto in cassa (attività).

E chi la devo questa moneta ? Ecco li arriva il dunque cos’è la moneta? .

La moneta è un segno scritturale composto da due facce da un simbolo tangibile visibile e da un idea che è il valore quindi la banca crea il segno tangibile ma chi le da il valore ?

Il valore lo da di fatto che noi accettiamo questo prestito, che noi accettiamo questa moneta e che utilizziamo come sottostante altrimenti le cifre che crea dal nulla non varrebbero un gran che, quindi hanno bisogno di noi, siamo noi cittadini che gli diamo il valore a questo punto cosa facciamo?

Vediamo che la banca centrale crea moneta dal nulla e a questo punto si collega con la cassa cioè nel senso che io creò moneta e la metto come debito verso il tesoro, e il tesoro, e il tesoro chi è ?.

Il tesoro è la mia cassa è la cassa dei cittadini a questo punto qua è molto importante perché altrimenti le scritture contabili prestano molta confusione, noi dobbiamo riconsiderare e ridefinire il tesoro come la nostra cassa, perché così come quando io trovo un tesoro per terra e lo metto nella mia cassa e me lo metto a creditore come a me medesimo e me lo accredito la cassa vale perché la cassa è mia e la cassa deve essere nostra e il tesoro deve essere nostro e la moneta può essere ben definita dal punto di vista contabile, in questo modo qua ora si è messo prima il tesoro e la banca centrale e poniamo che la banca centrale crea moneta che la mette come debito, il debito è nei confronti del tesoro e a sua volta il tesoro la mette come debito nei confronti del tesoro e a sua volta il tesoro la mette come debito nei confronti dei cittadini perché il tesoro è la cassa dei cittadini.

Abbiamo fatto una schema per vedere come deve essere:

E i sovrani siamo noi cittadini quindi siamo noi che determiniamo il tesoro a questo punto controlla la Banca Centrale, KPMG ha detto due cose giuste ha detto che la banca centrale deve essere controllata dalla politica e poi ha ribadito che bisogna separare la funzione monetaria dalla funzione creditizia, solo che KPMG non ha differenziato contabilmente la moneta e a continuato con il trucchetto del deposito – debito quindi a questo punto per arrivare a questo bisogna che la Banca Centrale sia controllata dal tesoro con un controllo analogo e arriviamo al punto, bisogna abrogare completamente quegli articoli dei trattati che sanciscono l’indipendenza completa e totale della Banca Centrale nei confronti del governo e questo è un punto su cui negli anni a venire ci saranno moltissimi dibattiti.

Quali sono gli effetti di questo trucchetto? E di questa farfalla?

Ce ne sono tanti, innanzitutto abbiamo la decisione della BCE la possiede un potere enorme sugli stati e stabilisce che per l’Italia spettano 0.90 € per il volume del conio delle monetine 0.40€, un'altra gravissima conseguenza è con lo stesso trucchetto è di tenere interi popoli africani affamati, sfruttati ecc. .

Sono 44 paesi più le Comore e sono zone francesi coloniali le quali sono tenute in pugno dalla Francia che crea moneta dal nulla il CFA e la crea in totale principio di violazione del totale principio di indipendenza della banca centrale, perché la Francia lo fa in cambio con il tesoro e con la scusa della convertibilità e la convertibilità dei CFA francesi il quale non è vera e cioè meglio è vera come sono i nostri depositi convertibili solo al 95%, questa cosa è tenuta in piedi da basi militari nelle quali appena un presidente decide di fare il presidente gli mandano i militari e gli mandano il fantoccio con cui sostituirlo è successo nel caso di Thomas Sankara e molti altri.

Concludiamo dicendo che voliamo una commissione d’inchiesta su questa materia cioè sulla contabilizzazione della moneta al momento della creazione, su dove vanno i flussi monetari al rimborso del prestito il capitale soprattutto dobbiamo cambiare completamente il paradigma per arrivare a una moneta a titolo di merce a una moneta energia, perché la contabilità secondo uno scienziato donnolanza è un modo sia per descrivere e sia per il versamento energia sia per analizzare la rappresentanza del soldo inerente al trasferimento cioè è un trasferimento di energia di moneta.

2.5 IL SIGNORAGGIO SECONDARIO

Il sistema che andiamo a delineare nella sua realtà è molto crudo e sorprendente è oramai riconosciuto e ammesso nelle sedi non popolari ma nelle sedi tecniche delle stesse autorità monetarie dal KPMG e persino da qualche giudice.

Questo sistema monetario e creditizio ha caratteri non costituzionali e illogici e insieme distruttivi, violando soprattutto il principio di uguaglianza e quello di sovranità dello stato che se reso noto questo sistema, rileva come è radicalmente ingiusto ed illegittimo gli stessi ordinamenti dello stato e dell’ Unione Europea nel loro complesso ed esso in realtà esprime il vero sistema di potere politico e di interesse e di rapporti di forza che si nasconde dietro la facciata delle norme ufficiali e degli stati e della democrazia formale.

Come conferma lo stesso fatto della prevista ritirata di esponenti del mondo bancario, che dapprima avevano aderito al convegno e che tutti insieme poi si sono ritirati indietro, per loro questo è un evento, particolarmente minaccioso che segna la fine e il funerale del loro “Story Telling” .

In base al quale sono stai imposti sacrifici ma anche la trasformazione dell’ordinamento giuridico e si cercò anche di realizzare una riforma costituzionale sotto le linee guida della JP Morgan.

In breve lo schema di sistema monetario e bancario, le banche contrariamente a quello che si crede non prestano il denaro che ricevono in deposito e come investimento dagli obbligazionisti , le banche il denaro lo creano li per li con operazioni puramente scritturali e monetarie, quindi parliamo di denaro scritturale.

E lo usano per eseguire prestiti, ma anche per fare investimenti e fare trading e per pagare.

Non vi è alcuna legge che li abiliti a fare questo e creare moneta che parla come valuta legale, esse inoltre non registrano nei flussi di cassa questa creazione che è un ricavo , il quale aumenta il loro potere d’acquisto e non pagano tasse su questa creazione e gli effetti cumulativi di tutto questo hanno prodotto nel tempo una destabilizzazione profondissima del sistema e il passaggio da un’economia di produzione e consumo e lavoro a un economia dove il grosso del profitto si fa in poche mani, si fa generando e coltivando e gestendo nella loro fase esplosiva finale le bolle speculative e finanziarie e anche immobiliari, fino ad ora quando un giudizio si recepiva che il mutuo non è valido perché la banca non aveva i soldi he dice di aver dato, e non ha dato soldi ma ha fatto solamente una scrittura di accredito sul conto di disponibilità oppure si diceva la banca ha dato ha sempre dato i soldi ma siccome non li aveva materialmente come valuta legale nei fondi e non ha movimentato il bilancio, quindi li ha creati, ma la banca però può creare denaro e quando facevano queste obbiezioni per contestare l’invalidità dei mutui i giudici rispondevano con le carte di cassazione che ha consolidato la sua giurisprudenza in questo senso, si va bene ma la banca in realtà mette a disposizione in senso giuridico questi soldi anche se li da e questo equivale a darli e quindi il mutuo è valido.

Bene, oggi abbiamo una novità dal 6 settembre del 2016 abbiamo Werner Musser che dice una cosa diversa che le banche creano denaro scritturale e lo dice perché la banca in questione la banca popolare dell’Alto Adige ha detto si è vero io lo creò, ma ancora oggigiorno quando presenti come avvocato a un giudice questo problema che la banca non da il denaro non ha il diritto di crearlo, il giudice o finge di non capire o non capisce proprio ed è molto più probabile.

Eppure abbiamo le fonti ufficiali che dicono che è così, abbiamo dalla pagina internet della BCE intitolata cos’è la moneta si dice che la moneta interna ossia depositi bancari è una forma di moneta che viene creata e può essere annullata nel settore privato dell’economia, nel settore privasti e non dalla banca centrale di emissione.

Il 7 luglio del 2016 a Madrid il vice presidente della BCE ha ammesso che le banche creano il denaro creando un deposito corrispondente quando concedono un credito in sostanza come confermato dalla società di revisione KPMG nel rapporto del primo ministro Islandese pubblicato il 5 settembre 2016 a pag. 5 , quando le banche commerciali effettuano prestiti alla clientela creano denaro mediante l’emissione di depositi sul C/C del cliente, questo espande il bilancio delle banche su cui le banche centrali hanno un controllo limitato.

La KPMG afferma che la prassi di creazione monetaria da parte delle banche di credito è stata omessa dalla banca dell’Alto Adige in un procedimento esecutivo mobiliare n. 216 del 2014 davanti al tribunale di Bolzano, il quale nell’ordinanza del 6 settembre 2016 afferma che le banche possono creare moneta scritturale e scritturalmente chiamandola euro e che fanno e lo possono fare perché questo non è proibito da alcuna disposizione di legge, perché fare tutto quello espressamente proibito è lecito, fino a prima come dicevamo le tesi dei giudici era quella della messa a disposizione giuridica, oggi invece si ammette che la banca crea denaro e si noti il viraggio a 180°, però è la banca che non ha detto che di sua iniziativa non è farina del suo sacco è la banca che gli ha detto che è così.

Nel nostro sistema il grosso della creazione di euro ma di dollari sterline ecc. , viene fatto ormai apertamente per il 92% con il benestare della autorità monetaria dalle banche commerciali privatamente e senza controlli da parte delle banche centrali, il quale dovrebbero controllare in Europa nell’area dell’eurozona in base agli articoli 127 e 128 del trattato di Lisbona che assegna alla BCE il compito di regolare la massa monetaria per evitare l’inflazione, ma ovviamente non è possibile perché la BCE controlla l’emissione della moneta (carta – moneta) del sistema europeo delle banche centrali ma non controlla e dirige quello delle banche commerciali è un Bluff.

Viene fatta questa creazione monetaria allo scoperto senza copertura aurea di moneta legale mediante semplice scritturazione a costo zero, attraverso la creazione di importi sia per esempio i prestiti che per eseguire investimenti e pagamenti, quindi noi abbiamo un controllo privato bancario che detiene ed esercita in regime di monopolio la sovranità monetaria e condizionando con essa l’economia e la politica e la legislazione, eppure badiamo che nessuna norma di legge autorizza le banche commerciali a creare moneta ancor meno le autorizza nell’euro cioè la moneta legale e la fanno, è il loro core business esse, sono innanzitutto fabbriche di soldi e lo sono in base a una potestà che si sono prese di fatto, e questo è un bellissimo esempio di libero mercato e di libera volpe in un libero pollaio.

Qualche banca e qualche giudice che dicevano prima hanno scritto che le banche hanno diritto di creare euro scritturali perché non creano l’euro anche gli stati e le pubbliche amministrazioni anziché tagliare i servizi ed evitare tributi e a creare debiti non lo fanno per far aumentare il loro potere politico dicendo di si e perché non fanno creazione monetaria anche in quel modo le imprese e le famiglie per rimborsare i debiti delle banche, perché non creano anch’esse moneta con semplici registrazioni contabili.

È moneta creata contabilmente esattamente identica alle banche che ha prestato nel contratto stesso dove il cittadino o il cliente ha ricevuto denaro scritturale e anche le banche devono accettare il rientro del denaro scritturale.

Marco Della Luna ha iniziato una causa per clienti che si sono messi a pagare e sono in centinaia i clienti che l’hanno fatto e si sono messi a pagare le banche in questo modo, cioè creando moneta secondo uno schema e una lettera pubblica nel suo sito.

Vedremo che cosa escogiteranno ora i giudici per vedere se questo pagamento non vale, potranno dire di tutto tranne la verità, ossia non potranno dire che le banche possono creare denaro e solo esse lo possono fare perché le banche hanno la forza di dominare la società, la politica e la giustizia “Might is Right” è la forza è il diritto, il giudice non lo può dire se ammette che la forza del diritto nega la propria utilità, il giudice ha ragion d’essere fin tanto che la forza non è il diritto.

Per quanto paradossale e impraticabile questo metodo di pagamento anche se è diffuso e generalizzato questo metodo di pagamento mediante creazione fatta in cassa di denaro contabile, questo metodo di pagamento consegue da quello che si è detto sopra, cioè da quello che è il sistema monetario, se le banche possono creare la moneta contabile chiamandola euro perché non è proibito, allora non è proibito anche per noi cittadini, non è proibito alle imprese allora perché non lo fanno, perché non lo fa lo stato, perché non fa il comune.

La via di uscita migliore sarebbe quella della creazione di denaro dello stato sotto sorveglianza di un organismo indipendente.

Oggi gli stati accettano questo monopolio privato, dall’associazione bancaria privata, pagano con una loro moneta, la moneta delle banche private e la richiedono ai cittadini in pagamento dei loro crediti tasse, impongono persino di usarla invece della moneta legale al di sopra di certi importi, per giunta la creazione di monetaria suddetta non è dichiarata nel bilancio delle banche se bene sia un ricavo e con la conseguenza che non viene tassata e così creandosi grossi buchi monetari e il fisco fa finta di niente preferendo torchiare i cittadini e soffocare l’economia, se quella creazione monetaria fosse dichiarata tassabile risanerebbe la banca salvando gli azionisti , obbligazionisti , risparmiatori e dipendenti, porrebbe fine all’ insostenibilità del sistema e consentirebbe massicci investimenti oltre a ripianare i conti pubblici.

C’è da riscrivere la ragioneria bancaria questo è il punto, cambiare manuali.

Questo denaro se pur non contabilmente visibile al pubblico esiste, opera circola e riaffiora qua e lo da anche in mano ai clienti della banca che già mutuatori, però assume una caratteristica illecita perché non risulta vera l’origine certa ed identificabile come afferma Marco Saba e così viola anche le norme antiriciclaggio.

Se comprendiamo tutto questo sistema monetario basato sulla creazione quasi incontrollata di moneta scritturale, moneta simbolica Ex Nihlio allora si dissolveranno i miti e le frottole dello “Story Telling” istituzionale .

In primis il mito della scarsità del denaro e del mito dell’austerità , il mito del pareggio di bilancio, il mito che le banche siano depositarie di un valore che delegittimano ad emettere denaro e pretendere un interesse su di esso, il mito che le banche possono diventare insolventi, il default bancario viene solo per scelte intenzionali per escludere una determinata banca del giro, una banca è sempre in grado di autofinanziarsi se le altre banche del circuito accettano la moneta scritturale che essa crea, quindi la complicità delle istituzioni e le messe in scena dell’insolvenza bancaria e l’imposizione del bail-in bail-out così come in generale la scelta di lasciare la gente senza investimenti, lavoro, reddito, pensioni col pretesto che manchi denaro è praticamente un crimine contro l’umanità, i cui autori andrebbero ricercati ed arrestati a Berlino a Bruxelles a Washington e qualche complice a Roma e da quando sopra per le ultime considerazioni è chiaro che la riforma del sistema bancario e monetario equivale ad un coinvolgimento politico generale e può essere soltanto conseguente di un rivolgimento di forza materiale tra portatore d’interesse confliggenti, infatti la riforma del sistema monetario bancario fatto dalla grande finanza recentemente attraverso le istituzioni finanziarie dell’economia, società globalizzata , concentrazioni in monopoli di network, hanno tutti accompagnato la scena al dominio di quella classe.

Resa possibile dall’evoluzione tecnica degli strumenti di gestione e controllo centralizzato della moneta del credito del rating dell’informazione dai quali dipendono non solo imprese private ma gli stessi governi gli emettenti dei cosiddetti debiti sovrani, quindi incorporano il potere materiale di una precisa classe nell’intera società sul diritto e la fine dello stato di diritto che è sancita dalla riforme costituzionali sulla quale è stata bocciata il 4 dicembre 2016, a produrre le riforme strutturali, costituzionali e l’evoluzione tecnica degli strumenti di controllo sociale cioè di poteri di ricchezza e conoscenza non le idee brillanti o il risveglio popolare, avverto di questo perché molto ingenuamente pensano che soprattutto gli economisti e i giuristi che al contrario il sistema bancario e monetario possa essere corretto dall’ordinamento vigente e con mezzi interni allo stesso ordinamento, attraverso ricorsi alla giustizia o alle attivazioni democratiche lasciando immutata la struttura portante complessiva come se si trattasse di sostituire un’applicazione difettosa di un computer e non di togliere un privilegio di classe che lo detiene e lo difende con la forza.

Concludiamo dicendo che nel secolo scorso naturalmente la finanza con lo strumento di indebitamento pubblico e privato come strumento di controllo sociale “Instument Regni” ha soppiantato le ideologie e le religioni in quel ruolo di “Instument Regni”.

Vi sono indizi del tramonto del dominio finanziario della società sia alla porte ma questo tramonto senza illuderci avvera grazie all’educazione finanziaria della gente o della minoranza che elegge circa il 47% di analfabeti noti e funzionari, bensì avvera quando un nuovo strumento sarà pronto per il controllo sociale più efficiente di quello finanziario che si sta screditando , uno strumento che potrebbe essere la combinazione di strumenti tecnologici, biologici, informatici ed elettronici già ufficialmente annunciati come l’ingegneria genetica, il tracciamento totale delle singole attività delle persone , delle singole entità sociali ecc. .

L’uso massiccio delle nano macchine a la robotizzazione delle forze armate che è già ufficiale nei programmi degli Stati Uniti d’America.

2.6 CONTABILITA’ DELLE BANCHE DEI FLUSSI DI CASSA OPERATIVI

Il lavoro fatto da Torfason è stato finanziato in parte dall’Unione Europea e dalla Svezia e questa ricerca è durata 5 anni.

E si tratta di accounting of money operational cash flow in banks e credit creation with balance sheet expansion.

Per iniziare la spiegazione di Torfason è una piccolo breve dichiarazione su ciò che è il denaro e sui problemi che abbiamo oggi per poi darci una spiegazione con un esempio da un settore della contabilità e implicazioni finanziarie globali.

Noi abbiamo bisogno di tre cose pratiche, tenere i registri, cercare di seguire il denaro per cercare di fare business e Fra Luca Pacioli nel 1494 già lo sapeva.

Dai libri di testo dell’università ci viene spiegato che il flusso di denaro operativo è positivo, mentre un impresa è nei guai se questo cash flow operativo è negativo, per un lungo tempo, questa è una cosa che potete trovate in qualsiasi testo, poi andiamo sugli standard di contabilità internazionale che è diventato legge in 120 paesi circa, le banche e le altre istituzioni finanziarie hanno bisogno di denaro per condurre operazioni, quindi le banche devono dichiarare dei flussi di denaro come per le altre imprese, questo è quello che i nostri libri di testo ci dicono.

Nel 2008 è incominciato la ricerca di Torfason e ha i visti i flussi di denaro di un’impresa normale il quale aveva un budget senza debiti e hai costi senza entrate e poi c’è flusso di denaro come terza cosa che è l’entrata e l’uscita del denaro quindi il denaro dal finanziamento, dagli investimenti e dalle operazioni e se prendiamo i numeri di queste dichiarazioni e li mettiamo su un grafico come possiamo vedere il blu è delle operazioni il verde è quello che puoi prendere in prestito dalla banca, quindi la parte superiore è sui numeri positivi poi ci sono sotto lo zero tutti i numeri negativi che sono il denaro in uscita e quindi ciò che ci esce, entrate sono tutte in alto, quindi puoi prendere più soldi dalla tua banca, puoi spenderlo in investimenti come vedete le linee sono quasi pari in alcuni anni più grandi e in alcuni più piccolo, ma diciamo che sono quasi uguali le entrate e le uscite, poi quando andiamo a guardare le banche questo è il quadro che abbiamo trovato, e non si sono studiate le banche islandesi, in quanto tale ricerca si stava occupando di normali banche in Scandinavia e neanche le banche Italiane nello specifico ma quando è iniziato lo studio nel 2014, questo era il quadro generale delle banche come abbiamo già detto il blu è per le operazioni e qui sono soprattutto negative tranne che per il 2008 e questo è ciò che dobbiamo cercare di capire e seguire, e cercare di leggere la normativa la storia e le dichiarazioni dei redditi delle banche da dove dal 1999 al 2001, aggiungendo gli ultimi due anni alla fine.

Durante la ricerca, i bilanci diventavano positivi e questa è una lunga storia da spiegare ma in parte dalla crisi dell’euro.

Quindi diciamo che nelle banche il denaro è diverso rispetto alle altre imprese.

Ma non deve essere un mistero, solo nei libri di testo dovete capire che le banche creano il denaro ed è una cosa piuttosto logica che abbiano il denaro che gli esce dalla banca e quindi è ovvio che ci sia un flusso di cassa negativo tra le entrate e le uscite, quando poi smettono di fornire prestiti ricevono denaro a quel punto c’è un flusso di denaro maggiore è chiaro quando non c’è denaro entra soltanto.

Le crisi hanno fatto capire alle persone che ci sono anche degli errori prima e dopo la crisi le banche che hanno detto a New York nell’autunno del 2008 che ci avrete dovuto regolamentare di più e dovrete darci un quadro normativo più forte è questo quello che hanno detto i banchieri e l’ex governatore della FED Alan Greenspan ha detto di aver fatto un errore nel presumere che gli interessi propri dell’organizzazione e specialmente delle banche dati erano tali che erano le persone migliori a proteggere gli stessi azionisti e quindi il valore delle imprese, quindi possiamo capire come funziona.

E poi cosa è successo negli otto anni di crisi, Paul Krugman premio Nobel per l’economia ha fatto un magnifico discorso a Ginevra nel settembre del 2016 nel quale con altri economisti ha detto che in un certo senso economisti e politici hanno detto la stesse cose nel 2016 che dicevano nel 2007 per qualche ragione non è cambiato molto e non sembra esserci un consenso chiaro su cosa se ci sono quali lezioni dovremmo imparare da queste crisi economiche.

Secondo Torfason si può affermare che le banche centrali ci hanno salvato dalla crisi finanziaria in quanto potevano generare un problema molto più grande degli anni trenta quindi molte altre cose più terribili potevano accadere.

Ma le banche centrali hanno fatto un azione concreta ma era un momento di crisi in cui si facevano cose non convenzionali nel 2008 quindi cose che potevano essere e che ci si poteva aspettare i tassi negativi di oggi.

Teniamo in considerazione che la banca centrale ha fatto e mantenuto a galla l’economia mondiale e ci ha impedito di finire in una depressione più grande ma c’è un limite a quello che possono fare è chiaramente il luogo della politica e dei governi .

Mervyn Allister King nel 2016 ha pubblicato un libro ed è stato governatore della Banca d’Inghilterra dal 2003 al 2013 e ci messo 3 anni circa per pensare a cosa scrivere sul suo libro e si chiama Fine dell’Alchimia affermando che ci sono difetti sia nella teoria che nella pratica del denaro e nel sistema bancario e credo che ci servono dei cambiamenti fondamentali nel modo in cui pensiamo la Macroeconomia e nel in cui le banche centrali gestiscono l’economia quindi questo è stato un appello piuttosto forte per un cambiamento nel pensiero proprio alcune delle citazioni migliori del suo libro riguardano la banca centrale cinese nel 2011 dove si discuteva dalla rivoluzione industriale della disciplina del mercato se poi non credo che abbiate capito che cosa sia il denaro e i sistemi bancari lui l’ho ammette in questo libro dice che dobbiamo avere una comprensione di ciò che il denaro e le banche sono realmente ed è una questione piuttosto complessa molto complessa, uno dei problemi è che la contabilità di creazione del credito delle banche, bisogna catturare le creazioni di credito e farlo entrare e come farlo leggere nei rendiconti finanziari delle banche .

E questo è il punto centrale del problema in quanto le regole standard non funzionano nelle specialità del sistema finanziario perché le banche sono diverse dalle altre imprese ci sono delle conseguenze economiche di non sapere come si sviluppano delle banche e che questo è un problema di insolvenza e liquidità , questi sono i due elementi chiave e c’è un enorme problema che è già stato sottolineato da diversi economisti come Turner che le banche si prestano denaro l’un l’altra quindi nel sistema finanziario le banche prestano denaro alle banche e poi questo risulta in diverse attività cui il denaro va nelle istituzioni finanziarie e sostegno all’economia.

Un modo per spiegare questi problemi è solo parte del problema generale che abbiamo e su cui dobbiamo trovare una soluzione, citando e parlando di alcune fonti come i costi della crisi ha elencato parte dei problemi per cui abbiamo una situazione in cui siamo oggi, i modelli economici ci dicono che siamo tutti esseri razionali e non includono il quadro e i fondamenti legali ed è importante la collaborazione tra contabili economisti ed avvocati ed è piuttosto complicato questo e i concetti sottostanti di tutto questo, è il concetto sottostante di queste strutture cioè il concetto di liquidità che su cui non riusciamo ad avere una comprensione chiara ed è una cosa molto complessa l’altra citazione importante di Perry Merling è che i sistemi monetari sono generici e quindi a questo si è riferito a Pacioli.

Non c’è soluzione alla moneta reale non possiamo tornare a una moneta virtuale o alla moneta nazionale, siamo in uno stato in cui dobbiamo trovare soluzioni in questo quadro per i sistemi monetari che sono stati costruiti prima del 1971 avevano una struttura più semplice dove avevamo il dollaro e il Marco Tedesco, poi la carta di credito, poi dei conti correnti bancari è importante capire che ci sono dei denari più importanti di altri e questo è quello che conta e capirete che la Svezia è il paese dove la moneta ha uno dei valori più bassi del Mondo e posso di cosa si tratta.

Quindi la spiegazione di Torfason su parte del problema viene dalla sua tesi di dottorato e come si può vedere dai grafici sono stati difesi questi studi empirici e dove si è visto il background storico di molte delle dichiarazioni di alcuni redditi delle banche e dove si è dovuto scoprire come i flussi di denaro negativi potevano spiegare perché i numeri erano così negativi e di nuovo nel bollettino della Bank of England è stato menzionato che nel 2014 la Bank of England dice che nell’economia moderna molto del denaro ha la forma di depositi bancari, ma come questi depositi bancari spesso non compreso il modo in cui le banche commerciali fanno i prestiti, creano un deposito ad esso relativo ovvero che lo stesso creano un deposito da zero, creano nuova moneta è qui che incominciamo a raggiungere il punto finale della tesi la verità la realtà in cui i libri di teso di economia quindi ancora è questa la struttura di come funziona che ci sono persone provenienti dalle banche italiane e qui siano state controverse e qui non ci sono e parte dei risultati della tesi di Torfason ci dice che abbiamo bisogno di un nuovo regime bancario che quello che diceva il governatore della Banca d’Inghilterra, noi diciamo che è troppo poco e possiamo utilizzare il sistema bancario attuale e possiamo utilizzarlo in maniera diversa poi possiamo parlare in maniera chiave e che possiamo mostrare è che vogliamo mettere in rilievo due punti fondamentali che le banche si espandono quando facevano nuovi prestiti e quindi il loro bilancio si espandeva e quindi la qualità degli asset non era molto importante e per cui i requisiti di capitale erano nella parte dei debiti del bilancio e tutto il resto era quella parte degli utili e quindi era una cosa difficile da comprendere e dobbiamo lavorare sullo sviluppo e loro nuove dichiarazioni in regime diverso e bisogna lavorare di più in quel senso e tornando in modalità professore e adesso vi darò una lezione sulla contabilità delle banche è molto semplice basato sul fatto che i grafici che vi ho mostrato e basandoci sui numeri del grafico i numeri sono negativi questi e la principale parte degli anni dal 2001 al 2010 e possiamo capire che come potevano essere negativi questi numeri e possiamo guardare ad un modello semplificato di banca e di un cliente e quindi abbiamo un inizio di un bilancio sopra e poi abbiamo un attività in centro e poi il nuovo bilancio alla fine questo è un anno di lavoro e in questo è stato erogato un prestito e quindi è questa la prima parte l’inizio delle banche, abbiamo duecento termini di riserve bancarie e di valore nei termini di debito, e tutto ciò che può creare profitti per una banca è il prestito per il resto per loro sono conti, quindi il debito della banca sono i depositi e quando prendete il denaro e andate nella banca per metterli in deposito, la banca diventa debito per loro perché tu stai prestando dei soldi.

Questo è il deposito con i soldi che poi e finanziate alla banca con un debito questo è praticamente uno specifico di come creano il denaro dal nulla e perché il prestito che la banca fa è un bene per loro, quando voi firmate un mutuo con la banca quello per loro diventa una garanzia di entrate, chiaramente tu responsabile in quanto ti sei preso un debito che ha preso questo finanziamento e per te debito mentre per la banca è il contrario il tuo bilancio è praticamente speculare come quello della banca ed ecco come creano denaro dal nulla perché quando uno accetta un prestito dalla banca e firma il contratto quello è la tua responsabilità un debito, viene creato un deposito attraverso un conto corrente quindi che è per loro una responsabilità quindi nessun problema la banca fa un prestito e amplifica estende il bilancio e a quel punto il bilancio sarà in parità.

Il problema si pone quando scopri che non può creare finanziamento e prestiti finiti è quello che pensavano le banche forse, il problema si crea quando il cliente prende il denaro, dovete finanziarlo , la banca deve finanziarlo e non è un problema così grande dal momento che tutte le banche espandono il loro bilancio e quindi pensate a un mondo con due banche e due clienti per ognuna delle banche avrete un cliente e un cliente uno per la banca e uno per l’altra banca, stesso esercizio di prima la banca 1 e la banca 2 loro espandono il loro bilancio stando ai suoi clienti e cioè e un cliente A è la banca 1 e un cliente B è la banca 2 e comprano del denaro per comprare cosa per esempio e loro prestano e si prestano il denaro l’un'altra, il cliente A della banca uno compra una cosa del cliente due e il cliente D e la banca due compra una cosa del cliente B della banca uno di base quello che succede che entrambe le banche espandono il loro budget e lo danno ai clienti e lo spendono, alla banca e se queste è distribuito equamente se questo avviene, pesando a due clienti soltanto a quel punto chi presta i soldi lo spende per C che lo mette nel deposito della banca due e la stessa cosa succede nella banca 2 ovvero la banca presta dei soldi al cliente D e lo da al venditore B e lo da alla banca uno quindi se pensate che la banca deve essere finanziata per dare soldi alle altre banche e quella banca stessa crea un altro prestito e lo da al altra banca non devono più trattenere denaro perché sono praticamente hanno pulito e chiuso i bilanci, rimanendo in un’altra maniera speculare quindi non c’è bisogno di un finanziamento se qualcuno continua a dare dei finanziamenti e continuano ad espandere il loro bilancio questo si chiama NETTING , il prossimo step è più complicato , mentre uno dice di no al prestito perché c’è una bolla finanziaria c’è qualcosa che mi preoccupava di estendere il mio bilancio ulteriormente il cliente E della banca tre prende in prestito e lo da al cliente F di banca 4 però che da finanziamento a nessuno quindi c’è uno sbilanciamento nel sistema e quindi cosa succede in un sistema semplificato di due banche, quando si chiuderanno i libri contabili la banca 4 deve dei soldi alla banca 3 per tornare in equilibrio invece di dare mano ai clienti questo è il prestito interbancario e funziona così quando c’è fiducia nel sistema tutti prestano denaro ovunque quando c’è il crollo di fiducia di queste due banche e questo spiega in parte i problemi delle istituzioni finanziarie rispetto alle banche ma non volgiamo andare oltre per complicarci.

Ed è molto più importante avere questi fondamentali e per capire questo problema e non è la soluzione creare più soldi perché se accettiamo l’assunto secondo cui la banca può creare denaro dal nulla ovviamente c’è un limite a tutto il denaro che possono creare altrimenti ci sarebbe un crollo e mancanza di denaro e le banche centrali entrerebbero in gioco.

Se accettiamo che possiamo aumentare la fornitura di denaro e creare nuovo denaro c’è un limite di quanto ne possiamo creare e questo è il dibattito tipico, sappiamo che non abbiamo problemi nel creare 100.000 € in quanto sono banche che ne hanno creato di più trilioni di € viene creato normalmente, bisogna vedere se è accettabile perché siamo andati troppo oltre o magari abbiamo creato inflazione troppo alta, tutte le conoscenze storiche che sono state esposte si è creato un assunto che non fa terreno comune, cosa centrale un equilibrio un qualcosa di sostenibile, come risolvere questo problema faccio riferimento a Bill White che dall’ OCSE chiede un cambiamento di paradigma un po’ troppo forte e dice che dobbiamo pensare a come funziona l’economia e la politica e abbiamo bisogno di una normativa che aiuti un interesse di politiche suggerite e abbiamo bisogno di una politica forte per accettare che le banche centrali ci hanno salvato sin dal 2008 quindi 10 anni fa circa e questo non può essere l’unica soluzione e non possono soltanto comprare tempo ci possono salvare dalla crisi, ma ad un certo punto il tempo finirà e dice che il tempo è finito quindi negli interscambi bancari nello stato attuale abbiamo nuove normative, l’unione bancaria, penso che sia un ottimo modo per discutere e di dibattere su diverse questioni ma le nuove regole sono basate sull’ultima crisi, sperando di non finire nella stessa crisi nuovamente, ci sono diversi fatti molto buoni ci sono dei difetti ovviamente come tutti nei sistemi e la questione della Shadow Banking cioè delle banche ombra di cui non toccherò soprattutto per i flussi monetari e la qualità degli asset e delle revisioni sono molto importanti dei cambiamenti macroeconomici sono un cambiamento gigantesco quindi molte cose stanno cambiando ci sono dei pensieri che voglio sottolineare nella mia presentazione questo nel 1979 che nel denaro cattivo di portar fuori del denaro in circolazione e qui Varufakis ha detto che la nazione che della moneta può essere amministrata in maniera apocalittica e che è una follia gigantesca ed è sempre collegata alla politica, dobbiamo accettare questo fatto e comprenderlo e far qualcosa in questo senso, la soluzione e serve un gran cambiamento di paradigma, un nuovo pensiero economico e per cambiare il sistema è sempre importante guardare ai vecchi libri e facciamo un riferimento a Perry Merling sul libro scritto nel 2011 e fa un riferimento e un libro di Walter Bagehot che fa un riferimento a Wall street riferito alla Lombardia in Italia, all’origine delle banche e della contabilità che vengono tutte da qui Bagehot ha detto che questo grande libro in cui portiamo una citazione che il denaro nasce e si gestisce da solo nel Lombard street ed ha un enorme quantità di denaro da gestire.

2.7 LA CREAZIONE DEL CREDITO BANCARIO

Il nostro obbiettivo principale è quello di avere una moneta libera di proprietà dei cittadini e libera dal debito, sembra una sciocchezza però possiamo considerare che da 5000 anni che usiamo la moneta debito, quindi sarebbe il caso di incominciarla a cambiarla, partiamo con le seguenti domande: Chi crea il denaro ? E come lo crea? Qual è il denaro che usiamo ? .

Perché si solito si fa sempre un po’ di confusione, il denaro legale quello a corso legale che lo stato stabilisce sono le monete metalliche che prima di tutto sono create dallo stato, quindi non dalla BCE, mentre invece la BCE crea le banconote, poi però in realtà noi di questo tipo di moneta ne usiamo pochissima, perché usiamo il denaro bancario che è sostanzialmente moneta elettronica creata dal nulla da banche pubbliche e private.

Il problema del denaro che usiamo è che il 7% sono banconote e monete metalliche, perché il 93% di tutto il denaro che usiamo è moneta elettronica costituita da depositi e conti correnti e titoli di vario genere ed è tutta moneta creata dal sistema bancario, quindi quando ci vengono a dire che lo stato con la BCE controllano il denaro in circolazione è una grande bufala.

Perché chi controlla la creazione di denaro sono le banche, e lo dice anche l’ex governatore della Banca d’Inghilterra Sir Mervyn King che nel 20012 affermò: “Quando le banche erogano, prestiti ai clienti creano il denaro accreditandolo sui loro conti. Nella creazione di moneta, quindi, il ruolo di gran lunga più maggiore è quello delle banche private.”

Come lo creano? Nonostante che lo fanno dal 1694 con la creazione della banca d’Inghilterra, ancora si fa fatica a capire come creano il denaro, il tutto è definito nell’articolo 1834 del nostro Codice Civile il quale stabilisce che: “Nei depositi di una somma di denaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla … a richiesta del depositante, … “ , però ricordiamoci che la moneta bancaria è un debito della banca nei confronti del cliente e lo dicono tutte le procedure che la instaura in ogni rapporto, tant’è che nella dimostrazione dove quando la banca fallisce i soldi che vi deve restituire non veli da più, quindi questa è la dimostrazione lampante che è un debito della banca nei nostri confronti, quindi se andiamo a vedere il bilancio della banca che è redatto secondo le norme IAS-IFRS abbiamo che:

Dove metterete i depositi della banca ? La risposta è dentro alla voce Debiti verso clientela che si trova nel passivo dello stato patrimoniale, perché la banca è obbligata a restituirci i contanti e sicuramente i depositi non li metti nell’attivo e non nel conto economico perché non sono nelle disponibilità della banca, sono un debito della banca quindi dire che sono un attivo per la banca è una assurdità enorme è come se io emettessi cambiali e le posso mettere nell’attivo del mio bilancio. (Moneta bancaria art. 1834 C.C.).

Poi i contanti che sono di proprietà della banca quando gli abbiamo i nostri soldi, ed ovviamente vanno nel attivo, e i nostri contanti i quali la banca ci presta i soldi sono un attivo per la banca perché essendo un nostra obbligazione nei confronti della banca ovviamente la banca mette gli interessi perché gli interessi sono ovviamente nell’utile della banca.

Andiamo a vedere velocemente le operazioni classiche che facciamo il deposito ed il prestito. Come funziona il deposito?

Supponiamo che Carlo abbia 1000 € in contanti da depositare in banca e questi soldi vengono ovviamente messi in banca nel suo attivo perché diventano di proprietà della banca e cosa fa la banca? .

Apre un C/C a nome di Carlo e ci scrive sopra una cifra di 1000 € e quindi scordiamoci della riserva frazionaria, dell’intermediazione bancaria e di un’idea della banca di un salvadanaio, la banca crea semplicemente depositi di denaro scrivendo una cifra elettronica su un C/C poi cosa succede? .

Poi se Carlo cambia idea e va in banca, la banca è costretta a prendere i 1000€ che gli ha dato il giorno prima e restituirli e annullare il deposito creato questo è il meccanismo semplice e chiaro con il quale noi depositiamo i soldi in banca se la banca non ha i contanti fallisce, la banca deve restituire 1000 € in contanti se noi andiamo in banca la banca c’è li deve dare, scordatevelo anche se è capitato l’esperienza che il cassiere della banca quando gli chiedete 1000 € , 2000 € in contanti che si dica e guardate che lei non li può ritirare, voi potete ritirare anche un milione di euro in contanti, non potete spendere di più di 3000 € per ogni acquisito ma potete ritirare anche 1 milione di euro in contanti, ricordiamolo sempre.

Poi cosa succede quando chiediamo un prestito, questa è la cosa più difficile perché noi otteniamo un prestito e otteniamo un debito della banca nei nostri confronti, vediamo cosa succede.

Supponiamo che Alessia deve comprare una casa da Daniele e supponiamo che costi 100.000 € , Alessia va in banca e dice voglio 100.000 € la banca dice OK posso anche concederteli ma devi firmare un contratto con delle garanzie ipotecarie sul bene che stai per comprare questo contratto, secondo voi la banca dove lo mette? .

Nell’ attivo suo bilancio perché è un’obbligazione di Alessia nei confronti della banca e la banca cosa fa, apre un C/C e nel passivo della banca scrive sopra Alessia e ci scrive la cifra elettronica di 100.000 €.

Cosa succede quando Alessia va dal notaio ? La banca arriva con l’assegno circolare e non ve lo passano neanche in mano e voi non lo toccate neanche è come se sembrasse che l’assegno “scotti” , perché voi non lo potete toccare, vi siete mai chiesti perché?.

Perché se ci fosse il rischio in mano che se io andassi dalla banca in contanti la banca è finita e deve per forza darlo direttamente all’altro soggetto, cosa fa quindi il notaio ? .

Trasferisce la proprietà della casa e trasferisce anche la promessa di pagamento che aveva fatto ad Alessia e la trasferisce a Daniele, quindi se la banca è la stessa la banca non deve tirar fuori un euro, perché spunta una promessa da uno ad un altro soggetto? Cosa succede se Daniele, ricevuto questo denaro, il giorno dopo va in valigetta la banca è in grossa difficoltà perché deve avere 100.000 € in contante da dare a Daniele, quindi ricordiamoci che quando c’è un trasferimento di moneta bancaria questo trasferimento corrisponde anche all’impossibilità forse remota che anche una persona che lo riceve lo richiede in contanti quindi la banca è vero che ha fatto una promessa di pagamento in denaro in contanti però siccome questa richiesta non viene quasi mai la banca si sfrega le mani e prosegue nella sua attività tranquilla, cosa succede chiaramente che la banca ha un debito nei confronti di Daniele e come fa a pagare il suo debito lo fa in modo che Alessia sia impegnata a lavorare nei prossimi anni a restituire alla banca 100.000 € più gli interessi più questi soldi se Alessio arriva a compimento del suo processo vanno nell’attivo della banca i soldi in contanti finiscono per servire a garantire il debito di Daniele mentre gli interessi di più che non servono finiscono nel conto economico e diventano l’oggetto utile sul quale la banca ci detrae i soldi e ci paga le tasse.

Qual è il problema, cosa succede se Alessia non restituisce i soldi e non rimborsa il suo prestito?

La banca comunque è debitrice nei confronti di Daniele perché Daniele può andare in banca a ritirare i suoi soldi, quindi la banca ha bisogno di trovare comunque quelle risorse per garantire Daniele, quindi lo fa attraverso il suo patrimonio che ha e ci mette dei soldi di tasca propria ovviamente ci sono delle leggi direte voi che garantisco che la banca sia in grado di poterlo fare la prima legge è la riserva obbligatoria che tutte le banche e tutti i depositi che hanno devono garantire presso la Banca d’Italia un deposito in contanti ma soltanto un 1% dei depositi, addirittura si azzerano quando il deposito viene vincolato per due anni .

Molto spesso può capitare che la banca può chiedere ai suoi clienti se vincolano il conto per due anni ad esempio in modo che la banca dia più interessi e per la banca significa poter utilizzare la riserva in qualche altro modo poi l’altro vicolo è Basilea III e significa che la banca deve avere un patrimonio pari all’8% del rischio di credito siccome su un mutuo residenziale il rischio di credito è del 3,5 % e ha un patrimonio di 2000 € secondo voi con un patrimonio di 2800 € posso garantire 100.000 € di crediti deteriorati ? .

La risposta è no perché non lo può fare ? Perché non è sufficiente e quindi la banca deve sperare che i crediti deteriorati siano solo una piccola parte del complessivo in modo tale che quelli che pagano pagheranno anche per quelli che non pagano.

Questa è la realtà per il quale il sistema bancario è instabile e soprattutto soggetto a crisi continue perché poi parliamoci chiaro non è che prestano soldi solo ai cittadini ma anche a amici degli amici anche se sanno che i soldi non li restituiranno mai ricordiamocelo.

Come nel caso dei magnifici sette (del debito), i quali hanno fatto del rapporto malato con le banche un modus operandi con il quale hanno contribuito a rovinare il sistema creditizio italiano.

I magnifici sette del debito sono:

Maurizio Zamparini è il maggior debitore della Banca Popolare di Vicenza con 57.8 milioni di euro sui 542 milioni di euro totali, il prestito erogato alla sua società la Monte Mare Grado s.r.l. per la creazione nella citta di Grado di una zona residenziale extralusso con hotel a 5 stelle, centri sportivi e negozi, il quale si è rilevato un flop.

Francesco Bellavista Caltagirone il quale secondo i calcoli del Sole 24 Ore detiene il record per la sua esposizione con le banche, 60 milioni sia con i Monte Paschi di Siena ed anche con la Banca Etruria prestiti erogati per la costruzione di un porto turistico ad Imperia e per un albergo a Catania, di seguito elenchiamo le altre banche Veneto Banca, Popolare di Vicenza, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Genova, BNL Paribas, dei mille milioni ottenuti ne ha solo restituiti quasi un centinaio.

Carlo De Benedetti che grazie al suo colosso per l’energia Sorgenia ha sfiorato i due miliardi di euro di debiti verso le banche, tra cui il Monte Paschi di Siena la quale deteneva un terzo dell’esposizioni. Le banche per far rientrare i capitali hanno convertito i crediti in azioni ed hanno cercato di risanare l’azienda per evitare il pesante incaglio, ma a seguito della ristrutturazione gli azionisti di Sorgenia hanno perso tutto i loro investimenti nella società.

Massimo Mezzaroma (& Bros) noto palazzinaro romano il quale è esposto per centinaia di milioni di euro con Unicredit e in maniera rilevante con MPS, le quali hanno accettano il suo piano di industriale di ristrutturazione che non è andato a buon fine.

Per quanto riguarda MPS c’è anche il fallimento della società calcistica Siena Calcio, la quale nel 2015 è fallita per 54 milioni di euro e la figurava di proprietà al 100% del MPS.

Giuseppe Statuto noto imprenditore alberghiero e azionista della Veneto Banca, il quale il suo doppio ruolo gli consentiva di avere prestiti avvantaggiati dalla Veneto Banca, comprando le azioni della banca, e poco prima che finisse in dissesto chiamò in soccorso il Fondo Atlante ed evidenziando il sistema perverso tra banche ed imprenditoria.

Fece conferire un fido ad una sua controllata per 5 milioni di euro che poi finirono in Veneto Banca per l’aumento di capitale.

E grazie all’aumento di capitale si fece ampliare la sua esposizione di prestiti per 124 milioni di euro che erano suddivisi in 70 milioni per un prestito alla Svim Fashion e 50 milioni di euro a Regent Retail e Svim Matteotti.

Luigi Zunino noto imprenditore piemontese coinvolto nella scalata Antonveneta-Bnl-Rcs dove arrivò ad accumulare 3 miliardi di euro con il sistema bancario italiano.

Con la sua ex Holding lasciata nel 2011 alle sue banche creditrici Intesa San Paolo, Unicredit, Banco Popolare, Banca Popolare di Milano e MPS , nell’ arco di un biennio a visto scendere il valore delle sue azioni per sei volte;

Emma Marcegaglia ex presidente Confindustria e dal 2014 presidente dell’Eni, come tutti gli altri anche lei con gruppo Marcegaglia ha 2,1 miliardi di debiti con le banche tra cui 1,8 miliardi a breve termine.

Ed ha concordato con 12 grandi banche MPS, Intesa San Paolo ed Unicredit in primis la rinegoziazione del debito facendo trasferire 492 milioni di euro di debiti a breve termini in medio termine, mettendoci in garanzia immobili, capannoni e impianti siderurgici come garanzia per il debito.

Ma gli istituti bancari temono il crollo come per il caso De Benedetti, il quale comporterebbe il definitivo colpa di grazie al sistema creditizio italiano e non anche per chi dovrebbe rappresentare la nostre eccellenze imprenditoriali.

Adesso lo spieghiamo da un punto di vista della contabilità quando ci sono due banche perché qui la faccenda si complica perché con la stessa banca è facile in quanto io sposto da una promessa al altra ma non riesco a capire quando un'altra banca riceve l’assegno quindi Alessia riceve 100.000 € nella banca A abbiamo il debito, il deposito di 100.000 € a nome di Alessia e abbiamo il contratto di Alessia nell’attivo, poi Alessia va da Daniele e gli fa un assegno circolare e lo deposita sulla banca B , la banca B riceve il deposito che la banca A gli trasferisce la banca B non è folle da ricevere un debito senza ricevere nient’altro quindi la banca A deve trasferire i contanti perché la banca B sia in grado di soddisfare il debito verso Daniele questo trasferimento si chiama trasferimento di riserve obbligatorie in contanti l’unico problema è che le riserve obbligatorie sono dell’1% perché una parte sono addirittura zero, con questa operazione le banche cercano di evitarla in tutti i modi e perché riescono ad evitarla è qui che devo complicare le cose e si chiama sistema di compensazione, tutti i pagamenti sono registrati presso la Banca d’Italia che garantisce che i pagamenti vengano effettuati e questo si chiama “BICOMP”.

In pratica cosa succede quando c’è un pagamento della banca A alla banca B e questo pagamento corrisponde per ogni transazione il sistema è compensato ed esiste un + o – di pari importo quindi siccome mettiamo i pagamenti tra tutte le banche che succedono in tutta la giornata tutti traducibili in entrata e in uscita da parte di una banca se io prendo una singola banca e faccio la somma di tutte le entrate e di tutte le uscite io ottengo quello che la banca deve dare ala sistema delle banche e alla fine della giornata, quindi considerate quanti pagamenti si facciano con il sistema è molto compensale e realmente si dovrebbe trasferire in contanti è veramente poco, voi pensate che a questo punto ci sia il trasferimento in contanti ma neanche per sogno, la banca B che deve dare 5 € al sistema chiede alla banca A che è in attivo quel giorno un prestito bancario e non c’è trasferimento di riserve ma attraverso questo prestito la banca risolve il problema per quella giornata, tanto è convinta che il giorno dopo magari la situazione si inverte e la banca A è ad avere la necessità di un prestito poco sul mercato interbancario, ma se anche la banca C è sempre poco considerata e non riceve prestiti e poi un giorno interviene la Banca d’Italia prestando le proprie riserve alla banca C quindi il sistema si fonda sulla creazione del denaro che non ha bisogno di contanti per essere effettuata quindi il denaro può essere creato fin quando si vuole quindi basta che ci sia fiducia nel sistema bancario ed è la fiducia il problema e se manca la fiducia nel sistema bancario crolla ed è un castello di carta se va via una carta crolla giù tutto il problema è che se per caso il sistema a dei pagamenti verso l’estero diversi da zero quindi non compensati interviene la BCE con il TARGET 2 che è sostanzialmente un prestito che immette moneta nel sistema nell’eventualità che dovesse uscire, adesso dove viene destinato il denaro perché le banche abbiamo visto creano un enorme massa di denaro il 90 % di tutto il denaro che noi usiamo è creato dal sistema bancario privato.

Come viene creato? La BCE emette solo banconote ma non le monete metalliche e non la presta agli stati perché è vietata dal trattato nell’art. 123 del TFUE.

Li può prestare solo al sistema bancario che in Italia è esclusivamente privato, poi il sistema bancario attraverso questo meccanismo di creazione di denaro dal nulla, questo denaro la suddivide sulle due economie quella finanziaria e quella reale ma guarda caso nell’economia finanziaria, nelle speculazioni finanziarie , nelle bolle immobiliari, quale denaro finisce il 90% del denaro che viene creato , mentre a noi poveri cittadini ci danno solo il 10% della moneta creata ed avendo un competitor come l’economia finanziaria che ha un enorme afflusso di denaro che finisce tutto li, questo succede che le banche vogliano guadagnare e non avere rischi ed è più rischioso prestare a una azienda perché lavorano nel reale piuttosto che prestare alle speculazioni finanziarie.

Quindi ricapitolando tre concetti devono rimanere in testa oggi il sistema ha tre problemi:

Lo stato non crea moneta, lo stato crea solo le monetine metalliche ed è proprietario di quella moneta ma guarda caso ne conia soltanto lo 0,3 % e quindi lascia alla BCE la creazione di tutte le banconote.

Non decide la quantità, in quanto conia solo lo 0,3 % non può dire niente, perché il 93% della moneta invece è decisa dalle banche quando viene creata.

Non decide la destinazione d’uso perché il 93% della moneta creata finisce in bolle immobiliari e speculazioni finanziarie e pochissimo nell’economia reale.

Qual è la soluzione? È semplice lo stato deve creare moneta lo stato siamo noi diamo valore alla moneta noi dobbiamo stampare moneta, deve decidere la quantità troppa? No deve stampare moneta a sufficienza perché ci sia una quantità di scambi e beni e servizi sufficienti a far andar bene l’economia, ed infine deve decidere la destinazione d’uso e non possiamo lasciare alle banche private la decisione di mettere i soldi, i soldi sono i nostri e noi dobbiamo decidere dove metterli.

E a questo punto viene fuori la domanda più importante di chi è la sovranità monetaria? .

Se è vero che le banche stampano questi soldi ma in funzione di cosa lo possono fare se la moneta è nostra e abbiamo semplicemente preso le dichiarazioni di Olli Rehn alla risposta all’interrogazione di Mario Borghezio del 2011 in un’interrogazione parlamentare dice in maniera semplice che le monete metalliche sono di proprietà degli stati e il signoraggio spetta agli stati questo è chiaro quindi noi siamo sovrani sulla nostra moneta perché sa chi stanno toccando tasti un po’ complicati, dice che la proprietà è dell’euro sistema ma non dice della BCE e non dice le banche centrali nazionali dice l’euro sistema in generale che è la somma di tutte le banche centrali nazionali, poi dice un’altra cosa fuorviante il signoraggio spetta all’euro sistema.

Poi andando a scavare, scopriamo una cosa straordinaria che in realtà l’euro sistema dopo che ha detratto tutti i suoi costi il signoraggio lo gira allo stato, lo stato italiano percepisce il signoraggio anche sulle banconote questo è la dimostrazione che noi siamo sovrani sulla moneta emessa come lo afferma la Banca d’Italia nel sito dicendo: “Oggi il signoraggio viene percepito in prima battuta dalle banche centrali, le quali tuttavia lo riservano poi agli stati titolari ultimi della sovranità monetaria”.

Siamo noi i proprietari della moneta, ma questo bastava vederlo nella moneta che noi usiamo tutti i giorni, girando la moneta metallica da 1 o 2 euro si può notare che abbiamo la “RI” che sta per repubblica italiana e lo stesso per le altre monete delle altre nazioni che adottano l’euro, quindi non è una moneta unica ma la somma di più monete nazionali che hanno lo stesso rapporto di cambio e la stessa unità di misura ma gli euro sono tutti diversi, e quando Olli Renh diceva : “Degli Stati” non “Degli Stati” ma di ciascun stato, ma la riprova se qualcuno non avesse compreso che ci sono stati in Europa che coniano monete metalliche superiori a due euro che hanno validità sul loro territorio per cui questa è la dimostrazione lampante che sono sovrani sul loro territorio noi siamo l’unico paese d’Europa che questa operazione non la fa e non si capisce il perché, la nostra proposta è quella che se lo stato italiano dicesse alla BCE di coniare 5 miliardi di monete metalliche da 10 € per il terremoto e per la ricostruzione io vorrei sapere cosa gli rispondo, noi dobbiamo credere quello che ci spetta allora ci siamo posti di chi è la sovranità monetaria ? .

È come fa lo stato ad esercitarla, loro sicuramente non possono emettere banconote in base alla BCE e all’art. 123 ma può come abbiamo visto coniare monete metalliche maggiori di 2 € , può coniare biglietti di stato, perché non sta scritto da nessuna parte che non si possono stampare quindi quello che non è scritto è automaticamente lecito.

Poi può fare moneta elettronica , avendo una banca pubblica , ma non ci vuole un sistema di banche pubbliche e ricordiamoci che le banche pubbliche e private ricevono prestiti dalla BCE a -0.4 % , quando noi siamo costretti ad emettere titoli di stato ed indebitandoci a interessi superiori e per ultima esiste la moneta fiscale (C.C.F.) sono comunque titoli ed essendo una moneta che fa affidamento sulla sovranità monetaria ed è oggi lo stato non hanno nessun problema ad essere emesse, ma ricordiamoci che lo stato emette già i soldi perché noi non riusciamo a collegare le due cose, lo stato quanto emette titoli di stato che fine fanno questi titoli ? .

I titoli vengono comprati per la maggior parte da istituti finanziari e banche i quali usano come sottostante per creare moneta elettronica bancaria quindi lo stato con la emissione dei titoli, ha il sistema privato di creare i soldi elettronici dal nulla ma perché non li facciamo direttamente noi? .

Concludiamo con una frase di un giornalista svedese che ha fatto a Mario Draghi ad una conferenza e gli ha chiesto se la BCE può mai finire i soldi ?.

E Mario Draghi ha risposto in maniera un po’ imbarazzante dicendo: “Beh tecnicamente no … non possono finire i soldi. Quindi abbiamo ampie risorse per far fronte a tutte le nostre esigenze”.

Ma ce lo dicono pure cioè le nostre emergenze sono banche e mercati finanziari perché emettono soldi solo per quello e non per i terremoti alluvioni e per la ricostruzione?.

Noi abbiamo il diritto di pretendere ciò che è nostro, ma quello che non è nostro alla fine è semplice la campagna si chiama QE for people, fate Il QE perché non lo fate anche per i cittadini invece che per le banche e i mercati finanziari si può fare semplicemente denaro ai cittadini oppure denaro agli stati, quindi non prestato perché l’articolo 123 del trattato di Maastricht non vieta la cessione di denaro a credito quindi lo stato prende questi soldi aumenta la spese e riduce le tasse e i soldi ai cittadini ci arrivano lo stesso perché non lo fanno, perché loro non interessa l’economia reale ma interessa soltanto l’economia finanziaria è questo è il motivo per cui dicevano che l’economia finanziaria è diventata 4 milioni di miliardi di dollari.

Ma questo cosa la dice anche Peter Praet che è il membro del comitato esecutivo della BCE il quale afferma: “L’Helicopter Money darebbe alla gente una parte del valore attuale netto del signoraggio futuro, il profitto che si realizza nelle future banconote”.

Concludiamo dicendo : “Dire che uno Stato non ha soldi per ricostruire tutto dopo un terremoto è come dire che lo stato non esiste” Ezra Pound .

2.8 SHADOW BANKING E LA FINANZA OMBRA

Il termine Shadow Banking è stato coniato dall’economista americano Paul Allen McCulley, per definire il sistema bancario ombra, cioè l’insieme di intermediari, istituzioni e mercati che agiscono senza alcuna regolamentazione.

Secondo il Financial Stability Board lo shadow banking viene definito come:

“Un sistema di intermediazione creditizia che coinvolge entità ed attività esterne

al sistema bancario regolare, e comporta i) un rischio sistemico, attraverso la maturity/liquidity transformation, il leverage e l’imperfetto trasferimento del rischio, e/o ii) un rischio di arbitraggio regolamentare”.

Lo shadow banking è molto collegato al sistema bancario tradizionale, in quanto molte banche utilizzano questo sistema per aggirare le normative bancarie, in quanto nel sistema bancario ombra si opera con meno vincoli e protezioni.

Tutto questo si può tradurre in un maggior rischio di fallimento in quanto si può operare con una leva finanziaria superiore rispetto ad una banca classica quindi da un lato se gli affari vanno a gonfie vele si possono avere maggiori guadagni, mentre se gli affari vanno male si ha il rischio di perdite enormi.

Oltre alla leva finanziaria si possono utilizzare anche le cartolarizzazioni che seguono i seguenti passaggi:

Le società bancarie o finanziare generano il prestito;

Emettendo gli ABCP (asset-backed commercial paper) c’è lo stoccaggio del prestito;

Emettendo gli ABS (asset backed securities) si cartolarizzano i prestiti;

Stoccaggio degli ABS;

Sugli ABS emessi c’è l’emissione dei CDO (collatelarized debt obligation);

Intermediazione degli ABS;

Wholesale funding.

Questi sette passaggi che all’apparenza sembrano complicati, nascondo un semplicissimo principio che è quello che il debito originario viene messo a garanzia di un altro debito che riviene trasformato in un altro debito.

E ad ogni passaggio si creano nuovi debiti che alla fine del settimo passaggio viene venduto sul mercato dei capitali e dove i grandi operatori finanziari non hanno la minima idea di cosa stanno comprando.

Sempre nel settimo passaggio si prevede che queste attività devono attingere sempre alla stessa fonte, dove agiscono degli intermediari che come i fondi monetari i quali forniscono liquidità abbondanti cercando parcheggi sicuri per un breve periodo di tempo.

Per quanto riguarda i rischi abbiamo il rischio sistemico, in quanto si tende a fare affidamento sulla liquidità a breve termine creando il fenomeno della corsa agli sportelli che possiamo elencare in due punti:

Si può manifestare la scarsità di liquidità in quanto si può verificare un improvviso calo dei prezzi dovuto ad una vendita di emergenza;

A causa della forte interconnessione al sistema bancario tradizionale si possono aumentare le pro-ciclicità del sistema finanziario a causa del forte accumulo delle leva finanziaria e delle bolle speculative.

Mentre il secondo rischio è collegato all’arbitraggio regolamentare in quanto le banche agiscono senza regolamentazione come già abbiamo detto sono più propense all’utilizzo del leverage.

E le banche regolamentari visto le nuove regole stringenti di Basilea III possono utilizzare lo shadow banking per aggirare le norme sulla leva finanziaria.

Infatti a causa delle norme di Basilea III si è visto l’aumento del fenomeno dello shadow banking e secondo il FSB nei 25 paesi considerati che sono Argentina, Australia, Brasile, Canada, Svizzera, Cile, Cina, Germania, Spagna, Francia, Regno Unito, Hong Kong, Indonesia, India, Italia, Giappone, Corea, Messico, Olanda, Russia, Arabia Saudita, Singapore, Turchia, Stati Uniti e Sud Africa.

Il fenomeno dello shadow banking corrisponde al 60% del PIL in media, in Italia al 18% rispetto all'intermediazione bancaria tradizionale (deposit-taking institutions) che "pesa" per circa il 222% del PIL in media (il 234% del PIL in Italia).

Ed è per questo che ha attirato l’attenzione dei regolatori che hanno cercato di fermare la crescita di questo fenomeno in quanto accresce il rischio la probabilità di crisi sistemiche con gravi conseguenze sull’economia reale.

Anche il TUB (Testo Unico Bancario) sta cercando di disciplinare gli intermediari finanziari parabancari attraverso degli strumenti più efficaci che si basino sulle attività svolte dall’intermediario , anche se il rischio bolla è sempre presente.

La commissione europea ha ribadito che se lo shadow banking verrà regolamentato in maniera opportuna può rappresentare uno strumento efficace per lo sviluppo della crescita europea.

E potrà essere un passaggio fondamentale per la creazione del mercato unico europeo dei capitali.

2.9 LA MANCATA CONTABILIZZAZIONE DEL DENARO CASO UNICREDIT, INTESASANPAOLO, CARIGE BANCA NAZIONALE SVIZZERA

BANCA CARIGE

Marco Saba: “Saluto gli amministratori e gli azionisti presenti ed intervengo, come piccolo azionista, a proposito del bilancio d’esercizio di CARIGE che chiude con una perdita netta di 313,6 milioni di Euro. Rammento che intervenni già nell’assemblea del 2014 contestando che nel bilancio non era presente la voce che indicava il sottostante dei crediti e debiti verso clientela, ovvero la somma del denaro creato durante l’esercizio, e rinnovo tale critica con qualche osservazione in più. Dal 2014 ad oggi sono cambiati gli amministratori della banca ma non è cambiato il sistema di gestione contabile dell’attività bancaria, nonostante quanto emerso a seguito del rapporto di KPMG al primo ministro islandese e le recentissime dichiarazioni della Banca d’Italia, rese alle commissioni finanze di Camera e Senato, a proposito della creazione del denaro e dei depositi da parte delle banche commerciali.

KPMG conferma che le banche creano denaro quando effettuano dei prestiti e che tale attività di creazione, sempre secondo KPMG, sarebbe meglio fosse esercitata direttamente dallo Stato attraverso la sovranità monetaria. La Banca d’Italia, nella risposta al quesito sollevato dall’Onorevole Villarosa, afferma che la creazione dei depositi rappresenta la quasi totalità del denaro bancario. In particolare, dai bollettini Banca d’Italia 2016 si legge che oltre l’83% della massa monetaria M1 è costituita dai depositi bancari, dato che trova riscontro nell’aggregato dei crediti verso clientela, a conferma del fatto che le due voci originano l’una dall’altra. E’ il denaro, infatti, il sottostante dei crediti e debiti vantati dall’amministrazione di CARIGE nello Stato patrimoniale, ma questo denaro non transita nell’attivo patrimoniale della Banca né appare nel rendiconto finanziario e negli altri libri contabili.

La frase “creazione dei depositi” rappresenta un concentrato di due azioni differenti: la creazione di denaro ed il trasferimento dello stesso su un conto corrente. Dalla contabilità rileviamo che mentre l’uscita di cassa, subito dopo la creazione, viene registrata all’erogazione al cliente, non vi è traccia della previa entrata di tale denaro nei flussi di cassa ! L’amministrazione della banca crea denaro per far fronte agli impieghi, ma omette di registrarlo in cassa prima di utilizzarlo.

Per dimostrare quanto sto affermando, abbiamo richiesto dal luglio 2016 al Tribunale di Genova di fare un Accertamento Tecnico Preventivo sui libri contabili della banca, ma l’amministrazione di Carige, tramite l’avvocato Cànepa, così rispondeva al magistrato durante la sesta (!) udienza: “Se ci fosse qualcosa di anomalo, la BCE lo avrebbe rilevato !”.

Fa specie il riferimento alla BCE, dato che la stessa segue la medesima prassi, tanto che ha eliminato il Rendiconto Finanziario dalla pubblicazione del bilancio probabilmente proprio per evitare di evidenziare questa omissione.

In udienza i legali degli amministratori della banca hanno dichiarato che non vogliono pagare il 5% di compenso, necessario per recuperare il 100.

Evidentemente gli amministratori hanno un interesse in contrasto con quello della banca. Questo atteggiamento dimostra che gli amministratori e la società di revisione non hanno a cuore gli interessi né degli azionisti né degli altri stakeholder di Carige. A loro cosa interessa ? A loro interessano solo i loro emolumenti ? Se l’azione CARIGE crolla, se gli azionisti non percepiscono un giusto dividendo o venissero diluiti da una procedura di ricapitalizzazione preventiva, o, peggio ancora, di Bail-In, cosa importa ? Sarà sempre qualcun altro a pagare.

Quando ho posto lo stesso problema all’AD di Mediobanca, questo ha avuto almeno il garbo di dire in assemblea che non era capace di redigere il bilancio tenendo conto della creazione di denaro. E nonostante ciò, dato l’analfabetismo degli azionisti Mediobanca, il bilancio è passato lo stesso. Ma qui mi chiedo, se non intendete redigere correttamente il bilancio e se i revisori dei conti non sono in grado di capirlo, gli azionisti, almeno, capiscono quello che sto dicendo ? Voterete anche qui a favore di un bilancio mancante della corretta rappresentazione della creazione del denaro che oggi avviene extracontabilmente ? Il fatto è che, per ottemperare correttamente ai requisiti di fedele rappresentazione delle poste attive che seguono ai dettami di IAS e IFRS, l’attività rappresentata dalla nuova moneta creata deve essere registrata, alla creazione, nei flussi di cassa.

L’evoluzione dell’uomo così come del sapere scientifico e di quello economico e contabile, è avvenuta per atti di discontinuità rispetto al passato, ma che hanno migliorato le relazioni e la trasparenza tra i soggetti. Vogliamo continuare a farci prendere in giro da una governance che non si dimostra all’altezza dei compiti assegnati e che gioca in Tribunale a dire che tutto va bene, ma che fa ostruzionismo all’accertamento ? Che si rifiuta di recuperare 25 miliardi nonostante la corposa documentazione prodotta, suffragata da pareri legali e contabili, pretendendo ancora di essere in perdita di 313 milioni ?

E che senso ha, poi, eleggere una nuova lista di sindaci che non hanno nemmeno risposto ad una lettera che ho inviato, a ciascuno di loro, chiedendo se sapessero, o meno, contabilizzare la creazione di denaro ? Io penso che fare l’azionista di una banca sia un’attività per adulti, e mi appello quindi all’adultità degli azionisti per opporsi, per quanto possibile, all’ennesimo errore di costruzione del bilancio rigettandolo e votando contro, qui, oggi, in assemblea.

Mi riservo il diritto di replica e grazie per l’attenzione.”

Presidente Tesauro: “Brevissima replica”

Marco Saba: “Sì sì, brevissima replica. Non sono soddisfatto da quanto detto dall’amministratore delegato e, in particolare, mi rivolgo al Presidente Tesauro, che da ex magistrato, capirà quanto è importante l’azione dell’accertamento giudiziario, in alcuni casi controversi, come per esempio è questo e non per una cifra indifferente ma bensì di 25 miliardi. Si tratta proprio di questo denaro che viene creato, del cosìddetto tantundem. Se l’amministratore delegato pensa che non sia necessario metterlo in bilancio, cioè che sia possibile continuare a creare del denaro fuori bilancio, fuori dai libri contabili, stiamo parlando di creazione di 25 miliardi in nero, in pratica, se pensa che questo sia secondo i principi contabili coerente, corretto, che non sia necessario iscriverli nei flussi di cassa, prendo atto di questo, grazie e arrivederci.”

Presidente Tesauro: “ E adesso…”

AD Bastianini: “Confermo quanto considerato in precedenza perché questo importo a nostro modo di vedere non debbano essere registrati in bilancio e che a riguardo ci sono già delle pronunce del Tribunale di Genova a favore della banca”.

(Nota bene: il Tribunale di Genova non s’è ancora espresso nel merito della questione contabile…)

Marco Saba: “Due settimane prima dell’assemblea ho inviato una email a ciascuno dei cinque componenti sia della lista A che della lista B, cioè Stefano Chisoli, Maddalena Costa, Francesca De Gregori, Carlo Lazzarini, Giancarlo Strada e nella lettera, quattro righe, ve le leggo, era scritto così: “Egregi/e, come azionista di Banca Carige, al fine di valutare la vostra validità per ricoprire il ruolo sindacale di candidati delle due liste, e quindi per poter decidere chi votare, chiedo se siete a conoscenza del fatto che le banche creano denaro e depositi come attività principale e che, ad oggi, dai bilanci della banca, tale attività di creazione non traspare. Vedere la comunicazione della Banca d'Italia: http://iassem.blogspot.it/2017/03/forensic-evidence-risposta-della-banca.html

Vi invito cortesemente a trasmettermi in risposta un esempio di scrittura contabile di prima nota (cassa) della creazione di 100.000 euro, prendendo come ipotesi un prestito da 100.000 euro effettuato dalla banca creando denaro; poi, ad indicarmi come tale somma influisce poi nella stesura del Rendiconto Finanziario, nel Conto Economico e nello Stato Patrimoniale, indicandomi le rispettive voci di riferimento. Ringrazio per la possibile collaborazione e per una risposta entro il 28 marzo prossimo.” Non ho ricevuto nessuna risposta, allora, se ci sono presenti questi candidati io vorrei chiedere se non hanno risposto perché non sapevano rispondere oppure perché è un modo, diciamo, per avallare quanto diceva l’ amministratore delegato cioè che anche loro ritengono che la creazione di denaro, ovvero di liquidità per la banca non debba essere contabilizzata, grazie”

Presidente Tesauro: “Non lo so, che facciamo (guardandosi intorno)…come? Magari ! "

Marco Saba: “ non possono rispondere?!”

Presidente Tesauro: “ Eh, non lo so se ci stanno”

Marco Saba: “ Lo sanno o non lo sanno, sennò che ci stanno a fare !”

Presidente Tesauro, replica: “ Allora, per quanto riguarda la domanda del sig. Saba, no Bova, no Saba, eh, dovrebbe fare una domanda se sono nominati i sindaci, dopo l’accettazione, dopo la.., quindi, se vuole aspettare… Quindi, adesso non vedo altri che vogliono intervenire e quindi do inizio alla votazione…”

INTESASANPAOLO

" Signori Amministratori, Cari Azionisti e Partecipanti tutti,

sono l'azionista Marco Saba e, a proposito dell'utile d'esercizio, sottopongo alla vostra attenzione l’importante tema della corretta contabilizzazione della moneta creata dalle banche, che è foriero di importanti vantaggi per il nostro Istituto e di beneficio per l’intero Paese.

La questione riguarda la ben nota vicenda della nuova liquidità che ogni Banca arriva a generare attraverso il meccanismo di erogazione di prestiti alla clientela con contemporanea erogazione delle relative somme attraverso depositi bancari.

In particolare, rilevo che nel bilancio 2014 – come avevo già rilevato l'anno scorso per il bilancio 2013 – non risulta correttamente contabilizzata la liquidità creata da Intesa e utilizzata per impieghi e prestiti alla clientela per un totale di almeno 339 miliardi di Euro come desunti per inferenza dalla voce “crediti verso clientela” dello Stato patrimoniale consolidato (168,6 miliardi di euro nello stato patrimoniale della capogruppo). Questo denaro creato, impiegato per effettuare prestiti alla clientela, non è stato contabilizzato nelle attività bancarie all’atto della sua creazione, rendendo per tale ragione incompatibile rispetto ai principi di contabilità IAS/IFRS l’iscrizione degli impieghi verso clienti tra le voci dell’attivo di bilancio. Si tratta, a ben vedere, di una liquidità effettiva ovvero di moneta legale dal momento che la stessa, una volta erogata a beneficio dei clienti sotto forma di prestiti, va ad alimentare i depositi bancari che la Banca Centrale Europea annovera all’interno dell’aggregato “M1” come componente dell’offerta di moneta. Peraltro, in base alla definizione ufficiale di “asset” indicata dagli IFRS, riportata nella sezione 2, paragrafo 2.6-2.36 dello Statement of Financial Accounting Concepts emesso dallo IASB, un’attività è definita come una risorsa controllata da una entità come risultato di eventi passati e dalla quale la stessa può aspettarsi benefici economici futuri.

E’ quindi evidente che, in assenza della preventiva contabilizzazione della massa monetaria creata dalla banca, il bilancio d’esercizio non risulta conforme a quei principi internazionali sanciti dagli IAS/IFRS ai quali la nota al bilancio dichiara di fare riferimento. A conferma di ciò il FASB (l’organismo che gestisce il Financial Accounting Standard) afferma che al momento dell’erogazione di un prestito la banca deve accreditare le somme nel conto di deposito acceso a favore del cliente attraverso un pagamento in cash, cosa possibile solo se la moneta creata viene preventivamente contabilizzata dalla banca. Pertanto, da una stima operata dal mio gruppo di lavoro sulla base di documenti pubblicamente disponibili ho potuto constatare che i Crediti verso Clientela risultanti dal bilancio consolidato 2014 del nostro Istituto non derivano direttamente da liquidità precedentemente pervenuta alla banca e non può che derivare da nuova liquidità, creata appositamente da Intesasanpaolo all’atto dell’erogazione dei prestiti. Affinché il credito verso clientela possa dunque correttamente essere contabilizzato come un componente delle attività della banca è necessario procedere alla preventiva contabilizzazione della nuova liquidità creata che ha consentito alla stessa banca di erogare il prestito. Il corretto trattamento di questa operazione richiede dunque l’iscrizione di una voce di cassa e disponibilità liquide a fronte di una sopravvenienza attiva da riportare come componente positiva del reddito d’esercizio, che relativamente al bilancio consolidato 2014 ammonta ad almeno € 339 miliardi (168,6 miliardi di euro nello stato patrimoniale della capogruppo). Il citato denaro creato, una volta inserito negli assets dei bilanci del Gruppo, potrà produrre, al netto delle tasse, significativi benefici ed utilità a tutto l’azionariato societario. E’ doveroso ricordare che il tema della corretta contabilizzazione della moneta creata dalle banche commerciali attraverso il meccanismo del prestito alla clientela è ormai all’ordine del giorno di organismi internazionali e studiosi di settore. Solo per citare alcune fonti ufficiali, va ricordato che nel novembre 2014, il Parlamento inglese ha reso noto un dato della Banca d’Inghilterra in base al quale il 97% della massa monetaria detenuta dal pubblico è in forma di depositi bancari creati dalle banche commerciali attraverso il meccanismo del prestito. In linea con queste evidenze, nel dicembre 2014 Richard Werner, Professore di International Banking all’Università di Southampton, ha confermato quanto rivelato dalla Banca centrale inglese e ha pubblicato un paper scientifico proponendo di togliere alle banche commerciali il diritto di create moneta dal nulla.

Parte finale della trascrizione precedente: "Su posizioni ancora più radicali si pone un noto studioso americano, Michael Schemmann, Direttore dell’Istituto internazionale dei dottori commercialisti, che nel 2012, nel libro “Accounting Perversion”, propone radicalmente la cancellazione dai bilanci bancari dell’importo relativo al credito verso clientela con contestuale riduzione del capitale netto per un pari importo. "

Seconda parte

(Riprendendo il finale interrotto nell'intervento precedente: "Queste posizioni prevedono di accentrare il potere di creare la moneta virtuale, in alternativa, o alla banca centrale o ad una tesoreria gestita dallo Stato. E’ richiamando tali evidenze che lo IASSEM (l’Istituto di Alti Studi sulla Sovranità Economica e Monetaria) da me presieduto, ha elaborato una “terza via”, certamente più realistica e non invasiva per il sistema bancario, che si basa sull’emersione della moneta creata dalle banche e relativa iscrizione nell’attivo del bilancio, a fronte del rilevamento di una sopravvenienza attiva da assoggettare ad imposta sul reddito ma non di meno portatrice di importanti benefici per il nostro istituto in termini di ricapitalizzazione e di maggiore trasparenza contabile e finanziaria. E, concludo, questa soluzione consente alla banca di regolarizzare la propria posizione affrontando serenamente un futuro altrimenti incerto.")

"E questa è la fine della prima parte, ora la mia replica consiste nel ringraziare l'intervento del magistrato Rosanìa che mi pare che sia l'unico che abbia capito in tutta questa sala quello di cui stavo parlando almeno appunto a sentire la risposta del Dott. Messina che sostiene sostanzialmente di essere in regola con tutte le varie normative. Invece, una semplice analisi contabile comparata permette di vedere che le banche contabilizzano il prestito in modo totalmente differente dalle altre imprese e io spero che, diciamo così, faccio una preghiera che la Madonna dei Debitori, dopo aver cominciato ad illuminare i magistrati, illumini anche i banchieri."

Trascrizione:

"Saba… Marco… sì questo è un argomento quello del…eh… sì questo sostiene il bilancio sul fronte dei principi contabili sinceramente è un argomento in cui giuridicamente io non… non ho… ritengo che questo sia un argomento molto molto complesso, eh, la mia risposta è molto semplice: il nostro bilancio è consolidato, il bilancio separato e tutti i bilanci delle società del gruppo sono redatti nell'assoluto rispetto delle norme di legge, del codice civile, dei principi contabili internazionali, delle istruzioni di Banca d'Italia e della CONSOB, se ci mettiamo qualcun altra mettiamocela ma insomma sono talmente tanti che… tutti i bilanci sono sottoposti alla revisione legale dei conti da parte di società di revisione internazionali soggette al controllo della Banca d'Italia, della Banca Centrale Europea e della CONSOB."

Sui crediti erogati (e quindi sul denaro creato durante l'esercizio):

Trascrizione:

"…sui crediti…eh…sicuramente adesso faremo uno sforzo anche magari di rappresentazione di quelle che possono essere le domande… quello che viene descritto però lei tenga presente che i termini di…di… per importi compessivi erogati dal nostro gruppo è chiaro che ci sono crediti che…domande di credito che non trovano accoglimento questo è evidente ed è chiaro però si ragiona sulla dimensione di 27 miliardi di euro concessi l'anno scorso, 27 miliardi sono una cifra enorme e sono dati a centinaia di migliaia di clienti quindi è indubbio che per criteri di selezione del credito o magari ci può succedere anche qualche altro di fare errore perché può succedere di commettere degli errori però la dimensione del credito che noi eroghiamo è talmente importante che io sono convinto che il nostro gruppo fa uno sforzo veramente significativo per essere vicino alle famiglie e alle imprese e la gran parte di questi crediti sono erogate a piccole medie imprese e a famiglie e gli otto miliardi che abbiamo erogato nei primi tre mesi di quest'anno di crediti a medio e lungo termine sono per oltre i due terzi erogati a piccole e medie imprese e a famiglie quindi sono cifre (fuori campo: "no basta, basta questo dato !") significative. Per quanto riguarda il nominativo che citava noi non diamo esposizioni sui singoli clienti però la rassicuro che la nostra posizione è assolutamente marginale."

UNICREDIT

Interventi di Rosania, Saba e Sibilia all'assemblea UniCredit a Roma

ASSEMBLEA UNICREDIT 2015 – Trascrizione dell'ntervento di Elman Rosania

« Signor Presidente, Signori Amministratori, Sindaci, Azionisti e Partecipanti tutti,

eccepisco gravi vizi nel bilancio di esercizio al 31.12.2014 perché l’atto contabile non considera tra l’altro il MOR (Margine Operativo Reale) di Unicredit spa e del Gruppo Unicredit.

In verità la Banca ha creato denaro virtuale (“commercial bank money”, come definito già nel 2000 dal compianto Padoa Schioppa membro della Banca Centrale Europea – BCE) usato preminentemente per impieghi e prestiti alla clientela, che non è stato preventivamente annotato nella parte attiva del bilancio al 31.12.2014.

Invece quel denaro appena creato va inserito tra gli assets di bilancio di Unicredit e una volta computato produce un importante utile – e conseguente dividendo – ben superiore a quello indicato con delibera del 12.03.2015 dai membri del Consiglio di Amministrazione, i quali propongono all’odierna assemblea degli azionisti di approvare l’esercizio al 31.12.2014 con l’utile di 79.774.102,79 in base al bilancio della capogruppo Unicredit spa (mentre risulta 2 miliardi di euro l’utile del Gruppo Unicredit), destinando:

ad ognuna delle n. 2.449.313 azioni di risparmio (ex articolo 32.1 lett.b dello Statuto), quale dividendo privilegiato di 0,315 in danaro, la somma di euro 771.533,60 per l’esercizio 2014 e la somma di euro 1.543.067,19 per l’esercizio 2013 (nel quale – rammento – il Gruppo Unicredit ha conseguito il massimo di perdita storica con 13,96 miliardi di euro) e per l’esercizio 2012;

alle iniziative di carattere sociale, assistenziale e culturale euro 6.000.000,00;

alla riserva connessa al sistema di incentivazione a medio termine per il Personale del Gruppo euro 50.000.000,00;

alla riserva statutaria euro 21.459.502,00.

Pertanto nella parte attiva dello stato patrimoniale e nel conto economico e rendiconto finanziario del bilancio al 31.12.2014 manca alla voce di pertinenza “Liquidità Generata” l'accredito della somma del denaro creato, che si ritiene essere almeno equivalente ai crediti-prestiti alla clientela per 220,64 miliardi di euro secondo il bilancio della capogruppo, che si elevano a 470,56 miliardi di euro – dopo l’ennesima riclassificazione annuale – secondo il bilancio consolidato del Gruppo.

In sostanza Unicredit quando, ad esempio, presta un milione di euro, prima lo crea a proprio favore, tramite un atto decisionale interno, e poi lo da in prestito versandolo sul conto del cliente; nel caso esemplificativo, quindi, non è vero che la Banca va sotto di un milione di euro, in quanto la contabilità di bilancio omette di riportare la proprietà del denaro virtuale, che dovrà risultare di proprietà della banca prima di essere prestato.

Così, sempre con riferimento al precedente esempio del prestito del milione di euro, tutto quello che rientra in Unicredit tra capitale ed interessi costituisce un guadagno stratosferico e smisurato della stessa banca, dal quale va tolta la quota parte del relativo costo d'esercizio.

E se Unicredit ha avuto costi operativi per 5,64 miliardi di euro per la capogruppo e ha creato 220,64 miliardi di euro di prestiti alla clientela, il costo della “creazione del denaro virtuale” della Banca per ogni milione di euro risulta essere di euro 25.572,00, cioè il 2,25% (mentre è euro 30.006,00 – il 3% – se si considera il bilancio consolidato con costi operativi di 14,12 miliardi di euro e prestiti alla clientela di 470,56 miliardi di euro).

La differenza tra il valore nominale del denaro virtuale creato da Unicredit e il suo costo per l’emissione varia quindi tra il 97,75% e il 97% e costituisce l’indice di “redditività della moneta occulta”, equiparabile alle cd. «entrate invisibili» menzionate dal compianto Enrico Cuccia – storico Presidente di Mediobanca – quando nel 1931 con la «Memoria relativa a recenti pubblicazioni sullo svolgimento del piano quinquennale dei sovieti» egli scriveva che «la Russia non ha alcuna delle cosiddette entrate 'invisibili' dei Paesi capitalistici» (cfr. pagina 66 del libro "Cuccia e il segreto di Mediobanca" di Giorgio La Malfa, edito a giugno 2014 da Feltrinelli); e questo indice di “redditività occulta” varia a seconda dei costi operativi di emissione della moneta virtuale non contabilizzata nei bilanci delle diverse banche interessate dal fenomeno.

Pertanto al risultato lordo dell'esercizio al 31.12.2014 di Unicredit vanno aggiunti i “ritrovati” 220,64 miliardi di euro (470,56 miliardi di euro secondo il bilancio consolidato) e quindi l’utile lordo della capogruppo si eleva al totale di 221,14 miliardi di euro – mentre l’utile lordo del Gruppo Unicredit è 472,56 miliardi di euro – per la qualcosa si chiede di apportare le relative rettifiche con il ricalcolo del nuovo e maggiore utile e conseguente dividendo da distribuire all’azionariato (le cui principali quote di 5,011% e 4,655% del capitale sociale sono rispettivamente detenute dagli azionisti esteri Aabar Luxemburg s.a.r.l. e Black Rock Inc. che verrebbero beneficiati – più degli altri – dal riparto del nuovo e maggiore dividendo da utile societario).

Inoltre poiché ho ritrovato/scoperto il denaro virtuale non contabilizzato nel bilancio al 31.12.2014, procurando benefici al contesto societario, chiedo ad Unicredit e ai suoi soci (e amministratori e dirigenti) la corresponsione del relativo premio previsto dall’articolo 930 del codice civile nella misura del 5% («solo del ventesimo») sui ritrovati 220,64 miliardi di euro (470,56 miliardi di euro a dati del bilancio consolidato) e comunque su ogni effettiva somma connessa alla creazione di moneta virtuale non contabilizzata all'origine nella parte attiva del bilancio, come peraltro indicato e richiesto nella lettera inviata nella giornata odierna ai vertici della Banca (Giuseppe Vita, Federico Ghizzoni, Maurizio Lauri) e delle Autorità di Vigilanza – Ignazio Visco Governatore della Banca D’Italia e Giuseppe Vegas Presidente della Consob – della quale chiedo l’allegazione al verbale dell’assemblea ordinaria quale parte integrante di questo intervento.

Vi ringrazio per avermi ascoltato e buon proseguimento dei lavori »

Trascrizione dell'intervento di Marco Saba

Signor Presidente, Amministratori, Sindaci, cari Azionisti e caro dottor Motta di Deloitte,

sono l'azionista di minoranza Marco Saba ed intervengo confermando quanto prima rivelato dall’azionista Elman Rosania e, a proposito dell'utile d'esercizio, sottopongo alla vostra attenzione l’importante tema della corretta contabilizzazione della moneta creata dalle banche, che è foriero di importanti vantaggi per il nostro Istituto e di beneficio per gli azionisti e l’intero Paese.

La questione riguarda la ben nota vicenda della nuova liquidità che ogni Banca arriva a generare anche attraverso il meccanismo dei prestiti alla clientela con contemporanea erogazione delle relative somme attraverso depositi bancari.

In particolare, si rileva che nel bilancio 2014 non risulta correttamente contabilizzata la liquidità creata da UniCredit e utilizzata per impieghi e prestiti sia alla clientela che alle banche come si desume per inferenza dalla voce “crediti verso clienti” e “crediti verso banche” dello Stato patrimoniale del bilancio della capogruppo e del consolidato.

Questo denaro creato, impiegato per effettuare impieghi e prestiti, non è stato contabilizzato nelle attività bancarie all’atto della sua creazione, rendendo per tale ragione incompatibile, rispetto ai principi di contabilità IAS-IFRS, l’iscrizione degli impieghi verso clienti e banche tra le voci dell’attivo di bilancio.

Si tratta, a ben vedere, di una liquidità effettiva ovvero di moneta legale dal momento che la stessa, una volta erogata a beneficio dei clienti sotto forma di prestiti, va ad alimentare i depositi bancari che la Banca Centrale Europea annovera all’interno dell’aggregato “M1” come componente dell’offerta di moneta.

Peraltro, in base alla definizione ufficiale di “asset” indicata dagli IFRS, riportata nella sezione 2, paragrafo 2.6-2.36 dello Statement of Financial Accounting Concepts emesso dallo IASB, un’attività è definita come «una risorsa controllata da una entità in quanto risultante da eventi passati» e dalla quale la stessa può aspettarsi benefici economici futuri.

E’ quindi evidente che, in assenza della preventiva contabilizzazione della massa monetaria creata dalla banca, il bilancio d’esercizio non risulta conforme a quei principi internazionali sanciti dagli IAS-IFRS ai quali la nota al bilancio dichiara di fare riferimento.

A conferma di ciò il FASB (l’organismo che gestisce il Financial Accounting Standard) afferma che al momento dell’erogazione di un prestito la banca deve accreditare le somme nel conto di deposito acceso a favore del cliente attraverso un pagamento in cash, cosa possibile solo se la moneta creata viene preventivamente contabilizzata dalla banca.

Pertanto, da una stima operata dal mio gruppo di lavoro sulla base di un'analisi contabile comparata di documenti pubblicamente disponibili, si è potuto constatare che i Crediti verso Clientela e i Crediti verso Banche risultanti dal bilancio consolidato 2014 del nostro Istituto non derivano direttamente da liquidità precedentemente pervenuta alla banca e non può che derivare da nuova liquidità, creata appositamente da UniCredit all’atto dell’erogazione dei prestiti. Infatti, oggi le banche contabilizzano i prestiti in modo del tutto difforme da quanto effettuano gli altri operatori del mercato e le imprese finanziarie non-bancarie che, queste sì, seguono le disposizioni dei principi contabili IAS-IFRS.

Affinché il credito erogato possa dunque correttamente essere contabilizzato come un componente delle attività della banca è necessario procedere alla preventiva contabilizzazione della nuova liquidità creata che ha consentito alla banca stessa di erogare il prestito.

Il corretto trattamento di questa operazione richiede dunque l’iscrizione di una voce di cassa e disponibilità liquide a fronte di una sopravvenienza attiva da riportare come componente positiva del reddito d’esercizio relativamente ai bilanci 2014 comparati – secondo la IAS 8 – con quelli degli anni precedenti.

Il citato denaro creato, una volta inserito negli assets dei bilanci del Gruppo, potrà produrre, al netto delle tasse, significativi benefici ed utilità a tutto l’azionariato societario.

E’ doveroso ricordare che il tema della corretta contabilizzazione della moneta creata dalle banche commerciali attraverso il meccanismo dei prestiti è ormai all’ordine del giorno di organismi internazionali e studiosi di settore. Solo per citare alcune fonti ufficiali, va ricordato che nel novembre 2014, il Parlamento inglese ha reso noto un dato della Banca d’Inghilterra in base al quale il 97% della massa monetaria detenuta dal pubblico è in forma di depositi bancari creati dalle banche commerciali attraverso l'erogazione creditizia.

In linea con queste evidenze, nel dicembre 2014 Richard Werner (Professore di International Banking all’Università di Southampton) ha confermato quanto rivelato dalla Banca centrale inglese e ha pubblicato un paper scientifico proponendo di togliere alle banche commerciali il diritto di create moneta dal nulla; Werner ha citato anche l'esempio di creazione di denaro che interviene quando le banche si ricapitalizzano acquistando obbligazioni proprie (vedere anche la questione dell'auto-cartolarizzazione).

Su posizioni ancora più radicali si pone il noto studioso americano Michael Schemmann (direttore dell’Istituto internazionale dei dottori commercialisti) che nel 2012 – nel libro “Accounting Perversion” – propone la radicale cancellazione dai bilanci bancari dell’importo relativo ai crediti verso clientela con contestuale riduzione del capitale netto per un pari importo. In sostanza, un giubileo universale con l'annullamento di tutti i debiti nei confronti delle banche.

E queste posizioni prevedono di accentrare il potere di creare la moneta virtuale, in alternativa, o alla Banca Centrale o ad una Tesoreria gestita dallo Stato.

Richiamando tali evidenze, lo IASSEM (l’Istituto di Alti Studi sulla Sovranità Economica e Monetaria) da me presieduto, sulla scorta di quanto rilevato da Elman Rosanìa, ha elaborato una “terza via” – più realistica e meno invasiva per il sistema bancario – che si basa sull’emersione della moneta creata dalle banche e relativa iscrizione nell’attivo del bilancio, a fronte del rilevamento di una sopravvenienza attiva portatrice di grandi benefici per Unicredit in termini di ricapitalizzazione e di maggiore trasparenza contabile e finanziaria.

Da quanto sopra si deduce inoltre che, nella voce dell'avviamento – per soddisfare quanto richiesto da IAS 3 e IAS 36 a proposito delle “Cash Generation Unit” – dovrà essere considerato, aggiungendolo, il valore di questa “licenza implicita” di creazione di denaro una volta evidenziato contabilmente.

E vado alla conclusione. Solo questa soluzione potrebbe consentire alla banca di regolarizzare da subito la propria posizione, evidenziando l'attuale privilegio d'emissione per affrontare serenamente un futuro altrimenti incerto sotto il profilo del “Moral Hazard” e del rischio “Governance”.

Vi ringrazio per la Vostra cortese attenzione, rimanendo a disposizione degli organi gestionali ed amministrativi di Unicredit e dell’azionista di minoranza Elman Rosanìa per ulteriori indicazioni e concertamenti in merito alla revisione e composizione corretta dei bilanci della Banca »

ASSEMBLEA UNICREDIT 2015 – Trascrizione dell'intervento di Carlo Sibilia

« Signor Presidente, Cari soci e presenti tutti,

questo mio intervento, di cui chiedo la trascrizione integrale a verbale, potrà essere anche pubblicato in rete per ragioni di trasparenza, per la quale informo di essere parlamentare della Repubblica Italiana.

Prendo parte ai lavori odierni dopo avere partecipato per la prima volta lo scorso anno 2014 ad assemblee di azionisti di primari istituti bancari italiani, tra cui Unicredit e Monte dei Paschi di Siena, grazie alla disponibilità offerta a parlamentari di tutte le forze politiche dal gruppo di minoranza dei soci/risparmiatori/persone fisiche dell’ex controllata Banca Mediterranea del sud Italia costretto a confluire nel 2007 in Unicredit.

Vorrei intervenire in merito all'interessante questione della “creazione di denaro extra bilancio” sollevata da Elman Rosanìa e ribadita e supportata da Marco Saba.

Vorrei rilevare in questa autorevole assemblea che il potere della “creazione del denaro” da parte delle banche è stato riconosciuto e pubblicamente dichiarato in un’intervista resa lo scorso anno 2014 dal compianto consigliere generale della Banca di Francia Bernard Maris, deceduto lo scorso 7 gennaio 2015 a Parigi nel vile attentato di Charlie Hebdo.

Come pure questo potere creativo è stato riconosciuto nel Bollettino n.1 del 2014 della Banca d’Inghilterra ed è stato oggetto di successivo dibattito al Parlamento inglese, dove il 20 novembre 2014 la Camera dei Comuni ha discusso sulla “creazione di denaro” da parte delle banche commerciali e se questo importante potere non debba essere invece affidato direttamente al Governo o alla Banca d’Inghilterra.

Questa situazione di falsa povertà in mezzo all’abbondanza, di falsa scarsità di moneta che giustificherebbe l'applicazione (direi sadica) di inutili regimi di austerity, impedisce il rispetto del contratto sociale che vorrebbe gli Stati garanti della sussistenza almeno di base dei cittadini.

Il primo libro dello scrittore di fantascienza James Ballard fu "Il vento dal nulla": un vento sempre più forte soffia ovunque e la sua intensità aumenta giorno dopo giorno; la sua origine è sconosciuta e il vento cessa soltanto quando l'ultimo edificio sulla Terra viene distrutto.

Questo vento è oggi il denaro, il denaro dal nulla, che sta infettando le economie e gli Stati che ne vengono travolti.

Il denaro in circolazione non ha più niente a che fare con la realtà. Si stima che il debito totale del mondo ammonti a 200 trilioni di dollari, mentre la produzione mondiale annua, il PIL, è di 70 trilioni, circa un terzo: una bolla enorme destinata ad esplodere, con strascichi pesantissimi per le vite dei cittadini.

Immaginiamo invece gli effetti di una corretta contabilizzazione del danaro creato così come suggerito dai soci Saba e Rosania. Solo attraverso la loro tassazione potremmo avere un gettito economico che permetterebbe di salvare i 9 milioni di poveri che popolano ormai il nostro Paese.

Il Movimento 5 Stelle ha proposto un “reddito di cittadinanza” che permetta di fornire 780 euro mensili a tutti i cittadini italiani maggiorenni, disoccupati o inoccupati; incrementare le pensioni minime fino a raggiungere tale soglia che secondo l'OCSE è proprio la soglia di povertà. Abbiamo fatto capriole legislative per riuscire a reperire i 15,9 miliardi di euro annui necessari, siamo andati a scavare nelle pieghe dimenticate del bilancio e degli sprechi di questo Stato e ci siamo riusciti.

Ma immaginate cosa significherebbe se uno Stato potesse garantire su una riserva di danaro creato come potete fare voi: la disoccupazione odierna al 13% si azzererebbe, la corruzione – che oggi costa ai cittadini 60 miliardi di euro – si ridurrebbe drasticamente, i reati diminuirebbero sensibilmente ed i suicidi economici (aumentati nel 2012-2014 da 89 a 201) non esisterebbero.

Io vengo dalla Campania che, secondo i dati di Save the Children (una delle associazioni umanitarie più grandi del mondo), ha 155mila bambini che vivono sotto la soglia di povertà: il numero più alto d'Italia.

Secondo i soci Rosania e Saba, contabilizzando a dovere il denaro extra bilancio, potremmo salvare delle vite umane in pericolo; potremmo finalmente parlare di un reddito a carattere universale perché, come ho appena illustrato, non manca di certo il cd. “reddito di bancanza”.

Unicredit è il più importante gruppo bancario italiano (per attivo) e partecipa all’ormai privata Banca D’Italia con il 22,11%, che a sua volta partecipa nella BCE e, se non erro, in altre Istituzioni bancarie come la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea che, a quanto pare, non ne sa niente sulla creazione di quella che il compianto Governatore della Banca D’Italia e poi Presidente della Repubblica Italiana, Luigi Einaudi, definiva “moneta immaginaria” già nel 1936: «…i signori prìncipi innalzavano il signoraggio nei tempi calamitosi di strettezze finanziarie allo scopo di procacciarsi una qualche momentanea entrata» egli dichiarava (cfr. Rivista di Storia Economica 1936, vol 1-2, pagina 12).

Ora che il popolo è sovrano, o almeno fino a quando non si dirà che non lo è più, ai signori prìncipi si sono sostituiti i signori banchieri e non le amministrazioni di Stato. E per questo che non ci sono mai i soldi, perché chi li crea non ne risponde nemmeno contabilmente!

I 220 miliardi di euro di impieghi effettuati della capogruppo Unicredit spa nell’esercizio 2014 in esame ed i maggiori 470 miliardi di euro del Gruppo Unicredit non hanno un padrone certo alla nascita; e questo accade pure per gli impieghi annuali di complessivi 1.800 miliardi di euro dell’aggregato delle banche italiane (secondo quanto asserito dal Governatore della Banca D’Italia, Ignazio Visco).

E così da una parte gli azionisti delle banche non vedono corrispondersi il giusto dividendo sulle azioni, ma dall'altra neppure il resto della comunità può beneficiare di questa torta che bisogna chiedersi a questo punto: chi se la mangia?

La creazione irresponsabile di denaro – e quindi senza il gettito giusto per l'Erario – costringe lo Stato italiano ad una fiscalità oppressiva ed insensata, come quella che oggi stiamo vedendo, la quale porta via il necessario ai cittadini, lasciando però i grattacieli esentasse ai banchieri (come quello della Bce a Francoforte). E’ giunto il momento che il fondamentale problema della corretta contabilizzazione del denaro venga finalmente affrontato.

E da chi se non dalla banca più importante (per attivo) di questo martoriato Paese a rischio grecizzazione? Possibile che i maggiori azionisti di Unicredit non capiscano che la rovina della società italiana fa male anche alla stessa Banca? Possibile che ancor oggi, come già diceva nel 1935 Irving Fischer, i banchieri si rivelino quelli meno indicati a fare addirittura il loro stesso interesse?

Che senso ha desertificare economicamente il futuro di un popolo per qualche banchiere? Quando non ci saranno più redditi, fuorché quelli dei banchieri, solo allora si capirà e si ammetterà che le banche – così come fanno ora – non hanno più bisogno dei depositi, perché se li creano a proprio piacimento?

Il mio non vuole essere un intento moralizzatore, anche se ce ne sarebbero da chiedere di rendiconti sulla discrezionalità nell'erogazione del credito creato, ma non si può neppure rimanere indifferenti davanti ad una istituzione creditizia che, basando la sua solidità sull'impunità apparente e sull'ignoranza del pubblico, non ha che una vista corta – come direbbe il compianto Padoa Schioppa – senza essere capace di vedere al futuro.

Se la questione contabile non viene risolta al più presto ed in modo sensato, che cosa potrebbe accadere? Finché non lo sapevate Signori Amministratori e Sindaci, va bene, poteva esserci la mancanza dell'elemento psicologico del fattaccio; ma ora che siete di fronte al problema, vale la pena continuare a tirare la corda sperando che si spezzi nelle mani di qualcun altro?

Chiaramente, come diceva Keynes, si usano espressioni forti per almeno tentare di scuotere la sonnolenza del pubblico e spero che questa volta abbiano effetto reale.

Come spero altresì di non ritornare l'anno prossimo a ribadire concetti e questioni che voi Amministratori e Sindaci di Unicredit conoscete meglio di me.

Vi ringrazio per l’ascolto »

ASSEMBLEA UNICREDIT 2015 – Trascrizione delle repliche di Rosania e Saba

ROSANIA:

Illustre Signor Presidente,

riprendo la parola in sede di replica alle ore 15,05 con il consueto senso di rispetto nei confronti dei vertici societari e dell’assemblea e vorrei precisare che la proposta da me formulata nell’intervento sul punto del bilancio al 31 dicembre 2014 ha, in primo luogo, l’effetto di elevare di decine di volte l’utile dell’esercizio in esame.

E’ utile ribadire nuovamente a questa autorevole platea che della creazione del denaro virtuale/elettronico dal “nulla” se ne è discusso il 20 novembre 2014 (circa sei mesi fa) nel Parlamento inglese e mi piacerebbe avere dai vertici e dirigenti di Unicredit opinioni e rilievi in merito al citato dibattito avvenuto all’estero, anche con comunicazioni che potranno essermi inoltrate dopo questi lavori assembleari.

Mi dichiaro pertanto totalmente insoddisfatto delle risposte fornitemi dai vertici societari e preannunzio voto contrario.

SABA:

Illustre Signor Presidente,

riprendo la parola in sede di replica e La ringrazio per la disponibilità mostrata nella conduzione dei lavori assembleari odierni.

A seguito delle “non risposte” dei vertici societari sulle contestazioni dei punti specifici violati nel bilancio al 31 dicembre 2014 Unicredit rispetto alla normativa IAS/IFRS, come ho dedotto nel mio precedente intervento – seguito a quello dell’azionista di minoranza Elman Rosania – rilevo la non disponibilità da parte degli stessi vertici societari a cogliere la puntualità tecnica e gli aspetti positivi da me evidenziati.

Si continua col solito ritornello – non veritiero – del rispetto da parte di Unicredit dei principi contabili internazionali.

Mi aspettavo una risposta puntuale su quanto rilevato nel mio intervento, di cui ho chiesto la trascrizione integrale a verbale e quindi mi ritengo totalmente insoddisfatto, preannunciando il mio voto contrario.

Grazie

BANCA NAZIONALE SVIZZERA

Marco Saba, chiede di trascrivere alla BNS il suo intervento integralmente nel verbale dell’assemblea della BNS con le note allegate al cartaceo, vale come avviso di ritrovamento ai sensi degli art. 720 e 722 del codice civile svizzero di 600 miliardi di franchi non contabilizzati, oltre ad una cifra ulteriore da accettare per il valore d’acquisto teorico in franchi svizzeri di oro, immobilizzazioni materiali, titoli in franchi, partecipazioni ed altre attività nella risposta del consiglio federale del 19 agosto 2015 all’interpellanza n. 15 3391 si dice chiaramente che la maggior parte della moneta della BNS viene messa già in circolazione sotto forma di moneta scritturale e dato che non deve essere rimborsato questo capitale di terzi assume un certo carattere di capitale proprio di fatto, esaminando il bilancio presentato dall’amministratore della BNS ha rilavato che manca la voce della quantità di franchi svizzeri creati durante l’esercizio alterando così il valore del Patrimonio netto della banca tant’è che risulterebbe una perdita d’esercizio che si potrebbe realizzare se la creazione di denaro fosse correttamente contabilizzata, vi spiego come risulta, anche da un recente studio della BCE che ha condotto un indagine su 57 banche centrali distribuite su 5 continenti compresa la BNS, le banche centrali sono protette dall’insolvenza a causa della loro abilità di creare moneta, lo studio precisa inoltre che fare delle eccezioni alle norme contabili equivale alla non conformità delle norme stesse nonostante le rassicurazioni del revisore KPMG questo bilancio non può essere approvato in quanto manca la corretta contabilizzazione della creazione di denaro che non è contabilizzato, tra le attività della banca e quindi non risulta nel PN della stessa infatti la banca non può dire di aver redatto il bilancio in conformità alle regole suisse cup proprio perché ha utilizzato un eccezione non giustificata alle regole o mettendo i dati necessari per avere un quadro fedele della situazione patrimoniale-finanziaria e reddituale del 2015, è vero che la legge sulla banca nazionale svizzera prevede che si può prescindere delle prescrizioni della legge federale di completamento del codice civile svizzero ma permette la frase sempre che la natura particolare della banca nazionale lo esiga, nella pagina internet della banca nazionale svizzera alla domanda in che modo si è tenuto conto della natura particolare della BNS nell’informativa finanziaria, leggiamo la risposta che l’informatizzazione finanziaria della banca nazionale non è paragonabile a quelle di una società anonima di diritto privato, lo scopo sociale della banca nazionale non è quello di realizzare profitti, da distribuire agli azionisti, bensì di assolvere il mandato conferitogli dalla costituzione, inoltre la destinazione dell’utile è stabilita dalla legge bancaria nazionale, quindi dalla legge della banca nazionale quindi non si parla di nascondere i profitti nella tenuta delle contabilità traendo in inganno il pubblico ma si dice che conseguirli non è lo scopo della banca tant’è che subito dopo si specifica che c’è una destinazione precisa dell’eventuale utile e che questa è stabilita dalla legge, se ne desume che anche il risultato d’esercizio è negativo per 23 miliardi 250 milioni e 600 mila franchi svizzeri non è veritiero poiché aggiungendo la registrazione della creazione di 600 miliardi di franchi svizzeri si ottiene invece un bilancio di almeno cinque 705176 miliardi 749 milioni 400 mila franchi svizzeri, concludiamo dicendo che il bilancio deve essere rettificato tenendo conto del mio ritrovamento e anche tenendo in opportuna considerazione il versamento annuale dovuto al governo svizzero e ai cantoni secondo disposto quanto dalla convenzione, questo perché la riserva per future ripartizioni prima della destinazione dell’utile non può essere arbitrariamente ridotta dalla banca nazionale svizzera accollandone delle perdite che si rilevano fittizie, una volta tenuto conto della creazione del denaro, solo così si potrà adempiere al mandato della costituzione svizzera che richiede una politica monetaria nell’interesse generale del paese.

RISPOSTA DI STUDER A SABA

L’esercizio 2015 si chiude con una perdita di 23,3 miliardi di franchi ed ora rispondo all’intervento di Saba, questa relazione finanziaria è stata redatta conformemente ai principi contabili ed alle raccomandazioni suisse cup e questo è stato attestato anche non solo della direzione ma anche dall’organo di controllo ed è stato confermato anche dall’organo di revisione.

REPLICA DI SABA A STUNDER SUL BILANCIO

Stunder dice che è falso il fatto che il bilancio della banca non è conforme alle suiise cup dicendo invece che effettivamente il bilancio della banca non è conforme per esempio alle suisse cup 4 che sono quelle che riguardano il rendiconto dei flussi di cassa, infatti a seguito di una campagna che stiamo facendo da due anni contestando alle banche le modalità di contabilizzazione della creazione monetaria proprio contestando la correttezza del rendiconto dei flussi di cassa tableau du flux de tesorie, che nel bilancio dell’anno scorso ancora appariva però appariva in una forma che non rifletteva la creazione di moneta di fronte alla consegna che assieme a moneta e altri abbiamo fatto per contestare questa errata contabilizzazione nel rendiconto dei flussi di cassa della creazione monetaria, la risposta della banca nazionale svizzera e della BCE è stata di sopprimere la pubblicazione del rendiconto dei flussi di cassa, questa è la smoking gun che non c’è veramente e non si riconosce, in quanto seguire le regole contabili con varie eccezioni non solo questi dei flussi di cassa ma c’è anche un’altra eccezione sono tutte messe dalla parte al bilancio, ci sono altre eccezioni alle suisse cup che è permessa la BNS, vuol dire non essere conformi a queste regole contabili.

2.10 IL REFERENDUM IN SVIZZERA MONETA INTERA

Il prossimo 10 giugno i cittadini svizzeri dovranno decidere se la BNS (Banca nazionale Svizzera) dovrà essere l’unico ente ad emettere moneta sia in forma liquida che elettronica, ed il quesito che verrà posto ai cittadini svizzeri sarà il seguente: Chi ha il diritto di creare denaro in Svizzera?

Uno dei principali sostenitori di questo referendum è l’associazione moneta intera, la quale sostiene che attualmente il 10% del denaro che viene emesso oggi della BNS comprende soltanto la creazione di monete metalliche e di carta moneta, mentre il restante 90% è costituito da moneta elettronica cioè moneta scritturale che viene creata dal nulla premendo semplicemente un bottone.

Ma la maggior parte dei cittadini svizzeri sostiene di avere nei propri conti correnti di avere franchi veri, quando nella realtà il conto corrente bancario è soltanto un’esigenza del clienti nei confronti della banca.

Cioè una promessa da parte della banca di ripagare con banconote e monete metalliche e non un mezzo di pagamento.

I principali obiettivi dell’associazione Moneta Intera sono:

Se passerà il referendum soltanto la BNS potrà creare la moneta bancaria elettronica come valuta a corso legale;

Per le banche centrali ci sarà il divieto assoluto di creare il denaro e possono soltanto prestare il denaro che hanno ottenuto dai risparmiatori, da altre banche o dalla BNS;

Il nuovo denaro che entrerà in circolazione sarà emesso in circolazione attraverso pagamenti privi di debito da parte delle BNS alla Confederazione, ai Cantoni o ai Cittadini.

Come afferma l’associazione le realtà odierna è molto diversa da quelle prevista dalla costituzione svizzera in quanto all’art.99 che riguarda l’ordinamento monetario e dei mercati finanziari viene affermato: “La Confederazione garantisce lʼ approvvigionamento del economia in denaro e servizi finanziari. Può in questo derogare al principio della libertà economica.”

In questo paragrafo quindi la Confederazione ha il diritto di varare delle leggi che abbiano lo scopo di mettere in sicurezza il mercato finanziario.

In quanto il sistema monetario è il fondamento principale dell’economia, mentre alcune banche fanno ricorso alla “libertà di commercio” prendendosi grandi rischi, con lo scopo di farsi salvare del contribuente in caso di necessità, ma questo potrà essere vietato per legge se passerà il referendum.

Nel secondo comma invece viene affermato: “Soltanto la Confederazione emette monete, banconote e moneta scritturale come mezzi legali di pagamento.”

Questo comma è la principale richiesta dell’iniziativa moneta intera, in quanto nel 1891 i cittadini svizzeri decisero di trasferire alla confederazione il diritto esclusivo di emettere monete e banconote, ed all’epoca la moneta elettronica cioè scritturale non aveva nessuna importanza.

Mentre come già abbiamo detto il 90% della moneta elettronica viene emesso da banche commerciali, ed è per questo che il monopolio si deve estendere anche alla moneta scritturale, come era vietato nel 1891 la creazione di monete e di banconote alla banche commerciali se passerà il referendum dovrà essere esteso anche per le monete scritturali.

Nel terzo comma viene affermato: “Sono consentiti lʼemissione e lʼuso di altri mezzi di pagamento, per quanto ciò sia compatibile con il mandato legale della Banca nazionale svizzera.”

Quindi i mezzi di pagamento diverso dai franchi svizzeri potranno essere possibili se ottengono la garanzia costituzionale come ad esempio il Wir, il baratto, le miglia premio, le cripto-valute, le associazioni di scambio, i buoni sconto, le cambiali commerciali ed i sistemi di scambi locali.

In quanto questi mezzi hanno in comune che si basano su accordi privati e sono utilizzati da un gruppo limitato di utenti.

Nel quarto comma viene affermato che: “La legge disciplina i mercati finanziari nel interesse generale del Paese. Disciplina in particolare:

a. Gli obblighi fiduciari dei fornitori di servizi finanziari;

b. La vigilanza sulle condizioni generali dei fornitori di servizi finanziari;

c. L’ autorizzazione e la sorveglianza dei prodotti finanziari;

d. Le esigenze relative ai fondi propri;

e. La limitazione delle operazioni per conto proprio.

Qui di seguito verranno elencati i principi che legittimano eventuali regolamentazioni del mercato finanziario:

“I fornitori di servizi finanziari gestiscono i conti per il traffico dei pagamenti

dei clienti esternamente al loro bilancio. Questi conti non entrano nella massa fallimentare.”

“Sono consentiti l’emissione e l’uso di altri mezzi di pagamento, per quanto ciò sia compatibile con il mandato legale della Banca nazionale svizzera.”

Art 99a Banca nazionale svizzera: “La Banca nazionale svizzera, in quanto banca centrale indipendente, pratica una politica monetaria nell‘interesse generale del Paese; essa regola la massa monetaria e garantisce il buon funzionamento del

traffico dei pagamenti nonché la fornitura dei crediti necessari all‘economia tramite i fornitori di servizi finanziari.”

“Può fissare termini minimi di detenzione per investimenti finanziari.”

“Nell’ambito del suo mandato legale, mette in circolazione denaro nuovamente

emesso, non gravato da debito, tramite la Confederazione, i Cantoni, oppure tramite la distribuzione diretta ai cittadini. Inoltre può concedere alle banche prestiti a tempo determinato.”

“Costituisce sufficienti riserve monetarie attingendo ai suoi proventi; parte di tali

riserve è costituita in oro.”

“L’utile netto della Banca nazionale spetta per almeno due terzi ai Cantoni.”

“Nell’adempimento dei suoi compiti la Banca nazionale svizzera sottostà unicamente alla legge.”

Art. 197 n.12

12. Disposizioni transitorie dell’art. 99 (Ordinamento monetario e dei mercati

finanziari) e dell’art. 99a (Banca nazionale svizzera)

“Le disposizioni d’esecuzione prevedono che, il giorno della loro entrata in vigore, tutta la moneta scritturale diventi un mezzo legale di pagamento. In quanto tale, essa costituisce la base dei relativi impegni dei fornitori di servizi finanziari nei confronti della Banca nazionale svizzera. Questa provvede affinché gli obblighi risultanti dalla conversione della moneta scritturale siano estinti in un ragionevole periodo transitorio. I contratti di credito in vigore restano invariati.”

“In particolare durante il periodo transitorio la Banca nazionale svizzera provvede

affinché non si crei scarsità o eccedenza di denaro. Durante questo periodo può

concedere ai fornitori di servizi finanziari un accesso facilitato al credito.”

“Se la pertinente legislazione federale non entra in vigore entro due anni dall’accettazione degli art. 99 e 99a da parte del Popolo e dei Cantoni, il Consiglio

federale emana entro un anno mediante ordinanza le necessarie disposizioni esecutive.”

Per quanto riguarda gli effetti positivi di moneta intera si sono schierati a favore moltissimi economisti come ad esempio Martin Wolf che hanno ripetutamente proposto la creazione del “narrow banking”, cioè quello di trasferire la creazione di moneta delle banche private alle banche centrali sotto il controllo statale.

Il “narrow banking” era stato anche proposto anche da autorevoli economisti sia classici come ad esempio Fisher, Simsons, Friedman, Allais ed anche da economisti keynesiani, come Tobin e Minsky.

Ed anche gli studi del Fondo Monetario Internazionale, il quale si occupa delle stabilità economica mondiale, condotti da Michael Kumhof e Jaromir Benes confermano gli effetti positivi di moneta intera.

Il loro studio si basa su « Chicago Plan revesited » e nel quale affermano: “All’apice della crisi economica mondiale degli anni ’30 gli eminenti economisti statunitensi consigliarono una riforma del sistema monetario, reso noto come Chicago Plan.”

Il Chicago Plan prevedeva la separazione delle funzioni monetarie da quelle creditizie attraverso una riserva del 100%, che doveva essere utilizzata per coprire i depositi dei clienti, e di mettere in mano pubblica l’emissione di moneta.

Quindi secondo gli studi condotti nel 1936 da Irving Fisher il Chicago Plan darebbe i seguenti vantaggi:

Un netto miglioramento del controllo delle oscillazioni del ciclo economico. Gli improvvisi aumenti e le diminuzioni dei crediti bancari e dell’emissione di moneta bancaria verrebbero stabilizzati;

Completa eliminazione delle cosiddette « corse agli sportelli »;

Una drastica riduzione dei debiti pubblici statali (netti);

Una notevole riduzione dei debiti privati, perché l’emissione di moneta non richiederebbe più una contemporanea accumulazione di debiti.

Nella valutazione scientifica in base ai calcoli di modelli economici gli economisti del FMI confermano questi quattro effetti;

Utili di produzione sostenibili di circa 10% tramite l’eliminazione, ossia la diminuzione, di variegate distorsioni come il rischio di tasso di interesse, le tasse alteranti, e la costosa sorveglianza dei rischi di credito inutili dal punto di vista macroeconomico;

Riduzione dell’inflazione a zero.

Ma questa proposta che venne rappresentata nel 1936 al presidente Roosevelt venne bocciata perché fu considerato un piano troppo radicale e venne segretato.

Ma nonostante ciò oggi il Chicago Plan viene portato alla luce e grazie agli studi del fondo monetario internazionale viene affermato che se fosse stata proibita la creazione di moneta da parte delle banche private attraverso il meccanismo della riserva frazionaria si sarebbe potuta evitare la crisi del 2008.

Ed i ricercatori del FMI si sono schierati a favore per l’emissione della moneta sotto il controllo statale, in quanto secondo gli economisti del FMI nella storia monetaria occidentale e dell’antichità non ci sarebbero giustificazioni per rifiutare l’emissione pubblica di denaro.

2.11 GLI STUDI DI RICHARD WERNER

Richard Werner nell’assemblea intitolata “Un prosperoso futuro insieme” ci vede focalizzati sulle politiche finanziarie ed economiche per lo sviluppo equo ed inclusivo, dunque una definizione di sviluppo un po’ più ampia.

Sicuramente faremo riferimento: ad alcune carenze cruciali proprie dell’approccio tradizionale allo sviluppo, ai tipi di politiche di sviluppo, raccomandate e adottate in molti paesi nel dopoguerra, inoltre citeremo delle alternative di sviluppo basate sulla comprensione degli aspetti problematici.

Nel dettaglio, il cosiddetto “Consenso di Washington”, cioè la serie di politiche che sono state promosse attivamente, dalle istituzioni localizzate in Washington come ad esempio la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale (FMI), il Tesoro US (Stati Uniti), la Federal Reserve Bank (FED), le quali hanno accentuato deregolamentazioni, liberalizzazioni, privatizzazioni, cioè degli strumenti che dovrebbero portare ad un’efficace Economia dello Sviluppo, ma per molti paesi non sono state mai abbastanza utili in questo senso.

Più precisamente molti paesi, al contrario, hanno sofferto di assenza di sviluppo, di livelli crescenti d’ineguaglianza, del problema sostanziale dell’indebitamento in particolare quello a carico delle nazioni sovrane a favore di creditori esteri, questo ha creato un’intera serie di altri problemi.

In particolare a carico delle nazioni sovrane a favore di creditori esteri, questo ha creato un’intera serie di altri problemi.

Per esempio, gli economisti sono sorpresi del fatto che i soldi sembrino scorrere vai dai paesi poveri verso quelli ricchi, al tempo stesso la teoria dice loro che i paesi forti dovrebbero investire in quelli più deboli.

Tornando ai fatti troviamo che da quest’ultimi si è visto un consistente flusso in uscita dei capitali netti.

Di cosa si tratta? Qual è il meccanismo? Il proposito dell’assemblea è di rivolgersi a queste ed altre più ampie questioni, abbiamo relatori qualificati in diversi ambiti dall’economia alla politica.

Vorremmo considerare queste questioni dello sviluppo includendo dei parametri di equità di qualità della vita, di protezione dell’ambiente che diventino obiettivo dello sviluppo i quali in passato sono stati chiaramente ignorati e considerati una via per i paesi in via di sviluppo, per far si che si ristabiliscano su un piano paritario in tutti i sensi, pensiamo all’autodeterminazione nazionale in linea con in principi democratici.

Ora, prima di arrivare agli interventi dei relatori vorrei definire i punti chiave di ciò che ho visto come economista nei 25 anni di ricerca nell’ambito.

Intitolando questo intervento “Consenso di Washington contro le politiche di sviluppo”.

Quando studiavo economia presso la London School of Economics, specializzandosi in Economia dello Sviluppo, (da qui poi ho insegnato questa materia in Giappone, Germania e Regno Unito) ho notato tra i contenuti che mi insegnavano, qualcosa che si può trovare in un convenzionale testo di Economia dello Sviluppo, in cui all’inizio si accenna brevemente a questa materia.

Così mi sono stupito di trovarne una spiegazione, palesemente accettata, cioè che l’economia dello Sviluppo è una disciplina, non datata, ma piuttosto recente davvero ?! .

Noi diciamo che fu concepita negli anni ‘50/’60. Come mai? .

Il testo dice che la ragione principale è perché sappiamo che ci fu il periodo della decolonizzazione, alcuni paesi per la prima volta furono liberati dal controllo politico dei padroni colonialisti.

Questa è una straordinaria ammissione, perché concepire la disciplina dell’economia dello sviluppo, nel preciso in cui il controllo politico sulle colonia viene perso? Era il colonialista onestamente interessato allo sviluppo delle sue colonie? .

Questa disciplina dell’economia dello sviluppo sarebbe stata sicuramente più datata, di quando dicono sia stata concepita, di 100 – 200 anni! .

E tuttavia al tempo della decolonizzazione, i paesi avanzano verso una piena industrializzazione o situazione economica avanzata, quindi potremmo credere che i consigli per lo sviluppo economico espressi a quel tempo dai poteri coloniali, non erano nell’interesse di far sviluppare le proprie colonie, visto che esse erano sotto il loro totale controllo.

Ora diamo un’occhiata ai tre principi chiave della disciplina dell’economia dello sviluppo, Primo, lo sviluppo di un paese necessita di risparmi per poter crescere è la base delle teorie che cominciano con Keynes e poi con il famoso Harrod-Domar Model, senza preoccuparci dei dettagli tecnici, in conclusione c’è necessità di risparmi per investire nella crescita.

Suona molto ragionevolmente, però è contestato che i paesi in via di sviluppo hanno un indice di risparmi basso.

Ciò che fu consigliato era di poter prestare denaro a questi paesi, così le banche internazionali al seguito del FMI e della Banca Mondiale furono pronte a prestare e questo è ciò che è successo, cioè un sacco di prestiti furono dati dalle banche internazionali ai paesi in via di sviluppo.

Secondo principio chiave, cioè che le politiche di libero mercato sono necessarie e sufficienti ad assicurare stabilità, crescita e sviluppo sostenibile.

Quindi non dovrebbe esserci governo in questo ruolo ma solo i mercati da soli come per il commercio internazionale.

Il libero commercio permette crescita, sviluppo prosperità ed indipendenza economica, o almeno questa è l’idea.

Dunque, partiamo dal principio del risparmio, che ha portato all’indebitamento dei paesi in via di sviluppo, la premessa di base di tale principio che vorrebbe la crescita dei paesi volendo prestare ad essi i soldi dall’estero è che la disponibilità di denaro sia in qualche modo fissa/predeterminata da risparmi precedenti, ma oltre a ciò questa è un analisi che ignora le banche, in questi modelli le banche non ci sono.

Le teorie economiche non tengono in conto delle banche.

Oggi molte persone con la conoscenza di come funzionano gli affari sanno che tra le cose più importanti in questo funzionamento ci sono le banche, ma gli economisti non realizzano.

Le banche non sono esplicitamente contemplate. Qual è l’implicazione di ciò? .7

La realtà è molto differente da queste teorie sulla quali è basata la proposta di finanziare dall’esterno.

La realtà delle banche è che esse non sono semplici intermediari finanziarie, sono invece abbastanza uniche e speciali perché esse creano la massa disponibile di denaro.

Quindi teorie e modelli che non riflettono questa realtà, cioè le banche non solo raccolgono i risparmi e li prestano, ma fanno qualcos’altro: esse creano la disponibilità monetaria, dunque se questa realtà non viene rappresentata sarà poi difficile poter promuovere scelte politiche giuste.

Come creano denaro le banche, in breve? Esse non “prestano” denaro, nessuna banca ha mai prestato/mutuato denaro,.

Quando si riceve un prestito nuovo denaro viene creato e sommato alla massa monetaria, voi firmate il contratto di finanziamento la banca acquista il contratto/l’impegno collocandolo a bilancio sotto la voce degli attivi, così crea un conto corrente con la cifra dell’ammontare del finanziamento e questo viene chiamato “deposito”.

Eppure né voi né la banca avete mai depositato qualcosa e nessuno ha trasferito denaro da un posto all’altro, ma è stato creato da nuovo.

È così che avviene la creazione bancaria disponibile, rendendo, così le banche molto potenti.

Esse creano il 97% del denaro secondo un processo chiamato “creazione del credito” ,che allo stesso tempo è anche creazione di denaro.

Di conseguenza le banche decidono chi, in quale misura riceverà il denaro e per quali scopi andrà impiegato, così decidendo ridisegnano il panorama economico, impiegando periodi di tempo molto brevi.

I modelli che sono stati insegnati nel dopoguerra non mostrano questi fatti certamente negli ultimi 30 anni, sono stati cancellati dai libri di testo.

Tutto ciò spiega perché in verità le banche centrali guardano molto attentamente alle banche di credito e spesso partecipano al controllo di queste ultime.

Quindi la comprensione di quanto importanti siano le banche nella creazione del denaro che serve per investimenti e per la crescita, sconvolge le carte in tavola, perché la corretta politica di governo può influenzare questo processo (creazione e attribuzione del denaro) e avere sicuramente un forte impatto, permettendo ai governi di crescere senza disoccupazione, di evitare le crisi bancarie, avere stabilità, evitare o smorzare i cicli economici e quindi aiutare i paesi a svilupparsi.

Dunque, è possibile ottenere uno sviluppo economico altamente stabile e sostenibile? .

Si lo è, vi propongo un paio di punti su ciò che andrebbe fatto, ma voglio nacora dire che questa argomentazione cioè del fatto che i paesi in via di sviluppo necessitano di risparmi per poter crescere e questi possono essere offerti dalle banche internazionali, finanziatori esteri è molto difettosa e non ci sono evidenze che la supportino.

Infatti cosa avviene con il settore bancario internazionale è che questo denaro accreditato dalle banche internazionali può essere usato solo per acquistare bnei e servizi su un mercato estero e non può essere e non viene impiegato per l’economia “domestica” non raggiungono nemmeno l’economia locale.

Sappiamo che certi paesi (Giappone, Germania) che non hanno debiti all’estero hanno una evidente crescita economica, senza significativi prestiti esterni, quindi significa in modo chiaro, che i finanziamenti internazionali non sono necessari e che neppure un paese con un basso tasso di risparmi necessita, in primo luogo, di accumulare risparmi, perché se controlla il sistema bancario nella sua banca centrale, creare crescita è possibile senza indebitarsi all’esterno.

Ora se siete interessati a questo, voglio chiarire, cos’è che avviene quando i paesi vengono finanziati dall’esterno? .

Prendiamo il Sud Africa, come paese che ha indebitamento che si esprime in una valuta estera perché le banche internazionali vogliono finanziare in valuta estera questo implica per forza che il paese si assuma interamente il “rischio del cambio valutario”, il rischio se lo assume il paese in via di sviluppo e non gli esperti del settore e delle coperture del rischio.

Quindi il Sud Africa si finanzia dalla UBS di Londra in sterline, questo contratto a lungo termine crea un attivo, che vuol dire che la UBS a Londra può creare, diciamo inventarsi da nuovo queste sterline a tutto questo corrisponde un deposito visibile, una linea di credito per il Sud Africa.

Ora si vuol far credere che queste sterline vengano impiegate per la crescita locale, in base a consigli e raccomandazioni sullo sviluppo e chiaramente devono essere convertite in rand sudafricano (valuta nazionale sudafricana).

Cosa succede dopo? Bene abbastanza ironicamente, quando poi essi vendono questi depositi in sterline acquistano rand sudafricani, coinvolgendo così le banche sudafricane, queste ultime almeno all’inizio, concedono un finanziamento alla UBS di Londra che sarà quindi un attivo, un vantaggio per la banca sudafricana.

Allora vedete ciò che è: il prestito dei paesi in via di sviluppo ai paesi sviluppati, i quali poi finanziano a loro volta.

Quindi la banca sudafricana genera i depositi in rand sudafricani dal niente, esattamente come le banche sempre creano denaro dal nulla e le sterline ovviamente non entrano nell’economia, non possono entrare nel sistema che noi abbiamo.

Realizziamo che questo totale indebitamento esterno è effettivamente (potreste chiamarlo una truffa) non necessario.

Le banche estere creano semplicemente il denaro dal nulla che è ciò che potrebbero fare i paesi per se stessi, creare possibilità di investimento e quindi crescita locale.

Quindi questo principio è chiaramente sbagliato, infatti non esistono “flussi di capitale internazionali” veri e propri.

Il denaro non circola nel nostro sistema basato sulle banche moderne, per giunta il denaro che viene creato dalle banche è quello che potrebbe e può essere usato dai paesi in via di sviluppo per i loro obiettivi di crescita, ma il rischio del finanziamento estero li rende dipendenti.

Riguardo alla valuta estera, è stato dimostrato come tante più merci sono esportate dai paesi deboli, tanto la loro valuta si indebolisce, pertanto i loro debiti e le tariffe locali aumentano e questo spiega come avviene aggiungendo la composizione degli interessi, questo flusso di denaro dai paesi poveri a quelli ricchi, visto tutto questo “trucco del prestare”.

Allora i paesi che necessitano di sviluppo potrebbero usare il potere di una creazione del credito beneficia assicurando che le banche finanzino localmente, che creino denaro da usare produttivamente per accrescere l’economia.

Quindi perché le raccomandazioni sbagliate ai paesi in via di sviluppo per 50/60 anni le quali evidentemente gli interessi delle banche internazionali e gli amici di quelle centrali e che hanno destabilizzato diverse economie portando problemi.

Ora è il momento di usare il potere insito nel sistema monetario per il benessere delle persone, non c’è molto tempo per entrare nell’argomento, ma tanto più si riesce a garantire che il credito bancario venga usato per quelle che nel mestiere sono chiamate transazioni “green area” (non limitanti), ma che contribuiscono alla creazione di beni e servizi, investimenti del credito produttivi che garantiranno crescita.

Questo è ciò che precisamente hanno fatto con successo le economie dell’est asiatico (Giappone, Corea, Taiwan, Cina), guidando il credito nei settori produttivi ed evitando il credito per la speculazione finanziaria che non concorre al PIL, ma crea i cicli ricorrenti di “espansione-frenata” e le crisi bancarie.

Ad esempio in Giappone si vuole che il credito si espanda tanto più velocemente rispetto al PIL, così che si creino le “bolle finanziarie” , ma lo stesso in Europa la BCE permette l’espansione del credito in Spagna, Irlanda, Portogallo e Grecia fino al 30/40% e questo ha creato i problemi che abbiamo fino ad oggi percepito.

Dobbiamo anche parlare del potere delle banche centrali perché sono le sole ad aver monitorato da vicino quello che le banche hanno fatto, hanno tutti gli strumenti per far si che la giusta somma di credito venga creata e usata per beni essenziali, attività produttive e sostenibili, senza l’esigenza di micro-gestioni, non stiamo parlando di una economia pianificata, in quanto si possono personalizzare diversi tipi di credito e lasciando certamente la decisione alle banche su quali particolari imprese ottengono il denaro.

Ma quanto ciò è fatto bene e si ottiene almeno una crescita sostenibile senza crisi vediamo che le banche centrali abusano di questo potere, ad esempio come nelle crisi asiatiche degli anni ’90 in cui le banche e le organizzazioni internazionali, che adottarono questa sequenza di strane politiche generando problemi, nello stesso modo in cui precedentemente furono adottate e imposte in Germania negli anni ‘20/’30 e per il Giappone ancora tra gli anni ‘80/’90.

È un meccanismo appunto usato anche dalle BCE per creare l’instabilità a cui assistiamo e se pensate che è facile criticare la BCE a posteriori, bene nel libro di Warner del 2003 “Princes of the Yen” spiegava che la banca centrale è troppo potente e non affidabile, concepita sul modello della tedesca REIS Bnak, una banca centrale molto negativa, non come abbastanza affermata Bundesbank, la differenza sta proprio in una completa mancanza di trasparenza con un potere che tende ad abusare come osserviamo nei cicli di espansione contrazione, che la BCE probabilmente ha architettato e nella recessione dell’eurozona.

Ora lasciatemi menzionare gli altri due principi-guida, concentrandomi solo su di uno visto il tempo limitato.

Il fatto che politiche di libero mercato sono necessarie e sufficienti ad assicurare stabilità, crescita e sviluppo sostenibili.

Il fatto che politiche di libero mercato sono necessarie e sufficienti ad assicurare stabilità, crescita e sviluppo sostenibili è contradetto dalle evidenze empiriche che potete controllare voi stessi.

Manciuria 1930, Giappone da anni ’30 a ’80, Taiwan, Corea, Cina o addirittura l’Inghilterra dal 15° secolo in poi in cui avevamo politiche di tutela dell’industria, lavoro minorile nell’industria oppure gli Stati Uniti nel 19° secolo o la Germania negli anni ’20, dunque questo potere dei mercati può essere un successo solo se intelligentemente diretto non c’è nessun paese che sia diventato una più importante economia solo basandosi sulle politiche di libero mercato.

Semmai abbiamo visto il successo di una guida economica strutturata su un disegno istituzionale cosciente e sul controllo delle banche di credito.

Quindi questa argomentazione non è vera e sul fatto che il libero commercio possa consegnare crescita sviluppo, prosperità ed autonomia economica.

Io penso che l’Africa e l’America Latina diano numerosi esempi per contraddire ciò.

Ciò che abbiamo osservato nello sviluppo è una crescente ineguaglianza, nonché dipendenza politico-economica.

Si potrebbe anche sostenere che il “Consenso di Washington” non ha perseguito, ma prevenuto lo sviluppo inoltre a sostituire il sistema coloniale con il suo equivalente economico/finanziario.

Cosa che spiega perché all’improvviso quando i paesi furono decolonizzati, fu deciso che c’era bisogno di un economia dello sviluppo, già pronta, e così avvenne.

Ma c’è un approccio alternativo allo sviluppo, come osservato nel modello economico dell’Est Asiatico ed è basato su politiche di economia locale, per permettere l’utilizzo del potere che le banche ricevono di creare il credito e impiegarlo per migliorare qualità della vita, protezione dell’ambiente.

Questo è ciò che dobbiamo introdurre, sostenibilità perseguendo politiche ragionevoli, che non creino dipendenza economica, problemi di debito internazionale il quale è stato utilizzato per arrivare al controllo delle risorse locali da parte dei creditori esteri.

Tutto questo può essere evitato o comunque invertito passo dopo passo, con le giuste politiche.

Concludo con l’ultimo punto, un aspetto importante è che le persone devono essere legittimate/abilitate e deve avvenire al livello delle comunità locali, esse devono essere abilitate.

Ci si può riappropriare del potere di creare denaro per le persone, a cui questo appartiene collegando una comunità di banche no-profit indipendenti.

Ora se qualcuno pensasse che questa è tutta una piacevole storia ma non potrà avverarsi, dovrebbe notare che questo è successo in Germani negli ultimi 200 anni è il cuore del successo dell’economia tedesca lungo questo periodo.

Il 70% delle banche in Germania non opera per il profitto, ma sono banche locali per la comunità che hanno finanziato piccole aziende che poi sono diventate grandi esportatrici e parliamo di piccole imprese familiari, cioè la spina dorsale delle piccole e medie imprese e della crescita e stabilità nell’economia tedesca.

Questo può essere fatto anche in altri paesi, noi lo stiamo facendo nel Regno Unito impostando banche per la comunità.

Qui visto il potere della City (di Londra) la resistenza è stata forte per 200 anni

Ed abbiamo 5 banche che controllano l’intero mercato bancario, che finanziano esclusivamente grandi aziende, che predispongono fondi speculativi, fondi privati per la speculazione finanziaria come voi sapete.

Stiamo lavorando per introdurre banche locali del Hampshire che potranno avviarsi nell’arco di due anni, così come vorremmo introdurle nel resto del Regno Unito infatti anche altri paesi oggi tengono in considerazione questo modello.

2.11.1 Come le banche creano denaro

Cos’è che non va nel nostro sistema finanziario? Vorrei porre cinque quesiti e rispondervi.

Primo: Da dove viene questo denaro, in breve? Dato che abbiamo qui, un pubblico piuttosto istruito.

Secondo: Cosa causa i ricorrenti cicli di espansione frenata e di crisi?

Tali eventi ricorrenti, si osservano in tutto il mondo e sono più di 100 solo negli ultimi 40 anni.

Terzo: Quale condotta, storicamente fondata su evidenze empiriche, è stata più efficace nell’evitare questi cicli che osserviamo così frequentemente?

Quarto: Quale tipo di struttura del sistema bancario ha ottenuto gli stessi risultati di questo tipo di condotta?

Quinto: Perché c’è recessione in UK, cosa necessario per porvi fine?

Quindi iniziamo stabilendo che il denaro proviene dalle banche che esse in UK creano il 97% della massa monetaria.

Non è il governo, non è la banca centrale: sono le banche commerciali le creatrici della massa monetaria. Come fanno questo?

Quando qualcuno riceve un prestito, la banca semplicemente finge che il mutuatario/prenditore abbia versato il denaro in forma di deposito quando in realtà, sicuramente né il mutuatario, né la banca, né chiunque altro ha versato o trasferito soldi sul conto del cliente.

Quindi ciò che la banca fa è creare un deposito fittizio e dal momento che le banche sono le contabili ed esecutrici del Sistema di regolamento delle transazioni economiche nessuno è in grado di spiegare la differenza tra deposito reale e deposito fittizio, ma ovviamente noi sappiamo da dati aggregati che i depositi fittizi dominano per il 97% della massa monetaria.

Posso dire, specialmente parlando in questa sede: l’Istituto dei Dottori Commercialisti in Inghilterra e Wales (ICAEW) che noi crediamo le banche come oneste commercialiste, ma in realtà sono contabili molto “creative”.

Che dire delle altre forme di massa monetaria? Parlo del fatto che ci sono altre forme di denaro ad esempio le banconote della Bank of England, o nel caso speciale di Scozia e Irlanda del Nord in cui le banche commerciali emettono cartamoneta, in massa molto molto piccola la Bank of England emette circa il 3% della massa monetaria attraverso emissione di titoli/obbligazioni e chiaramente queste sono delle gocce nell’oceano, se la vediamo in rapporto alle transazioni economiche, sono minuscole.

Che dire di questo quantitative easing di cui abbiamo sentito parlare? Esso principalmente crea un altro tipo di denaro se vogliamo, si tratta del “potere di acquisto attivo” (purchasing assest) della banca centrale, che risulta nel suo accumulo di crediti bancari, in forma di riserva della banca centrale.

Ora, questo è denaro che sta nella banca centrale e mai esce dalla banca centrale, non circola nell’economia, perciò non può direttamente aiutare l’economia.

Quindi ciò di cui abbiamo bisogno attualmente è la creazione di credito bancario siamo interamente dipendenti dall’azione delle banche perché sono le sole che creano e assegnano la massa monetaria.

Esse decidono anche chi ottiene il denaro, il credito e per quale scopo.

Queste loro decisioni, per forza di cose, plasmano il panorama economico e ancora, strano a dirsi, nessuno chiede alle banche la sicurezza che, quando esse prendono questa cruciale decisione sia fatto nel giusto modo e per cose giuste.

Nessuna normativa richiede alle banche di separare l’utilizzo dei loro fondi.

In realtà ci sono regolamenti come quello di Basilea in materia di adeguatezza patrimoniale che puniscono le banche che operano al di sotto dei principi del “corretto finanziamento” ad esempio dando credito alle PMI (SMIs) produttive incoraggiandole e premiandole nel fare operazioni speculative come ad esempio si fa nel mercato immobiliare.

Quindi le banche sono coloro che decidono e nessuno dice loro come dirigere le proprie decisioni per servire l’economia ed i suoi bisogni e il bene comune così loro lo fanno per massimizzare i loro profitti e bonus.

Tali decisioni possono controllare i buoni e cattivi esiti, infatti recentemente e tristemente vediamo gli effetti negativi.

Ora la seconda domanda. Cosa causa i ricorrenti cicli di esapnzione-contrazione crisi è un grande mistero in quanto economia e finanza hanno trascurato la relatà della creazione di credito bancario, personalmente sono in grado questo mosaico.

Ad oggi sono più di vent’anni che propongo un modello molto semplice che spieghi questi cicli, e diversi altri misteri, per cui occorre separare questo tipo di creazione monetaria, cioè la creazione del credito bancario in due canali: uno per il denaro usato per transazioni-PIL, cioè quello cha va nell’economia relae e concorre a determinare il PIL e l’altro per il credito bancario impiegato in transazioni finanziarie che non concorrono al PIL ,quindi capitela attivo (Capital gains) orientato al determinarsi dei “prezzi delle attività” (assets prices) e del “valore degli strumenti del mercato finanziario” (assets market) e sono sempre insostenibili, quindi se vedete il loro espandersi porterà sempre problemi insostenibili perché è evidente che non c’è reale generazione di guadagni in entrata che potrebbero ripagare i “prestiti”.

Tutto ciò che troviamo, sono plusvalenze/utili/guadagni che sono determinati dalla stessa creazione del credito.

È uno schema ponzi insostenibile che può solo finire in lacrime.

Quindi se separate la creazione del credito in questi canali è abbastanza ovvio ciò che avviene quindi vediamo in breve tre scenari: quando il credito è utile all’economia reale, anche se ci sono “buoni” e “cattivi” crediti si può avere la giusta crescita e il giusto guadagno, senza inflazione, visto che il credito è usato per scopi benefici/produttivi ne conseguenze più creazione monetaria però impiegata per creare altri beni e servizi, implementare nuove tecnologie accrescere la produttività, e ovviamente non si ha pressione inflazionistica perché si fanno e ci sono cose che hanno “valore intrinseco altamente apprezzato” che va a sostenere la creazione monetaria.

Certamente l’inflazione senza crescita avviene quando il credito è creato dalle banche per transizioni-PIL e non per investimenti, ma per il semplice consumo cioè ai consumatori da la creazione monetaria a cui corrisponde l’ammontare di beni e servizi, ma quando poi non ci sono beni e servizi ovviamente i prezzi salgono.

Poi abbiamo la creazione del credito per transazioni che non concorrono al PIL questo è credito da attività finanziarie che conducono ad un’inflazione tossica e ai cicli di espansione-frenata ricorrenti in breve, dev’essere chiaro che l’espansione connessa alla creazione di credito “tossico” precede sempre la crisi nel momento in cui potete vedere che questo credito finanziario è cresciuto parlo di ciò che il grafico mostra: credito finanziario in Giappone che dal 15% del credito totale raddoppia al 30% in 10 anni.

Nel Regno Unito il credito per l’economia reale, in cui sono inclusi i prestiti ipotecari è calcolato solo al 22% di tutte le attività bancarie negli scorsi 10 anni.

La maggioranza di questi fattori non aiuta l’economia, quindi ciò che abbiamo è un credito finanziario “fuori controllo” e questo crea le crisi.

Qui abbiamo due esempi Irlanda e Spagna , cito queste, ma una lista di esempi dall’Islanda alla Grecia potremmo mostrare, quando la linea blu è in vantaggio rispetto alla linea rosa/fucsia, questo credito finanziario (linea blu) supera il totale della creazione di credito abbiamo così credito finanziario che supera il PIL, abbiamo la nascita di bolle speculative che ci portano a queste crisi ricorrenti.

Ora, velocemente e arrivando alle ultime due domande:

Quale condotta, è stata storicamente più efficace nell’evitare questi cicli e crsi tossiche? Questo è l’orientamento del credito per cui la banca centrale interviene nelle decisioni sul credito bancario decidendo di non produrre “cattivo crdito”, cioè credito finanziario ma di dare credito per scopi benefici.

Questo è efficace anche perché la banca centrale ha l’autorità di regolamentare vis-à-vis con le banche, diversamente dal Tesoro del Ministero delle Finanze, ed esse ascoltano in quanto hanno bisogno della banca centrale per continuare ad essere solvibili nel mercato bancario, quindi obbediscono.

Qui troviamo il cuore del modello di “miracolo economico” dell’Est Asiatico, introdotto dal Giappone ed allo stesso modo in Corea e poi copiato dalla Cina, un modello di orientamento del credito in cui la banca centrale riduce il “cattivo credito” ed avvantaggia il “credito produttivo”.

Ora qualche persona dirà che questa “destinazione/assegnazione del credito” riprende uno stile da stato sovietico ma non è così: non c’è, per caso, bisogno di micro-gestione locale? Non c’è, per caso bisogno di dire esattamente alle banche a chi prestare?.

È così che si affronta questa faccenda nociva, dicendo no al credito per la speculazione finanziaria.

Io credo che non possiamo eliminare la speculazione come qualcuno propone, penso che sia impossibile e che non sia nemmeno necessario.

Si deve escludere la creazione bancaria di credito fatta per attività speculative, non si deve permettere alle banche di accedere a questa prerogativa sovrana della creazione monetaria e come risultato si saranno evitate le bolle finanziarie.

Ricordate che il credito è sempre assegnato dalle banche, quindi occorre avere ala sicurezza che sia destinato in modi ragionevoli.

L’altra possibilità è la moneta di stato nel cui modello le banche sono esclusivamente intermediarie perché il denaro potrebbe essere più sicuro con un intermediario delle riserve invece che con la banca.

È un sistema molto datato che abbiamo in questo caso.

Ora, quale tipo di struttura del sistema bancario ha ottenuto gli stessi risultati di questo tipo di condotta? L’esempio chiave è la struttura delle banche tedesche in cui c’è il 42.9% di casse di risparmio e un altro 27% di banche cooperative, così il 70% del settore bancario opera non per il profitto, ma per finanziamento di scopi produttivi in questo modo non c’è bisogno di un regime di condotta che orienti il credito e questa è un’altra via per raggiungere l’obiettivo.

Finalmente vediamo perché siamo in recessione, avete visto a proposito della nostra “quantity theory of credit” (e sono felice che la finanza sappia che è accettata dalle accademie) che continua ad esserci “conflitto” a contornarla.

Sono felice che questo approccio sia stato adottato.

Dunque, siamo in recessione perché non c’è credito per transazioni-PIL, molto semplicemente, esso è stato diminuito in base agli ultimi dati al 1.4% (dati di marzo 2013), pertanto non possiamo attenderci che aumenti il PIL.

Quindi abbiamo bisogno di espanderlo e le possibili vie per farlo più velocemente.

Secondo la mia ultima opinione sarebbe di re-intermediare il debito pubblico facendo entrare il Tesoro in un contratto a lungo termine con le banche, siccome esse sono le creatici della massa monetaria.

2.11.2 Richard Werner parla delle banche centrali e delle crisi economiche

Lev Tolstoj ci ha detto delle cose profonde circa il denaro e l’economia e non è così noto che egli abbia consegnato una profonda analisi sul denaro, e ci sono voluti decenni per scoprirla in quanto in Occidente non è così conosciuta, ma chiarisce che il denaro è stato usato come strumento di potere per colpire abilmente le persone, ed egli descrive molto bene il sistema di debito e controllo in seno al sistema bancario che incomincia nel 17° secolo nella City di Londra.

Analizziamo il grande progetto dello sviluppo economico e la differenza tra vero sviluppo e crescita del PIL.

Vedendo il progetto del “report sullo sviluppo del continente euro-asiatico”, la cosa che particolarmente ci ha colpito è vedere lo sviluppo di alcuni successi economici del 20° sec. Nell’est asiatico: Corea, Giappone, Taiwan e Cina.

Lo sviluppo economico del Giappone iniziò negli anni ’30 con il progetto che era incentrato sulle ferrovie in Manciuria, la compagnia delle ferrovie del Sud Manciuria fu il centro di ciò che successivamente divenne lo sviluppo giapponese del dopoguerra.

Il dipartimento di ricerca della Compagnia delle Ferrovie del Sud Manciuria era ed è oggi inteso come leggendario, molti dei personaggi chiave del dopoguerra si possono trovare, originariamente negli ’30, proprio in questo dipartimento di ricerca che aveva piani pioneristici per uno sviluppo economico rapido e sostenibile che furono ampiamente implementati nel dopoguerra.

La nozione di una linea di sviluppo Trans-Euro-Asiatico è importante non solo per la Russia, ma per l’Europa, l’Asia e il Mondo.

Posso subito segnalare come l’Europa Occidentale sarebbe uno dei maggiori beneficiari, ed avrebbe più motivazione in questa epoca in cui ci sono molti sviluppi geopolitici che vanno avanti, e penso che ora sia importante, in senso strategico, da una prospettiva politica oltre a quella economica, perché mostra un’alternativa di sviluppo allettante per paesi dell’Europa Occidentale, e pure a quelli dell’Est, rispetto a ciò che sta accadendo, cioè rispetto ad un sistema dominante che si usa definire “Unione Europea dei paesi democratici” , ma in pratica si trova sotto un’importante influenza da parte degli Stati Uniti, con caratteristiche di cui molte persone sono oggi stanche, in quanto hanno grandi oneri e molte pressioni, ed anche perché all’Europa è stato chiesto di imporre delle sanzioni alla Russia le quali sono dolorose anche per l’Europa e non solo per l’America.

Lo sviluppo Trans-Euro-Asiatico è davvero un grande progetto, un mega-progetto, quindi la domanda-chiave è: Come possono tali progetti, pensando ai possibili benefici, essere finanziati? .

La risposta, in breve, è : non è possibile che il denaro sia un problema, perché che cos’è il denaro?.

Intanto diciamo che il denaro è semplicemente creato e prodotto dall’uomo, non è altro che un costrutto sociale per citare il filosofo tedesco George Simmel che espose ciò molto chiaramente.

Partiamo da un evento che ha sconvolto molti osservatori, dal Nord America all’Europa, i quali in precedenza si erano compiaciuti del fatto che il paradigma neo-liberale cosiddetto “libero mercato” avesse prevalso, fosse ben consolidato e che tutto andasse bene.

Improvvisamente nel Settembre/Ottobre 2008, qui vedete solo la lista di ottobre 2008 ma ci sarebbero altre banche, accade che queste vanno in bancarotte, falliscono, alcune vengono salvate altre no, come Lehman Brothers; tutte erano insolventi, inclusi nomi che erano affermati da tempo come Lloyds Bank nel Regno Unito, Royal Bank of Scotland (una delle più storiche, fin dal 17° secolo), e altre banche negli USA e Europa.

Una massiccia crisi bancaria che non doveva avvenire.

Così diversi osservatori negli Stati Uniti e nel Regno Unito hanno iniziato a porre delle domande: Lord Adair Turner, che al tempo era Presidente della Financial Supervisory Authority cioè uno dei grandi regolatori del settore bancario e finanziario, pone le seguenti domande:

Qual è la funzione delle banche?

Cosa rende le banche utili socialmente?

Qual è il giusto ruolo delle banche nell’economia?

Come possiamo rendere di nuovo utili socialmente le banche?

Come possiamo evitare queste crisi?

E chiaramente la nostra definizione di “socialmente utile” dovrebbe includere cose come uno sviluppo economico sostenibile della tipologia corretta.

Anche tra gli economisti dalle opinioni più tradizionali, ben assestate in una corrente neo-liberista, a causa di questa crisi, si sono dovuti ripensare dei concetti fondamentali.

Simon Johnson del MIT e del Peterson Institute di Washington, tra i gruppi di economisti ufficiali di stampo neo-liberista, “neo-classico”, è concorde sul fatto che l’economia è in crisi, quindi, anche l’approccio che è diventato dominante in economia è in crisi, non tanto il sistema bancario.

Joe Stiglitz aveva già detto, anni prima della crisi, che è precisamente quando la politica monetaria diventa di importanza cruciale, come durante un post-crisi, che falliscono drammaticamente i modelli economici ufficiali, questo perché non si comprendono degli aspetti-chiave dell’istituzione finanziaria, si fanno diversi assunti quali la perfezione dei mercati finanziari; vedete qui la citazione di Stiglizt e Greenwald: se i mercati finanziari non fossero stati perfetti (e la crisi prova di fatto che non lo erano) molte teorie tradizionali sarebbero crollate.

Espresso in forma di eufemismo perché ovviamente tutte le teorie della “corrente ufficiale” sono crollate, quindi anche l’astuta ideologia del libero mercato.

Il maestro Alan Greenspan durante un congresso in cui i partecipanti lo sottoponevano ad un esame incrociato essendo una specie di icona, egli ha dovuto ammettere che si, la sua comprensione dei mercati è stata parzialmente sbagliata, egli ha riconosciuto che c’è qualcosa nel sistema di libero mercato e nel suo approccio tradizionale che è fondamentalmente sbagliato.

La Federal Reserve Bank è di certo il centro del sistema monetario internazionale a cui il sig. Yakunin si riferisce, il sistema a base dollaro.

Il vice-presidente della Federal Reserve Donald Kohn disse, un anno dopo la crisi, che è corretto dire che i modelli economici applicati dalla Federal Reserve, che sono gli stessi usati dalle principali accademie ed università, hanno un problema, cioè prevedono un ruolo limitato per la concessione di credito e per l’intermediazione finanziaria.

I movimenti dei prezzi delle attività sui mercati e l’approvvigionamento di moneta, legati all’attività economica, non stati ben contemplati nei modelli usati dalle banche centrali.

Sempre si tratta di eufemismi quando un “banchiere centrale” parla dei modelli che sono applicati dalle banche stesse.

La verità fu che, quando avvenne la crisi, i giornalisti vollero delle dichiarazioni e rivolgendosi ai professori di economia del MIT o di Havard, chiedendo: “Lehman Brothers è fallita può commentare?”.

Qual è stata l’onesta risposta di questi professori di economia? : “no, non posso commentare, mi dispiace”.

Il giornalista sicuramente chiede perché: “Perché nessuno dei miei modelli e teorie include le banche”.

Questi sono i fatti ad oggi: le banche non sono parte di questi modelli/teorie.

Ovviamente, essi non hanno dato una risposta onesta, perché non è un tema a cui a loro piace dare rilievo.

Dunque le crisi bancarie di fatto non sono nulla di nuovo; quando Werner pubblicò il libro “New Paradigm in Macroeconomics” nel 2005, c’erano diversi capitoli sulle ricorrenti crisi bancarie e il perché un’altra sembrava poter ricapitare, c’erano diversi capitoli sulle ricorrenti crisi bancarie e il perché un’altra sembrava poter ricapitare, ed ancora è sempre la stessa cosa, pensate alle crisi Asiatiche (Giappone, Thailandia, Corea, Indonesia) alle crisi Sudamericane, alle molte transizioni economiche nell’Est Europa, Asia Centrale, infatti solo negli anni ’80 e ’90, in queste due decadi sono avvenute circa 100 crisi bancarie.

Le loro caratteristiche comuni sono: crediti deteriorati/non redditizi nel sistema bancario, bancarotte e fallimenti di molte aziende, disoccupazione, deterioramento della situazione di bilancio del governo, debito pubblico, il PIL in caduta e problemi sempre maggiori.

Ovviamente tutto legato ad una cattiva assegnazione delle risorse.

Che cosa hanno detto il FMI, la Banca Mondiale, il Tesoro US, i quali tendono a dare molti consigli in questi casi, che hanno detto sul perché la crisi ha colpito l’America? .

Dicono: “Non si possono soccorrere quelle banche, bisogna lasciarle fallire che si dovrebbe fare meno affidamento sulle banche e più sui mercati finanziari, che si dovrebbero attuare riforme strutturali, occorre deregolamentare liberalizzare, privatizzare. Come a dire: “Se avvengono delle crisi non c’è da stupirsi fintanto che non si possiede un sistema di libero mercato come il nostro, se disponi di un libero mercato finanziario non avrai più crisi”.

Questo ciò che dicevano fino al Settembre 2008.

Ma poi non hanno fatto quello che dicevano, alla fine salvarono quasi tutte le banche tranne una, infrangendo ognuna delle raccomandazioni che avevano dato anche se in realtà non si tratta di consigli, il condizionamento del FMI fu piuttosto un atto di forza abbastanza rigoroso.

Le politiche suggerite in queste situazioni critiche includono: criteri per il prestito più severi, principi contabili più rigorosi, capitali maggiori, maggiori fondi per le perdite e che venissero vendute ai cosiddetti partner esteri strategici.

Mi trovavo in Thailandia, durante la crisi asiatica, alla Asian Development Bank, e si aveva a che fare con ciò che le persone del FMI distribuiscono come consigli e cercavo di spiegare al governo Tailandese e al Ministro delle Finanze che queste politiche sono quelle sbagliate.

Se c’è recessione le banche non prestano denaro e con queste politiche ci sarebbero ancora meno prestiti e più recessione.

La cosa strana è che abbiamo più di 100 crisi bancarie negli ultimi 30 anni, sempre con la stessa configurazione, ogni volta, anche nella crisi del 2008, nei vari paesi coinvolti, si è ripetuto lo stesso schema.

Perché non impariamo la lezione?

Effettivamente la prima lezione di queste crisi bancarie è che in qualche modo gli organi decisionali non vogliono imparare la lezione.

Inoltre osserviamo che il numero e la forza delle crisi bancarie in realtà aumenta molto chiaramente.

Infatti in linea con un altro sviluppo, il risultato è l’aumento dell’indipendenza delle banche centrali, come avvenuto nel mondo durante questi 30 anni, più e più banche centrali hanno acquisito maggiore indipendenza.

Quando la WCB (West Central Bank) rilascia le proprie dichiarazioni, se fate a ricerca delle parole chiave cercando la parola “stabilità”, avrete un alto riscontro.

Sempre e solo “stabilità”, una cosa che però non possiamo ottenere, soprattutto se cresce l’indipendenza delle banche centrali, questa è una semplice osservazione empirica.

Allora quali sono le ragioni e quali altre lezioni dobbiamo imparare?

Per quanto riguarda la spiegazione non possiamo spiegarla attraverso le teorie economiche tradizionali.

Le chiamano “anomalie” perché quando abbiamo delle teorie basate sul metodo didattico, su assiomi e assunti che noi sappiamo essere giusti; queste teorie si contraddicono per il semplice fatto empirico di voler sostenere che la realtà è sbagliata e le teorie sono giuste.

Quindi la realtà è anormale, è l’anomalia.

Ma il numero di queste anomalie è cresciuto tremendamente, eccole qui elencate:

La velocità di declino;

l’instabilità della funzione delle domanda di moneta;

L’anomalia del reperimento del denaro.

Il ruolo delle banche che empiricamente è riconosciuto, ma non ha una codificazione nelle teorie, il fatto che i finanziamenti bancari non sembrano comportarsi in linea con le teorie, l’anomalia delle crisi bancarie ricorrenti, le lacune nell’efficacia delle politiche fiscali e delle politiche sugli interessi.

Infatti possiamo vedere la correlazione molto strana tra tassi di interesse e crescita economica, la quale è effettivamente in contrasto con le teorie.

E così via, è incluso il miracolo economico dell’Est Asiatico, anch’esso non sarebbe dovuto avvenire, in primo luogo perché queste economie non sono economie deregolamentate, liberalizzate e privatizzate.

È ora di considerare, a seguito di questa lista di problemi che contraddicono le teorie tradizionali, la possibilità che siano le teorie ad essere sbagliate ed che sia la realtà ad insegnarci qualcosa, non dovremmo avere dubbi in merito.

Adesso testiamo le principali teorie, per quanto riguarda queste teorie sono state ovviamente sviluppate nel Regno Unito o negli Stati Uniti, ci dobbiamo credere come il senatore romano Seneca : “Cui bono?” cioè “Chi ne beneficia?”.

Quando la Britannia era la prima potenza economica e politica, l’economia classica veniva sviluppata ed insegnata al mondo e poi l’America andò oltre e continuando con la moderna, nuova economia classica.

Dunque c’è qualcosa in comune tra essi, due cose, quindi possiamo testare questi modelli tutti insieme:

Modello Classico;

Keynesiano (Modello IS-LM e la Curva di Philips);

Neo-classico (Inclusa l’economia russa dalla previsione dei cicli degli affari reali);

Il modello fiscalista post-Keynesiano.

Hanno tutti in comune che tutti modellano il collegamento tra moneta ed economia attraverso l’equazione quantitativa che è una semplice formula: MV=PY dove MV sta per Moneta per la sua velocità di circolazione, cioè il denaro effettivo, il prodotto è uguale a P che sta per il livello medio dei prezzi in rapporto a Y che è il PIL reale, PY è il PIL nominale.

Nella equazione il PIL nominale (PY) è uguale al Denaro (MV) usato nelle transazioni che partecipano alla crescita del PIL nominale, o qualcosa di simile, ma la velocità deve essere costante, stabile o prevedibile, se non lo è non possiamo avere idea di come la Moneta sia legata all’economia, non possiamo testarla perché è una vecchia teoria che è stata ampiamente utilizzata al di sopra delle altre.

Il secondo punto è che tutte enfatizzano i tassi di interesse, sappiamo quando leggiamo nei quotidiani di qualche questione economica vi troviamo sempre i tassi di interesse, dichiarazioni delle banche centrali: tassi di interesse.

Analizzando velocemente questi due fattori: la Velocità deve essere stabile, ma ciò che osserviamo già dagli anni ’80 è che la velocità sta collassando, prima va al ribasso e poi collassa.

Possiamo trovare molti articoli negli anni ’80, di ricercatori che affrontano questo problema: la velocità di declino o l’instabilità della funzione della domanda di moneta.

La moneta non ha un collegamento stabile con l’economia, quindi come è possibile usare le politiche monetarie per controllare l’economia? .

Questo è anche conosciuto come il mistero del denaro pubblico perduto, perché mentre il PIL cresce la massa monetaria cresce molto più velocemente: Dove finisce questo denaro? .

Essa fu chiamata dai principali ricercatori nel settore delle banche centrali alla Federal Reserve Bank (Belongia e Chalfant) “un’anomalia globale incomprensibile”.

Il professore Goodhart nel Regno Unito ha detto: “questa relazione quantitativa (MV=PY) è andata in pezzi nel corso degli anni ‘80”, ovviamente negli anni ’90 e da allora è andata ancora peggio.

Il fatto è che c’è qualcosa di sbagliato qui, questa teoria non funziona, non regge, questo significa che tutte le teorie tradizionali crollano, perché questo è il primo pilastro che si sono costruite cioè il rispettivo collegamento tra moneta ed economia.

Il ricercatore della Federal Reserve J.Boughton disse: “un tempo considerata un pilastro dei modelli macroeconomici, adesso è una delle pietre con le fondamenta più deboli”.

Passiamo al secondo pilastro di questi macro-modelli: il ruolo dei tassi di interesse.

I banchieri “centrali”, gli specialisti, i Media occidentali per decenni hanno avuto la certezza che essi fossero elemento cruciale, che fossero la variabile-chiave dell’economia.

La storia già la conosciamo e si dice che i tassi bassi stimolino l’economia mentre che i tassi la rallentano, quindi è essenziale quello che fanno i tassi in quanto essi sarebbero un fattore trainante.

Questa storia è stata riproposta veramente molte volte, ovviamente essa è ben consolidata, l’abbiamo sentita spesso e sono stati condotti migliaia e migliaia di test, ma sapete, fu un tedesco infame Joseph Goebbels di cui si dice che abbia detto (e credo nessuno abbia mai confermato ciò): “se vuoi far passare una bugia devi assicurarti di raccontarne una più grande”.

Perché se è una grande bugia le persone potrebbero non immaginare che essa lo sia davvero, mentre le piccole bugie, beh, a volte capitano.

Bene, è questa la verità o è la grande bugia? Quali sono le evidenze empiriche, che ci fanno dire che i tassi di interesse sono cruciali? .

Sicuramente ci sono centinaia di pagine le quali dimostrano che non c’è nessuna conferma empirica, neanche un pezzetto.

Perché questa storia dei tassi di interesse non proviene dalla realtà empirica, ma al 100% dalla teoria, è una proposizione teorica.

Guardando ai fatti, possiamo vedere i dati dal Giappone e dagli USA a sinistra abbiamo i grafici a dispersione che riportano i tassi di interesse e la crescita economica, ovviamente viviamo in un modo nominale e sono tutti calcoli nominali, sull’asse verticale per il Giappone avete tassi a breve termine, sull’asse orizzontale il PIL nominale.

Per gli Stati Uniti i tassi a lungo termine, si possono anche scambiare ed è lo stesso risultato ma appunto gli USA testiamo i rendimenti dei buoni del tesoro a 10 anni sull’asse verticale, e la crescita del PIL nominale su quello orizzontale.

Ad ogni modo, occorre guardare alla crescita del PIL nominale, che è una variabile-chiave, ma perché è sempre molto difficile da ottenere?.

Molte delle agenzie di statistica non lo pubblicano, semplicemente, rimane ben nascosto, negli Stati Uniti non pubblicano più i dati del PIL nominale destagionalizzato dal 2005, il che fa insospettire.

Essi pubblicano dei dati ritoccati che chiamano “dati destagionalizzati”.

Quindi si cerca di avere la sequenza originale e poi usa il grafico a dispersione cosa vediamo nelle correlazione tra tassi di interesse e crescita? .

Penso che possiamo concordare sul fatto che dovrebbe essere la “correlazione positiva”: quindi crescita bassa e tassi bassi oppure crescita alta e tassi alti che vanno di pari passo.

Ma Ricordiamo che la teoria ufficiale suppone una correlazione negativa inversa: crescita bassa e tassi alti e viceversa.

Bene, forse nei diagrammi risulterà spiegato meglio, i due grafici di destra riportano la tempistica, in quello in alto a destra la linea nera è il PIL giapponese e la linea arancione è il tasso d’interesse a breve termine della banca centrale.

È molto chiaro che il PIL fa da guida, quindi nel 1987 il PIL accellerò, i tassi di interesse che erano bassi presero a salire, così il PIL arrivò ad un picco e dopo crollò e a ruota anche i tassi di interesse crollarono.

Tutti sappiamo che le banche centrali sono un passo indietro, lo sono sempre e vale per qualsiasi paese.

Vuol dire che i tassi d’interesse a breve termine seguono sempre la crescita, ne sono un risultato, e il risultato non può essere allo stesso tempo la causa, non importa ciò che vi racconto.

Allora si dirà, ammettendo che così fanno tutte le banche centrali, che il settore di mercato più liquido nel mondo, il mercato del Tesoro US è sicuramente differente da esse, lì sono i più abili nel mercato obbligazionario e di certo i tassi di interesse risulteranno come le guida e con ciò salveremo altre teorie.

Guardando più in basso a destra i rendimenti dei buoni del tesoro US a 10 anni (titoli benchmark) rappresentati dalla linea rosa e la linea nera rappresenta la crescita del PIL nominale degli Stati Uniti.

Ciò che possiamo osservare particolarmente negli anni ’80 è che i tassi di interesse seguono la crescita.

Vendendo il culmine e poi la discesa ai minimi del PIL: la linea nera sempre per prima e poi tassi di interesse seguono di conseguenza a volta un anno dopo, questo è l’efficiente mercato obbligazionario dei bond.

Quindi il fatto è che i tassi di interesse seguono l’economia.

La storia ufficiale per cui i tassi alti stanno alla crescita bassa e i tassi bassi alla crescita alta è sbagliata sotto due aspetti:

La correlazione tra i due fattori non è inversa, ma positiva (diretta);

La casualità o per essere precisi la casualità statistica, non va dai tassi di interesse, all’indice di crescita ma dalla crescita verso i tassi di interesse, siamo stati ingannati.

Questa è l’osservazione empirica dei fatti.

Ovviamente significa che i tassi di interesse non possono essere utilizzati come strumento per manipolare l’economia.

Allora perché le banche centrali ci dicono: “abbassiamo i tassi di interesse per stimolare l’economia” se è una dichiarazione falsa? .

Dovrebbero dirci: “Noi abbassiamo i tassi di interesse perché abbiamo analizzato un rallentamento dell’economia e sappiamo che i tassi seguono la crescita”.

Di conseguenza non si può controllare la crescita attraverso i tassi di interesse, ciò porta ad un’latra domanda: Che cosa determina la crescita economica?

Non è il prezzo del denaro con i tassi di interesse, magari è la quantità di denaro.

Tra l’altro gli psicologi chiamano ciò dissonanza cognitiva in quanto molti di noi hanno notato queste contraddizioni nei dati che mostrano chiaramente che i tassi di interesse la crescita, che le banche sempre stanno un passo indietro, anche se sappiamo che la teoria è sbagliata, a volte le presone fanno cose curiose come vivere insieme alle contraddizioni, appunto una dissonanza cognitiva.

Quindi abbiamo l’implicazione per cui le banche centrali non possono usare i tassi di interesse per controllare l’economia.

Da dove proviene la decisione sul ruolo cruciale dei tassi di interesse? Proviene dalla teoria come dicevo.

Dunque forse i più fortunati di voi non hanno studiato economia, non è qualcosa di cui vergognarsi, piuttosto una fortuna.

Un conto è la panoramica su quale tipo di economia può essere utile, ma lo studio di così tanti modelli che sono stati pensati e francamente non sarebbe tempo ben speso.

Quindi facciamo un corso intensivo per coloro che non hanno fatto economia, bastano 5 minuti e risparmiate i 3-4 anni di studio universitario, c’è un solo grafico in economia, lo vedete qui, abbiamo due assi, su quello verticale abbiamo il Prezzo, il quale può essere qualsiasi prezzo.

Prezzo di oggetti, del denaro, degli interessi, di un marchio o degli stipendi poi sull’asse orizzontale abbiamo la Quantità: del denaro, del credito, dei marchi, e poi abbiamo un’asse delle domanda (D) con inclinazione a scendere ad un asse dell’offerta (S) con inclinazione a salire, e ovviamente li dove si intersecano c’è l’Equilibrio, ed i prezzi sono regolati per ottenere questo equilibrio.

Chi ha fatto un po’ di economia sa che ci è stato spiegato questo Equilibrio in certi termini, e se siamo certi che gli economisti sulle questioni complesse forse nelle cose semplici come questa mostrano di essere nel giusto.

Osservate le scritte piccole, questa teoria realmente dice che se, e solo se, i presupposti seguenti sussistono questa è la lista:

Informazione perfetta;

Mercati completi;

Competizione perfetta;

Adeguamento dei prezzi istantaneo;

Zero costi di transizione;

Nessun limite di tempo;

Accrescimento dei profitti per merito della razionalità dell’operatore;

Nessuno è influenzato in nessun modo dalle azione di altre persone.

Se tutti questi presupposti sussistono allora poi osserviamo che il Prezzo va ad equilibrare Domanda e Offerta e di conseguenza si può sfruttare l’equilibrio economico.

Cerchiamo di essere un po’ scientifici e proviamo ad essere generosi verso i propositi di questa teoria.

Essendo precisi, quale può essere la probabilità che tutti questi presupposti sussistano? Cioè la probabilità di un presupposto di sussistere?.

Diamo loro di più di quel che ci aspettiamo, sappiamo che un 50% chiaramente non è la realtà, ma stabiliamo lo stesso il 55% essendo molto generosi.

Abbiamo il 55% di possibilità per ogni presupposto e abbiamo 8 presupposti, qual è la probabilità che sussistano tutti insieme, che ci sia la congiunzione delle probabilità condizionali?.

Conoscendo il calcolo: 0.55% elevato all’ottava che come risultato fa meno dell’1%.

Una teoria realmente improbabile, che ci hanno spacciato molto importante all’interno dell’economia.

È pura propaganda, nulla a che vedere con la realtà.

Ora, quanti settori dell’economia hanno un equilibrio economico? Posso pensare che sia qualcosa come il 98%?.

L’equilibrio non esiste, infatti questa teoria è un importante lavoro che è stato fatto, in quanto se lo si legge correttamente allora si saprà che l’economia neo-classica è stata così stabilita: non potremmo mai aspettarci che un qualsiasi mercato sia in equilibrio, questo sarebbe solo nel mondo dei sogni dei teorici, un altro pianeta rispetto alla condizione di equilibrio dei mercati.

Inoltre le condizioni per questo equilibrio così rigorose da non essere applicabili al pianeta su cui viviamo, questo è ciò che è stato dimostrato.

Ovviamente i fatti non sono come vengono rappresentati, ma sono come l’economia realmente ci mostra: non c’è equilibrio.

Cosa vuol dire che non abbiamo equilibrio in nessun mercato? Perché la realtà è questa.

Significa che tutti i mercati sono razionati. Il razionare significa che i risultati sono determinati non dai prezzi ma dalla Quantità, in base al semplice “principio del lato corto” (dell’economia).

Qualunque quantità di Domanda o Offerta è inferiore, essa determina il risultato.

Una cosa ancora: tutto d’un tratto abbiamo la politica nell’economia, perché?

Perché il “lato corto” della domanda e offerta ha il potere.

Potere di scegliere con chi commerciare, chi sostenere, con chi fare affari, a chi dare denaro, perché non c’è equilibrio, non è il Prezzo che determina il risultato, ma è qualcos’altro.

E ovviamente sappiamo che nella realtà, se è capitato di aver fatto richiesta per un lavoro, nessuno chiede qual è lo stipendio più basso per cui si è lavorato per poi assumere quello con lo stipendio più basso.

Poi potrebbe esserci equilibrio, ma non è così che funziona.

Quindi i mercasti sono razionati e determinati dalle quantità.

Il “lato corto” ha potere di assegnazione il quale per ricavare benefici non di mercato.

La domanda ancora da porci è Cos’è il denaro? Da dove proviene?.

I libri di testo ci dicono che non lo sanno e sono principalmente testi americani e britannici.

Sebbene un consenso diffuso tra gli economisti in merito all’importanza del denaro, essi non hanno mai concordato sul come definirlo e misurarlo, ed è una cosa sospetta.

La Federal Reserve dovrebbe essere tra i migliori esperti in merito alla definizione e misura del denaro, infatti che rispondono alla domanda “Cos’è il denaro?”.

Che non c’è risposta definitiva su cosa sia il denaro, non lo sappiamo.

Nel Regno Unito il principale testo impiegato negli studi in economia di livello master è “Adavanced Macroeconomics” di D. Romer che dice a pag. 3 : “includere il denaro nei modelli di crescita economica oscurerebbe soltanto le analisi”, quindi non c’è il denaro nei nostri modelli.

Si suppone che il denaro sia neutrale, che non influisca in alcun modo ed è per questo che possiamo “lasciarlo fuori”; questa è la storia ufficiale.

Però, empiricamente è chiaro che il denaro influisce. L’assunto per cui il denaro sarebbe neutrale non regge, in quanto nella realtà esso è molto importante ed è fattore limitante per molte cose.

Esso può essere misurato e definito e la sua creazione ed assegnazione sono cruciali.

Quindi ci serve pensare a che crea ed assegna la massa monetaria.

Una domanda molto basilare: chi crediate che crei e assegni la massa monetaria?

L’abbiamo chiesto ad almeno mille persone a Francoforte.

Alla domanda erano fornite più opzioni di risposta: i governi, le banche centrali, le banche, i mercati monetari e di capitali, le infrastrutture globali della finanza.

Il risultato del sondaggio è stato che l’84% dei rispondenti pensano che siano i governi o le banche centrali.

Dunque questa è una risposta veramente ragionevole, sensata per certi versi, ma anche sbagliata, perché non è vera.

Le banche centrali creano solamente il 3% della massa monetaria nella maggior parte degli stati. Chi è che crea allora il 97% del denaro? Sono le banche.

Nei libri di testo le banche sono mostrate come “intermediare finanziarie”: esistono i risparmi, questi si depositano in banca, la banca li presta alle aziende, poi c’è la riserva obbligatoria.

Società alternative possono emettere obbligazioni chiamate finanziamento diretto, mentre la banca che presta i soldi attua un finanziamento indiretto.

Così recitano i libri di testo: le banche sono semplici operatrici e per questo motivo non possiamo includere nei modelli teorici, in quanto sono solamente intermediarie e non influiscono in alcun modo.

Bene, la ricerca empirica ha dimostrato da lungo tempo che questo non può essere vero.

Gli economisti, precedenti e neo-classici sostengono che è come se le banche avessero una sorta di “potere monopoli”, ma non sanno spiegare esattamente che cos’è.

Adam Ashcraft della Federal Reserve mostra che anche chiudendo una piccola banca si ha un significativo effetto negativo sull’economia locale.

Si suppone che non debba succedere, invece accade. Qualunque crisi bancaria avvenga si ha una crisi del credito.

Quindi è chiaro che le banche sono molto importanti. Allora perché esse non sono state riconosciute?

Ora, brevemente, lasciatemi esporre dei punti-chiave a proposito delle banche.

Nel caso in cui pensiate che le banche ricevano deposti e vi prestano il denaro, vi sbagliate.

Le banche moderne vennero sviluppate dal 17° secolo nel Regno Unito e le evidenze giuridiche sono chiare, ma non molto conosciute.

Le banche non ricevono depositi e non prestano il denaro, questo è un fatto certo.

Quindi come è possibile ciò? Giuridicamente esse non ricevono depositi, ma prendono in prestito dalla gente.

Perché il vostro denaro in banca non è depositato, non è in custodia, non è in comodato, Che cosa avviene legalmente? .

Voi prestate il denaro alla banca. Quindi il modo in cui vengono spiegate le banche non corrisponde a ciò che succede davvero.

Chi è il proprietario di questo denaro? Le banche, mentre voi siete semplici creditori.

Il che è molto diverso rispetto all’impressione che si trae dall’utilizzo del termine “deposito”.

A proposito del prestare? Siamo sicuri che le banche imprestino? Non lo fanno, nessuna banca presta denaro.

Come è possibile e cosa fa una banca allora? Le banche acquistano titoli, ma non pagano. Questo è ciò che fanno.

Se andate alla banca per il mutuo, firmate un contratto di finanziamento molto cruciale. La vostra firma crea il denaro.

Perché la banca legalmente considera il contratto di finanziamento come un “pagherò cambiario” (promissory note), così come i biglietti della Banca d’Inghilterra, cioè le banconote della banca centrale sono “pagherò cambiari” della banca centrale.

La banca comprerà questi contratti, ciò che fa è acquistare il contratto di finanziamenti. Cioè vi devono dei soldi.

Si dice: “io non mi curo dei meccanismi, datemi il denaro” e la banca direbbe “io accreditiamo sul tuo conto bancario, lo trovi sul conto”.

Che cos’è questo conto, visto che non è un deposito? È la registrazione del debito della banca verso i mutuatari, ciò vi mostra il registro di quanto la banca si indebiti nei vostri confronti, è così, loro non pagano.

In questo modo è creata la massa monetaria.

Step 1: vi recate in banca e firmate il contratto, mettiamo di 1000 euro. Questo è registrato nel bilancio della banca come un attivo (assets); dopo la banca registra debito con il mutuatario (liabilities), ma utilizzando un trucchetto contabile: dice in pratica che questa è una voce nel bilancio dei conti passivi, qualcosa che la banca deve pagare, ma ancora non è stato pagato; la banca vuole che venga contabilizzato così, ma se parlate con un contabile di banca vi direbbe che non si può usare l’espressione “conto passivo” per una banca e sapete perché? .

Perché esse registrano ciò come un “deposito del cliente”, ma né il cliente né la banca hanno depositato il denaro, il cliente è sicuramente li per prendere in prestito, il denaro è aggiunto alla massa monetaria e così viene creato, dal nulla, il 97% del denaro sulla base della firma, quindi il credito assegnato al mutuatario è la creazione monetaria. Ok? .

Quindi il denaro non è stato trasferito, da nessun posto, sul conto del mutuatario.

In caso di dubbi esiste uno studio che prova quanto detto empiricamente, andando sperimentalmente presso una banca, come una banca cooperativa che ha mostrate le informazioni sulla contabilità interna, perciò possiamo provare quanto esponiamo.

Dunque la teoria sulle banche come “intermediare finanziarie” è sbagliata.

Le banche creano la massa monetaria e la assegnano, prendono decisioni in grado di ridisegnare il panorama economico, perciò è importante poter essere sicuri che esse creino il giusto ammontare di denaro e che lo assegnino per buoni propositi.

Farebbe una gran differenza nell’economia se una banca destinasse il denaro agli speculatori finanziari anziché destinarli per progetti che sono sostenibili a livello ambientale, che contribuiscono alla crescita economica, all’aumento della qualità della vita e dell’ambiente sono scenari completamente diversi, dai quali si ottengono panorami economici differenti.

Quindi questa decisione su quanto denaro destinare e perciò denaro da creare, a chi destinarlo e per quale uso, è una scelta essenziale.

Conoscendo ed utilizzando queste cose possiamo risolvere tutti quei problemi che tanti economisti sperimentano.

Ovviamente è importante per prevedere l’economia finanziaria, la ricerca bancaria, importante per le politiche governative, monetarie, fiscali e di regolamentazione, essa riflette esattamente queste realtà, con tali conoscenze possiamo risolvere il problema delle crisi bancarie ricorrenti, della disoccupazione, dei cicli economici, del sotto sviluppo e per impiegare le nostre risorse finanziarie in modi corretti.

Qui abbiamo una correlazione molto semplice: se viene creato del credito, esso può essere usato produttivamente (colore verde) oppure improduttivamente (colore rosa o rosso).

Nel caso di uso improduttivo ci sono due scenari: il primo in cui il credito creato viene impiegato per transazioni che non fanno parte del PIL, quindi nel caso di transazioni di attività finanziarie ed anche transazioni immobiliari.

Ad esempio quando la banca crea del credito, impiegato per acquistare diritti di proprietà esso non si aggiunge a nulla di reale, abbiamo solamente un passaggio dei diritti di proprietà.

Queste transazioni finanziarie non aggiungono valore al PIL, non ne fanno parte, ma il credito creato per le transazioni finanziarie un impatto ce l’ha: esso determina l’inflazione dei prezzi delle attività finanziarie; se le banche creano più credito per tali propositi si può originare una “bolla finanziaria”, la quale è sempre insostenibile in quanto essa continua fin tanto che continua questa creazione bancaria del credito per operazioni finanziarie: così si generano le crisi ed è molto facile da prevedere, serve solamente seguire la creazione del credito, se il più di essa è destinato al traffico finanziario, sarà inevitabile una crisi bancaria quando questa porzione è abbastanza grande.

Se il credito bancario viene usato per transazioni-PIL, nella parte destra, si hanno due scenari:

Il credito destinato al consumo, il quale conduce ad una domanda maggiore, ma non all’incremento di beni e servizi, quindi si avrebbe l’inflazione dei prezzi al consumo, conducendo per questo ad una regressione.

Se invece, il credito è utilizzato per fini produttivi, per lo sviluppo di nuove tecnologie, per la produzione di beni in modo da incrementare il valore aggiunto, allora si avrà crescita senza inflazione, quindi è sempre possibile espandere la massa monetaria senza provocare l’inflazione.

Questa è l’unica forma sostenibile di credito bancario che non porta a problemi, crisi ed inflazione, perché quando si producono cose utili, si implementano nuove tecnologie, si accresce la produttività, si permette che il denaro creato, quindi il flusso di entrate che da esso proviene serve a pagare la creazione monetaria, a corrispondere gli interessi e ad rimborsarli integralmente, in modo sostenibile senza condurre a crisi bancarie.

Questo è stato provato empiricamente, osservando i dati, possiamo fare previsioni sul PIL, previsioni sul credito che concorre al PIL, prevedere i prezzi delle attività finanziarie come ad esempio i prezzi del mercato immobiliare giapponese, i prestiti immobiliari, spiegare e prevedere abbastanza bene il movimento dei prezzi immobiliari.

Le crisi sempre avvengono quando la porzione di credito per operazioni finanziarie mostrata nel grafico, cresce, ad esempio in Giappone raddoppiò dal 15% al 30% negli anni ’80.

Quindi il credito bancario generale (linea rossa) era molto maggiore della crescita del PIL, perciò si doveva aspettare una crisi, poi come epilogo si ha il collasso del credito bancario, poi anche dell’economia reale, potenzialmente si arriva ad una recessione dai prestiti come accaduto in Giappone che già ha avuto 20 anni di recessione.

Questo accade quando non si perseguono le giuste politiche.

I prossimi sono provenienti da Irlanda, Spagna, ma possiamo dire anche Portogallo, Grecia.

Quindi la crisi europea poteva essere prevista, infatti dal 2003 avvertito che probabilmente la BCE stava cercando “bolle del credito” nell’eurozona e lo fece: la crescita del credito stava oltre il 20%, qualche volta 30-40% in Irlanda, Spagna, Portogallo e Grecia sotto le politiche della BCE, la banca centrale che controlla totalmente, decide i propri obiettivi, attrezzi e strumenti, questa è la politica operata dalla BCE.

Di conseguenza, tutto ciò ha generato imponenti crisi bancarie e in aggiunta le politiche risolutive sono state esse stesse peggiorative della situazione, forzando i governi a salvare le banche e ad usare i soldi delle tasse facendo crescere il debito nazionale.

Nel fallimento in Irlanda, che era un’economia fiscalmente sana ed in realtà poteva attuare le politiche risolutive a costo zero, ma la BCE non era interessata a questo.

Una delle lezioni è che la centralizzazione del sistema bancario è un fattore che favorisce crisi ed instabilità ricorrenti.

Come, ad esempio, nel Regno Unito in cui abbiamo solo cinque grandi banche che finanziano grandi aziende per fare grandi transazioni, le più consistenti sono: fondi speculativi e fondi di capitale privato, quindi nel Regno Unito abbiamo tanto il credito speculativo e poco credito produttivo, forse il 4% del credito è produttivo, infatti si raccoglie ciò che si semina.

Le banche centrali. Ci dicono che esse mirano alla stabilità dei prezzi, della crescita e dei tassi di cambio. Quali sono le evidenze empiriche per sostenere questa asserzione? Non ce ne sono.

Le banche centrali dichiarano anche di utilizzare i tessi di interesse per perseguire i propri obiettivi, quando sappiamo che manovrando i tassi non si può fare ciò che dicono, infatti la storia non termina qui.

Sostanzialmente ho osservato da vicino molte banche centrali in Giappone, in Europa in altri paesi asiatici come in Tailandia ed era chiaro che le loro crisi erano causate dalle banche centrali.

Le banchi centrali sono uscite bene da ogni crisi acquistando più potere, incolpando sempre altri come i soggetti politici, i governi e le politiche strutturali.

Non sono mai le politiche monetarie a sbagliare, mentre è chiaro che c’è un fenomeno monetario dietro a queste crisi bancarie, alle espansioni-frenate dei prezzi delle attività finanziarie. Le politiche monetarie devono essere centrali in questo.

In quanto le banche centrali ottengono più potere ogni volta, abbiamo dei rischi per le regolamentazioni e la moralità, esse infatti sono interessate nel generare crisi maggiore.

Le banche centrali oggi più potenti che mai. La teoria della preferenza rilevata di P. Samuelson suggerisce che le politiche che osserviamo sono le politiche che mirano proprio a questo, altrimenti non lo farebbero.

La teoria della burocrazia ci dice che i burocrati mirano ad accrescere il proprio potere e le banche centrali possono fare ciò rafforzando i cicli economici: questa al limite è un ipotesi per spiegare ciò che osserviamo empiricamente.

Compito delle banche perciò potrebbe essere quello di creare cicli economici, allora di certo farebbero un buon lavoro.

Guardiamo al Giappone, che con successo ha fatto in modo che il credito venisse creato per obiettivi produttivi.

Usando un sistema chiamato “orientamento del credito” o “window guidance”, che è ciò che tutte le banche centrali hanno fatto anche durante la storia, ma solitamente non vogliono parlarne.

In Germania si chiama “guida del credito”/”tetto del credito” citato spesso come “linea del credito”, in francese “inquadramento del credito” utilizzato dalla Banca di Francia fin dal 1980, però non vogliono parlarne, ma i fatti sono evidenti.

La Federal Reserve Bank lo ha usato, la Banca d’Inghilterra lo ha usato, in alcuni paesi asiatici lo hanno utilizzato.

Dunque, perché il Giappone ha sperimentato una bolla speculativa negli anni ’80?

Ci è stato detto, dalle pubblicazioni ufficiali della Banca del Giappone che l’orientamento del credito è stato fermato nel 1982, ma ci sono evidenze statistiche, dati e interviste che riconfermano che l’orientamento del credito continuò.

Vi mostro la crescita trimestrale dei prestiti con la “window guidance” che è stata data alle banche come una regola per adempiere agli obblighi del trimestre successivo, e scorrendo le slide i prestiti bancari realizzati tre mesi dopo il trimestre di riferimento come gli strumenti di politica possano essere efficienti o meno questo qui è stato molto efficiente: le banche fanno sempre ciò che la banca centrale gli dice.

Il motivo è che le banche centrali hanno immensi poteri sulla disponibilità delle banche.

Esse hanno bisogno di cooperare per il benessere dalla banca centrale.

Quindi questo strumento dell’orientamento del credito è molto potente e funzionale, questa è l’evidenza empirica.

Allora perché abbiamo avuto una bolla negli anni ’80? Potrei confermare che la Banca del Giappone, abbastanza scandalosamente, creò la bolla in quegli anni ordinando alle banche di incrementare il credito speculativo per le transazioni finanziarie e immobiliari.

Ovviamente a quel tempo non ci credevo del tutto, pensavo fosse folle, ma dieci anni di ricerca e numerose di evidenze a conferma. Mi hanno fatto conoscere opzioni che, come ricercatore, mi hanno portato a queste conclusioni.

Ora potenzialmente le banche centrali nei loro discorsi di dicono questo. Se si conosce la “window guidance”, l’orientamento del credito si possono comprendere meglio le loro dichiarazioni.

I personaggi-chiave alla Banca del Giappone dissero: “vogliamo trasformare la struttura economica del Giappone”, deregolamentare, privatizzare, liberalizzare e ancora: “per fare ciò useremo la politica monetaria”.

In che modo la politica monetaria può implementare cambiamenti legislativi? Bene, se c’è una crisi lo può fare.

Quindi la recessione di 20 anni ha ridisegnato la struttura economica giapponese.

Il Quantitative Easing, questo è l’articolo originale pubblicato sul “Nihon Keizai Shinbun (Nikkei)” nel 1995, una ventina d’anni fa, quando ero capo economista al Jardin Fleming Security a Tokio e proponevo una politica per andare fuori delle recessione post-crisi, velocemente e a costo zero, chiamandola “ryoteki kinyu kanwa” che significa “quantitative monetary easing”, ma definita come un’espansione della creazione di credito per propositi produttivi, per transazioni che concorrono al PIL.

Successivamente le banche centrali utilizzarono l’espressione, ad esempio “espansione di riserva” cioè espansione monetaria, la quale io predissi che non avrebbe aiutato, se si accresce il traffico finanziario non si potrà incrementare il PIL.

Come uscire da una crisi? Con quale politica? Fondamentale due passaggi, il primo e il terzo, sono sufficienti.

N° 1 la banca comprerà tutti gli attivi non redditizi delle banche al loro valore nominale ed immediatamente si avrà un drastico rafforzamento del bilancio patrimoniale come mai avuto prima, qui non si tratta dei soldi delle tasse, non si deve toccare il bilancio, ciò non fa crescere il debito pubblico.

Qual è il costo per la società nel salvare il sistema bancario con questo tipo di politica efficiente? Lasciatemi dire che equivale a zero.

Forse sembra incredibile come oggi qualcosa senza dar in cambio nulla.

Ma non è così, il costo di tutto ciò è stato la precedente “bolla finaziaria” cioè un pessimo ed imponente stanziamento delle risorse che una banca centrale non dovrebbe permettere.

E mentre ne aggiungiamo e abbiamo un sistema bancario fallito dobbiamo fare in modo che non si presentino nuovi problemi e nuovi costi.

Cioè dobbiamo velocemente “sgonfiare” le banche di tutte le attività non redditizie/crediti deteriorati acquistati dalla banca centrale al valore nominale e per ora restano lì, dimenticateveli, successivamente la banca può dare nuovi finanziamenti e creare credito, senza costi, senza aumentare l’indebitamento.

L’Irlanda ha salvato le banche, molti altri paesi lo hanno fatto, tutti usando i soldi delle tasse ed ora sono in bancarotta.

Ora possiamo anche chiamare la Troika, il FMI e ci diranno che bisogna deregolamentare, liberalizzare, privatizzare, aprire le porte agli investitori dall’estero e le solite storie.

Quindi al punto 1 la banca centrale, a costo zero, pulisce tutti i bilanci delle banche.

Al punto n°2, in particolare in situazioni come è stato in Giappone, con un lungo periodo di creazione di credito improduttivo e lunga recessione, oppure in Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda con la moneta al 7-8% sul totale della creazione di denaro, quindi economie che implodono, con la disoccupazione giovanile al 50%, con le banche che spaventate non rilasciano finanziamenti; come fare a dare l’input alle banche? .

Con l’acquisto delle attività non redditizie da parte della banca centrale non si ha subito certezza che le banche riprendono velocemente a dare finanziamenti, e qui c’è un messaggio importante per i ministri delle finanze di tutti i paesi che hanno questi problemi, siccome quando i tassi di interesse nel mercato obbligazionario (bond) aumentano e la politica di finanziamento fiscale diventa più costosa quando si emettono i titoli.

Punto 3: non emette titoli obbligazionari, il governo deve immediatamente smettere di emettere bond, mentre deve iniziare a prendere il denaro da chi la massa monetaria, perché prenderlo da altri? .

Chi è che crea la massa monetaria? È il sistema bancario. Quindi i ministri delle finanze devono entrare in un contratto di credito con le banche, le banche creano il denaro dal nulla attraverso la creazione di credito, si espandono la domanda effettiva e le transazioni, si ricava gettito fiscale, aumenta l’occupazione, si avvia la ripresa mentre il PIL in relazione con il deficit migliora e si può uscire dalla crisi, ho chiamato questo “miglioramento della gestione del debito”.

C’è chiaramente, allora, una ripresa dell’indipendenza delle banche centrali, ed ora veniamo alla fine di ciò.

Ben Bernanke sembra aver ascoltato questi consigli circa la banche centrali che acquistano i crediti deteriorati, e questo spiega perché il suo QE (quantitative easing) è stato più efficace rispetto a quello della Banca d’Inghilterra, Banca del Giappone, in quanto implementa la mia raccomandazione di acquistare, attraverso la banca centrale, queste attività non redditizie.

Adottarono questa linea ed in due mesi, settembre-ottobre 2008, il bilancio delle FED quadruplicò e qualcuno disse: “ci sarà inflazione, e il dollaro collasserà.”

No, Come potrebbe succedere? Sappiamo che per creare inflazione occorre che più denaro venga immesso in circolazione, ma acquistando i loro crediti inesigibili delle banche neanche un centesimo entra in circolazione.

Cosa che invece accade nel sistema bancario in cui nelle relazione tra banca centrale e banche creano il credito e lo immettono nell’economia non bancaria, ma ciò di cui parliamo è una transazione tra banca centrale e banche, per risanare i bilanci neanche un dollaro viene immesso nell’economia, quindi non si potrà avere inflazione o una caduta del dollaro, infatti così accadde e il dollaro salì.

Dunque Bernanke agì correttamente a questo proposito e il credito bancario in America ebbe un’espansione oltre il 5% e di fu una ripresa.

Quindi le banche decidono di finanziare o meno progetti produttivi e credo che il problema risieda in questa decisione.

La vera politica di QE fu adottata maggiormente in America. Ciò di cui abbiamo, bisogno ora in molti paesi, Giappone, nell’eurozona è questo “miglioramento della gestione del debito”, su questo credo di aver detto abbastanza, avanti con le slide.

Questa è una illustrazione che partendo da destre del grafico, mostra cosa accade quando in seno alle politiche fiscali, il governo spende più soldi, credendo di stimolare l’economia, ma se questo finanziamento deriva dall’emissione di titoli obbligazionari il denaro viene poi di nuovo portato fuori dall’economia, cioè con la destra lo immetti spendendo e con la sinistra l’emissione dei titoli lo porta fuori e se c’è creazione monetaria non si ottiene nessuna crescita del PIL nominale, è impossibile.

Perché il nostro denaro è questo denaro contabile bancario, che è la nostra disponibilità di denaro, quindi se questa non viene aumentata non si può avere crescita economica.

Il PIL con cui misuriamo questa crescita, ovviamente, è un indice in se stesso problematico, in quanto la crescita reale è lo sviluppo che non è rispecchiato totalmente nel PIL e questo è un altro argomento importante, ma proprio per questo problema bisogna potenziare l’efficacia delle politiche fiscali.

Se invece di emettere titoli obbligazionari, si prendono i soldi dalle banche che lo creano, creano il credito, aumentano la disponibilità di denaro attua la spesa e ciò conduce a nuova creazione monetaria, così le politiche fiscali vengono pienamente sostenute dalla politica monetaria, espandendo il PIL.

Dunque cosa sta facendo la BCE? Ricordo che ho presentato questa relazione nel

2011 alla BCE, con la speranza troppo ottimista che essi potessero ascoltarla, ed alla fine la BCE voleva prolungare la recessione, in quanto è uno dei suoi obiettivi politici tra cui la creazione degli Stati Uniti d’Europa, il trasferimento del potere dei parlamenti nazionali verso Bruxelles; obiettivi raggiungibili solo con la crisi, motivo per cui questi banchieri centrali sono efficienti nel architettare tali crisi.

Il debito di alcuni paesi va meglio come in Germania, in cui la creazione di credito è in linea con la crescita del PIL, anche loro ovviamente hanno avuto una recessione in quanto hanno preso soldi attraverso le forme tossiche del credito americano, ma solo le grandi banche.

Quindi la Germania non ha avuto una bolla speculativa, invece i problemi sono stati piuttosto contenuti, e durante la recessione, dopo la crisi molte banche tedesche aumentarono i prestiti, così le aziende furono sostenute e continuarono ad esportare. Come mai? .

Il motivo sta nella struttura del settore bancario. Le banche principali che in UK chiamano “high street banks”: Lloyds, Barclays, HSBC insomma quelle cinque grandi banche il 95% del settore bancario nel Regno Unito.

In Germania le banche corrispondenti: DeutschBank, CommerzBank sono solo il 12.5% del settore, mentre un imponente 70% è composto di 1700 piccole banche locali o comunitarie non per il profitto: Sparkassen e Volksbanken, banche della gente, 1700 di queste banche non mutuano denaro per la speculazione finanziaria, ma per piccole ditte, piccole-medie imprese e investimenti per fini produttivi.

Perciò se si vogliono evitare le crisi bancarie ricorrenti e non si vuole usare “l’orientamento del credito” si può configurare il settore bancario in modo diverso ottenendo comunque il risultato che si desidera attraverso l’impostazione di molte banche locali su questo modello tedesco.

Anche se è difficile da credere e molti non lo sanno, ma il 70% non opera per fare profitto, dividere azioni e massimizzare i dividendi.

Sono effettivamente impegnato nel progetto di stabilire banche locali, non per il profitto nel Regno Unito, dove esistevano 150 anni fa ma sono poi state soppresse ed è tempo di riabilitarle.

Per quanto riguarda le riforme strutturali, la cui storia viene ripetuta è che è necessario deregolamentare, liberalizzare, privatizzare, che i mercati sono meglio dei governi e così via.

Spero che siate consapevoli che queste storie si fondano su modelli teorici, che necessitano di assunti per reggersi, ma essi stessi non reggono e non arrivano mai ad una conclusione.

In più in questo mondo della teoria, non esiste caso in cui si possa battere le prestazioni di queste teorie, perché sono già stabilite alla loro forma ottimale, concludendo sempre che l’operato dei governi è sbagliato.

Ma se in verità non esiste equilibrio, nessun mercato è equilibrato e quindi la possibilità per l’intervento del governo di essere beneficio è abbastanza bassa.

I governi potrebbero anche facilmente fare cose efficaci, noi sappiamo anche che sempre i governi possono sbagliare, ma occorre stare attenti affinché l’astuto intervento del governo sia delineare la giusta struttura di incentivazione per consentire alle persone di fare ciò che vogliono, quindi la struttura così definita può migliorare le performance.

Passiamo al test finale su questa proposta, ci hanno detto che le economie di mercato UK,US, le più deregolamentate, liberalizzate privatizzate, dovrebbero funzionare meglio delle economie che usano meccanismi non di mercato quali ad esempio intese, cartelli e interventi di governo.

Se guardiamo su un periodo di 50 anni confrontandole con Germania, Giappone, Corea e Cina, vediamo se le economie UK e US sono veramente superiori nell’efficienza delle prestazioni economiche, e bene conoscete la risposta: ovviamente non sono superiori.

Sono le economie che attuano i migliori interventi governativi ad essere più efficienti.

Facciamo un altro test: se noi de-regolarizziamo, liberalizziamo e privatizziamo, ridisegnandola, un’economia come quella giapponese che era altamente regolata dall’orientamento, da intese e si introduce il libero mercato, quale sarebbe l’impatto? Possiamo misurarlo.

Perché il Giappone sotto la pressione degli Stati Uniti dagli anni ’70 ha liberalizzato, privatizzato imponentemente, oggi è un’economia differente è molto più votata al libero mercato che gli USA stessi.

Perché oggi gli USA ad oggi non rappresentano veramente un libero mercato come vorrebbero farci credere.

Osservando empiricamente le performance, valutiamo le intese commerciali/ i cartelli il loro numero, essendo particolarmente anti-mercato, in questo modo ci viene indicata la struttura economica.

Qual è la correlazione che possiamo aspettarci? Il numero dei cartelli nel tempo può crescere, e la teoria ci dice per questo caso che le performance economiche si abbassano, così anche la crescita del PIL, fino a dover deregolamentare, aprire nuovi mercati, ridurre il numero dei cartelli per far risalire le performance economiche, quindi è una relazione inversa.

Vediamo il grafico in cui abbiamo le performance economiche del Giappone nel dopoguerra, si mostrano il numero dei cartelli e la crescita del PIL.

Dunque negli anni ’50 i burocrati giapponesi per ragioni loro che è positivo avere queste intese commerciali, e perciò ne introdussero di nuovi, come scelta volontaria e non per caso.

Il numero crebbe da 400 a 1100 negli anni ’60. L’impatto sulle performance economiche fu positivo.

Successivamente ne ridussero il numero e con la pressione da parte USA negli anni ’70 fino ad oggi il PIL, anch’esso, collassò.

Quindi capite come più cartelli conducono a crescita maggiore, meno cartelli a crescita.

Questa è un’osservazione empirica da cui dovete trarre le vostre conclusioni personali.

Il segreto del successo economico del Giappone e dell’Est Asiatico fu il meccanismo di orientamento del credito, assicurare della creazione di credito produttivo ma anche la definizione della struttura economica, la riduzione dell’influenza degli azionisti, importante perché i possessori di azioni puntano a estrarre il denaro dai dividendi delle aziende, invece adottarono un tetto massimo per i dividendi, permisero ai manager/direttori di avere più potere di avere denaro da reinvestire, le società passarono dall’obiettivo del profitto ad un orientamento basato sulle “quote di mercato” conducendo ad una competizione imponente, infatti non pensate che ciò significhi di competizione, ma anzi una competizione più accanita delle cosiddette economia di mercato, in conseguenza fu necessario l’introduzione di intese commerciali per evitare gli eccessi di competizione.

Non abbiamo tempo per scendere nei dettagli, questa è una storia affascinante che trovate nel libro “Princes of the Yen.”

La struttura cambiò, le aziende invece di finanziarsi attraverso il merncato dei capitali lo fecero attraverso le banche, consentendo anche l’autorità di usare la guida del credito per essere sicuri che le giuste attività ricevessero il credito per fini produttivi.

Il mercato del lavoro passò dal modello USA stile assunzione-licenziamento il quale stressa i lavoratori, ad un modello di rapporto di lungo termine per salvaguardare il lavoro e la lealtà verso gli impiegati.

Il prototipo dell’economia giapponese del dopoguerra fu sviluppato in Manciuria dal 1941, il principale catalizzatore per fare ciò la compagnia delle Ferrovie dei Sud Manciuria dotata di un gruppo di esperti, il dipartimento di ricerca, oggi leggendario, responsabile dello sviluppo di vari progetti.

Nel 1941 la Manciuria era un paese essenzialmente agricolo, ma nell’arco di 10 anni diventò l’economia industriale più avanzata in Asia, seconda solamente al Giappone, in 10 anni.

Con l’implementazione della struttura economia giapponese, la quale era influenzata anche da idee provenienti della Germania.

Ma, appunto, il centro del suo sviluppo era dovuto ai collegamenti di trasporto, di logistica, di informazioni, di energia di questa Compagnia delle Ferrovie, e qui c’è veramente ciò che del progetto di sviluppo Trans-Euro-Asiatico ci entusiasma davvero.

CAPITOLO 3

GLI ACCORDI DI BASILEA

3.1 LA NASCITA DEGLI ACCORDI DI BASILEA (BASILEA I)

Nel 1974 a Basilea nasce l’organismo della Banca dei Regolamenti Internazionali (Bank of International Settlement – BIS) una banca non solo privata e fuori da ogni controllo democratico e giudiziario ma addirittura con sede fuori dall’Unione Europea, in Svizzera, a Basilea. che è stata creata dai governatori delle banche centrali del G10.

Tale organismo ha il compito di disegnare la regolamentazione dell’attività bancaria internazionale.

Dopo 13 anni di studi e di consultazioni tra i vari paesi del G10 nel dicembre del 1987 viene pubblicata la regolamentazione nota come Basilea I, la quale entrerà in vigore nel 1988.

Gli obiettivi principali di Basilea I erano l’introduzione di requisiti minimi di capitale correlati al rischio e di un approccio standard con lo scopo di rafforzare la solvibilità e la solidità del sistema bancario internazionale, riducendo il verificarsi di crisi bancarie senza minare la concorrenza internazionale.

Il principio su cui si basavano i requisiti minimi di capitale correlati al rischio erano che ogni attività bancaria comportasse un certo grado di rischio.

Questo rischio deve essere sopportato e quantificato dal patrimonio di vigilanza.

Quindi la formula del coefficiente minimo di solvibilità è data da:

Da questa formula si può dedurre che il Patrimonio di Vigilanza (PV) non può essere inferiore all’8% delle Attività Ponderate per il rischio (APR).

L’ammontar minimo di capitale con Basilea I è legato semplicemente alla dimensione degli attivi e non alla loro qualità, come possiamo osserva dal seguente schema:

Come possiamo notare dalla tabella 1.1 i pesi previsti per Basilea I sono molto semplificativi.

Nella prima colonna abbiamo un peso dello 0% dove abbiamo i prestiti concessi dalle banche ai governi ed alle banche centrali dei paesi dell’ OECD, quindi tali prestiti vengono considerati privi e sicuri di possibilità di default.

Nella seconda colonna abbiamo dei pesi dello 0, del 10, del 20 o del 50% dove abbiamo i prestiti concessi ad entità pubbliche diverse da governi e banche centrali, ed ogni singolo paese a sua discrezione può utilizzare qualunque peso riportato in questa colonna, valutandone il rischio di controparte delle banche che finanziano tali entità.

Nella terza colonna abbiamo un peso del 20% dove abbiamo i prestiti concessi a banche controllate ed operanti sia in paesi OECD che non purché, in quest’ultimo caso, la vita residua del finanziamento non sia superiore all’anno.

Ed infine, nell’ultima colonna abbiamo un peso pari al 100% riguardante la formazione dell’attivo ponderato, dove abbiamo i prestiti al settore, i quali concorrono in maniera significativa all’attivo bancario.

Particolari eccezioni le abbiamo per i mutui ipotecari residenziali i quali essendo assistiti da garanzie reali sono considerati meno rischiosi e contribuiscono solo al 50%.

E per i prestiti concessi a banche controllate e governi di paesi non OECD, i quali hanno un peso del 100% per le immobilizzazioni, comprese quelle finanziarie, nonché per tutte le altre attività della banca.

Quindi per quanto riguardano gli aspetti positivi di Basilea I possiamo dire che per la prima volta ha disciplinato il principio del nesso tra consistenza patrimoniale e rischi assunti ed ha introdotto una base comune per valutare l’adeguatezza patrimoniale delle banche.

Mentre per quanto riguardano gli aspetti negativi possiamo dire che non consentiva di sfruttare i vantaggi riguardanti gli sviluppi delle metodologie di misurazione del rischio di credito più avanzati e precisi, non offriva incentivi al miglioramento delle prassi gestionali e non considerava la tipologia del rischio operativo, ed infine per quanto riguarda il patrimonio di vigilanza non si avvicinava al concetto di capitale economico cioè un capitale che consentisse delle risorse che erano dedicate alla copertura dei rischi, con lo scopo di consentire la stabilità e la continuità aziendale.

3.2 BASILEA 2

Gli accordi di Basilea II sono nati perché gli accordi di Basilea I avevano dei limiti che erano la mancata considerazione del diverso merito di credito tra differenti imprese e tra imprese e privati, tutti soggetti a un rischio ponderato del 100%.

La Scarsa considerazione degli effetti di riduzione del rischio connessi a garanzie particolari o ai credit derivatives.

Il mancato riconoscimento degli strumenti interni di misurazione del rischio e la mancanza della valutazione del rischio operativo, che include le perdite dirette o indirette risultanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni.

Quindi nel 2001 si stipula un nuovo accordo che si chiama Basilea II, il quale verrà applicato a tutte le banche che operano sui mercati internazionali.

Nell’ UE questo accordo è stato recepito attraverso la direttiva CAD (Capital Adequacy Directive) e si applica a tutte le banche operanti all’interno della comunità europea ed inoltre le banche di portata comunitaria e dotate di succursali in altri stati membri e le banche extracomunitarie con succursali in uno o più Stati membri ed alle holding non bancarie su base consolidata al fine di “catturare” anche le altre attività finanziarie rilevanti condotte all’interno del gruppo.

La regolamentazione di Basilea II lega il capitale alla qualità dei crediti ed alla necessità di porre maggiore chiarezza ed assegnare criteri definiti in sistema bancario caratterizzato da:

L’abbattimento di barriere internazionali/operazioni cross-border;

Presenza di grandi gruppi bancari sovranazionali;

Nuovi pacchetti di prodotti sofisticati.

Con Basilea II abbiamo il legame tre il capitale minimo da detenere ai fini di vigilanza alla qualità dell’attivo.

Con l’introduzione di sistemi interni di rating a supporto della determinazione dei requisiti

minimi del patrimonio delle banche comporta che al crescere della rischiosità del cliente corrisponderà, a parità di linea di credito, un maggiore capitale assorbito da destinare ai fini di Vigilanza.

Con l’introduzione dei sistemi di rating interni si pone il problema di quale criterio si adotterà per valutare il credito?

Come la Bis anche le agenzie di rating sono private, le principali agenzie di rating statunitense Fitch, Moody’s e Standard and Poors le quali vengono definite “le prostitute della finanza”, possono abbassare il rating di uno stato, facendo aumentare gli interessi dei titoli del debito pubblico con lo scopo di invogliare gli investitori a farsi comprare i loro titoli del debito pubblico.

Quindi più sarà alto questo tasso di interesse, maggiore sarà il mio guadagno.

Come si può osservare dal comunicato fatto dall’economista membro dell’ Adusbef Paolo Raimondi del 11 novembre 2006 sembra che le “tre Sorelle” sbagliano le loro valutazioni sul rating 91 volte su 100, ed il caso più eclatante che ricordiamo è quello della Lehman Brothers a pochi giorni prima del crollo, dove i suoi mutui subprime erano classificati come sicuri in quanto avevano la tripla A (AAA).

Dopo lo scoppio dei Mutui subprime le società di rating furono accusate per il loro metodo di valutazione, in quanto in cambio di cospicue somme manipolavano il loro mercato.

Lo difesa delle agenzie di rating fu che le loro valutazioni erano delle mere opinioni senza le quali conoscessero le reali condizioni interne delle imprese, dimostrando che la crisi finanziaria dei mutui subprime ci fa capire che nell’errore di valutazione di queste agenzie di rating ci sia un interesse privato con gravi conseguenze che si ripercuotono nella società.

Con Basilea II abbiamo l’introduzione di tre pilastri:

Requisiti patrimoniali minimi;

Controlli prudenziali sull’adeguatezza patrimoniale;

Informazione al pubblico / disciplina di mercato.

Per quanto riguarda i requisiti patrimoniali minimi abbiamo l’introduzione di nuove misure del fabbisogno di capitale in relazione ai diversi profili di rischio.

Come in Basilea I rimane invariata la regola dell’8%, ma sono stati modificati in maniera significativa i processi di calcolo delle attività ponderate per il rischio, con lo scopo di tener conto dei rischi associati non in basa alla tipologia del prestito ma anche della situazione economico-finanziaria a chi si concede il prestito.

Rispetto a Basilea I , i processi di calcolo del patrimonio di vigilanza non tengono conto non solo del rischio di credito ma anche del rischio di mercato la quale deriva dall’attività di investimento da parte delle banche, e ad anche al rischio operativo che sono gli eventi che possono colpire l’intera attività bancaria come per esempio calamità naturali, furti, ecc.

Ricapitolando in Basilea II il patrimonio di vigilanza è dato dalle somme di capitale minimo da detenere per le tre tipologie di rischio che abbiamo citato sopra.

Per quanto riguarda la valutazione del rischio di credito si utilizzano le seguenti tipologie di calcolo del rischio:

Metodo Standard;

Metodo Internal Rating Based di base (IRB Foundation);

Metodo Internal Rating Based avanzato (IRB Advance).

Per quanto riguarda il metodo standard si differenzia da Basilea I per quanto riguarda i coefficienti di ponderazione che non si riferiscono più soltanto alla tipologia del prestito ma ad anche alla classe di merito della controparte la quale viene determinata sulla base del rating che sono elaborati da agenzie di rating.

Se non è disponibile il rating di un debitore si applicano i criteri di Basilea I.

Come si può osservare dalla tabella 1.2, per alcune tipologie di prestito il coefficiente è indipendente rispetto alla classe di merito come nel caso delle “Esposizioni al dettaglio” (75%), dei “Crediti ipotecari non residenziali” (50%), degli “Enti senza scopo di lucro” (100%), dei “Crediti ipotecari residenziali (35%).

L’indipendenza del coefficiente dal merito trova molto sicuramente il suo fondamento sul merito di credito il quale non è sempre disponibile.

In particolare si può osservare l’abbassamento dei coefficienti sui prestiti residenziali e non, ed ipotecari che in Basilea I erano al 100 e al 50%.

Invece il modello standard viene utilizzato sulle banche di piccola dimensione, mentre il metodo IRB (base e avanzato) viene utilizzato per le banche più grandi, le quali dispongono di risorse e competenze per generare una metodologia di rating interno.

Il capitale minimo è calcolato utilizzando i seguenti quattro elementi:

La probabilità di insolvenza (Probability of Default – PD);

La perdita percentuale sul valore del prestito in caso di insolvenza (Loss Given Default – LGD);

L’ ammontare dell’esposizione al momento dell’insolvenza (Exposure at Default- EAD);

La vita residua del prestito (Maturity – M).

Infine per quanto riguarda, il capitale minimo a coperture del rischio operativo esistono tre metodi di calcolo:

1. Metodo Base (Basic Indicator Approach – BIA);

2. Metodo Standardizzato (Traditional Standardised Approach – TSA);

3. Metodi Avanzati (Advanced Measurement Approaches – AMA).

Il primo metodo prevede l’utilizzo di un coefficiente regolamentare al volume di operatività della banca che viene misurato con il margine di intermediazione che è la differenza tra gli interessi attivi sui prestiti e gli interessi passivi sulla raccolta.

Il secondo metodo si basa sull’utilizzo di coefficienti specifici a secondo del segmento di attività bancaria che si va ad analizzare.

Il terzo metodo riguarda i modelli utilizzati dalla banca stessa.

Con i controlli prudenziali sull’adeguatezza patrimoniale è stato regolamentato il processo di Vigilanza e le banche definendo le modalità di controllo e di supervisione sull’adeguatezza del patrimonio netto di vigilanza delle banche.

I controlli prudenziali si basano su quattro principi fondamentali:

Controllo prudenziale dell’adeguatezza patrimoniale: secondo questo principio la banca non deve limitarsi al rispetto dei requisiti patrimoniali, ma deve utilizzare procedure interne con lo di valutare se in una strategia di lungo periodo il patrimonio che possiede è adeguato;

Vigilanza : gli organismi di vigilanza devono controllare il rispetto dei requisiti patrimoniali, ed intervenire in di insufficienze ed omissioni con delle specifiche misure prudenziali;

Prudenzialità: per il principio di prudenza le autorità devono agire in modo che la banca abbia un patrimonio superiore ai requisiti minimi con lo scopo di coprirsi da eventuali rischi.

Vigilanza preventiva: gli organismi di vigilanza devono intervenire quando il patrimonio scende al di sotto dei minimi legali, utilizzando misure correttive con lo scopo di ripristinare l’adeguatezza patrimoniale.

Per applicare questi quattro principi si utilizza il “processo di controllo prudenziale” (Supervisory

Review Process – SRP) con lo scopo di far interagire la banca e le autorità di vigilanza, si articola in due fasi:

Processo interno di determinazione dell’adeguatezza patrimoniale (Internal Capital Adequacy Assessment Process – ICAAP): in questa fase la banca utilizza una sua struttura interna, con la quale gestisce le procedure di determinazione dei requisiti minimi e del rischio complessivo dell’attività bancaria;

Processo di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process – SREP): dopo che la banca si è dotata delle strutture che abbiamo parlato nella fase uno, le autorità di vigilanza esprimono un giudizio sulle capacità dei sistemi interni che vengono utilizzati dalle banche, se il giudizio è negativo richedono l’utilizzo di misure correttive.

Ed infine con le informazioni al pubblico / disciplina di mercato, c’è l’introduzione sulla trasparenza di informazione da parte delle banche obbligandole a rendere pubbliche le informazioni sulle tecniche di allocazione del capitale e sul processo di controllo e gestione dei rischi.

Tutto ciò si traduce nell’obbligo di fornire alle banche di fornire tutta una serie di dati riguardanti la concentrazione dei rischi anche a livello geografico, la concentrazione dei rischi, i metodi di rating e la composizione del patrimonio di vigilanza con le misure che vengono adottate per contenere i rischi.

3.3 BASILEA 3

Gli accordi di Basilea III nascono nel 2011 a causa della crisi del 2007-2008 dei mutui subprime, in quanto gli accordi di Basilea II hanno riscontrato un inadeguatezza per i seguenti motivi:

Pro-ciclicità;

Carenza di capitale: Causata dal deterioramento della qualità del capitale con gli strumenti ibridi, dalle cartolarizzazioni e dalla scarsa ponderazione del trading book;

Liquidità insufficiente: cioè dalla mancanza di regole di gestione della liquidità e dell’equilibrio delle scadenze tra attivo e passivo, in quanto si è verificato un eccessivo finanziamento a breve termine sull’interbancario;

Rischio sistemico: Causato dalla mancanza di una regolamentazione macro-prudenziale.

Nonostante contenga la struttura dei tre pilastri di Basilea II, questi pilastri in Basilea III sono stati ampiamente modificati.

Per quanto il primo pilastro abbiamo un maggior rafforzamento del capitale con la componete di common equity.

L’aspetto principale di questo nuovo rafforzamento è il maggior peso della componente rappresentata da azioni e riserve di utili.

Con Basilea III il patrimonio di vigilanza è composto dai seguenti elementi:

Tier 1 o Patrimonio di base: Attraverso il principio del going concern è destinato ad assorbire le perdite.

a) patrimonio di qualità primaria (Common Equity Tier 1);

b) Tier 1 aggiuntivo.

Tier 2 o Patrimonio supplementare: Secondo il principio del gone concern serve a fronteggiare in caso di crisi le perdite.

Il common equity Tier 1 (CET1) che sarebbe il patrimonio di qualità primaria è composto principalmente da azioni ordinarie, utili portati a nuovo, sovraprezzi di azioni ed utili portati a nuovo.

Per quanto riguarda il Tier 3 che era previsto da Basilea II è stato rimosso.

Per le tre categorie di capitale i limiti previsti sono:

Il Common Equity Tier 1 deve essere sempre pari al 4,5% rispetto alle attività ponderate per il rischio;

Il patrimonio di base deve essere del 6% alle attività ponderate per il rischio;

Il patrimonio di base più al patrimonio supplementare (patrimonio di vigilanza totale deve essere pari al 8% delle attività ponderate per il rischio.

Con Basilea III abbiamo l’introduzione dei Buffer di conservazione del capitale (Capital Conservation Buffer), dove la riserva patrimoniale deve raggiungere il 2.5% dei RWA con l’aggiunta del 4.5% rispetto al requisito minimo.

Se la banca scende tra l’intervallo del 4.5% e del 7% cioè sopra il 4.5% ma sotto il 7% la può continuare la propria attività e non è tenuta a ricapitalizzarsi, ma sarà soggetta a vincoli per quanto riguardano la distribuzione del capitale, per esempio la distribuzione dei dividendi.

Per contrastare la pro-ciclicità è stato introdotto un ulteriore requisito ed è il Counter-cyclical Capital Buffer con lo scopo di attenuare l’impatto delle fluttuazioni del ciclo finanziario.

Questo Buffer può essere costituito con strumenti diversi dal common equity ma devono essere capaci di assorbire le perdite, per quanto riguarda l’ampiezza del Buffer deve essere compresa tra lo 0% e il 2.5% delle attività ponderate per il rischio.

Per contrastare l’eccessivo grado di leva finanziaria che si era verificato nelle banche durante la crisi del 2007-2008 è stato introdotto il Leverage Ratio che ha lo scopo di evitare che la banca diventi troppo debole a causa di un eccessivo accumulo di leva finanziaria , evitando i processi pro-ciclici destabilizzanti con fasi di accumulo e fasi di deleveraging.

Indicando il livello massimo di indebitamento che ogni singola banca può assumere.

Introducendo una protezione contro i metodi che vengono utilizzati per evitare che i coefficienti di ponderazione sottovalutino i rischi effettivi e cioè il fabbisogno di capitale.

Quindi il Leverage ratio è calcolato nel seguente modo:

Molte un’adeguata capitalizzazione delle banche non è sufficiente a garantire la sua solidità, infatti molte banche sono fallite a causa di un dislivello eccessivo tra fonti ed impieghi, causando deficit di cassa.

Le nuove misure introdotte da Basilea III sulla liquidità delle banche hanno l’obiettivo di evitare le situazioni di deficit di cassa nei periodi di restrizione della liquidità e nei periodi di crisi.

Per evitare tutto ciò sono stati introdotti due indicatori di liquidità:

Il Primo indicatore è il Liquidity Coverage ratio (LCR), che ha l’obiettivo di salvaguardare la liquidità a breve delle banche.

Questo significa che la banca deve essere in grado di coprire con le sue attività patrimoniali liquide i deflussi di cassa netti nei 30 giorni di calendario successivi, i quali non possono essere stimati per più del 75% degli stessi deflussi.

È stato pensato per situazione particolarmente gravi di crisi di liquidità, dove una banca con il 25% delle sue uscite deve essere in grado di coprire la liquidità a breve.

Per quanto riguarda il numeratore di questo indice anche in situazione di stress le banche devono essere liquidabili, questo significa che le banche devono avere un basso rischio di credito e di mercato, in modo che il valore sia facilmente calcolabile nei mercati efficienti e liquidi.

Il secondo indicatore è il Net stable funding ratio (NSFR) ed è un indicatore usato per il lungo termine, con un orizzonte di un anno.

Lo scopo di questo indicatore è quello di garantire un equilibrio tra le scadenze dell’attivo e del passivo.

Per quanto riguarda l’ammontare disponibile di provvista stabile si ottiene calcolando quella parte delle fonti di capitale o di debito che si crede di poter disporre nell’arco di una anno, anche sotto condizioni di stress.

Mentre il denominatore si ottiene dalla stima dei finanziamenti i quali dipendono dalla dimensione dell’attività e degli impegni fuori bilancio, ponderati in base al loro grado di liquidità secondo il required stable funding (RSF).

Istituzioni finanziarie sistemiche (SIFIs): determinate non solo sulla base della grandezza (too-big-to-fail), ma anche dell’interconnessione con il resto del sistema finanziario richiesta di maggior capitale.

Per l’accordo di Basilea III si è deciso un lungo periodo di transizione che va dal 2013 al 2019, il quale entrerà in vigore a pieno regime.

Per quanto riguarda le conseguenze del nuovo accordo di Basilea III possiamo dire che rappresenta in ogni caso un inasprimento della normativa di vigilanza, come reazione alla crisi finanziaria 2007-2009.

La normativa sul PV potrebbe determinare un intasamento nel ricorso al mercato dei capitali con il pericolo concreto di una riduzione delle attività per rispettare i nuovi e più stringenti

limiti patrimoniali (rischio di credit-crunch).

Per quanto riguarda la situazione italiana ha portato i seguenti effetti:

Adeguamento dei requisiti patrimoniali;

Criteri sempre più rigidi

Stretta sul credito;

Minori investimenti;

Aumento della crisi economica;

Aumento costante dei crediti deteriorati anche per l’aumento della crisi;

Difficoltà delle banche all’adeguamento dei nuovi requisiti patrimoniali;

Eventuali insolvenze delle banche;

Chiusure e fusioni bancarie;

Accentramento del potere bancario nella mani di pochi.

CAPITOLO 4

LA SEPARAZIONE DEI POTERI BANCARI IL GLASS-STEAGALL ACT E LA LEGGE BANCARIA DEL 1936

4.1 L’INCHIESTA DI FERDINAD PECORA SUGLI SCANDALI DELL’ALTA FINANZA DURANTE LA CRISI DEL ’29

Per quanto riguarda la nascita del Glass-Steagall act fu molto importante l’inchiesta sugli scandali dell’alta finanza durante la crisi del ’29 di Ferdinad Pecora, i primi fallimenti bancari degli anni ’30 e la vittoria alle presidenziali statunitensi di Roosevelt che grazie al suo “New Deal” determinarono la formazione per una riforma strutturale del sistema bancario.

Con le inchieste svolte da Ferndinad Pecora si consegnò al popolo americano in maniera più semplice e chiara i “veri” responsabili della crisi del ’29, i quali erano i banchieri di Wall Street e le loro pratiche.

Nel 1933 Ferdinad entrò nella commissione d’inchiesta del senato come “Chief Consuel” sulle pratiche del mercato finanziario.

Questa inchiesta fu avviata dal presidente Hoover, grazie al consiglio del Senatore Walcott con lo scopo di imporre ai funzionari di borsa delle regole più severe, in modo che non ostacolassero la ripresa economica in quanto un piccolo gruppo di ribassisti appartenenti al partito democratico J. Raskob e B. Baruch erano pronti a far calare i prezzi delle azioni con lo scopo di trarne enormi profitti e per screditare il governo repubblicano agli occhi dell’opinione pubblica.

Nel 1932 Hoover chiese ai suoi senatori Peter Norbeck e Walcott di preparare un disegno di legge sulle pratiche del mercato borsistico, facendo partire nel 4 marzo del 1932 un’inchiesta che partì nonostante i vari tentativi da parte del partito democratico di far deragliare l’inchiesta.

L’ 11 aprile ci furono le prime audizioni e nella prima fase le indagini del Senate Banking and Currency Committee furono rivolte alle vendite allo scoperto.

Ed uno dei testimoni di questa inchiesta fu il presidente del New York Stock Exchange, Richard Withney il quale difese a spada tratta le vendite allo scoperto in quanto lui sosteneva che erano benefiche il mercato negando in qualunque modo che tali vendite erano responsabili della depressione.

Successivamente nel 25 aprile furono avviate delle sottocommissioni per far continuare le indagini e dove c’era anche il senatore Carter Glass e da queste commissioni emersero gli abusi compiuti da Wall Street.

E i principali abusi di Wall Street negli anni del boom furono gli accordi segreti organizzati da un manipolo di banchieri con lo scopo di manipolare il mercato, arrivando a corrompere i giornalisti con lo scopo di divulgare false notizie per manipolare i prezzi del mercato.

Con il seguito delle indagini finirono sotto processo anche le banche commerciali, le società di brokeraggio e moltissime personalità di spicco dell’epoca.

Come Charles Dawes, il quale testimoniò che utilizzò il 90% dei depositi bancari che possedeva per fare prestiti all’impresa di Insull.

Nonostante la legge statale dell’Illinois, limitasse i prestiti che una banca poteva concedere al suo destinatario al 10-15% del totale degli attivi.

Un’ latro personaggio di spicco fu Harold L. Stuart, il quale era a capo di una banca d’investimento che vendeva le azioni della Insull, tramite il finanziamento dei fondi raccolti dal pubblico.

E si scoprì che questa banca d’investimenti, reclutò un professore di Chigaco con lo scopo di pubblicizzare attraverso un canale radio dal titolo: “principi del sano investimento” per pubblicizzare i titoli della società Insull a milioni di ascoltatori e si consigliava anche ai clienti della stessa di vendere i titoli si stato per acquistare azioni delle Insull.

La terza e fondamentale testimonianza fu quella di Mitchell la quale fece crollare qualunque alibi riguardante l’approvazione dello Glass – Steagall act e sulla separazione dei poteri bancari tra attività commerciali ed attività d’investimento.

In quanto da questa testimonianza emerse che lo stesso Mitchell avesse venduto 18.000 azioni della National City alla moglie con una perdita per 2.8 miliardi che dedusse dal suo reddito personale.

E l’ulteriore testimonianza della National City mise in luce una lunghissima serie di pratiche scorrette che andavano a danno dei piccoli risparmiatori con lo scopo di consigliarli a comprare titoli senza la minima conoscenza dei rischi che andavano ad incorrere.

Come l’acquisto di azioni dell'Anaconda Copper dove lo stesso Mitchell era l’amministratore dell’azione stessa e dopo questa vicenda fu indagato per Insider Trading.

Tutte queste rivelazioni portarono ad un gravissimo danno d’immagine per Mitchell e della National City, screditando la reputazione delle banche commerciali e d’investimento.

Ed il nodo della separazione era il tema più controverso che era previsto nel Glass bill:

Il quale era rimasto fermo per due anni nel senato, e così l’iter legislativo per questa legge poté proseguire senza alcun ostacolo il suo percorso parlamentare.

4.2 IL GLASS STEAGALL ACT

Il Glass Steagall act fu approvato nel 1933 ed era una legge divisa in 34 sezioni che sono:

La separazione tra investment banking e commercial banking

In questa sezione di legge c’era una netta separazione tra banche d’investimento e commerciali entro un anno dall’entrata in vigore della legga.

Ed inoltre c’era la limitazione per quanto riguarda la compravendita dei titoli d’investimento per conto o su ordine di clienti.

Il divieto assoluto di sottoscrivere i titoli finanziari di investimento da parte delle member banks .

Ed infine c’era il divieto assoluto che un funzionario manager o direttore di essere contemporaneamente funzionario manager o direttore in una società di compravendita di titoli d’investimento.

Restrizioni all'uso del credito bancario finalizzato alla speculazione.

Alla Federal Reserve Board veniva attribuito il potere di sospendere il credito nel caso in cui venisse confermato che l’istituto in questione facesse un uso inappropriato del credito per fini speculativi.

Limitazione per le banche private

Entro un anno le banche private dovevano decidere se cessare la loro attività di deposito o quella di negoziazione dei titoli di investimento.

E nel caso avessero scelto di continuare con la raccolta dei depositi dovevano essere sottoposti ad un controllo periodico del del Comptroller

of the Currency.

Disposizioni sull'assicurazione sui depositi In merito all'assicurazione sui depositi venivano previste alcune disposizioni temporanee e altre permanenti. In questa sezione la legge prevedeva la Federal Deposit Insurance Corporation la quale aveva lo scopo di liquidare gli assets delle banche fallite e assicurare (in parte) i depositi delle banche che aderivano alla Corporation

Piano di assicurazione temporanea

Dove tutte le banche appartenenti al Federal Reserve System dovevano concorrere al piano di assicurazione temporanea.

Ed i depositi erano assicurati fino 2.500 $ per ogni depositante.

Piano di assicurazione permanente dei depositi

Sotto la direzione di un consiglio di tre amministratori, viene creata la Federal Deposit Insurance Corporation, la quale era costituita da due membri che venivano nominati dal presidente e dal Comptroller of Currency.

Ed il capitale della società doveva essere costituito dalla seguenti tre fonti:

− Uno stanziamento di 150 milioni dollari da parte del Tesoro americano.

La metà dei surplus delle Banche della Federal Reserve ovvero circa 139.000.000 di dollari.

− Le banche partecipanti erano tenute a sottoscrivere lo 0,5% dei loro depositi.

Requisiti minimi di capitale per le nuove national banks

Per le nuove banche il capitale minimo era di 50.000 dollari in una città con 6.000 abitanti, 100.000 dollari in una città dove il numero degli abitanti era compreso tra i 6.000 e i 50.000 abitanti e di 200.000 dollari nelle grandi città.

Provvedimenti sulle casse di risparmio e sulle banche del Piano Morris

Le casse di risparmio dovevano partecipare al piano di assicurazione dei depositi e sarebbero stati soggetti alle leggi che erano applicate alle state member banks.

Branch banking

Veniva autorizzato per le national banks e per le member state banks con un capitale non inferiore ai 500.000 dollari e dove si concedeva alle banche l’apertura di filiali all’interno del loro territorio.

Group Banking

Per diventare un Group Banking bisognava sottoporsi a particolari controlli ed esami che erano pagati dalle banche stesse pubblicando i resoconti delle valutazioni e cedere entro i 5 anni le società di investimento che appartenevano al gruppo.

Eliminazione degli interessi sui depositi a vista

Le banche non potevano più pagare nessun interesse sui depositi pagabili a vista, ma non pregiudicava gli interesse pagati sui depositi delle casse di risparmio o dei depositi collocati in paesi stranieri ed i depositi di fondi pubblici.

Interessi su depositi a termine delle banche associate

Erano regolamentati dal Federal Reserve Board e le menber banks non potevano pagare nessun deposito fino a quando non avesse raggiunto la scadenza.

Casse di risparmio postali

Per quanto riguarda il ritiro doveva essere effettuato su richiesta e non si doveva pagare nessun interesse su questi fondi ritirati ad eccezione degli interessi maturati fino alla data dell’emanazione della legge bancaria del 1933.

Regolamentazione dei prestiti

(a) Venivano vietati i prestiti concessi dalle member banks ai propri funzionari esecutivi. Se un funzionario riceveva un prestito da qualsiasi altra banca questo doveva presentare un report sull'operazione al presidente del consiglio di amministrazione della banca in cui lavorava.

(b) Le member banks venivano rigidamente limitate nella possibilità di erogare prestiti alle affiliate o nella possibilità di investire in quote di capitale di tali società.

(c) Nel determinare il limite di credito che una national bank poteva elargire verso una società si sarebbe dovuto tenere conto e includere tutti gli obblighi delle sussidiarie possedute o controllate dalla società stessa.

La rimozione dei funzionari o dei direttori di banca

Il Federal Reserve Board una volta affermate le accuse aveva il potere di rimuovere funzionari e amministratori che avessero violato le leggi bancarie e proseguito in pratiche pericolose per le quali avessero ricevuto una diffida.

Riapertura delle banche

Se il 75% dei depositanti e dei creditori di una banca voleva la riapertura della banca poteva farlo attraverso un atto scritto, e per la durata delle riapertura il compoti spettava al Comptroller of Currency.

Ulteriori emendamenti al Federal Reserve Act

Oltre ai numerosi emendamenti già elencati, le altre modifiche furono:

a) Eliminazione della franchise tax che le Federal Reserve Banks erano tenute a versare al Tesoro degli Stati Uniti. Tutti gli utili netti delle Banche di Riserva Federale rimasti dopo il pagamento delle spese e dei crediti dei dividendi, avrebbero dovuto essere versati nel fondo delle eccedenze.

(b) Aumento della durata della carica dei membri del Federal Reserve Board da dieci a dodici anni.

(c) Creazione di un “open-market committee” che avrebbe gestito gli acquisti e le vendite sul mercato aperto per tutte le banche della Federal Reserve. In sostanza, veniva inserito nella legge ciò che succedeva già nella pratica.

(d) Il Federal Reserve Board avrebbe esercitato la supervisione su tutte le transazioni e sui negoziati, con le banche o banchieri esteri, nell'ambito del sistema della riserva federale. Fino ad allora era stata la Federal Reserve Bank di New York a gestire una parte importante delle relazioni con le banche straniere.

Altre misure

(a) Limitazione dell'ammontare di denaro che una banca aderente poteva investire direttamente, o tramite una società di costruzione, nei locali della banca stessa.

(b) Veniva permesso il consolidamento (fusioni e acquisizioni) delle banche a livello statale Ciò sarebbe dovuto risultare particolarmente significativo in relazione alla formazione di sistemi bancari statali.

(c) Limitazione del massimale dei tassi d'interesse o di sconto che poteva essere applicato ai prestiti da parte di una banca nazionale. Le banche nazionali potevano applicare su prestiti e sconti il tasso di interesse stabilito dalla legge dello Stato (o un tasso del 7% se la legge dello Stato non stabiliva alcun limite), oppure un tasso più alto dell'1% rispetto al tasso di sconto della Federal Reserve Bank, a seconda di quale dei due fosse risultato maggiore.

(e) Una restrizione sul numero massimo di amministratori di una banca nazionale. Entro un anno i consigli di amministrazione di ogni member banks doveva essere composto da non meno di 5 e non più di 25 membri e ogni direttore poteva detenere una quota azionaria con un valore nominale pari a non meno di $ 2500. Se, tuttavia, il capitale della banca non superava i 50.000 dollari, il valore nominale della quota dei direttori poteva scendere ai 1.500 dollari, e se il capitale non avesse superato i 25 mila dollari la quota minima sarebbe stata di 1.000 dollari.

(f) Nuove modalità nella elezione dei direttori di banca, che prevedevano la possibilità del voto cumulativo da parte degli azionisti. L'azionista poteva votare in base al numero delle azioni di sua proprietà, come succedeva in passato, distribuendole tra più candidati o poteva cumulare tali voti dando ad un candidato tanti voti quanto il numero dei direttori da eleggere

moltiplicato per il numero delle azioni possedute.

(g) Emendamento alla legge Clayton Antitrust che prevedeva che nessun funzionario o dirigente di una banca negli Stati Uniti potesse essere un funzionario, direttore o dipendente di una società (diversa da una cassa di risparmio) o far parte di una partnership che erogasse prestiti garantiti da azioni o obbligazioni.

(h) Una proroga dei termini di garanzia sui prestiti diretti da parte delle banche della Federal Reserve alle loro member banks da 15 giorni a 90 giorni nel caso si trattasse di prestiti garantiti da commercial paper.

4.3 LA LEGGE BANCARIA DEL 1936

Dopo la crisi del 1929 si decise di introdurre una legge che consentisse la separazione tra banche e imprese.

Con il DL 12 marzo 1936 n. 375, convertito in legge il 7 marzo 1938, n. 141 si riformo il sistema bancario italiano.

Questo significava che i banchieri dovevano scegliere se la loro banca doveva fare attività di risparmio o di speculazione.

E c-era anche il divieto assoluto di entrare nei consigli di amministrazione di imprese industriali con lo scopo di chi eroga credito non può essere socio del creditore.

Insieme a questa legge nacquero l’IMI che aveva lo scopo di incentivare gli investimenti delle imprese nel lungo periodo acquistando le partecipazioni industriali che le banche possedevano e restituirgli la liquidità necessaria.

Oltre a l-IMI ci fu anche l’IRI il quale diventò il maggior possessore di pacchetti azionari di banche che avevano un forte interesse strategico come Banco di Roma, Credito Italiano, Banca commerciale italiana.

Il principale scopo di questa legge fu quello di avere controllo rigoroso sul sistema creditizio, i quali erano:

“La raccolta di risparmio e l-esercizio del credito sotto qualsiasi forma sono funzioni di pubblico interesse”;

L’istituzione del comitato dei ministri, il quale aveva compiti di governo politico amministrativo del credito e l-ispettorato per la tutela del risparmio che aveva compiti di vigilanza sugli enti creditizi;

La vigilanza e la direzione dell’attività creditizia era sotto il controllo del CIRC Comitato Interministeriale per il credito e il Risparmio;

La Banca d-Italia controllava le banche e gli istituti di credito;

La banca d-Itali fu definita ente di diritto pubblico;

Le banche commerciali erano specializzate solo nell’erogazione credito a breve termine, mentre gli istituti di crediti speciale erano specializzati nell’erogare credito a lungo termine;

Le banche commerciali grazie a delle deroghe potevano erogare prestiti che avevano durata superiore ai 18 mesi;

Il Banco di Napoli, di Sicilia, la banca nazionale del lavoro, l-istituto bancario san Paolo, Monte dei paschi di Siena, e nel 1953 anche il banco di Sardegna sono stati trasformati in istituti di credito di diritto pubblico e gli amministratori erano di nomina governativa;

Il Banco di Roma, la Banca Commerciale Italiana e il Credito Italiano erano costituite nella forma societaria di S. p. a. ed erano qualificate come banche di interesse nazionale;

I pacchetti azionari di controllo erano posseduti dall’IRI e grazie al loro statuto potevano partecipare ai consigli di amministrazione nominandone i componenti;

Per la nuova costituzione di nuove banche l-autorizzazione veniva concessa dalla Banca d-Italia;

La legge bancaria del 1936 per quanto riguarda la vigilanza seguiva lo schema SCP Struttura, Condotta, Performance.

I 3 criteri basilari su cui si fondava la legge bancaria del 21936 erano:

Pluralismo che veniva inteso come la pluralità di enti creditizi che avevano diverse caratteristiche strutturali, di natura giuridica e diverse finalità come enti a scopo di lucro nella forma di S. p. a. ed enti creditizi con finalità mutualistiche.

Specializzazione la banche erano specializzate in aziende di credito ordinario che erano dedite alla raccolta di risparmio a breve termine e ICS che erano gli Istituti di credito speciale che erano dediti alla raccolta del risparmio a lungo termine;

La separazione tra banca e industria il quale era realizzata tramite una severissima disciplina nel tema delle partecipazioni delle banche al capitale delle imprese ed erano il frutto delle crisi bancarie che si erano verificate nei periodi precedenti alla legge.

4.4 LE CRITICHE AL GLASS STEAGALL ACT

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente il Glass Steagall act, rappresentava la principale legge che separava le banche commerciali e d’investimento e con la nascita dell’assicurazione federale andavano a modificare in maniera significativa il sistema bancario americano.

Ma dai primi anni ’80 negli ambienti accademici, giudiziari e politico amministrativi nacquero le prime critiche.

Un contributo fondamentale per le critiche al Glass Steagall act fu dato da George Benston col suo saggio del 1990 The separation of commercial and investment banking – The Glass-Steagall Act Revisited and Reconsidered.

Con questo Benston gettò le basi per far adottare agli Stati Uniti d’America il modello di banca universale, confutando gli argomenti che avevano portato alla Banking Act del 1933.

Per valorizzare la sua teoria Benston utilizzò gli studi empirici di E. White per dimostrare che con i dati che aveva raccolto non ci fosse nessun legame con il periodo dell’approvazione della legge.

Nei suoi studi empirici White evidenziò che a fronte del fallimento del 26,3% di tutte le national banks durante gli anni 1930-1933, solo il 6,5% delle 62 banche che avevano affiliate nel 1929 e il 7,6% delle 145 banche che conducevano ampie operazione tramite i loro bond departments furono costrette a chiudere. Dunque solo 15 delle 207 national banks che negoziavano attivamente in titoli fallirono, ovvero il 7,2%.

Il secondo punto era quello di criticare l’inchiesta di Ferdinand Pecora e del subcommittee Glass.

Affermando che le audizioni dell’inchiesta erano programmate con lo scopo di orientate su ciò che credeva il senatore Glass.

Selezionando i testimoni e facendogli delle interviste strategiche con lo scopo di ingigantire gli abusi e i conflitti d’interesse.

Dunque secondo la tesi di Benston la separazione tra banche commerciali e d’investimento era costruita su “fondamenta di sabbia”.

E dagli studi di Benston ci furono altri studi per cercare di fare pressione per l’abolizione del Glass Steagall act che erano quelli di Manju Puri ha studiato le prestazioni di default e il tasso di mortalità di un campione di titoli emessi

nel periodo gennaio 1927 – settembre 1929, quando banche nazionali e banche statali erano autorizzate a

sottoscrivere bonds. Nel confrontare le default performances dei titoli, l'autrice non solo distingue tra titoli

sottoscritti dalle banche commerciali e quelli sottoscritti dalle banche d'investimento (che lei chiama

nonbanks), ma anche tra titoli sottoscritti da National City Company e Chase Securities Corporation, le due

banche che suscitarono più clamore per i loro abusi durante le indagini di Pecora. Puri trovò che i tassi di

mortalità per i titoli sottoscritti dalle banche commerciali erano significativamente più bassi (in senso

statistico) rispetto a quelli sottoscritti dalle banche d'investimento. Per esempio, risultava che sette anni dopo l'emissione, circa il 25 per cento delle obbligazioni industriali sottoscritte dalle banche commerciali erano inadempienti, mentre quelle sottoscritte dalle banche di investimento arrivavano al 40% di defaults.

Gli studi di Randal Kroszner e Raghuram Rajan (1994) condussero un test su 121 coppie di obbligazioni industriali sottoscritte durante i primi trimestri del 1921-1929. Le obbligazioni in ogni coppia sono stati confrontati in termini di rating iniziale, di tempo dal momento del rilascio, di dimensione e del tipo di disposizioni per la conversione, e ogni coppia era formata da un titolo emesso da una banca commerciale e uno emesso da una banca d'investimento. c Anche in questo caso, i risultati concordano con quelli di altri studi: alla fine di ogni anno dopo il 1924, il numero di defaults era minore per i titoli emessi dalle banche commerciali . Nel 1940, il 32% delle sottoscrizioni delle banche d'investimento erano inadempienti rispetto al 23% di quelli delle banche commerciali.

Ed infine gli studi di James Ang e Terry Richardson (1994) studiarono un campione di 669 di titoli di stato americani, stranieri e di azioni di imprese estere sottoscritte dal 1926 al 1934, ricavando risultati simili a quelli di Puri. Hanno

studiato la default performance di questi titoli dal momento del rilascio fino al 1939 scoprendo che le sottoscrizioni delle banche commerciali arrivarono al 40% di default mentre quelle delle banche d'investimento a oltre il 48 per cento.

Oltre a questi altri forti pressioni per abolire il Glass Steagall act arrivarono dalle lobby bancarie, in quanto attraverso le banche commerciali cercavano di aggirare le leggi riguardanti la separazione dei poteri bancari attraverso l’ampliamento dei servizi esistenti e dei nuovi servizi senza l’approvazione delle agenzie regolatorie.

E i cinque fattori fondamentali che portarono a un cambiamento del sistema creditizio e finanziario erano:

1) I progressi nella tecnologia avevano drasticamente ridotto i costi di elaborazione delle informazioni e di comunicazione;

2) Era in atto la ricerca di nuove attività che sostituissero i profitti ormai in declino delle tradizionali attività commerciali delle banche;

3) Era diffusa la percezione della rapida crescita e dei grandi profitti derivanti dalle attività in titoli (almeno fino al crollo dell'ottobre del 1987);

4) Si stava affermando un'interpretazione più liberale del linguaggio della legislazione esistente sia da parte delle agenzie di regolamentazione che delle corti;

5) La crescita dell'internazionalizzazione dei mercati finanziari intensificò la competizione con le banche straniere sia nel mercato americano che in quelli esteri.

4.5 I DISATRI ANNUNCIATI DELLA RIFORMA BANCARIA DEL 1992

Il ripristino della separazione delle banche di prestito dalle banche speculative, è una delle cose fondamentali in quanto determina lo sviluppo di una nazione.

Nel momento in cui in una nazione viene abolita la separazione tra banche di prestito e banche speculative è automatico ed è l’unico motivo che determina il de-sviluppo di una nazione ed è un provvedimento politico e non c’entra nulla e ci sono siti ignobili antisemiti che additano alla finanza ebraica tutti i mali del mondo, ma non è questo l’unica cosa che determina lo de-sviluppo di una nazione è un provvedimento politico che nel 1992 in Italia è stato firmato attraverso un atto ignobile, un decreto legislativo che non è passato dal parlamento e i decreti legislativi non vengono convertiti in legge perché sono decreti legislativi e non passano nel parlamento democraticamente eletto, questo decreto legislativo 4/81 del 14 dicembre del 1992 firmato da Amato, Conso, Barucci, Colombo e non si sa se queste persone fossero consapevoli di un provvedimento che ha determinato un progressivo impoverimento della nazione, ed infatti dal 1992 in poi la borsa di Milano è crollata 4 volte 1994, 2001, 2008, 2016 dove è già crollata due volte ed anche per la terza volta.

Quindi la domanda che ci dobbiamo porre è: Cosa succede quando in uno stato viene abolita la separazione tra banche di prestito e speculative? Ed era già successo in Germania e Regno Unito nel 1920 e sono informazioni che non si trovano sui libri di storia e economia in quanto c’è stata una transizione dei testi e questa separazione tra banche di prestito e speculative portò alla crisi del 1929 e alle crisi subprime e quella del 1929 portò alla seconda guerra mondiale e i governi di allora tentarono di imporre l’abolizione di questa separazione ma era troppo tardi.

All’epoca della crisi del 1929 c’erano due leggi una quella mussoliniana del 1936 che è una legge che rimase in vigore nel 1992, poi abolita da un decreto legislativo.

Quindi si capisce che è un sistema finanziario e non un sistema politico, allora cosa succede con la scoperta del 2014 e che viene detto per la prima volta al pubblico e nel eseguire CTU e CTP e queste cose sono ritenute nei tribunali e ci siamo accorti che c’è un comportamento difforme da parte di MPS cioè del Monte di Paschi di Siena, esaminando i mutui che emetteva il Monte dei Paschi di Siena facevano dei mutui affitto i quali sono mutui convenienti se il tasso cresce per la banca e però tutte le altre banche piazzavano a ignorare la clientela, quindi ad imprese e famiglie venivano fatti acquistare derivati sul tasso dove le banche vincevano se il tasso calava, quindi capimmo che MPS fosse fuori dalle decisioni di Banca d’Italia e infatti ci sono attualmente procedimenti penali in corso e dove MPS è una banca truffata da banche terze straniere, allora siamo andati a vedere cosa fosse successo nel capitale azionario della Banca d’Italia e ci battemmo in un bilancio pubblicato da Unicredit.

Il bilancio Unicredit è composto da 800 pagine.

Di cui le prime 400 pagine circa trattano dei pensieri degli azionisti il cui delle volte anche molto coloriti e le altre 400 pagine circa troviamo i delegati al voto e i deleganti al voto che per la prima volta venivano pubblicati delegati e deleganti e quindi ci cadde l’occhio su questo particolare dove il quale Unicredit aveva messo 3,2 miliardi di azioni e abbiamo presi i delegati e abbiamo fatto la somma di quote azionarie che venivano rappresentati da questi delegati e ci mancavano due miliardi di azioni.

Ed era una cosa assurda in quanto il capitale di Unicredit è composto da 3,2 miliardi e mancavano 2 miliardi di azioni il signor Cuderelli Angelo il quale rappresenta 1991 banche straniere e si può vedere anche un altro numero 1881969 e c’è un punto 0,5 , quindi questo signore ha 1,8 milioni di azioni (oltre il 50% delle azioni Unicredit) e siamo andati a vedere anche le altre pagine e abbiamo osservato che erano concentrati in una decina di Hedge Fund anglo americani e con cariche e ci siamo andati a vedere anche la banca Intesa è la maggior parte delle azioni sono concentrate nelle mani del signor Trevisan Giulio ed anche li mancano tre zeri e andiamo a vedere che questo signore rappresenta miliardi di azioni e cioè oltre il 60% e nel restante 40% erano presenti 1991 banche che erano sempre concentrate in una decina di Hedge Fund anglo-americani e con cariche.

Prendendo lo statuto di Banca d’Italia e leggendoci tutti gli sbarramenti al voto che prevede Banca d’Italia abbiamo scoperto che i primi azionisti Intesa San Paolo, Unicredit , Generali Carisbo, Banca Carige e BNL Paribas rappresentano 265 voti e il totale dei voti della Banca d’Italia è di 529 voti, quindi le prime sette entità detengono il controllo della banca d’Italia e quindi è per quello che l’hanno un po’ truffata con i derivati sul tasso, poi scopriamo due entità che non c’entrano nulla l’INPS e l’INAIL e assicurazioni Generali e quindi non esercitano il diritto di voto e lo statuto della Banca d’Italia prevede che altre banche possono sostituire queste due entità nel diritto di voto.

Quindi abbiamo visto che il controllo del voto di Banca d’Italia è totalmente esercitato da una decina di Hedge Fund speculatori anglo-americani e con carichi.

Cosa significa quando in uno stato viene abolita la speculazione tra banche di prestito e speculative spieghiamo tecnicamente che avviene quando in mutuo target restituisce la rata e sappiamo che in Italia ci sono decine di milioni di speculatori, e quindi quanto il mutuatario restituisce le rate, queste banche dal 1992 fanno una scrittura contabile che è crediti alla clientela a depositi alla clientela, cioè quando il signor Rossi mutuatario gli danno un mutuo di 100.000 € , contestualmente fanno questa scrittura Crediti alla Clientela e Depositi alla Clientela per 100.000€.

Quando il signor Rossi inizia a restituire le rate mese per mese, le quote interessi vengono dichiarate nel bilancio della banca e confluiscono nei ricavi, e se la banca ha fatto questa scrittura iniziale di partita doppia le quote capitali non trovano più nella ragioneria la locazione nel bilancio della banca, per cui dove vanno?.

Confluiscono attraverso depositi di transito in stanze di compensazione internazionali e da li confluiscono in Hedge Fund e gli Hedge Fund hanno una liquidità enorme perché purtroppo utilizzano anche dentro le stesse banche e facendo ricerche abbiamo scoperto che nel Gennaio 2016 dopo che erano state pompate le azioni delle banche Italiane al rialzo con l’azione pump che serve a fare acquisti allo scoperto, dove acquistano azioni in quantità e le pompano al rialzo senza guardare i fondamentali, quindi quando vengono pompate poi vanno dalle stesse banche e si sono fatti liquidare le azioni e quindi le azioni erano liquide perché erano belle alte e quindi dal giorno dopo le banche Italiane hanno perso capitalizzazione e sono diventate rischiose e di li hanno iniziato a fare vendite allo scoperto cioè vendono senza possedere dei titoli e se li fanno prestare dalle altre banche e le vendono oltretutto e non c’è nessun tipo di controllo in quanto nel 2008 negli Stati Uniti e nel Regno Unito hanno cambiato tutto ed hanno capito che il sistema non si poteva autoregolamentare e quindi le autorità di vigilanza degli Stati Uniti hanno deciso di prendere in mano la situazione e quindi nell’ottobre del 2008 la FED che aveva una riserva di 800 miliardi di banconote contanti è intervenuta sulle banche e le ha nazionalizzate in gran parte così come nel Regno Unito hanno nazionalizzato le principali due banche Royal Bank e Barclys e così Bank of America Mery Lynch ed è un sistema che quindi ha capito che nel 2011 e nel 2012 hanno venduto 64 miliardi di titoli italiani che il giorno dopo erano crollati vendendoli allo scoperto ed hanno dato la colpa alla notizia del Brexit, dal mattino le borse dicono che hanno venduto tutto e in quella mattina pensavano che il titolo MPS non avesse nessuna oscillazione ,ed hanno la necessità di coordinarsi in tempo reale, utilizzando un sito nelle Isole Vergini e vedremo quello che gli altri e quindi in tempo reale si vede quello che fanno e spostano un sacco di titoli.

Abbiamo notato questa cosa e abbiamo fatto un question time, dove l’onorevole Alessio Villarosa ha chiesto spiegazioni al MEF e su queste vendite allo scoperto, la cosa pazzesca è questa che la CONSOB non ha potere ispettivo rispetto ad altre autorità di vigilanza del Regno Unito e Statunitensi che hanno il potere ispettivo e quindi può solo ricevere segnalazioni se lo fanno.

Ma con una lettera raccomandata si possono auto-esentare dalla segnalazione.

Ma cos’è che le porta a segnalare alla CONSOB, attenzione che facesse una vendita allo scoperto la Nanked in Germania, il quale non si fanno prestare titoli ma creare società che fingono di prestare titoli e poi li vendono ed è chiaro che una cosa del genere accade in Germania lo arrestano.

Dopo la question time nel 2014 e nel 2015 sono state fatte tre segnalazioni, cioè l’intermediario Inter Marter Sim S. p. a. che agisce per conto del Hedge Fund, ha una vendita allo scoperto sul Cogeme quindi giocava sul crollo del titolo ed è anti-sociale, io banca Hedge Fund vinco se quel titolo il giorno dopo ovviamente crolla per acquistarlo col 10 e guadagno 20 e sono guadagni pazzeschi in una notte e lo fanno nel weekend quando le borse sono chiuse, utilizzando il fuso orario in quanto ci sono 7 Borse dove 24 ore su 24 si può fare, e succede che pagano tre vendite allo scoperto, dopo il question time e la CONSOB ha chiesto l’inviò della segnalazione ed hanno ricevuto 81 segnalazioni di vendite allo scoperto in atto da Giugno ad Ottobre, vendite allo scoperto per far crollare le banche italiane contro società di primissimo ordine quotate in Borsa per cui la Cucinelli grande azienda di lusso italiana e straniera stava giocando a far crollare i titoli bancari italiani.

Perché una volta crollati li possono acquistare al prezzo vero, voi sapete che quando un titolo bancario come nel caso MPS dove le sue azioni valevano 87 € ora vale 0.23 centesimi noi diremo che investendo 87.000 € voi prenderete 230 € vendendolo sul mercato, quindi succede quello che è accaduto alla Lehman Brothers nel 2008 e varrà 70 miliardi di sofferenze bancarie e MPS ne ha 47 miliardi e Intesa ne ha 80 miliardi e quindi le fecero fallire in quanto si era concentrato “nel cesso” in quanto c’erano manager con stipendi milionari bonus e con quelle perdite era diventato insostenibile continuare con questi stipendi milionari con bonus.

L’FMI ha analizzato 700 banche italiane ed ha scoperto che nel CDA di queste banche prendevano mediamente 750.000 € all’anno più bonus e solo di 7 su 10 sono banchieri gli altri sono politici.

Quindi non fu la trattativa Stato-Mafia ma tra le banche e la politica, banchieri internazionali e politica ed è stato un patto tra di loro e quindi andiamo ad analizzare queste 7 degenerazioni della moneta elettronica creata dalle banche che prende piede in Italia con il mutuo e che le banche portano alla distruzione di un territorio perché la banca prima del 1992 era costretta dalla legge bancaria a raccogliere per prestare e faceva l’intermediario e quindi doveva raccogliere 100 con i premi assicurativi e avevamo l’IRI che faceva da collettore ed aveva 3-4 assicurazioni Toro, Alleanza, Ina e Generali che erano dell’IRI, e quindi quello che raccoglieva la dove alle tre banche COMIT, Banca di Roma le quali rappresentavano il 78% del patrimonio bancario italiano e quindi determinava anche un controllo pubblico di banca d’Italia, queste banche sono state privatizzate nel 1992 con le legge Amato, e questi provvedimenti non devono essere decisi da pochi, ma dal parlamento in quanto creano una distorsione enorme e un provvedimento che fu introdotto con la legge del 1995 che è quello di trasformare gli enti pubblici in s. p. a. e quei enti pubblici erano il 78 % del patrimonio bancario italiano, ed hanno creato il 78 % del patrimonio bancario italiano, ed hanno creato tutti i presupposti attraverso intermediari nel capitale delle banche per godere di questo enorme business che a partire dal fatto che dal 1992 l’8% che prendeva dal mutuatario e il costo della raccolta che era del 4% nel 1992, ora nella banca è diventato del 100% a rata e questa è la cosa che dobbiamo chiedere cosa cambia nel mutuatario, per il mutuatario cambia tutto perché da origine a comportamenti di tipo predatorio, perché cambia per il risparmio perché se la banca non è vincolato al vincolo temporale raccolgo per prestare, raccolgo per 15 anni premi assicurativi per poi prestarli a 15 anni ma il prestito lo creò con un click io banca la prendo da quel risparmio e lo vendo a raffica e mi tolgo il problema di restituirlo.

E farò in modo di dargli qualche bond e lui ci investe e poi perde il capitale.

Nel 1992 un’altra degenerazione fu questa truffa colossale con i finanziamenti in Marchi Tedeschi, nel 2008 in Yen Giapponesi e nel 2015 con Franchi Svizzeri con i derivati sulla valuta e sul tasso.

Il 29 Gennaio del 1992 viene emessa la legge n. 35 con cui vengono privatizzati gli enti pubblici in s. p. a. ma 8 giorni più tardi con tutta l’attenzione mediatica sul trattato di Maastricht del 7 febbraio viene emanata la legge 82 con cui viene conferito al governatore di Banca d’Italia il potere di cambiare il tasso ufficiale di sconto.

Egli infatti lo varierà sempre al rimborso e non è più facile individuarlo in quanto il TURNEM è il tasso di rifinanziamento della BCE, e si può vedere che nel 1992 il tasso era a 15 ed è sceso allo 0 e lo variò sempre al ribasso e vennero piazzati al ribasso derivati sul tasso per 120 miliardi di euro.

E furono colpite nel 2001 735 comuni sempre con Cause Killer Banca vince cala tasso (GDF Ostia) 44 provincie e 12 regioni creando una perdita di 500 miliardi di euro hanno creato un sistema micidiale per indebitarci dove queste società che hanno piazzato questi derivati sono una ventina di banche d’affari con partecipazioni Hedge Fund americani e caucasici quindi bisogna pensare che per arrivare a risollevare questa situazione non bisogna privatizzare le banche e l’energia perché altrimenti diventiamo schiavi.

4.6 L’ABOLIZIONE DEL GLASS STEAGALL ACT E L’APPROVAZIONE DEL GRAMM-LEACH-BLILEY ACT

Dopo le forti pressioni avvenute negli ’80 e ’90 per abolire il Glass Steagall act nel 12 novembre del 1999 sotto la presidenza di Bill Clinton viene abolito il Glass Steagall act, introducendo il Gramm-Leach-Bliley act che fu proposta al senato da Phil Gramm e alla Camera Jim Leach e Thomas J. Bliley, Jr. Venne.

Questa nuova legge fu accolta con molto entusiasmo dai i suoi sostenitori e il segretario del tesoro dell’epoca Lawrence Summers dichiarò: ”Today Congress voted to update the rules that have governed financial services since the Great Depression and replace them with a system for the 21st century. This historic legislation will better enable American companies to compete in the new economy.”

Mentre Phil Gramm disse: “We have a new century coming, and we have an opportunity to dominate that century the same way we dominated this century. Glass-Steagall, in the midst of the Great Depression, came at a time when the thinking was that the government was the answer. In this era of economic prosperity, we have decided that freedom is the answer.”

Mentre il Presidente Clinton dichiarò: “Glass-Steagall was no longer appropriate to the economy in which we live. It worked pretty well for the industrial economy…but the world is very different”.

Mentre le associazioni dei consumatori consideravano giustamente un bel regalo alle grandi istituzioni bancarie del paese.

Ma anche all’interno del partito democratico si crearono malumori per l’abolizione del Glass Steagall act in particolare da parte del senatore Byron L. Dorgan che rilasciò la seguente dichiarazione: “I wasn't around during the 1930's or the debate over Glass-Steagall. But I was here in the early 1980's when it was decided to allow the expansion of savings and loans. We have now decided in the name of modernization to forget the lessons of the past, of safety and of soundness. I think we will look back in 10 years' time and say we should not have done this but we did because we forgot the lessons of the past, and that which is true in the 1930's is true in 2010”.

Abolendo definitivamente la separazione tra banche d’affari e d’investimento ed introducendo il modello di banca universale.

Le banche universali grazie a questa legge per aumentare i loro profitti e cedere i loro rischi crearono strumenti finanziari operativi incentivando il sistema delle banche ombra e dell’ originate to distribute , moltiplicando in maniera esponenziale i rischi attraverso strumenti derivati come CDOs, CDS e SIVs.

I quali consistevano in operazione di cartolarizzazione e di ri-cartolarizzazione dei rischi.

Queste operazioni portarono alla crisi dei mutui subprime del 2007-2008, dimostrando le conseguenze e la nascita delle banche universali.

Quindi l’introduzione di questa nuova legge si sono aggravati anche i meccanismi del “Too big too fail” in quanto in queste banche universali c’erano anche attività assicurative e società di investimento.

Per la FED non furono sufficienti i meccanismi convenzionali come ad esempio la riduzione del tasso d’interesse, ma dovette diventare prestatore di ultima istanza rifornendo di liquidità le società finanziarie e gli istituti bancari.

Ed anche attraverso FMI dovette prestare liquidità anche ad altre banche centrali in quanto dopo l’abolizione della separazione dei poteri bancari avevano fatte acquisto di altre aziende aperto filiali in tutto il mondo.

Quindi dopo il fallimento del Gramm-Leach-Bliley act si ritornò alla discussione del Glass Steagall act e sotto l’amministrazione Obama fu nominato Paul Volcker che fu un ex governatore della FED che fu sostituito sotto l’amministrazione Reagan nel 1987 come affermava J. Stiglitz, “l'amministrazione Reagan non pensava fosse disposto a deregolamentare a sufficienza.”

E per riformare il sistema finanziario Volcker ripropose di reintrodurre alcune norme sulla separazione dei poteri bancari e in un intervista al Sole 24 ore afferma che: “Io penso che si debbano trattare le banche in modo diverso dalle altre istituzioni finanziarie. E che si debbano limitare le loro attività. Per essere più specifici: le banche non dovrebbero essere proprietarie di hedge fund o di fondi di equity e le loro attività di trading dovrebbero essere circoscritte. Un'istituzione che produce il grosso del suo reddito con il trading non dovrebbe avere una licenza bancaria. Se vuole fare trading va bene, ma non come banca. Perché le banche hanno protezioni particolari che non si devono estendere a tutti”.

La Volcker rule act separa le attività di "commercial" da quelle di "investment" banking e ha lo scopo di tutelare i risparmiatori da attività troppo speculative ed evitare nuovi crack finanziari, rendendo più stabile il sistema creditizio.

Limitando l’attività speculativa in quanto le banche non possono investire i propri capitali in Borsa, su strumenti come derivati e quote di hedge funds, per una quota al di sopra del 3%.

E i principali sostenitori di questa nuova legge furono l'ex presidente di Citigroup, John Reed, George Soros, il più noto hedge fund manager a livello mondiale, e Mervyn King, il governatore della Bank of England che riteneva la proposta di Volcker una misura efficace per evitare nuove degenerazioni del mercato.

Come sostiene Zingales il sostegno di Soros è dovuto più al vantaggio competitivo che la sua attività di hedge fund potrebbe trarre da un nuovo Glass Steagalla Act che spezzettasse i colossi bancari con cui doveva entrare in concorrenza. Per quanto riguarda King, Zingales sostiene che il suo appoggio ad una tale misura sia una manovra strategica. “Il governatore inglese è consapevole che le finanze del suo governo non potrebbero sopportare un'altra crisi. Spara quindi alto, per poter arrivare a un compromesso ragionevole”.

Ed infine Martin Mayer sostenne che l’abolizione del Glass Steagall act era dovuta principalmente a tre fattori:

Il GLB Act ha incentivato i banchieri ad avventurarsi in prodotti e mercati dei quali noncapivano i rischi (it invited bankers to venture out into water that was way over their heads);

Come sosteneva anche Andrew Sheng, il Glass-Steagall prevedeva dei firewalls tra istituti finanziari per evitare che, in caso di crisi, i problemi si potessero espandere in maniera virale all’interno di una rete di istituzioni troppo interconnesse. L’abrogazione del 1999 pose le basi per una completa e pericolosa integrazione con la conseguenza di un rapido contagio al momento della crisi;

Sempre riprendendo Sheng, l’abrogazione del 1999 rese possibile l’unione di due culture di business incompatibili: l’investment banking e il commercial banking: “You cannot mix the culture of investment banking (where risk taking is key) and commercial banking (where prudence is vital) under one roof”.

Dopo questi tre fattori Mayer concluse: “Forse il legame più stretto tra l’abrogazione del Glass-Steagall e il disastro recente è che essi condividono la stessa radice: la convinzione all'interno dell’industria bancaria, del mondo accademico e in particolare tra le autorità di vigilanza del governo, che l’attività bancaria (intesa come prestito di denaro e di restituzione dietro pagamento di interessi) non fosse più un business redditizio.”

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CONCLUSIONI

Concludendo gli studi sul signoraggio secondario, banche e creazione di moneta, ho compreso quanto sia importante lo studio di questo fenomeno in quanto ha delle forti ripercussioni sul sistema economico, politico e sulla vita di tutti i giorni.

Sono cose che ci riguardano, in quanto molte decisioni della nostra vita sono decise da qualcun altro e ne condizionano in maniera molto influente le nostre vite.

In quanto le banche commerciali che creano denaro dal nulla devono tener conto di queste cose, in quanto nella vita dell’essere umano influiscono in maniera molto significativa.

Dal libro di James Ballard “Il vento del nulla” si legge: “un vento sempre più forte soffiò ovunque e la sua intensità aumenta sempre più forte soffiò ovunque e la sua intensità aumenta giorno dopo giorno la sua origine sconosciuta e il vento cessa soltanto quando l’ultimo edificio sulla terra viene distrutto”.

Questo vento è oggi il denaro, il denaro dal nulla che sta infettando l’economia e gli stati che vengono travolti.

Quindi la sovranità monetaria diviene il tema dei temi, la proprietà popolare della moneta e quindi la possibilità di creazione di moneta dal nulla.

Ponendoci una semplice domanda di chi sono i soldi ? E se i soldi sono i nostri perché ci li prestano? Come affermava Beppe Grillo quando diffondeva il messaggio Auritiano nello spettacolo Apocalisse Morbida nel 1998.

Un ‘ altra osservazione da fare è come arrivano all’opinione pubblica certi argomenti.

E alla fine possiamo dire che dopo poco tempo la cose si sono chiarite in maniera abbastanza netta.

Dopo poco tempo abbiamo capito che il potere non è più nelle mani del parlamento e neanche nel governo ma è stato appaltato dai partiti alle banche commerciali.

Il potere della creazione del denaro da parte delle banche è stato riconosciuto e pubblicamente dichiarato in un intervista fatta nel 2014 al compianto consigliere francese della banca centrale francese Bernard Maris deceduto nel 17 gennaio 2015 a Parigi nel vile attentato di Charlie-Hebdo, il governatore della Banca d’Italia e il presidente della repubblica Luigi Einaudi definiva la moneta immaginaria già nel 1936 e diceva che i signori innalzano il signoraggio nei tempi calamitosi di strettezza finanziaria con lo scopo di procacciarsi qualche momentanea entrata.

Tutto ciò viene ulteriormente certificato scientificamente dal bollettino della Banca D’Inghilterra del 2014 in quanto le banche hanno il potere di creare il denaro dal nulla, e in Inghilterra dopo la pubblicazione di questo bollettino si è aperto un dibattito parlamentare e nel 20 novembre del 2014 la camera dei comuni ha discusso sulla creazione del denaro da parte delle banche commerciali e se questo importante potere non debba essere affidato direttamente al governo e alla banca d’Inghilterra.

In Italia su questo argomento ci arriva con due anni di ritardo e sono giunti grazie al convegno del 4 novembre del 2016, perché nel parlamento italiano non si parla di questi argomenti.

Questa situazione di falsa povertà in mezzo all’abbondanza cerca di giustificare l’applicazione sadica delle inutili politiche di austerity, impedendo il rispetto del contratto sociale, che vorrebbe gli stati garanti della sussistenza almeno di base per i cittadini, il denaro in circolazione non ha niente più a che fare con la realtà, si stima che il debito totale del mondo ammonti a 200 trilioni di dollari, mentre la produzione mondiale annua cioè il PIL è di 70 trilioni di dollari, circa un terzo, una bolla enorme che è destinata a esplodere con strascichi pesantissimi per le vite dei cittadini del resto questa creazione monetaria c’è l’abbiamo tutto il giorno sotto gli occhi, ma è o non è Mario Draghi che ogni mese con il QE da 50 miliardi di euro che poi rimangono in pancia alle banche centrale dagli stati, ed è questo che la banca centrale europea aveva teorizzato nell’helicopeter money nel marzo del 2016, il quale consiste nel dare dei soldi all’interesse dei conti correnti bancari dei cittadini, questo lo ha detto l’economista David Talner ed è stato riportato da David Loops nel sole 24 ore, poi è ovvio che alla base ci debba essere un controllo della politica, ma il privilegio di creare moneta non può essere lasciata alle grandi banche private come accade oggi.

Questo denaro creato andando più nel tecnico è usato per effettuare impieghi e prestiti e non viene contabilizzato nelle attività bancarie all’atto della sua creazione, rendendo per tale ragione incompatibile rispetto ai principi di contabilità IAS/IFRS la descrizione degli impieghi su clienti e banche tra le voci dell’attivo di Bilancio, si tratta di vedere la liquidità attiva, ovvero di moneta legale dal momento che la stessa, una volta erogata a beneficio dei clienti sotto-forma di prestito va ad alimentare i depositi bancari che la banca centrale europea annovera all’interno dell’aggregato M1 come componente dell’offerta di moneta per altro in base alla definizione ufficiale di asset indicata dagli IAS/IFRS e riportata nella sezione 2 del paragrafo 2.6 e 2.36 dello stantment of financial accounting consent emesso dallo IASB, dove un’attività è definita risorsa controllata da un’entità in quanto risultante da eventi passati e dalla quale assiste ad aspettarci benefici economici futuri e quindi è evidente che l’essenza della preventiva contabilizzazione della massa monetaria creata dalle banche non risulterebbe conforme a quei principi sanciti dagli IAS/IFRS ai quali le note di bilancio delle stesse banche dichiarano di far riferimento a allora in linea di queste evidenze nel dicembre 2014 Richard Werner che è un professore di International Banking dell’università di Southampton ha confermato quando rivelato dal bollentino della Banca d’Inghilterra ed ha pubblicato un paper scientifico proponendo di togliere, proponendo di togliere alle banche commerciali il diritto di creare moneta dal nulla, Werner ha anche citato la creazione di denaro che interviene quando le banche si ricapitalizzano acquistando obbligazioni proprie cioè l’auto-cartolarizzazione.

Invece di preoccuparsi di questo problema Qual è stato il pensiero della politica e del governo di Renzi ?

È stata quella di fondere le banche con lo scopo di cancellare le banche popolari che era l’unico modo che dava sostegno economico alle piccole e medie imprese che in tempo di crisi avevano mantenuto in piedi il sistema.

A seguito il modello americano dove di americano nel nostro sistema bancario non ha nulla, avevamo il sistema più solido del mondo come ad esempio il Monte dei Paschi di Siena che a resistito a pestilenze, guerre ma non hanno resistito al Partito Democratico.

Quindi questi personaggi si sono trasformati in camerieri dei banchieri non rendendosi conto, o forse si, di essere schiavi di questo enorme potere, avendo questi interlocutori con i quali a che avere o che fare.

Noi siamo per la sovranità monetaria al popolo al contrario dei governi Renzi e Gentiloni che preferiscono tenere il potere di emettere moneta alle banche, dando dei matti chi mette in discussione il tema che le banche creino il denaro dal nulla.

Facendo un esempio come nel caso di Unicredit che è uno dei gruppi bancari e secondo azionista della Banca d’Italia partecipando per il 22,11% che a sua volta partecipa alla BCE e fa parte anche della banca dei regolamenti internazionali di Basilea che quanto pare non dice nulla sulla creazione di moneta delle banche.

È giunto il momento fondamentale di affrontare la correttezza della contabilità del denaro e chi se non le banche più importanti, la magistratura ovviamente, la CONSOB, Banca d’Italia chi altri se non questi player e soggetti ci possono dare delle indicazioni su come si fa, è possibile che i maggiori azionisti delle più grandi banche italiane non capiscono che la rovina della società italiana fa male anche alla stessa banca è possibile che ancora oggi già nel 1935 Edwing Fisher diceva che i banchieri si rilevano quelli meno indicati a fare adirittura il loro stesso interesse, che senso ha diversificare economicamente il futuro di un popolo per qualche banchiere.

Quando non ci saranno più redditi fuorché quelli dei banchieri solo allora si capirà e si ammetterà che le banche così come fanno ora non hanno più bisogno dei depositi perché se li creano a proprio piacimento.

Il potere di creare la moneta dal nulla ha permesso alla JP Morgan di uscire con il bollettino del 28 maggio del 2011 e dettare le linee guida che Renzi a cercato di seguire con lo scopo di cambiare la costituzione.

Quindi non c’è complotto è un fatto acclarato da istituzioni finanziarie riconosciute a livello internazionale, esiste questo potere e dobbiamo solo ragionare su come regolarlo, è l’unica via possibile, altrimenti le conseguenze saranno pericolosissime.

C’è anche il bisogno del ripristino della separazione dei poteri bancari con la reintroduzione del Glass-Steagall act dove le banche vengono divise in banche di deposito e in banche di investimento che speculano con i soldi altrui.

Gli utili generati da queste banche di investimento vengono privatizzati e le perdite vengono socializzate, come ad esempio quando si gioca con una slot machine con i soldi degli altri e intascarsi le vincite.

Deve essere una rivoluzione culturale che metta al centro l’uomo e i suoi valori etici che consistono che l’uomo sia al di sopra del mercato, politici che lo stato sia al di sopra della banca, ed economici dove l’economia reale sia al di sopra della finanza.

RINGRAZIAMENTI

E' quanto mai doveroso ringraziare tutti coloro che, in diversa misura, mi sono stati vicini in questi anni di studio, con osservazioni ed incoraggiamenti preziosi.

Ringrazio esplicitamente il Prof. Stefano Perri, docente di Microeconomia – Microeconomia – mod. a, MICROECONOMIA (VS) – Microeconomia (vs) mod. a, Storia del pensiero economico, Sviluppo economico e distribuzione del reddito e il Prof. Luca Riccetti , docente di Economia delle istituzioni finanziarie – Economia delle istituzioni finanziarie (mod. a), Economia delle istituzioni finanziarie – Economia delle istituzioni finanziarie (mod. b), Microeconomia – Microeconomia – mod. b, per la loro disponibilità e le loro critiche sempre costruttive, durante la stesura di questo lavoro, lasciandomi piena libertà di ricerca e valutazione, permettendomi di approfondire l'argomento e di conoscere gli aspetti economici e finanziari che riguardano il sistema economico e, in particolar modo, quello bancario.

Ringrazio inoltre Nicoletta Forcheri, che mi ha aiutato su queste tematiche, attraverso i suoi consigli e suggerimenti, contribuendo alla stesura della mia tesi.

Sono grato, a tutti quegli amici e conoscenti che, attraverso delle discussioni dirette e indirette su svariati argomenti di economia, mi hanno fornito ottimi spunti, incoraggiamenti, notizie interessanti e pareri utilissimi.

Infine ringrazio per ultimi, ma non per ordine di importanza, la mia famiglia che mi ha sostenuto durante questi anni di studio.

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